Gli anni d'oro: il 1973 (seconda parte)

Come abbiamo visto, nel 1973 venne operata una sintesi musicale tra tutte le ambizioni intellettuali generate in precedenza e le nuove spinte creative, politiche e sociali.

Frutto di queste contaminazioni (sinora inedite per l'Italia) fu un florilegio di opere connotate contemporaneamente da un misto di concreta durezza e da un forte potere evocativo.
Un dualismo tra l'altro, perfettamente coerente alla cronaca di quell'anno: dal colera di Napoli alle quattro sonde su Marte, dalla fine della guerra nel Vietnam al sanguinoso golpe in Cile, dalla guerra del Kippur alla cessazione dei bombardamenti in Cambogia.
Un mix epocale di sogno e concretezza che dal 1973, segnò tutta la storia della canzone Italiana colta e d'avanguardia, dando vita ad una nuova generazione di autori.
Tecnicamente, era talmente tanta la voglia di fare musica e di "portare avanti un proprio discorso", che moltissimi album di allora vennero addirittura registrati in "presa diretta".
E non solo per motivi tecnici o economici.
Il "linguaggio", la "presenza", l'attivismo culturale", erano concetti che dovevano assolutamente prevalere sui "tempi di produzione" e sugli "artefatti tecnologici".
La tecnologia era semplicemente intesa "a servizio" del linguaggio musicale.
Ciò che realmente contava, è che un'opera fosse attendibile, scevra da sovrastrutture commerciali e possibilmente al servizio delle masse. (Tutto il contrario di oggi, insomma.)
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Il "linguaggio" e la "comunicatività" erano fattori talmente importanti, che in alcuni frangenti relegavano in secondo ordine l'aspetto musicale.
E' il caso di una nuova generzione di CANTAUTORI che dal 1973 cominciano pur timidamente a ritagliarsi uno spazio fondamentale nello sviluppo della musica Italiana.
Non sono più i menestrelli folk del Greenwich Village, né tantomeno i raffinati esistenzialisti degli anni '60.
Ora siamo al cospetto di artisti tecnicamente capaci, e sempre più coscienti che le loro opinioni politiche possono far pensare, smuovere le masse, e soprattutto vendere dischi.
Nella maggior parte dei casi la loro poetica è ancora primitiva e indiretta, ma nel corso deli anni raggiungerà vette artistiche rilevanti: esattamente come fu per quei Tom Waits e Bruce Springsteen che esordirono proprio nel 1973.
Avvalendosi anche di musicisti provenienti dalla stessa area Prog, i cantautori promossero una comunicatività così schietta e diretta che a poco a poco, avrebbero offuscato la nebulosa poetica del Pop italiano.
Per pochi anni i due generi avrebbero convissuto interagendo l'uno con l'altro. Poi, intorno al 1977, le carte si capovolsero e tutto cambiò di nuovo.
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Per cui, prima di continuare con la storia del Pop Italiano, rinfreschiamoci la memoria con le principali pubblicazioni cantautorali del 1973.
Ne faccio un elenco in ordine di preferenza.

FABRIZIO DE ANDRE': "Storia di un impiegato"
Anche "il Maestro" si fa politico in un concept album che è una vera e propria esortazione a riprendersi la propria dignità in un mondo di potenti e di oppressori.
"La rivoluzione parte dal basso", si dice. E De Andrè ce lo ricorda al momento giusto.
LUCIO DALLA: "Il giorno aveva cinque teste"
Scritto in coppia col poeta Roberto Roversi, questo album è un misto di reminescenze Beat fuse impulsivamente con stilemi Jazz e Pop-Rock. La vocalità di Lucio, a tratti durissima, esalta magistralmente le denuncie sociali espresse nei testi. Un album al passo coi tempi. Non proprio omogeneo ma bellissimo.
FRANCESCO DE GREGORI: "Alice non lo sa"
Non eccellente strumentalmente, ma pieno di narrativa, citazioni e rimandi: dalla Francia occupata dai nazisti ai rapporti tra padre e figlio, dalle donne del Vietnam a quella splendida figura di Alice che guarda un futuro logico ed indifferente. E' il primo vero biglietto da visita di De Gregori solista.
EDOARDO BENNATO: "Non farti cadere le braccia"
Storie di vicoli Napoletani e tanta cosciente amarezza in questo primo Long Playing di Bennato. Supportato da musicisti eccelsi, stempera la tristezza con una buona dose di ironia tutta meridionale.
LUCIO BATTISTI: "Il nostro caro angelo"
Anche Battisti da una svolta alla sua carriera con un disco (per lui) sperimentale. Incompreso dai fans ha comunque momenti di altissima classe. Niente a che fare con il circuito alternativo di quegli anni, ma a mio avviso splendido.
FRANCO BATTIATO: "Pollution"
Connesso ad un'azzeccata operazione di marketing, il secondo album di Battiato complessifica la strada intrapresa con Fetus: sperimentazioni e provocazioni che di lì a poco diventeranno sempre più intelligenti e professionali.
RENATO ZERO: "No mamma no!"
Dopo la dolce "Inventi" ecco che si scatena l'istrione androgino. Non è ancora il fulmine a ciel sereno di "Zerofobia", ma le carte in regola ci sono tutte. Provocazione a 360 gradi per uno dei più grandi artisti della scena Italiana.
IVANO ALBERTO FOSSATI: "Il grande mare che avremmo traversato"
Abbandonati i Delirium Fossati si lancia nella sua prima prova solista. Un album intimo e ancora sperimentale per un artista che diventerà uno dei migliori che l'Italia abbia mai conosciuto.
FRANCESCO GUCCINI: "Opera buffa"
Registrato dal vivo all'"Osteria delle dame" e al "Folkstudio" presenta un Guccini più gioviale che non il cupo maestro del Beat. Il che vuol dire che anche Guccini ha capito tutto. Questo ulteriore percorso terminerà tre anni dopo col capolavoro "Via Paolo Fabbri 43".
ANTONELLO VENDITTI: "Le cose della vita"
Intuizioni politiche stemperate da un alterno gusto artistico e da una bella voce fanno di Venditti un cocktail inattaccabile. Considerato un reazionario dalla sinistra radicale di allora, lui ha sempre seguito la sua strada. Considerato i dischi che ha venduto, ha fatto molto bene.
CLAUDIO LOLLI: "Un uomo in crisi"
L'angoscia metropolitana rappresentata al massimo dell'essenzialità. Attualissimo ma un tantino deprimente.
ROBERTO VECCHIONI: "L'uomo che si gioca il cielo a dadi"
L'autore della melensa "Luci a San Siro" ci riprova con tanto di apparizione a Sanremo. Sospeso tra citazioni alte e banalità da supermarket, andrà avanti così sino ai giorni nostri.
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P.S.: Se volete saperne di più su quelllo che abbiamo detto sinora (e se riuscite a trovarlo),
Vi consiglio vivamente di leggere:
"Il libro bianco sul Pop in Italia" (Arcana Editrice, 1975).
Censurato, pubblicato in bassa tiratura e decisamente caustico, offre un modello di lettura impietoso (ma originale ed intelligente) del periodo 1969-1975.
VAI AL 1974

DISCOGRAFIA 1973

14 commenti :

piccic ha detto...

"Il Giorno aveva Cinque Teste" è originalissimo, per me è un mezzo capolavoro. La collaborazione con Roversi raggiunge vette straordinarie, tra l'altro Roversi (che compie 87 anni quest'anno), che sono potuto andare un po' a conoscere nei suoi scritti proprio grazie a Dalla, è una persona notevolissima. Tra l’altro, poveretto, nel 2007 gli è morto il figlio sessantenne. Dalla a me non è mai piaciuto tanto, ma questi dischi sono bellissimi, e questo per me è il migliore dei tre.

Purtroppo non riesco a trovarlo perché è fuori catalogo…

Per Lolli io ho sentito solo "La guerra è finita", almeno in quella canzone “deprimente” rende l’idea, anche perché non è in grado di cogliere (ed accettare) il limite dei familiari che gli stanno attorno. Però recentemente ho sentito qualcosa di suo che mi piaceva (non ricordo che pezzo).

J.J. JOHN ha detto...

Di Dalla preferisco "Terra di Gaibola".
"Il fiume e la città" è una delle mie canzoni preferite in assoluto: ci vedo dentro un universo... chissà mai perchè. Solo Paoli raggiunge delle vette poetiche così sublimi.

Io però sono un urbanista e tutto quello che dico va preso con le pinze.

Anonimo ha detto...

La mia classifica dei migliori dischi cantautorali italiani del 1973 :

Medaglia d'oro : Storia di un impiegato di De André
Medaglia d'argento : Alice non lo sa di De Gregori
Medaglia di bronzo : Il giorno aveva cinque teste di Dalla

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riguardo ai cantautori qui citati, ho già scritto le mie impressioni circa Dalla, De Gregori, Bennato, Battisti, Battiato, Fossati e Lolli

Fabrizio De André :

Il mio disco preferito in assoluto di De André rimane Creuza de ma del 1984, un gioiello raffinato e coinvolgente con l'apporto musicale decisivo di Pagani.

Per quanto riguarda gli anni 70, il mio disco preferito è Volume VIII scritto con De Gregori ; Giugno 73, Amico Fragile e Canzone per l'estate sono tre brani straordinari

Notevolissimi La buona novella, Non al denaro, Storia di un impiegato e Anime salve scritto con Fossati, quest'ultimo disco decisamente uno dei suoi massimi capolavori

Discreti Rimini e l'Indiano scritti con Bubola

Affascinanti i dischi degli anni 60, tra i quali ho una netta predilezione per Volume 3

Renato Zero :

Mai sopportato

Francesco Guccini :

Per me il capolavoro di Guccini è Via Paolo Fabbri 43 ; Piccola storia ignobile, Canzone quasi d'amore e il pensionato sono brani davvero eccellenti

Bellissimo anche Radici con La locomotiva, Piccola città e Incontro che mi emozionano ad ogni ascolto

Notevoli L'isola non trovata e Stanze di vita quotidiana

Discreti l'esordio del 1967, Due anni dopo e Amerigo

Dagli anni 80 in poi Guccini non mi ha più affascinato come prima , ma comunque ha sempre partorito grandi brani come Bisanzio, Venezia, Bologna , Autogrill , Scirocco e altri fino alla fine della sua grande carriera

Antonello Venditti :

Per me il miglior disco di Venditti rimane Sotto il segno dei pesci del 1978

Discreti tutti i precedenti lavori a partire da Theorius Campus con De Gregori fino a Ullalla , l'ultimo disco pubblicato con la RCA

Carino anche Buona domenica del 1979

Poi il buio

Roberto Vecchioni :

A mio avviso il disco migliore di Vecchioni è Elisir del 1976

Discreti anche Ipertensione, Samarcanda e Calabuig ; carini Robinson e Hollywood Hollywood

Tutti i suoi dischi pubblicati dalla Ducale non l'ho mai apprezzati

Dagli anni 80 in poi Vecchioni non mi ha più convinto


Michele D'Alvano



Anonimo ha detto...

Canzoni del 1974 e Le nuvole del 1990 sono i dischi di De André che trovo un po' sopravvalutati e che ascolto poco, anche se contengono delle gemme come Le passanti, La domenica delle salme e Don Raffaé

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Tutto sommato di Venditti ascoltabili anche Sotto la pioggia del 1982 e Cuore del 1984

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di De André buoni anche Volume I del 1967 e Tutti morimmo a stento del 1968

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di Guccini decisamente interessanti anche i dischi Metropolis , l'omonimo del 1983, Signora Bovary, Quello che non ..., D'amore di morte e di altre sciocchezze e Ritratti .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Volume 8 e Non al denaro non all'amore né al cielo sono i dischi di De André che ascolto più frequentemente .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di Guccini dignitosi anche i dischi Opera buffa, Parnassius Guccinii, Stagioni e L'ultima Thule

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di De André molto godibili anche i dischi dal vivo con gli arrangiamenti e con l'apporto strumentale della PFM, pubblicati nel 1979 e nel 1980

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di De André consigliati anche i dischi dal vivo Concerti del 1991 e In Concerto , quest'ultimo uscito postumo in VHS nel 1999 e poi pubblicato in DVD nel 2004

Di Guccini consigliati anche i dischi dal vivo Album concerto con i Nomadi del 1979, Fra la via Emilia e il West del 1984 e Quasi come Dumas del 1988

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di Venditti carini ma non particolarmente significativi Venditti e segreti del 1986 e In questo mondo di ladri del 1988

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di De André interessanti i singoli degli anni 60 Il fannullone, Per i tuoi larghi occhi e Geordie

Molto godibile il 45 giri del 1980 Una storia sbagliata/Titti

Consigliato Tutto Fabrizio De André del 1966, un'antologia dei brani più rappresentativi degli anni 60 nella versione originale edita sui vari singoli precedenti . Di questi brani La canzone di Marinella, La ballata dell'eroe, Amore che vieni amore che vai, La guerra di Piero, Il testamento e La ballata del Miché sono stati inseriti in Volume 3 del 1968, mentre Fila la lana, Canzone dell'amore perduto, Ballata dell'amore cieco e La città vecchia sono stati inseriti in Canzoni del 1974, insieme a due lati B degli anni 60 come Delitto di paese e Valzer per un amore . Tutti questi brani sono stati da De André ricantati e eseguiti in una veste lievemente differente per i due dischi suddetti

Michele D'Alvano