Area: Are(A)zione (1975)
Il 1975 rappresentò uno spartiacque nella carriera degli Area, dividendola stilisticamente in due fasi distinte.
La prima fu quella più agguerrita e fortemente influenzata dalla violenza urbana (1973/74).
La seconda, quella più distesa e intimista, inaugurata proprio nella primavera del ‘75 con la pubblicazione di “Crac”.
“Crac” infatti, non solo aveva perfettamente, fotografato - come di consueto - il suo periodo storico, ma preluse chiaramente (es. con “Area 5”) a quella svolta stilistica che si sarebbe effettivamente concretata l’anno successivo con “Maledetti”.
A coronamento di quel "momento di transizione" dunque, non rimase che fare il punto della situazione con un prodotto fortemente simbolico che celebrasse i primi tre anni di attività della band, proponendola nella sua dimensione più popolare e coinvolgente: quella dal vivo.
Uscì così Are(A)zione, che rappresentò non solo un compendio live dei brani più significativi del gruppo, ma certificò definitivamente che gli Area erano soprattutto una straordinaria forza dialettica e comunicativa, capace di stimolare il pubblico e di abbattere con la forza dell’interazione, qualsiasi barriera tra musicista e spettatore.
Riascoltando il disco ai giorni nostri, è difficile cogliere a fondo quello sforzo comunicativo, ma certo è che tutti coloro che videro la band in concerto, rimpiangono ancora oggi quel profondo senso di biunivocità che si veniva a creare tra la platea e il palcoscenico.
Gli Area erano in grado di trasformare il disinteresse in coinvolgimento, la diffidenza in dialogo, la musica in passione, al punto di non programmare mai i loro happenings, ma di variarli di volta in volta a seconda della reazione degli astanti.
Una cosa oggi assolutamente impensabile.
Tutti i brani della scaletta venivano di norma stravolti, contaminati, accelerati, spezzati o riadattati a seconda dei casi e, non era raro, che molte esibizioni prendessero alla fine una piega completamente diversa da quella prevista inizialmente.
Casi emblematici furono lo sventolamento degli ombrelli durante l'esecuzione di “Caos” all’Università Statale nel 1976 o i “cavi scoperti” del Parco Lambro ’75 o ancora, il celebre “offertorio delle mele” durante la “Mela di Odessa”.
Caso limite fu quello in cui, a fronte della freddezza degli spettatori durante un concerto a Sanremo, Demetrio Stratos cominciò a lavarsi i piedi in una bacinella d’acqua, Capiozzo e Tavolazzi si misero a piantare dei chiodi sul palco, mentre Tofani e Fariselli lo lavavano con uno straccio.
Insomma, con gli Area erano dei veri situazionisti.
Con loro, la destrutturazione diventava spettacolo: un po’ come quando Jannacci cominciava i suoi concerti stando zitto per dieci minuti.
Tecnicamente, Are(A)zione fu un album molto sofferto, malgrado alla fine risultò uno dei migliori prodotti live degli anni ’70.
Registrato in presa diretta su un Revox a due piste installato su un furgoncino esterno allo stage (in certi casi anche con l’aiuto dei mezzi della Pfm), il vinile catturò sostanzialmente quattro apparizioni: quella del Parco Lambro a Milano, della Festa de l’Unità di Napoli, del Festival della Gioventù di Rimini e del Teatro Comunale di Reggio Emilia.
La scelta dei brani venne affidata a Tofani che, in sede di mastering, aggiunse solo qualche minima coloritura tecnica.
Per il resto, tutto ciò che si sente, sono gli Area al 100%: le lunghe spiegazioni introduttive di Stratos, la straordinaria perfezione esecutiva, i breaks provocatori (la famosa sgranocchiata della “mela”), la consumata capacità d’improvvisazione e soprattutto, la struggente tensione emotiva che raggiunse il suo apice nell’epocale versione de “L’Internazionale”.
In sintesi, Are(A)zione non fu solo un “disco live” ma lo specchio di un’epoca: un documento imprescindibile degli anni settanta la cui essenza non cesserà mai di stupire e di coinvolgere.
Spero per tutti Voi che riascoltandone l’energia e introiettando il calore e la sincera progettualità di quelle note, Vi venga voglia di creare e disobbedire, di “non delegare mai niente a nessuno" e spingervi sempre e comunque verso nuove immaginazioni.
Perchè questo, è quello che ci insegnarono gli Area.
AREA - Discografia 1973 - 1978:
1973: ARBEIT MACHT FREI
1974: CAUTION
1975: CRAC
1975: ARE(A)ZIONE
1976: MALEDETTI
1978: GLI DEI SE NE VANNO, GLI ARRABBIATI RESTANO
6 commenti :
straordinario
COME MAI DI EVENT 76 NON HA MAI FATTO MENZIONE JOHN?COSA NE PENSI DI QUEL DISCO?UGO
Se non sbaglio anche quello fu un disco pubblicato a posteriori come "Rock'n'Roll exhibition".
E' bellissimo, ma io tento sempre di distinguere le discografie originali dalle operazioni ex-post.
Mi scuserete, ma sono un inguaribile romantico.
Poi... chissà... forse un giorno dovrò modernizzarmi pure io.
gradirei segnalare e consigliare perchè ho appena finito di leggerlo(l'ho letteralmente divorato)il libro sul grande GIANNI SASSI L'ART DIRECTOR che negli anni 70 concepì e creò le varie e bellissime copertine della CRAMPS RECORDS dei vari AREA-FINARDI-CAMERINI e tanti altri.questo libro è stato scritto da un mio carissimo amico(MAURIZIO MARINO)che oltre ad elencare le varie opere del SASSI descrive in cronologia storica anche un pò ciò che son stati i fermenti creativi e politici dei 70's!il libro si intitola FUORI DI TESTA ma vi garantisco che è stato scritto con la testa e che testa!però ispirato dal cuore e da tanta GIOIA e RIVOLUZIONE parafrasando una canzone stupenda degli AREA.............il solito UGO!
Testimonianza live indispensabile di un gruppo davvero straordinario e unico anche oltre i confini nazionali. In questo senso, uno dei pochi a poter competere con il panorama della musica rock ( e non solo) internazionale per l'originalità della loro proposta.
Secondo me il miglior disco italiano dal vivo degli anni 70 !
Cattura un momento irripetibile della storia del gruppo e ne dimostra la grandissima caratura tecnica e la dirompente carica musicale sul palco
Michele D'Alvano
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