1969: L'ANNO IN CUI TUTTO CAMBIO'. (3/3)

 CONTINUA DALLA  SECONDA PARTE

Balletto di Bronzo
Il Balletto di Bronzo

   Meno celebrati furono invece i napoletani Fabio Celi e gli Infermieri che (se è vero che pubblicarono nel 1969) contestualmente alla pubblicazione del libro Morire di Classe di Franco Basaglia e Franca Ongaro,  affrontarono anch’essi l’annoso tema della detenzione psichiatrica, il militante antiriformista Ivan  Della Mea autore di Il Rosso è Diventato Giallo e il futuo leader dei Numi Guido Bolzoni che nel suo Happening importò Dylan nelle brume pavesi.

La vera modernità attenne però a quel nugolo di complessi che, superando i limiti del beat e facendo propria la lazione psichedelica,posero le basi del nuovo Pop Italiano: i napoletani Balletto di Bronzo con la loro indemoniata Neve Calda, la Formula Tre, prodotta da Lucio Battisti e numero quattro in Hit Parade con Questo folle sentimento, i futuri Nuova Idea che col nome di J. Plep esordirono con La Scala, i milanesi Quelli che poco prima di diventare PFM spararono le ultime cartucce melodiche con Lacrime e Pioggia e Dici e infine i milanesi Alusa Fallax col single Tutto Passa, versione italiana di All My Sorrows degli Shadow. 

Mox Cristadoro
Purtroppo, non tutte quelle produzioni ottennero il dovuto riscontro, ma del resto, citando Enzo Gentile dal libro Route 69 di Mox Cristadoro:

 “in una nazione dove i libri musicali non esistevano, il merchandising non era ancora stato inventato, di notizie non ne arrivavano e di concerti neppure, non si poteva pretendere di più”.

Un quadro dunque destinato ad evolversi spontaneamente e ad interfacciarsi pienamente con la propria società, invece  tra le 16.37 e le 17.20 di venerdì 12 dicembre quattro bombe ad alto potenziale esplosero tra Milano e Roma dilaniando 16 persone e ferendone 103 di cui la maggior parte nella Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano

Attentati vili ed efferati per i quali vennero sospettati gli anarchici, ma che già dal giorno dopo alcuni intellettuali tra cui il milanese Primo Moroni attribuirono ad elementi di estrema destra al soldo di organizzazioni deviate dello Stato. E fu una convinzione determinante poiché, al di là della sua effettiva dimostrabilità (si consideri che il processo durò più di trent’anni), innalzò definitivamente i conflitti in corso a livello militare. In più, radicalizzò a tal punto gruppi e movimenti, che questi – tra i molti altri provvedimenti – esclusero immediatamente da pratiche e programmi qualsivoglia ipotesi libertaria o creativa, musica compresa. 

Banca dell'Agricoltura, Piazza Fontana
12 Dicembre 1969

E fu questa una delle principali motivazioni per cui, il Pop Italiano fu sostanzialmente disimpegnato sino alla fine del 1972 (il cosiddetto periodo Underground): perché mancava il terreno fertile per comunicare messaggi politici in chiave non istituzionale, ma anche perché, comprensibilmente, nessuno se la sentiva di confrontarsi con una situazione politica intricata, oscura e a questo punto pericolosa.

Il coinvolgimento artistico e la militanza musicale sarebbero tornati ad interfacciarsi solo dopo la storica ricomposizione del 1973 tra gruppi politici e creativi, ben illustrata da Andrea Valcarenghi sul numero di gennaio di Re Nudo (vedi anche La stagione della Controcultura).

Al 1969 seguirono dunque tre anni di Prog Italiano puro, e suonato solo per la voglia di farlo, prima in modo embrionale e ancora molto legato al blues lungo tutto il 1970 (Blues Right Off, Circus 2000, Mucchio…), più contaminato e poliforme nel ’71 (New, Trolls, Nuova Idea, Osanna, Trip ecc.) sino ad arrivare alla piena maturità nel biennio 72-73.  Poi il mondo diventò mancino, ma quella è un’altra storia.


Vi lascio con una domanda: SECONDO VOI,
COME SI SAREBBE EVOLUTO IL ROCK ITALIANO SE LA STRAGE DI STATO NON FOSSE MAI AVVENUTA ? 


18 commenti :

Márcio Sá ha detto...

Ótima materia John. Obrigado.

Franca ha detto...

JJ visto che c'erano un po' do OT commerciali ci metto pure il mio. Da attento decodeer quale sei, tu che ne pensi di Sfera Ebbasta e del lancio che stanno facendo a 'Famoso'? C'è mia nipote che è quasi ipnotizzata. Non lo trovi esagerato? Ciao, complimenti per tutto e... a quando il prossimo libro?

ravatto ha detto...

Ciao Franca, scusa se mi intrometto ma non so se hai dato una scorsa ai nomi e ai dischi qui sulla sinistra...
Cosa possiamo pensare di chi?

Vedi, io credo che il "vecchio mondo" stia sparando le sue ultime disperate scorregge, inventandosi l'atroce pur di riuscire a far parlare ancora di sè...
sempre intento com'è a trovare nuovi modi per rovinare la vita...

I cicli hanno un inizio e una fine, il "loro" sta finendo: lo sanno e sono più disperati che mai. Nessuno si può mettere contro la Natura.

JJ ha detto...

Ciao a tutti.
Allora: il mio nuovo libro sta procedendo. Lentamente ma procede. Parlerà sempre di rock, ovviamente, mi sembra stia venendo bene, ma comunque lo farò uscire solo quando si potranno fare presentazioni, assembramenti e grandi rituali collettivi. Di pubblicarlo in zona rossa, gialla o arancione non ci penso nemmeno.

Per quanto concerne Sfera Ebbasta mi sembra più un fenomeno sociologico che non artistico. È la montagna che partorisce il topolino spacciando per mito un prodotto appena sopra la media. Solo il tempo ci dirà se gli utili hanno superato gli investimenti. Personalmente ho ascoltato 'Famoso' un paio di volte, ma continuo a non trovarci nulla che giustifichi un lancio così esagerato. Ottima produzione non c'è che dire, carina qualche soluzione, ma il resto mi sembra aria fritta. Forse perché non ho più vent'anni, e anche se li avessi preferirei probabilmente cose più militanti.

ravatto ha detto...

John sei stato anche fin troppo diplomatico nelle risposte...prodotto sopra la media? Soluzioni carine?
Per me la merda è merda, chiamiamola con il suo nome.
Questo qui è uno che incita i ragazzini a farsi gli sciroppi coi farmaci...cantando con l'autotune su basi di una pochezza musicale unica.
Ci vorrebbe un bel processo come quelli che si facevano a l'Avana ai bei tempi...
Altro che trap.

JJ John ha detto...

Caro Ravatto, a prescindere da 'Famoso' e dal giundizio che se ne può dare, negli ultimi tempi ho ascoltato per dovere e per piacere centinaia di prodotti contemporanei, per la maggior parte rap, e posso garantirti che c'è davvero molto di peggio: tecnicamente, concettualmente e musicalmente.
Il problema qual'è? È che quanto invece c'è di "meglio" (e ce n'è credimi, c'è gente eccezionale in giro) fa fatica a farsi conoscere. Da un lato perché nerché nessuno vuole investirci su, ma anche perché il vecchio e sano DIY col quale i Punk salvarono il mondo, oggi è praticamente la normalità.
Risultato? Un mercato vastissimo ma talmente puntiforme da produrre poco o nulla in termini conflittuali. E di solito l'assenza di conflittualità non è un buon segnale.

ravatto ha detto...

Correggimi se sbaglio ma quando parliamo di musica parliamo anche di tempo: la musica è il riflesso dei tempi.
È vero che il buono c'è sempre, ma oggi bisogna volerselo proprio cercare mentre forse una volta la qualità era preferita da proporre rispetto alla banalità proposta oggi.
Evidentemente c'è un disegno politico volto ad impoverire la cultura e quindi la musica, perché può veicolare messaggi potenti.
Prendiamo il rap: oggi io non vedo gente che contesta, vedo tutta gente a libro paga. Più parli di niente, di soldi, di figa e di cazzate e più ti tengono in alto, ben illuminato e sempre pubblicizzato: non devi far pensare, non devi rompere i coglioni.
Io continuo a sentirmi gli Assalti Frontali e qualcuno che canta nei centri sociali.

JJ ha detto...

Ci sono anche rapper antagonisti, per esempio il Signor K che conoscerai meglio di me, ma in effetti bisogna andarseli a cercare, ma non credo che questa apatia sia un complotto quanto la risultante di un discorso più ampio e non del tutto sotto controllo che ora non so riassumere in poche righe. Sembra comunque evidente che il mondo si muova sempre più grazie a una rete di macrosistemi visibili solo in superficie. E questo a me preoccupa perché, non solo diventa difficile sottrarsi alle loro dinamiche, ma anche affrontarli.

ravatto ha detto...

"La risultante di un discorso più ampio": sono d'accordo.
Sarebbe interessante approfondire non solo la svolta di fine anni 60 ma anche quella di fine anni 70 che è determinante per capire ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi quarant'anni.
Gli Area cantavano "Consapevolezza", il potere invece non vuole gente consapevole ma gente dissociata, ecco che gli anni 80 sono stati la fucina del disimpegno politico e del rincitrullimento mediatico (se non sbaglio era proprio uno dei punti del programma della P2) che ancora viviamo oggi.
Questa è certamente una delle cause, Finardi disse "ad un certo punto arrivarono le pistole e l'eroina e finì tutto"...
Tutto è stato - ora lo si può capire con più lucidità - per arraffare e ingozzarsi il più possibile in vista dell' inevitabile fine, e Dio solo sa quanto finalmente ci siamo vicini, non alla fine del mondo ma alla fine di un tempo che dura da più di duecento anni identificabile con l'inizio della rivoluzione industriale.
I pianeti si stanno allineando in un certo modo per favorire un cambiamento epocale e significativo, per questo parlo di ultime scorregge o cartucce che dir si voglia, il petrolio è finito e cambieranno anche i rapporti di forza e di potere, non sembra ma la gente sta diventando più consapevole.
Sfera ebbasta and Company non sono il nuovo che avanza, sono arcaici,vecchi e antichi ,sono l'espressione del vecchio potere che non ci sta a scomparire.
La musica di 50 anni fa invece è oggi più che mai fresca e "avanti" di qualsiasi Achille Lauro del cazzo che ci viene propinato.
Insomma, ci siamo annoiati per 40 anni, ora è arrivato il momento di riprendere il discorso lasciato in sospeso 40 anni fa...

Jena ha detto...

JJ, ma ho capito bene? Ti piace FAMOSO?

JJ John ha detto...

No, non detto che mi piace 'Famoso'. Da ex tecnico del suono e da musicista quale sono,dico che è un lavoro tecnicamente sopra la media, punto. Il resto, ripeto, è aria fritta che stanno spacciando per oro colato.

Comunque Ravatto, molto tempo fa avevo fatto un discorso che mi sembrava carino e che forse si potrebbe approfondire. Prova a darci un occhio
http://classikrock.blogspot.com/2011/09/talkin-70-immaginario-immagine-e.html

Altra ed ultima chiosa: che ne pensate del Covid? Io non sono un complottista, sia chiaro, ma la situazione che si è delineata nell'ultimo anno ha tutto l'aspetto di un golpe.
Che ne pensate?

ravatto ha detto...

Mi spaventa che possa essere tutto stato fatto ad arte per spingere la gente a vaccinarsi in massa.
Se noti, ultimamente insistono molto sulla questione dei vaccini, vedi legge (porcata) Lorenzin.
Sarebbe bello capire cosa c'è dentro a quei vaccini e soprattutto chiedersi la vecchia cara domanda, sempre utile: Cui prodest?

Anonimo ha detto...

Attività chiuse o che chiuderanno. Mascherati come talebani, libertà ridotte al lumicino. Non si ride più, non ci si incontra più non si fa più musica. Multe che fioccano e uno che dice io non sono complottista ma... . Povera Italia. Ma ci siete o ci fate?

Anonimo ha detto...

L'Impero del Bene a Pensiero Unico.

Gianni5 ha detto...

Ok, ma quella delle "attività chiuse", delle "mascherine" e del "non si fanno concerti" non è una risposta E' già la realtà. Credo che JJ, come Ravatto intendessero chiedere "cui prodest"? secondo me Alla Cina innanzitutto che si è inventata il virus e tre vaccini su cinque, più quello con cui (sembra) abbia vaccinato tutto il suo esercito. Ad Amazon che vende prodotti fabbricati al 80% in Cina, e alle farmaceutiche che ci stanno marciando alla grande. Infine, giova soprattutto ai governi che con la scusa del Covid hanno trasformato il mondo in una dittatura, complice una generazione apatica che in vent'anni ha lasciato che tuttii i suoi diritti venissero calpestati senza reagire.

ravatto ha detto...

Per reagire hanno anche reagito ma proprio come i loro padri sono stati massacrati a colpi di manganello.

Ma forse dovremmo fare una riflessione più profonda. Oggi chi è il padrone? Chi è il nemico da combattere?

Proprio come un virus si è infilato nel nostro organismo , ed è difficile combatterlo.

Oggi non si può SOLO protestare o lottare contro qualcosa di esterno: il cambiamento deve per forza passare da una profonda autoanalisi. Solo in questo modo si potrà avere quella Consapevolezza necessaria per cambiare le cose.

Le torri d'Avorio dentro le quali si nascondono quelli che si credono padroni diventeranno le loro prigioni, mentre fuori, inevitabilmente, il mondo cambierà.

Anonimo ha detto...

Dimenticavo: delazioni tra persone,giornalisti che non sono giornalisti ma falsificatori, macchine della Polizia e Vigili che ti passano a fianco sempre con aria autoritaria e mettono realmente a disagio la popolazione. Andrà a finire molto male se non ci sarà una presa di coscienza vera.

ORION 555 ha detto...

Caspita JJ, ho fatto una fatica immane a tenere le mani ferme e non mettere le dita sulla tastiera…; poi, però, non ho resistito… Leggo i commenti lasciati sotto questo titolo «L’anno in cui tutto cambiò» e rifletto… rifletto su ciò che ci siamo lasciati alle spalle e che, nel bene e nel male, ci riguarda come italiani ed è parte della nostra storia. ★ Effettivamente in quegli anni ero un bambino che frequentava l’asilo e i fatti da te citati, nello specifico, li ho appresi dai libri. E ne ho letti, di libri, su quegli argomenti… tuttavia, non sono del tutto convinto che detti fatti si possano archiviare come “storicizzati”. Ma tornando a bomba (perdona la metafora) sull’argomento musica, mi tornano in mente i seguenti versi: «Per quelli come noi c'é solo il vento, parlate anche di noi, solo un momento; se l'erba gelerà sarà soltanto il tempo di sparir, senza rimpianto». In molti stenteranno a credere che questi versi sono di un complesso italiano che monopolizzò per cinquant’anni la musica leggera tricolore snocciolando “zuccherini d’amore” in parecchie salse e tonalità; eppure, nella lapide commemorativa di una generazione che oggi anagraficamente viaggia per gli ottanta anni, questi emblematici versi la dicono lunga per il significato profondo che sottendono. Si parla di vento (e non è quello dell’Est !); si parla di erba (ma non da fumare); si parla di sparizione (e non è lupara bianca). Insomma, sono pochi versi che, a voler essere provocatori, valgono l’intera discografia della band. Lo spunto è per il seguente dibattito: dove va la musica di questo nostro tempo ?! Ha più senso produrre musica se codesta è tutta liquida ?! Se una percentuale consistente di chi la produce non sono più i musicisti ma «soggetti altri» ?! Se tutta la musica prodotta in questo nostro momento storico è in mano a cinque multinazionali discografiche ?! Se quest’ultime hanno avocato a sé i diritti editoriali (con relativi cataloghi) delle produzioni musicali dell’emisfero occidentale del pianeta Terra degli ultimi ottanta anni ?!