Anni '70: i cantautori. Complici o carnefici del Prog?
Il “cantautore” italiano, inteso come artista che compone sia i testi che la musica delle proprie canzoni nasce alla fine dell’800.
Dovranno passare però almeno quarant’anni prima che una coppia di geniali discografici della RCA, Vincenzo Micocci ed Ennio Melis, lo elevasse dalla sua originaria dimensione tecnica a una figura univoca, identificabile e soprattutto vendibile.
A partire dalla loro intuizione infatti, il cantautore diventerà per milioni di ascoltatori una sorta di “neo-trovatore”, di intellettuale, di comunicatore e - in senso più che traslato - di moderno poeta.
Dopo Testa e Modugno arriveranno infatti i Cantacronache di Fausto Amodei, veri e propri anticipatori del folk di protesta italiano e in parallelo, tutta una serie di “scuole” che negli anni ’60 caratterizzeranno profondamente le nostre canzoni: quella genovese esistenzialista, quella milanese figlia diretta dei pionieri del rock’n’roll, quella bolognese di derivazione beat e tante altre in grado di affidare a sensibilità centralizzate la rottura dei tradizionali schemi compositivi.
Dal 1968 in poi però, contestualmente all’imponente politicizzazione giovanile, questa prima generazione di autori venne chiamata a rivestire un compito diverso. Una posizione cioè, che andasse ben oltre la lettura di uno spleen generazionale per svolgere il nuovo rivoluzionario compito di “critico”, di “filtro sociale”, di “analista e parafulmine” di tutte le istanze della società e al limite, anche di mentore.
A quel punto, alcuni si trovarono perfettamente a loro agio (es: Guccini, De Andrè, Gaber), ma la maggior parte abdicò nel giro di poco tempo come Morandi o comunque faticò molto per tenersi in linea con le rinnovate esigenze del pubblico.
Tenco, come sappiamo, non ce la fece del tutto rifiutandosi di svendere la sua arte a un mercato che avrebbe voluto addomesticarla.
Il problema di quei primi anni ’70 infatti, fu che la nuova autorevolezza acquisita dal cantautorato era sostanzialmente un’arma a doppio taglio: da un lato è vero che serviva a veicolare la protesta movimentista anche più radicale ma nella realtà, venne strumentalizzata dalle discografiche e dalla politica in quanto rappresentava di fatto un potente “calmiere sociale”.
Non appena si fosse verificato uno “sbilancio” nelle tendenze, ecco che sarebbe stato subito pronto un nuovo cantautore da lanciare sul mercato, ma non appena questi fosse uscito dalle righe, lo si sarebbe accantonato. E questo appunto fu il caso di Tenco e più avanti, di De Gregori.
Specie nell’era progressiva tra il ’70 e il ‘74 (di duro scontro cioè tra una cultura farisaica e una antagonista), molti cantautori di successo furono in realtà complici di un depistaggio politico atto a svilire e spettacolarizzare le lotte in corso: il qualunquismo di Battisti, il perbenismo di Baglioni, il contorto machismo di Cocciante, il pietismo regionalista di Venditti.
Fu solo intorno al 1975 con l’allentarsi dell’ideologia movimentista, che il cantautorato acquisì quella forma e quella sostanza che lo accompagnarono nel suo periodo più creativo.
Questo non perchè prima il movimento lo avesse ostacolato (anzi, tutt’altro), ma in quanto nè la discografia nè la politica ebbero più interesse nel “controbilanciare” un’eversione ormai agli sgoccioli.
Ecco che dunque nella seconda metà degli anni settanta tutta quell’abnorme massa sommersa di cantautori che sino ad allora si era fatta le ossa con singoli più o meno venduti, si riversò sul mercato con una forza alluvionale affossando nel giro di due anni sia il vecchio stile autorale che quello progressivo giunto ormai al termine.
Da quel momento in poi, le briglie si sciolsero e il “cantautore” divenne nel bene e nel male, indiscusso protagonista della musica italiana sino quasi a totalizzarla come denunciarono Bennato in “Cantautore” e altrettanto velenosamente Guccini nella sua’”Avvelenata”, entrambe del 1976.
Fu un periodo di libertà che però durò poco: almeno sino al momento in cui il potere neoliberista si rese conto di aver lasciato troppa libertà d’azione a chi (pur procurandogli indotti enormi in tasse, balzelli e diritti) lo stava duramente avvesrsando.
Così, negli anni ’80, le discografiche in accordo con il mercato trasformarono il cantautore in una star docile, lucente ma innocua.
Da quel momento l’Italia si riempi di figure patetiche di cui infelicemente, molte delle quali sopravvivono e figliano ancora oggi.
Finito il Punk che in qualche modo si oppose al quel nuovo sistema, sarebbero rimasti solo i segni di quella “pace terrificante” che davvero in pochi ebbero ancora il coraggio di denunciare.
23 commenti :
Ottima analisi, JJ. Hai fatto bene soprattutto a mettere in evidenza come tutto, tranne rare eccezioni, venga inevitabilmente fagocitato dal sistema sociale. Forse l'unico che riuscì a scampare un po' questa sorte fu De André, che tu hai indirettamente citato. La sua forza probabilmente fu proprio quel suo starsene in disparte, quel suo carattere individualista da burbero e schivo Genovese, riucendo comunque a mantenere uno sguardo vigile e lucido su quel che accadeva intorno a lui. Peccato che, nel momento in cui uno muore, non può più difendersi e negli ultimi anni, tra anniversari e celebrazioni, son riusciti a fare un santino anche di lui.
Ma gli altri ce li eravamo giocati già parecchio prima, chi per opportunismo, chi per stanchezza, chi per eccessiva sensibilità.
Non credo però che siano stati i cantautori a "uccidere" il prog... è inevitabile che nel momento in cui si acquista qualcosa se ne perda un'altra e così accade anche con l'avvicendarsi delle correnti musicali.
Mi permetto una piccola digressione su L'Avvelenata, che giustamente hai ricordato. So che fu scritta in risposta al critico Bertoncelli che aveva duramente criticato il disco precedente del Maestrone, Stanze Di Vita Quotidiana. Vorrei sapere se sei d'accordo con il giudizio di Bertoncelli, ovvero che quell'album fosse una bestemmia scandalosa per l'anno in cui uscì, il 1974. Troppo arrendevole, depresso, individualista, contrario a tutti gli ideali e agli umori di quell'epoca. Personalmente sono d'accordo e credo che fu proprio una mossa sbagliata quella di Guccini, anche se comprendo la necessità umana di fare un disco più personale e intimo e riconosco che, tolto dal suo contesto storico, Stanze Di Vita Quotidiana presenta comunque due o tre brani piuttosto validi.
Infine vorrei fare una mia osservazione personale per vedere se trova riscontri. Mi è sembrato di notare, con un po' di amarezza, che certi cantautori così impegnati e vigili politicamente al tempo che fu, abbiano perso ingenuamente colpi e lucidità con l'andare degli anni. Mi riferisco ad esempio allo stesso Guccini che sostiene il PD e Prodi (!) o a Battiato (anche se non è un cantautore nel senso convenzionale del termine) che, pur dimostrando di possedere sempre una grande cultura e sensibilità sociale e spirituale, mi vota Bersani.
Una mia ipotesi è che questi artisti si siano progressivamente isolati nel loro mondo (vedi Guccini a Pavana o Battiato nella sua spiritualità), più o meno consapevolmente, e così abbiano perso un po' di contatto e reattività verso la società a cui appartengono.
Tu che ne pensi, JJ?
Dunque, andiamo per gradi:
1) Ciò che temo abbia regolato il "flusso" cantautorale non fu tanto il sistema "sociale", quanto proprio quello politico. Alchè le discografiche (anche la più geniale RCA di Melis, Micocci, Morricone e Lilli Greco) dovettero adeguarsi in funzione delle vendite.
E' mia opinione che la Ricordi avrebbe potuto difendre Tenco come voleva, ma non lo fece perchè non aveva più senso farlo in quel momento.
Poi, le personalità forti hanno resistito, ma non mi si venga a dire che la discografia dell'epoca fu un sistema democratico e indipendente.
2) L'Avvelenata è del '76, ma poco conta e fu solo incidentalmente scritta per Bertoncelli e "Stanze" comunque, non era il massimo.
Il discorso è che in quel momento la figura del cantautore aveva assunto un'importanza talmente abnorme che gli stessi protagonisti fecero fatica a gestirsi.
Usciti dall'oblio da pochi anni, si trovarono di colpo a plateee e vendite immense senza però che il pubblico avesse assorbito il loro ruolo.
Quello fu il motivo della confusione.
I cantautori avevano il "dovere di esserci", e "tutti dovevano occuparsene.
A mio avviso, non era normale. Creativo si, ma non normale.
In Francia il decorso cantautorale fu molto più consapevole.
Ecco perchè loro erano dei maestri e noi degli allievi.
3)Caro Daniel, il tempo passa. Battiato ha suonato anche per AN se proprio lo vuoi sapere.
Il mio cruccio non è però che chi ha 40 anni di carriera alle spalle oggi ragioni in modo diverso da 40 anni fa.
Anch'io ho 47 anni e oggi scrivo anzichè e tingermi i capelli di giallo.
Il mio problema è trovarmi davanti a una generazione di Amoroso, di Ferreri e di Carta.
Quella è la mia allucinazione: il prodotto che sostituisce l'arte, la comunicazione aziendale che sostituisce le idee.
Ma per quanto ancora la gente si farà prendere per il culo?
Grazie per le delucidazioni. Quando ho scritto "sistema sociale" ho sbagliato termini, in effetti volevo dire sistema economico/politico, che poi naturalmente si intrecciano e ricadono su quello sociale.
Per quanto riguarda la tua domanda finale, mi piacerebbe saperti rispondere... ma dato il mio pessimismo non so quanto sarebbe piacevole sta risposta. Troppo tardi? Chissà...
non è mai troppo tardi per la rivoluzione
MirKo
Direi che "cantautori" e "progressive" hanno avuto ben pochi contatti e potevano benissimo coesistere. Se cerchiamo chi ha ucciso il prog italiano non dobbiamo certamente cercarlo nella scena cantautorale. Anzi la scena cantautorale attorno al 1975 si è ritrovata, suo malgrado, sola e unica scena musicale "viva" in Italia. Ricorderei però la presenza di alcuni "cantautori prog", come Claudio Rocchi (Volo Magico), Alan Sorrenti (Aria) e, per certi versi, il primo Ivan Cattaneo
Però è anche vero che il pubblico dopo il 75 ha cominciato a preferire la schiettezza dei cantautori a quella del prog. voglio dire, un linguaggio come quello della locanda delle fate era una roba totalmente improponibile
simo
Beh, era naturale che accadesse. Da che mondo è mondo la semplicità di linguaggio è un'aspetto essenziale della buona comunicazione. Lo sanno bene politici e pubblicitari. Poi... se prendiamo De Gregori ad esempio si tratta di una semplicità relativa, ma pur nel suo simbolismo le immagini che proponeva erano più terra terra e vicine alla gente dell'epicità quasi fantasy del prog.
ricordi JJ? nel 78 a sanremo si esibì la Oxa 16 appena compiuti e messe in riga tutti un paio di anni dopo sbucò del nulla Alice e poi? poi ci propinarono i "cutugni" "poveri e ricchi" famigliole cornutamente felici e finti sballoni di periferia. Ivan e Alberto (cattaneo e camerini) per non citare Enrico (ruggeri), Renato(garbo) e compagnia (s)cantante si prestarono al gioco.. "restarono sparsi i vuoti a perdere mentali" diceva Patrizio (trambetti?) nella canzone portata al successo (???) edoardo bennato. alcuni si chiamarono fuori e fu fuori per sempre (fausto, gino, flavio).
se i cantautori hanno ucciso il prog c'è da dire che poi il poppoular ha ucciso tutti.
isidax
Già. Il popo-st moderno ne ha uccisi più di uno. Guarda che porcherie hanno fatto gli architetti.
Cmq, la sedicenne Oxa aveva dietro nientemeno che Fossati come autore e Ivan Cattaneo come stilista.
C'era dunque una strategia sin dall'inizio e qualcuno ci ha fatto un affarone.
Ha raccolto i "vuoti a perdere mentali", li ha lucidati per bene e li ha rivenduti a carissimo prezzo.
Un po' come certi vecchi dischi di cui parlo io. Hai presente?
certo che c'era un progetto dietro alla Oxa così come dietro ad Alice e a tutti gli altri cantanti, che tanto devono sempre e solo VENDERE e vendersi. però un conto e farlo con un minimo di originalità altro è farlo alla maniera delle tatangelo varie.
PS nevruz rules alè alè alè
Non per infierire, ma spero che vi siate persi lo stupro in diretta di Gioia E Rivoluzione a X Factor, qualche settimana fa... l'ho visto sul tubo e ho pensato a te JJ, con grande commozione. E poi uno si chiede perché alla gente vien voglia di farla finita.
di farla finita ... o di riprendere in mano le P 38. Dipende.
Cmq, quel disgraziato ha anche rifatto "Meditazione" del Balletto di Bronzo per sola voce.
Ora, fermo restando che per me è già tutto deciso, devo dire che il tipo ha avuto un bel coraggio a fare un pezzo simile al ballottaggio per la finale.
Tra l'altro ha piantato una stecca che mi ha fatto andare lo stomaco di traverso.
Va be', diamogli atto perlomeno del bel repertorio.
Naturalmente... W Natalie!
Ragazzi leggendo i vostri commenti mi son sentita piiiccola piccola, nonostante la mia quasi matusalemmiana (si dice?) età.
Faccio fatica a seguirvi, siete veramente molto tecnici e acuti...e sì che potrei dire benissimo la mia essendo che quegli anni li ho vissuti in diretta!
Arrivando all'ultimo commento però mi si è allargato il cuore e ribadisco: viva Natalie e abbasso quel mentecatto che mi ha fatto venire una colica cantando Stratos...ma come si permette??
Saluti dalla Sontyna :-)
Ciao Sontyna. Non preoccuparti, da queste parti ci esprimiamo un po' da duri, ma siamo (quasi) tutti decisamente socievoli.
Ma tu allora chi ascoltavi e che impressione avevi dei cantautori?
Guccini, Bennato, Battisti, Venditti?
Dai racconta.
Naturalmente... W NATALIE!
Ciao Sontyna. Finalmente una donna su Classic Rock!
No dai JJ scherzo, so che sei un femminista travestito :-)
Da qui quel cazzo di xfactor non lo vedo ma ho visto sul web un demente che rifaceva gioia e rivoluzione.
cazzo, va bene l'intenzione, ma se era per rifarla in quel modo era meglio se te ne stavi zitto.
Ho saputo comunque che la Gianna sta per diventare mamma e sono davvero felice.
Un bacio a tutti dalla lontana New Delhi.
Marta.
Ciao Marta! :-)
Posso dirlo JJ? Davvero?
Ok l'hai voluto tu...
Battisti : a quei tempi andavo alle superiori, tutte le mie amiche lo cantavano a squarciagola e io gli andavo dietro per non esser da meno (sai come si è a quell'età), ma di lui non ho mai comprato un disco.Non so...ma la sua voce tipo miagolìo non mi entusiasmava.
Guccini: un furbacchione travestito da contestatore.
Bennato: lui sì, mi piaceva e mi piace. Sarà che sono una vecchia romantica, ma la sua "una settimana un giorno" mi mette ancora i brividi.
Venditti: mi irrita, non sono mai riuscita ad ascoltare le sue canzoni e mi è sempre sembrato uno che sulla romanità ci marcia alla grande.
Baci e buona giornata!
@Marta:
ma non dovevi essere in Inghilterra? Cos'è, hai incontrato la donna della tua vita?
@Sontyna:
E De Andre? Endrigo, Tenco? per rimanere nei classici?
Cmq d'accordo su tutto fuori che su Guccini che per me non era neppure tanto furbo e "travestito". Perlomeno, riascoltavo ieri "piccola storia ignobile" ed era davvero un pugno nello stomaco.
Bennato si, lui era davvero geniale.
Almeno i primi tre, quattro albums erano eccellenti, ma il mio amore incondizionato, ça va sans dire, e ormai lo sanno tutti va al mio amico Sergio Endrigo.
A risentirci.
Guardala guardala scioglie i capelli
sono più lunghi dei nostri mantelli
guarda la pelle viene la nebbia
risplende il sole come la neve
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guarda le forme la proporzione
sembra venuta per tentazione.
Guardala guardala scioglie i capelli
sono più lunghi dei nostri mantelli
guarda le mani guardale il viso
sembra venuta dal paradiso
guardale gli occhi guarda i capelli
guarda le mani guardale il collo
guarda la carne guarda il suo viso
guarda i capelli del paradiso
guarda la carne guardale il collo
sembra venuta dal suo sorriso
guardale gli occhi guarda la neve guarda la carne del paradiso.
Che forza, eh?
Tutti morimmo a stento, La buona Novella, Non al denaro... oltre ad essere geniali, io li considero prog.
Ezio
Parlare di De Andrè mi imbarazza...credo di essere l'unica che non riesce ad ascoltare una sua canzone per intero perchè si addormenta prima che finisca. Lo dico con contrizione perchè, au contraire, i testi li adoro e li ho letti praticamente tutti.Probabilmente è la voce che su di me fa l'effetto del Valium.
Endrigo...ho il ricordo perfetto della sua esibizione a Sanremo in coppia con Roberto Carlos con "canzone per te", poi risultata vincitrice. Potevo avere 12/13 anni, ma è stato allora che il buon Sergio mi ha colpito profondamente, anche se già lo conoscevo ma l'avevo superficialmente liquidato come " il cantante triste" .
Tenco. Beh, Tenco è Tenco . Ergo, mi fa veramente soffrire quando lo ascolto.
Non esagero...
Ciao dalla Sontyna!
Io credo che il prog si sia "ucciso" da solo e il cantautore, che era sulla riva, ha guardato il cadavere passargli a fianco....e visto che era arrivato il suo tempo...si messo in cammino...di strada ne ha fatta...molti si sono persi...altri si sono affinati altri ancora continuano il percorso per "tirare a campare"...e i restanti hanno poche idee è esaurite...Il Tenco continua a esistere ma io lo trovo un pochino noioso, meglio quando c'era Faber..Vecchioni...Guccini...ora mi sembra una ricerca a qualcosa che non esiste più...Diciamo che di questi tempi si dovrebbe avere il coraggio di andare contro e invece chi potrebbe non ne ha più voglia e chi è giovane non si vuole "suicidare"....Per quanto riguarda i miei sogni sono in attesa di un'altro disco di Faber che mi racconti, a modo suo, come sta andando alla deriva questo paese...chiudo con questa poesia del '59 dell'anarchico Riccardo Mannerini: FARFALLE
Perchè mai
debbono
morire le farfalle...? ciao
Vorrei chiedere a JJ John che cosa vuol dire che Battiato ha anche cantato per AN? I tempi sono cambiati? Battiato per sua ammissione non è mai stato nè di destra e nemmeno di sinistra. Quindi, questo l'ha portato a salire sia sui palchi delle feste dell'unità, sia su quelli di An. Comunque, se si dovesse incasselare Battiato in un partito, lo farei molto di Destra.
Era simpatizzante Radicali incasellarlo in FN mi sembra un po' azzardato
Ricordo quell'unico concerto di Battiato per FN e anche le perplessità successive.
Molti gli fecero una testa così e Battiato in un certo senso prese atto delle critiche. Ma non è sicuramente un artista di destra.
Piuttosto, nella mia opinione, è una persona che ha preso atto che gli opposti estremismi furono solo un'invenzione fomentata da chi aveva il potere e voleva mantenerlo a tutti i costi.
E ora, certe barriere vanno oltrepassate o perlomeno ridiscusse.
Personalmente, ho una mia precisa opinione e una discussione in corso su questo tema con l'amico Fabrizio Marzi, ma al momento non sta procedendo.
Capirete che sono cose molto sofferte sulle quali argomentare.
Ne parlo comunque volentieri... ma solo al bar.
Se volete... ci incontriamo lì.
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