Opus Avantra: Lord Cromwell plays
suite for seven vices (1975)
Se per alcuni critici il primo lavoro degli Opus Avantra era sembrato altezzoso per non aver tenuto fede a quel “connubio tra arte e popolo” tanto sbandierato dal gruppo, non voglio nemmeno immaginare cosa avrebbero pensato del successivo, ancora più intimo e sperimentale.
Stiamo parlando di “Lord Cromwell plays suite for seven vices”, il secondo album del trio veneto, uscito nel 1975 su etichetta “Suono” a distribuzione Ariston, e caratterizzato da una splendida copertina surrealista della Grafica Centonze di Como, praticamente unica nell’ambito del Pop italiano.
A differenza di "Introspezione", questa volta Donella Del Monaco non riveste un ruolo da protagonista e le voci sono principalmente appannaggio di un ensemble di cantanti americani. La ritmica invece, è affidata a Paolo Siani, ex batterista della Nuova Idea.
Le tastiere sono le dominatrici assolute dell'album da cui si deduce che la maggior parte delle sensazioni andrà ricercata nel sofisticato pianismo di Alfredo Tisocco il quale, di volta in volta, dipinge ambienti emotivi differenti sul tema dei sette vizi capitali (orgoglio, desiderio, avarizia, invidia, accidia, ingordigia, pigrizia) aggiungendone anche uno suo personale. (“My vice”).
Un totale di otto brani dunque, in cui vengono descritti “dei fatti, delle situazioni, dei concetti, attribuendo loro titoli precisi, per cui la musica viene ad avere la funzione chiarificatrice o amplificatrice del concetto” (fonte: blog di Alfredo Tisocco).
Secondo il filosofo del gruppo Giorgio Bisotto poi, l’output dell’opera sarebbe una “musica a programma” in cui si evoca “un conflitto tra il bene e il male, tra lo strumento antico, il clavicembalo, e lo strumento moderno, il sintetizzatore” (fonte Tisocco, op. cit.).
Certamente, l’assenza di una voce di riferimento come quella della Del Monaco, priva l’ascoltatore di una “corsia preferenziale” che renda più amichevole l’ascolto del disco, ma probabilmente, è proprio in questo aspetto che si cela il suo fascino.
Totalmente non-convenzionale, l’album si srotola tra citazioni classiche e free, con ampi riferimenti a Haydn, Chopin, poliritmie, barocchismi e politonalità.
Intimo fino al midollo, l'opera ci mette poco a dichiarare le sue intenzioni sin dalla contrastata “Flowers on pride” che, sospesa tra tonale e modale, si pone in una fascia a se della musica contemporanea anni ’70, confermando gli Opus Avantra come una delle bands italiane più esclusive di quegli anni.
Certamente però, considerando che il 1975 era l’anno in cui ogni artista e ogni attore sociale era alla frenetica ricerca di nuove forme dialettiche, diventava davvero difficile considerare il progetto di Tisocco come una proposta Controculturale.
Di fatto, anche se il linguaggio della musica superò effettivamente il suo tempo evidenziandone le contraddizioni, finì praticamente, col diventare una proposta isolata.
Questo a differenza, per esempio, del contemporaneo Keith Jarrett che con il suo “Koln Concert” avrebbe affascinato intere generazioni.
Gli Opus Avantra si ritagliarono così definitivamente una nicchia esclusiva nel Pop Italiano e, anche vendendo poco, non si sarebbero più mossi da quell’immagine sino ai giorni nostri.
Musicalmente quindi, anche “Lord Cromwell” è da considerarsi un album per nulla "popolare", le cui intenzioni vengono restituite da una volitiva compenetrazione di note che a tratti, esplodono o si nascondono a seconda dei casi. L’invidia rode, l’orgoglio tuona, la lussuria seduce e consuma e infine l’ozio consola e ripara.
Ogni armonizzazione ha un senso preciso e certi passaggi lasciano davvero storditi sia per la loro massa (“Avarice”), sia per la loro aggressività, salvo poi essere bilanciati da aperture celestiali che squarciano le nubi come il sole in una preziosa giornata di fine autunno (“Lust” e la deliziosa “Gluttony”).
La conclusiva “Sloth” si rivela infine la mirabile sintesi di un discorso che sembra non volersi chiudere e riproietterà Tisocco e soci verso ulteriori immaginazioni.
Forse il movimento e il pubblico del 1975 non avevano necessità di tanta accademia, ma gli Opus Avantra credevano davvero in quel che facevano e almeno per questo, rimasero tra i pochi gruppi originali e coerenti del nostro panorama musicale moderno.
NELL'ULTIMA FOTO A SX, IL VOSTRO JJ IN COMPAGNIA DEL "LORD CROMWELL" AL "TOP AUDIO 2009" DI MILANO
5 commenti :
Questo mi manca, dei Dedalus mi son fermato al primo lavoro, che comunque trovo uno dei migliori del 1974.
Il fatto che in quest'album manchi la bella voce della Delmonaco, secondo me marchio distintivo del primo "introspezione", non mi spinge ad ascoltare questo "Lord Cromwell".
Chissà, mi son perso qualcosa JJ?
alex77
Riascoltato recentemente. Niente da fare, non riesce proprio a piacermi. Lo trovo, nella migliore delle ipotesi, fondamentalmente noioso e, in alcuni momenti, si sfiora pericolosamente il trash (terribili somiglianze con i ...Rondò Veneziano!!).
Forse qualcuno non sarà del mio stesso parere, comunque l'assenza della bravissima Donella Del Monaco si sente eccome.
In ogni caso un lavoro coraggioso e a-commerciale anche se il primo disco era tutt'altra cosa.
DISCO DIFFICILE SONO 7 SUITES OGNUNA X 1 VIZIO CAPITALE.PORSI CON ESTREMA ATTENZIONE ALL'ASCOLTO.PARTICOLARE MA MOLTO CATTEDRATICO.UGO
Buon disco con velleità sinfoniche d'avanguardia .
Preferisco decisamente il precedente lavoro con la bellissima voce di Donella Del Monaco .
Comunque un gruppo che io rispetto per la sua assoluta coerenza e unicità nel panorama italiano degli anni 70 .
Michele D'Alvano
È stato uno dei primi dischi prog che ho ascoltato e sinceramente non mi ha mai convinto del tutto, a volta ho l'impressione che non tutti i musicisti siano all'altezza ma è solo una mia sensazione in quanto so appena strimpellare una chitarra classica. Comunque è un disco freddo e più sperimentale del primo e l'assenza della Del Monaco si fa sentire non poco, molto migliore il disco d'esordio che lo reputo tra i primi 10 della mia personale classifica del pop italiano
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