Banco: ... Di terra (1978)

banco di terraA due anni di distanza dallo strumentale “Garofano Rosso”, il Banco del Mutuo Soccorso (il cui nomenel frattempo è stato abbreviato in “Banco”) si ripresenta nel 1978 con un nuovo lavoro che per certi versi continua la linea del suo omologo, esplorando però sonorità sempre più complesse mutuate dal jazz, dal rock e soprattutto dalla musica classica.
Per realizzarlo, la band dei Nocenzi si avvale questa volta del tastierista Alessandro Esseno e dell'orchestra sinfonica dell'Unione Musicisti di Roma, condotta per l’occasione dal M° Antonio Scarlato del Conservatorio Santa Cecilia e dagli stessi Nocenzi.

Registrato per la discografica Ricordi nel secondo bimestre del 1978 presso gli studi Trafalgar di Roma sotto l’esperta supervisione del tecnico del suono Gaetano Ria, “...Di Terra” comprende 7 brani strumentali di media durata (6:30 min circa) la cui sequenza dei titoli è estratta da una poesia di Francesco di Giacomo che fornisce così il suo contributo all’album:

Nel cielo e nelle altre cose mute / Terramadre, / non senza dolore /
Io vivo.
/ Nè più di un albero non meno di una stella / nei suoni e nei silenzi / ... di terra.

A questo punto, è ovvio che non ci si potrebbe sottrarre da un paragone con l’altro album strumentale senza Di Giacomo, ma se “Garofano Rosso” fu una colonna sonora - dunque subordinata alle immagini di un film -... Di Terra” è invece completamente scevro da qualsiasi soprastruttura e quindi possiamo azzardare che in quest'occasione la band fosse pienamente consapevole dei risultati a cui voleva arrivare.

banco del mutuo soccorsoE in effetti, sin dalle prime note della leading trackNel cielo e nelle altre cose mute” il Banco apre una finestra tanto solenne quanto inedita sulla sua veste classica con particolare riferimento al romanticismo del primo novecento.

E’ un inizio spiazzante al punto che non sembra neppure di trovarsi al cospetto di un’opera della band romana, ma subito arrivano “Terramadre” e “Non senza dolore” a spezzare una lancia in favore dei fans della prima ora: due brani in stile progressive venati di classica di rock e di jazz in cui spiccano trombe di limpido sapore Davisiano, aromi etnici, maestosità quasi cinematografiche e citazioni Crimsoniane che sembrano duellare con l’orchestra.

Una serie continua di rimandi quindi, in cui il Banco sembra quasi voler mettere alla prova gli ascoltatori che da un lato, è vero, devono accettare questo suo lato un po’ “cattedratico”, ma dall’altro possono davvero apprezzare in pieno l’assoluta talentuosità dei loro musicisti che qui danno prova di una capacità compositiva, esecutiva e organizzativa davvero senza precedenti.
E se a qualcuno fossero venuti dei dubbi sull’organicità dell’album ecco spiegarsi di colpo la detonante “Io Vivo” che rimette in ordine ogni citazione precedente amalgamandola in nove minuti di straordinaria coerenza: perfetta per chiudere idealmente la prima sezione del disco.

Nè più di un albero...” col suo incedere iniziale di tastiere, poi ricamate dal flauto dell’ospite Alan King, ci riporta invece ad atmosfere underground del tempo che fu e a questo punto, l’ascoltatore può concedersi una pausa di respiro.
Una pausa breve però.

Nei suoni e nei silenzi” infatti, riprende quelle inversioni di rotta tipiche di quest'opera e incomincia ad infiammare nuovamente il sistema nervoso spezzando la tranquillità con dissonanze, tensioni e premesse a quel finale di straordinaria potenza che è poi la title track che chiuderà l’album.

banco del mutuo soccorso di terra 1978Sulle ultime note di pianoforte l’ascolto è dunque terminato.
O almeno sembra.

E dico "sembra" perchè... fateci caso. Scommetto che una volta arrivato il silenzio del trailoff, non vi sembrerà vero che il disco sia finito: è stata talmente tanta l’energia promanata dai solchi che certamente qualcuno rimarrà in attesa di un altro brano, di altre emozioni, quasi come se “Di Terra” non avesse ancora esaurito il suo potenziale.
Come se quel tornado di sentimenti evocati in poche decine di minuti non dovesse finire mai e restasse ancora nell'aria richiamando un secondo disco. Un doppio album.
Invece il dosaggio è stato perfetto.

Fuori dagli studi della Trafalgar, le BR rapivano Aldo Moro, i neofascisti uccidevano Fausto e Iaio e la mafia Peppino Impastato. Mina dava il suo ultimo concerto alla Bussola e Curcio veniva condannato a 15 anni di carcere.
Secondo voi servivano parole in un clima del genere? No.

Bastavano un pomodoro tra gli anelli di Saturno e un concerto “di terra”:
Drammatico, consapevole, magnifico.


COLLEZIONISMI: Disco comune, non supera di norma i 40 euro in condizioni Mint.

DEGUSTAZIONE: Da ascoltarsi in cuffia e in posizione comoda con un vino bianco Doc servito ben fresco. Es: un Nas-Cetta novello delle Langhe o ancora meglio un Leigerfeld austriaco. Accompagnare con due canapès di uova d'aringa su burro non salato. Da consumarsi uno per lato, ma sempre dopo i primi otto minuti.

BANCO DELMUTUO SOCCORSO - Discografia 1972 - 1978:
1972: BANCO DELMUTUO SOCCORSO
1972: DARWIN
1973: IO SONO NATO LIBERO
1975: BANCO (english)
1976: GAROFANO ROSSO
1976: COME IN UN'ULTIMA CENA
1978: DI TERRA

21 commenti :

DogmaX ha detto...

JJ ma nei feed mi è apparsa una recensione degli Automat... che fine ha fatto?

Comunque questo del Banco non l'ho mai sentito, dovrò rimediare.

J.J. JOHN ha detto...

"Automat" è una delle prossime schede che ho pubblicato per errore e ho immediatamente rimosso perchè ancora incompleta.
I Feed però non hanno pietà.

Per tornare a "Di terra": beh, questo te lo devi proprio ascoltare. E anche con una certa concentrazione.
Non lasciarti ingannare dai primi minuti: il bello viene dopo e rimane sino alla fine.

Pee degustarlo al meglio, segui le istruzioni e sappimi dire.

DogmaX ha detto...

Va bene J.J.

Poi ti faccio sapere :)

DogmaX ha detto...

Ok ascoltato con attenzione media (non elevatissima, ma comunque l'ho ascoltato con un'attenzione diversa dal solito)... beh, difficilmente mi sbilancio troppo al primo ascolto, però a tratti (nella seconda traccia soprattutto) ho avuto un deja-vù "crimsoniano", visto che mi ha ricordato Island, con le dovute proporzioni ovviamente... è un bell'album strumentale, altalenante ma molto bello, dovrò approfondirlo :)

Anonimo ha detto...

Ricorda sempre che la bottiglia di Nas-Cetta costa quasi il doppio del disco originale :-)

alex77 ha detto...

Quest'album per me è molto bello ed ispirato, qui davvero i fratelli Nocenzi mostrano tutta la loro indiscutibile classe.

Certo spiazza chi si aspetta un disco simile al primo trittico del gruppo....e poi manca l'inconfondibile voce di Di Giacomo, però è davvero un grande album, effettivamente da ascoltare in pieno relax.

Ciò che mi sembra strano JJ è che quest'album divide molto la critica....in tanti lo stroncano, qualcuno invece lo considera però un gran bel lavoro.

Forse alla fine i Banco qui hanno spiazzato tutti, forse anche loro stessi.

In pieno periodo punk e disco music loro se ne escono con questo lp....che dici JJ, forse anche loro alla fine nn sapevano bene che strada intraprendere con la fine del progressive, o pensi invece che anche in questo caso la band era ben coscente di che tipo di musica proporre?

JJ John ha detto...

Io dico e sono convinto che questo fosse un lavoro estremamente consapevole del Banco e butto giù lì qualche motivo di dibattito:

1)Era il 1978. Il trittico era ormai lontano anni luce, tutto era cambiato: il movimento, la musica, la concezione della musica stessa. Inutile arroccarsi su cose perse.

Quel che in quel momento mancava al Banco (e questo secondo me i Nocenzi lo sapevano benissimo) era la celebrazione della loro "seconda" dimensione, quella nascosta, classica, totale, forse retorica, ma che fosse avulsa da qualunque stilema pregresso. Voce di Di Giacomo inclusa.
Qualcosa che certificasse senza ombra di dubbio che il gruppo aveva comunque un mare di possibilità al di là di quel Prog che non c'era più.

2) "Autocelebrativo" disse qualcuno. No!
La loro autocelebrazione la fecero semmai in "Capolinea" e come al solito fu un perfetto centro.

Era qui a Milano.
Frequentavo spesso il Capolinea e spero di aver avuto una buona ragione per non andare quella sera.
... forse il prezzo del biglietto... forse una bella ragazza che mi aveva dato appuntamento altrove... non ricordo proprio.

Stroncare "Di terra" mi sembra comunque una leggerezza.
Hai suoi limiti, d'accordo, ma stroncarlo proprio no.

3)Con "Di terra" il Banco ha chiuso un tassello della sua vita e con "Capolinea" ne ha fatto un perfetto riassunto sospeso tra passato e futuro.

Se dovessimo parlare di "scollocazione" potremmo allora citare "Canto di Primavera".
Quello si che fu un disco di difficile decifrazione.
Io per ora non mi ci metto.
Poi vedremo.

4) C'è poi l'ingresso nel pop con "Urgentissimo" e allora che spertichino pure di critiche tutte le malelingue. Ma il "Di terra" lasciatemelo stare.

... e poi a me nel 1980 "Felice" e "Luna Piena" piacevano moltissimo.
Ma questi, forse, sono solo fatti miei.

aliante ha detto...

Album fantastico con delle atmosfere incredibili, le stesse che,seppur in maniera diversa si trovano anche in "Garofano rosso".

Hai ragione John, non si può stroncare un disco come "Di terra".

Qui il Banco si diverte sperimentando e avvicinandosi ancor di più al classico.

Eppure questa svolta ancor più classicheggiante è stata spesso osteggiata dalla critica, quasi come se l'utilizzo dell'orchestra da parte del combo romano fosse una cosa oltraggiosa.

Boh...certe critiche non le ho mai capite.

Certo, a molti mancherà la voce di "Big" Di Giacomo...ci mancherebbe altro...onore a lui e alla sua grandezza di artista straordinario...però a me che sono un'amante anche di colonne sonore (soprattutto quelle dei polizieschi italiani anni 70 e di Lalo Schifrin) questo capolavoro del Banco con l'orchestra mi piace.

Magari ci vuole l'approccio giusto per apprezzarlo.

PS. John, cosa ne pensi dei film polizieschi italiani degli anni 70
e le musiche del maestro Franco Micalizzi?

JJ ha detto...

Francamente i "poliziotteschi" non li guardavo molto. Ricordo però che erano musiche molto concitate in cui di solito i percussionisti si davano parecchio da fare.
Pensa che non ricordo più nemmeno tanto "Milano Calibro nove"...

aliante ha detto...

Hai ragione John, per i percussionisti era un vero tour de force!

Red Goblin ha detto...

“Di terra” è un album cinematografico: i temi musicali così come l’impostazione sinfonica discendono da un tentativo andato a monte di realizzare una colonna sonora. Non a caso il disco è stato poi utilizzato nel 1981 da Renato Greco per il suo balletto 'Malgrè tout'.

ugo ha detto...

magniloquente benchè lo definirei piu musica da camera o sinfonica mentre garofano rosso mi sembra piu prog!ad ogni modo due dischi "difficili"ma che ad un attento ascolto risultano belli o perlomeno interessanti!circa canto di primavera....e chi se lo ricorda dovrò risentirmelo per giudicarlo.dei 4 albums degli 80 possiedo solo i singoli e trovo bella traccia tre come retro di moby dick!lunga vita al banco ugo

vistodalbasso ha detto...

La prima volta che lo ascoltai, dal vivo a Villa Ada, ci rimasi male perchè mi mancava la voce di Francesco Di Giacomo. In realtà, ascolto su ascolto, ho poi trovato l'album magnificamente intenso. Sinfonico e romantico, poderoso e sostanzioso. Semplicemente bello. Diversamente bello

Anonimo ha detto...

.....di terra..lavoro meno consacrato rispetto agli altri ma
ancora una volta un grande banco!!! opera che sprigiona fantasia ed idee sempre al servizio della classe pura del combo. Armonie tinteggiate di classico con sapori jazz-oriented strizzando l'occhio a canoni più vagamente prog-pop.

UITO

Unknown ha detto...

Capolavoro assoluto! In grado di far fare alla musica prog un salto in avanti, purtroppo non riuscito perché pubblicato al momento sbagliato sia musicalmente che socialmente parlando.
Vertice artistico del Banco al punto da poterlo proiettare anche a quello dei gruppi nazionali.
Influenza stravinskiana palese, ma con anima Banco ed echi dei primi lavori.
La consacrazione la fa il tempo, non le vendite, che mi pare fossero alquanto sotto le aspettative.

Unknown ha detto...

Il concerto avvenne il 27 giugno 1978 a Villa Ada a Roma. Per la cronaca il terzo tastierista del concerto (suonò tutte le parti all’organo Hammond C3 e ai sintetizzatori di Vittorio Nocenzi, impegnato alla direzione d’orchestra) era Alessandro Esseno, compositore e pianista straordinario, che di recente ha ricevuto un Encomio alla Camera dei Deputati e il Leone d’Oro a Venezia per la sua carriera trentennale. Lo stesso Alessandro Esseno fece incontrare ai fratelli Nocenzi il maestro Antonio Scarlato, suo insegnante di Composizione presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma. Di tutto questo non c’è menzione né nel disco originale né nella ristampa. Ma addirittura nemmeno negli articoli dei giornali dell’epoca. Questa non è una bella cosa. Sfruttare la talentuosità di qualcuno e non citarlo nemmeno una volta. Una grave scorretezza e mancanza di sensibilità secondo me, sia da parte dei fratelli Nocenzi che del loro manager dell’epoca David Zard. E ancora; qualche anno dopo il chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso Rodolfo Maltese, copiò senza alcun permesso il nome del complesso fondato sempre dallo stesso Alessandro Esseno il cui nome era “Indaco”. Gruppo romano tra i più interessanti in attività in Italia negli anni 80’.
Come spesso avviene nel mondo dello spettacolo, il talento se non addirittura il genio di alcuni, viene utilizzato biecamente e non riconosciuto per il suo reale valore. Nel caso di Alessandro Esseno, il tempo poi ha dato ragione a lui e non a chi in quella occasione ha dimenticato addirittura di citarlo.

http://www.alessandroesseno.com/

Anonimo ha detto...

Bel disco strumentale del Banco !

A me piacciono molto anche Canto di Primavera del 1979 e il live Capolinea del 1980 .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Poi dopo purtroppo il buio , eccetto i brani Ma che idea e Moby Dick che ho sempre trovato molto godibili

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Comunque, nonostante tutto, simpatici i dischi Urgentissimo del 1980, Buone notizie del 1981 e l'omonimo del 1983 .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Simpatico ma trascurabile il disco Non mettere le dita nel naso di Francesco Di Giacomo da solista del 1989, pur con l'apporto strumentale del Banco e di altri musicisti

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

... di terra è un lavoro elegante e coinvolgente, decisamente il disco del Banco più vicino alla musica classica contemporanea .

A mio avviso in questo disco i fratelli Nocenzi si ispirano stilisticamente a compositori come Dukas, Dvorak e Stravinsky, con risultati eccellenti !

Il Banco, pur senza la straordinaria voce di Di Giacomo come già avvenuto in Garofano rosso, ancora una volta denota una spiccata sensibilità artistica che li pone indubbiamente tra le massime espressioni musicali italiane di sempre .

Michele D'Alvano