Festival del Proletariato Giovanile. Milano, Parco Lambro, giugno 1976 - Parte seconda

nudi verso la follia
UN NUOVO SOGGETTO POLITICO 

Come abbiamo accennato nella prima parte, la novità più significativa del Lambro 76 fu la presenza di quegli attori sociali nati nei primi anni 50 nei quartieri-lager delle periferie metropolitane, cresciuti ai margini della società, ma che una volta raggiunta la maggiore età vollero anch’essi affermarsi come soggetto politico

Giovani operai, sottoproletari, apprendisti, impiegati, disoccupati, ma anche semplici compagnie amicali che, stanche di trascorrere le serate sulle panchine, iniziarono spontaneamente ad occupare spazi ove incontrarsi, discutere, divertirsi: di norma, ex circoli Cral, locali inutilizzati o sedi di attività dismesse.

Nacquero così intorno al 75 i Circoli del Proletariato Giovanile: una rete di collettivi che divennero rapidamente punti di riferimento per migliaia di persone, iniziarono a produrre socializzazione, cultura e politica e per naturale empatia cominciarono a interagire col più vasto Movimento metropolitano.

 L’armonia però durò poco, e quella vitalità dei Circoli che sembrava potesse apportare nuova linfa alle lotte della Controcultura (feste, rivendicazioni, interazione con i quartieri e occupazioni come quella del Centro Sociale Leoncavallo a Milano), si rivelò in capo a un anno destabilizzante e non completamente compatibile con le pratiche dei gruppi storici. 

Prova ne fu il Lambro 76 dove la coazione tra “personale” e “collettivo” fallì sia l’obiettivo della composizione, sia quello di una progettualità comune.

Milano 1976
LE RAGIONI DELLA DISFATTA 

Sulle problematiche del Lambro 76 esiste una bibliografia sterminata, ma in sostanza tutte le analisi sembrerebbero convergere su alcuni punti-chiave

1°) L’incompatibilità tra la condotta anarco-spontaneista del nuovo proletariato dei Circoli e quella progettuale-assembleare dei gruppi e del Movimento. 

Un contrasto reso ancor più lacerante sia dalla diversità dei rispettivi bisogni, sia dalle abissali differenze storiche e culturali tra i due percorsi rivendicativi: da un lato l’istintualità e l’immediatezza tipiche delle neonate realtà antagoniste, dall’altro la temperanza di chi era abituato da anni a sottoporre qualunque istanza al dibattito collettivo. Due metodologie già difficilmente compatibili di per sè, che le avverse condizioni del Festival contribuirono a separare del tutto, negando ogni possibile dialogo, e provocando anzi solitudini e incomprensioni


2°) La crisi dell’ideologia della festa

Parco Lambro Milano 1976
immagine da "Re Nudo" n° 44-45 / 1976
Le dure critiche mosse alla manifestazione nel corso delle varie assemblee (anche da parte di coloro che aderivano al Movimento), indussero sia gli operatori che gli stessi organizzatori a chiedersi se e quale senso avrebbe avuto ripetere un raduno del genere.
In troppi consideravano il Festival più come una scadenza obbligata che non come un’occasione di crescita e di confronto, e molti altri ancora ritenevano riduttivo e ghettizzante utilizzare uno isolato e periferico come il Parco Lambro
L’estensione dei focolai antagonisti poi, aveva ormai raggiunto una scala trans-metropolitana e almeno secondo i Circoli, le attività rivendicative e l’affermazione delle proprie necessità, avrebbero dovuto spostarsi nel cuore della città capitalista”. Questa teoria prevalse, e anche in Italia finì la stagione dei grandi raduni autogestiti. 

3°) Il “nemico esterno” e il rapporto con la “merce

L’incapacità di risolvere collettivamente centomila rabbie, pesonalismi e solitudini alimentò una sorta di “fobìa del nemico” che provocò eccessi altrimenti evitabili. Ad esempio, iniziative plausibili come il controllo biglietti o l’allontanamento degli spacciatori trascesero spesso in soprusi ingiustificati
Per lo stesso motivo, anche a livello teorico fu impossibile eviscerare il tanto temuto concetto di "merce" attraverso un sereno dibattito politico. 
Così, in mancanza di un confronto collettivo, tutto ciò che veniva venduto, proposto (es: i concerti) o anche semplicemente esposto come un corpo fisico o un’idea, divenne bersaglio di critiche e pratiche estemporanee se non addirittura di espropri o di aggressioni

È evidente che così non si poteva andare avanti se non attraverso un successivo processo di ricomposizione, che però non avvenne mai.

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25 commenti :

rael ha detto...

Che fesseria immane.

JJ John ha detto...

Che fesseria cosa? Che? Chi?

Anonimo ha detto...

Questa è una sintesi che rispetta i fatti, gli antefatti è il ricordo di quei giorni. complimenti a chi l'ha fatta. io c'ero e di tante cose che si sono dette dopo non me ne sono reso conto al momento . si capiva comunque che la situazione era tesa perchè non c'era mai una momento di totale rilassamento. ti dovevi ritagliare tu un tuo spazio, ma quello era personale ... e non politico. insomma, un casino. mi è rimasto comunque un buon ricordo, se non altro per l'esperienza vissuta. poi le cose sono cambiate perchè altre avevano perso di senso, ma a volte l'importante è esserci... e io c'ero...

Pietro55 ha detto...

Non c'è migliore testimonianza di chi ha vissuto in prima persona certi fatti.
Certo, al Parco Lambro la situazione era ormai tesa, ma la magia di quegli eventi
resta intatta, e solo in quegli anni potevano accadere.
Basta guardare la foto sotto il titolo per rendersi conto cosa vuol dire pronunciare
la parola magica: "Io c'ero."

ugo ha detto...

era la vita tutta che aveva una sua poesia pur in mezzo a tante difficoltà ma ci si aiutava anche unendosi solo per una partita a carte o ad un giro di tombola.oggi,all'opposto,si è diffusa la sensazione di sentirsi solo in mezzo a tanta gente e poi INTERNET ha fatto il resto per cui lo stesso INTERNET diviene utile in casi come questi qui dove essendoci un blog settoriale come il nostro uno è libero di esprimersi(pur sempre nel rispetto degli altri)liberamente e non solo riguardo alla stupenda musica di quegli anni ma pure per gli eventi storici che caratterizzarono il periodo. un saluto ugo

Anonimo ha detto...

beh io stavo vicino al palco b, quello più piccolo, e lì c'era anccora una situazione positiva. dall'altra parte invece so che succedevano casini perchè c'era gente che voleva prendersi il palco, la merce gratis, non gli stava bene niente e rompevano i coglioni un po' a tutti ecco... io non è che capivo questa gente qui ma non potevo neanche dargli torto vista la vita di merda che facevano... certo, da li a prendersela con i compagni quello non era giusto , però va anche detto che eravamo in tantissimi e lo si percepiva. hanno detto anche più di centomila e quindi qualche casino doveva succedere per forza perchè in molti spazi l'organizzazione praticamente non c'era. io ho solo avuto la sensazione che non ci fosse un programma politico... cioè discutere di un strada da prendere che infatti non c'èra. sembrava che ognuno volesse parlare delle proprie menate per sfogarsi ecco... allora a questo punto meglio la musica e lo yoga. però ripeto è stata un'esperienza irripetibile. ciao.

Pietro55 ha detto...

Ma infatti tutto stava andando a catafascio. Non c'erano più strade da prendere
perché un'epoca era finita e oggi sappiamo (so) che i sogni non possono più
avverarsi. Ma almeno cazzo, qualcuno ci ha creduto, per il resto pazienza. Tanto
fra cent'anni...

claudio65 ha detto...

Il mio pensiero personale è che nel Giugno 1976 abbia fatto bancarotta il tentativo di far entrare dentro la Politica quello che era stato fino almeno al 1972 un movimento di tipo essenzialmente esistenziale. Di sicuro stava nell'ordine delle cose ed era stato imposto dagli eventi, ma tra il movimento hippy e pacifista di fine anni sessanta ed il terzo-internazionalismo filo-sovietico e filo-cinese del 1972 ed anni seguenti non c'era alcuna parentela. Erano due cose diverse ed in qualche modo opposte. L'uovo della contestazione, poi, covò lo spontaneismo anarco-punk degli anni successivi, che era stato sostanzialmente nichilismo autodistruttivo (quel nichilismo è stato ben descritto dai fumetti del grande Pazienza). Come dice un intervento che mi ha preceduto, si è provato a sognare un mondo diverso, ma questo è durato fino al 1971. Poi, anche per la forza delle circostanze e degli eventi, l'utopia della Pace, del Libero Amore, dell'autogestione giovanile è diventata qualcosa di diverso, qualcosa di calato in equilibri politici di tipo assai più convenzionale e che ha tradito lo spirito originario.
Detto fuori dai denti: che c'entrava con un mondo nuovo, diverso e migliore l'adesione a modelli terzo-internazionalisti che prendevano a riferimento i paesi del livido e squallido grigiore liberticida del "socialismo reale" allora entrato nella fase senescente dei Brezhnev e dei Kossighin? Che c'entrava il movimento giovanile con il PCI di Berlinguer, Pajetta e Cossutta? Queste contraddizioni nessuno le ha mai ben spiegate e neppure risolte e, nel Giugno 1976, questi nodi sono venuti - anche tragicamente - al pettine.

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa se un po'OT, ma non saprei dove postare. Segnalo questo libro che sembra molto interessante (domani compro e leggo), anche perchè, se non proprio le stesse musiche (poco progressive in senso classico, ma vi sono ampie convergenze, Battiato, o la Cramps, ad esempio), sembra trattare lo stesso periodo storico-musicale del sito di John. Dall'intervista all'autore:

Per quanto riguarda i criteri temporali: l'arco va dal 1964 (l'anno dei primi gruppi beat ma anche dell'edizione “pop” della Biennale di Venezia, del Morricone western ecc) al 1976, che è l'anno di quella specie di suicidio generazionale che fu l'ultima edizione del Festival di Parco Lambro, e che è comunemente considerato un grande spartiacque, “la fine di un'era”

Francesco

Anonimo ha detto...

Ho dimenticato il link!

Eccolo: http://noisey.vice.com/it/blog/intervista-valerio-mattioli-superonda

Il libro è Superonda di Valerio Mattioli

francesco

JJ ha detto...

Il libro di Mattioli non l'ho letto ma sembra molto interessante. I miei migliori auguri all'autore.

claudio65 ha detto...

Mi permetto di segnalare questo bell'articolo comparso oggi sull'Espresso con una bella testimonianza di Eugenio Finardi su quei giorni e quei fatti:

http://espresso.repubblica.it/visioni/2016/06/20/news/quando-a-parco-lambro-fini-il-futuro-1.273580?ref=HRBZ-1

Mi sembra tutto molto chiaro, purtroppo, come quando Finardi dice che: "le rivoluzioni le iniziano i sognatori, le mettono in pratica gli strateghi, le concludono i dittatori". Chiosa amara, ma veritiera.

rael ha detto...

JJ intendevo tutto sto movimento giovanile pieno di illusioni e balle varie..ma poi mi sa che era una moda del momento, andavi lì, ti spogliavi ballavi fumavi erba e scopavi in libertà. Poi magari c'era anche chi credeva seriamente a questi ideali, ma mi sa che erano pochini.

Pietro55 ha detto...

Secondo me si andava per ballare, fumare e scopare in libertà.
Altrimenti te ne restavi a casa, a farti le seghe.

JJ ha detto...

@Claudio65: bello l'assioma sulle rivoluzioni, ma a me a colpito anche "il treno Pechino-Shanghai, mille chlometri, tre ore e mezzo su rotaia magnetica a cinquecento chilometri all'ora"...

@Rael: beh, pochini... è un movimento che è durato quasi otto anni i cui epigono hanno investito buona parte degli anni ottanta...

@Pietro55: ... e ed ascoltare buona musica, aggiungo io. Del resto se no che andavi a fare?

Pietro55 ha detto...

Infatti, senza la musica non sarebbe esistito tutto il resto.

UGO ha detto...

la musica la politica le ideologie i movimenti di massa e poi il punk che nello stesso 76 esacerbò tutte le frustrazioni insite nella società!
.....mentre oggi in che epoca viviamo?
a J J MARTIN la risposta! ciao UGO

Pietro55 ha detto...

Dici bene: in che epoca viviamo?
Allora si cercavano nuove strade, magari si sbagliava. Mentre oggi non è rimasto
nemmeno uno spiraglio di speranza.
Siamo rimasti prigionieri di questa stupida società,che io considero un castigo
per l'umanità.
Siamo solo merce!

JJ ha detto...

Diciamo che se la protagonista degli anni 60 è stata una cultura di tipo "crestivo-desiderante", dagli anni 70 agli 80 si è passato dall'"immaginario" all'"immagine". Poi, negli anni novanta è arrivata l'era dell'"immateriale" che persiste tuttora. Ne ho parlato qui:

http://classikrock.blogspot.it/2011/09/talkin-70-immaginario-immagine-e.html

Pietro55 ha detto...

Infatti, oggi manca quel "pensare collettivo" che fu di quegli anni. Le lotte furono sì chiassose e a volte insanguinate, ma contribuirono in modo determinante a far nascere una società più sana e intelligente. Il resto è sotto gli occhi di tutti.
Chi ha vinto dirige un mondo mercificato, che neanche il Cristianesimo sarà capace di fermare. Forse perché, da sempre, è stato il naturale alleato del capitalismo. E stiamo freschi.

ravatto ha detto...

Claudio 65 nel tuo primo post secondo me evidenzi come meglio non si potrebbe qual è stato e qual è tuttora il grande problema...
Nel mio piccolo mi ricordo certe occupazioni o certe assemblee al liceo...c'erano i "moderatori" che poi erano i figli, reali o ideali delle classi dirigenti...e poi c'erano i ragazzi e le ragazze ancora "innocenti"...

"quando Finardi dice che: "le rivoluzioni le iniziano i sognatori, le mettono in pratica gli strateghi, le concludono i dittatori".

ecco, secondo me la follia, che passa sempre inosservata è questa:

pensare a organizzare il mondo, le grandi masse, e i grandi equilibri
quando non si riesce nemmeno a svolgere decentemente una piccola o grande festa...

le vere rivoluzioni (o ri-evoluzioni) le fanno piccoli gruppi di individui molto uniti nel sentire e negli intenti..

Anonimo ha detto...

e allora viva la svizzera san marino e il lussemburgo!

ravatto ha detto...

Voglio dire che certi ideali, certi equilibri sono praticabili in piccoli gruppi, piccole comunità dove le persone condividono un sentire comune, condividono un progetto e lavorano per realizzarlo...ognuno con le sue capacità...

quando invece si vuole fare il passo più lungo della gamba, quando si cerca di "raffazzonare" più persone possibili, come a dire "visto quanti siamo, trema potere", è facile che il potere stesso s'infiltri, sotto varie forme, più o meno coscienti, e mandi all'aria tutto...

e difatti è quello che è puntualmente successo..

JJ John ha detto...

Però è anche vero che l'Undeground e la Controcultura italiana durarono almeno sei anni: conivolgendo migliaia di persone, producendo socializzazione e consapevolezza, nonché ponendosi come reale alternativa ad un sistema culturale arretrato di almeno un lustro rispetto al resto del mondo. E non è poco per un movimento, anzi: quello italiano è stato proprio il più grande d'Europa, ed è per questo che lo si ricorda ancora oggi. Musica inclusa.

Comunque volevo precisare che, nel caso del Lambro 76, nessuno volle fare "il passo più lungo della gamba". Cioè: quel "gigantismo" di cui parli, e di cui parlò anche Valcarenghi non era intenzionale, tutt'altro. Nè tantomeno si trattava di un "raffazzonamento": il festival di Re Nudo era una scadenza storica arrivata ben alla sua sesta edizione.
Semplicemente non ci si aspettava (e non si era pronti per gestire) un'affluenza così enorme. Aggravata per giunta dal boicottaggio del Comune di Milano.

Soprattutto poi, nessuno poteva immaginarsi che il "nuovo soggetto politico" rappresentato dai Circoli fosse in realtà portatore di altri bisogni rispetto ai gruppi storici.
Probabilmente in presenza di una maggiore organizzazione si sarebbe potuto dibatterne meglio ed evitare certi errori, ma la storia è storia e non la si può cambiare.

Sulle "infiltrazioni" sono totalmente d'accordo. E di fatto al Lambro, tra provocatori ed eroina, ce ne furono parecchie.
Io non credo che gli espropri come allo stand di Re Nudo, al Fuori, o all'Esselunga di Via Feltre siano stati "manovrati dall'alto", quello no. Credo fossero comportamenti spontanei.
Non escluderei però, esattamente come l'amico Finardi, che vi siano stati dei provocatori mandati lì per far casino. O meglio, per buttare benzina sul fuoco. Quello si.

OH! Commentate anche sulla terza parte se no mi deprimo.

Yossarian ha detto...

Ciao, vorrei ringraziare Francesco per avere segnalato Superonda di Valerio Mattioli, lo sto leggendo ed è effettivamente molto interessante, non parla di prog in senso stretto ma di musica italiana a 360°.
Il buon John viene citato sia nel testo che in bibliografia :-)

Y.