Braen's Machine: Temi ritmici e dinamici (1973)

braen's machine_01Le prime tracce di questo misterioso gruppo da studio risalgono al 1971 quando sugli scaffali di qualche selezionatissimo negozio, comparve il loro primo album dal titolo "Underground", stampato probabilmente in meno di 200 copie e inciso per la micro-etichetta "Liuto" di proprietà del M° Piero Umilani.

Psichedelico, sofisticato e comparabile per qualità ai Blue Phanthom, l'LP palesava una capacità compositiva non comune, contaminando ambienti tipici del Krautrock ("Description", "New experiences") con momenti hard-jazz di grande pregio tecnico ("Fall out", "Obstinacy") e rock classico dei più spinti ("Inphormal").
Il tutto sottolineato da incessanti chitarre distorte che rendevano il sound generale unico e riconoscibile.
Nulla naturalmente di comparabile ai Camel o ai Guru Guru di "Ufo" ma, considerato l'anno ed il luogo di pubblicazione, "Underground" fu un disco davvero straordinario, pur se limitato dalla sua minima conflittualità.
Infelicemente questo gioiellino vendette poco o nulla e il discorso sembrò finire lì.

Invece, due anni dopo, riecco i Braen's Machine in un secondo lavoro dal titolo "Temi ritmici e dinamici" in cui a dispetto del sound primigenio, gli arrangiamenti erano talmente levigati e formali da sembrare più che altro degli spots pubblicitari.
Il nuovo disco interamente strumentale, inanella ben 12 miniature che sviluppano in forma strumentale altrettante sensazioni riconducibili a una gara sportiva: "Movimento", "Competizione", "Allenamento", "Esercizi ginnici", "Gara" e via dicendo.

braen's machine_02L'esecuzione è perfetta ma ilresto è talmente mimimale da far pensare ad un disco dimostrativo o forse destinato al mondo documentaristico o cinematografico.

Come per "Underground" infatti, tutti i brani sono firmati Braen e Gisteri ed è ormai quasi certo che dietro questi pseudonimi si nascondessero lo stesso Piero Umilani (all'epoca quarantasettenne e con all'attivo almeno un centinaio di colonne sonore) e il suo collega Alessandro Alessandroni, anch'egli direttore d'orchestra, compositore e arrangiatore e noto al grande pubblico per aver formato il famoso ensemble corale "I cantori moderni di Alessandroni".

Tra l'altro, lo stesso artista era piuttosto famoso nell'ambito cinematografico per essere un ottimo "fischiatore", al punto che Federico Fellini lo aveva soprannominato appunto, "fischio".
Sue infatti sono le leggendarie parti fischiettate in "Per un pugno di Dollari", "Per qualche dollaro in più" e nel "buono, il brutto e il cattivo" di Morricone.

Comunque, a parte i due Maestri, al momento non ci è dato di sapere quali e quanti musicisti suonassero nei "Braen's Machine". Certo è che all'ascolto risulta chiaramente un insieme formato da batteria, basso, tastiere varie (piano, synth, spinetta ecc) e un flauto.

In "Temi ritmici…", i brani sono tutti brevi (due, tre minuti in media) e in genere molto fluidi, rilassati e largamente intrisi di un formalismo che a tratti è addirittura fastidioso.

braen's machine_03Pur non essendo un disco noioso vista la grande varietà di ambienti proposti, solo poche tracce del lavoro si sottraggono a una complessiva spugnosità generale, restituendo scale e atmosfere soft-jazz di un certo pregio ("Rinuncia", "Esercizi Ginnici" e "Aspetti grotteschi").

Per il resto prevalgono motivetti che pur nella loro simpatia, richiamano senza pietà atmosfere da balere balneari di provincia ("Competizione", "Dilettanti", "Attività all'aperto") o peggio, soluzioni armoniche talmente scontate da rasentare la puerilità ("Dinamica").

In buona sostanza, è davvero sorprendente come lo stesso duo d'autori abbia potuto partorire sotto lo stesso nome due lavori così diversi per struttura e qualità e per giunta, involvendo le loro capacità trasgressive anziché implementarle.

Con ogni probabilità, entrambi i dischi dei Braen's Machine erano stati concepiti come meri esercizi di stile rendendo la loro pubblicazione un fattore quasi secondario.
Il solo "Underground" merita veramente più di un ascolto e solo per quell'album vale la pena occuparsi di questo misterioso gruppo e citarlo con orgoglio negli annali del Pop Italiano.

20 commenti :

Anonimo ha detto...

Vedo con piacere che andiamo sempre più su gruppi superconosciuti. Questi al mio paese li ascoltavano sia il sindaco che il parroco, provarono a contattarli per la festa di settembre ma avevano tutte le date occupate e per questo ripiegarono su i Dik Dik creando uno storico malcontento popolare.

Andy

J.J. JOHN ha detto...

Infelicemente Piero Umiliani ci ha lasciati nel 2001, ma Alessandro Alessandroni è vivo e vegeto e ha oggi 88 anni (complimenti Maestro!).
Vedi un po' tu se il sindaco e il parroco del tuo paese riescono a recuperare l'occasione perduta.
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PS: Andy, anzichè dire cretinate, ascoltati "Underground" che è davvero bellissimo, specie per te che ami il Kraut.

Anonimo ha detto...

Se ne parli così JJ l'album "Underground" deve veramente valere l'ascolto. Il problema è ke penso sia di difficile reperibilità. Esiste una ristampa in cd?

alex77

Anonimo ha detto...

Piero Umiliani e Alessandro Alessandroni li conosco da vecchia data anche perchè sul primo Raro! ne ha parlato parecchio, ed il secondo tutta la generazione western non ne ha potuto fare a meno, ed io che sono un fanatico di Leone e delle colonne sonore del mitico Morricone, volevi che non mi andavo ad informare su chi cazzo fischiava in quelle musiche?
Riguardo al tuo riferimento al kraut mi aveva già incuriosito ed avevo già sguinzagliato i miei segugi alla ricerca del disco in questione. Purtroppo al momeno non ho avuto ancora notizie. Quanto prima convocherò tutti per una strigliata colossale. Sto perdendo il mio polso! Merda!

Andy

Anonimo ha detto...

http://alejandrinodelfos.wordpress.com/2009/03/26/braens-machine-underground/

Anonimo ha detto...

conosco chi sostiene che la presenza di umiliani e alessandroni dietro la sigla braen's machine sia una leggenda, ma non ho elementi per confermare una o l'altra delle ipotesi...

il maestro alessandroni di recente ha prestato il suo fischio, il marranzano, la chitarra e il sitar a "amen" dei baustelle. non male per un signore di quasi novant'anni.

JJ JOHN ha detto...

Io conosco chi sostiene il contrario e non ho dubbi sulla veridicità delle sue teorie. La cosa migliore sarebbe chiedelo al Maestro in vita.
Più che altro mi sembra strano che Alessandroni non "fischi" in nessuno dei due album dei "Braen's".

Anonimo ha detto...

Ma questo non è un normale disco di sonorizzazione per la tv, piuttosto che un album?

Anonimo ha detto...

Io ho sentito che sono stati usati solo in parte per sonorizzazioni

rael ha detto...

notevole anche "Prisma Sonoro"..a metà tra Bacharach e Morricone..dischi veramente ottimi.

Vincenzo "Mercenario" ha detto...

Innanzitutto grazie 1000 al responsabile di questo sito: non mi prolungo in complimenti perchè sai bene quello che fai, ma dal mio punto di vista ciò che scrivi è molto, molto prezioso, perchè contestualizzare i fenomeni è l'unica chiave possibile per capire la musica e non goderla soltanto.

Riguardo i Braen's Machine, credo che il fatto che uscissero per la Liuto valga come prova per 2 cose:
1)C'è Umiliani
2)Sono libraries, o "sonorizzazioni" o ancora "Production music", come le chiamavano nei paesi anglosassoni.

Questo, oltre a rendere questi due dischi tremendamente rari nelle versioni originali, non credo che però ne diminuisca di molto il fascino (soprattutto di Underground): artigianato di altissima classe, che beneficiava anche della maggiore libertà che avevano compositori/esecutori per andare "oltre".
In fondo, c'erano decine di band, coeve ed italiane quanto straniere che invece, provando a costruirsi una carriera su binari "tradizionali", non si esprimevano molto al di fuori di un manierismo abbastanza sterile e probabilmente ancora più lontano dal concetto di "arte"... :)

Anonimo ha detto...

Io ho sempre saputo quasi con certezza che fossero Alessandroni e Umiliani i due titolari del disco.
Però ascoltando il primo dei due dischi mi viene il dubbio che sia Silvano Chimenti il chitarrista in questione (titolare anche lui di almeno un disco di library music).
Nel 71 in Italia c'erano pochissimi chitarristi che padroneggiavano come lui l'elettrica (basta ascoltare il primo brano della colonna sonora di "4 mosche di velluto grigio" composta da Morricone in cui lui suona appunto l'elettrica per rendersene conto).
Alessandroni era il fischiatore degli film di Leone ma anche la chitarra western rigorosamente acustica (non sono a conoscenza di brani di Alessandroni con la chitarra elettrica ma potrei sbagliarmi) e pochi lo sanno ma è anche la voce in mah na mah na sempre di Umiliani.

Anonimo ha detto...

si tratta per forza di umiliani, lo si riconosce dalle armonie e dalla ritmica delle tastiere. per quanto riguarda il secondo album anche dai titoli. oserei dire tipici del maestro umiliani. sulla chitarra di "underground" ho grosse curiosità e non ho idea di chi sia, ma sono curioso di investigare sulla pista "chimenti" suggerita qui sopra.
comunque grazie per queste preziose recensioni/introduzioni di gruppi di cui una cosa sola almeno è sicura: vale la pena ascoltarli!

grazie e ciao,
Armando.

Anonimo ha detto...

Nelle note della recente ristampa di Underground da parte della Schema Records si afferma che, per quanto riguarda i compositori, Braen era pseudonimo di Alessandroni, Gisteri pseudonimo di Oronzo di Filippi. Umiliani avrebbe prodotto il disco. La line-up degli esecutori di Underground resta incerta, ma probabilmente: Munari batteria, Majorana basso, Vannucchi tastiere e Alessandroni chitarra.
Francesco.

Anonimo ha detto...

Carissimi, intervengo solo per una precisazione: Braen è uno degli pseudonimi di Umiliani mentre Gisteri é Alessandroni (mentre il Complesso Gisteri sarebbe formato da Alessandroni e Oronzo De Filippi). I due dischi dei Braen's Machine sono prodotti per il mercato delle sonorizzazioni: nessuna diffusione al di fuori degli ambienti specializzati quindi.

Sui mille pseudonimi del mondo delle sonorizzazioni vi suggerisco di dare un'occhiata qui:http://www.verygoodplus.co.uk/showthread.php?t=22723

Dario

JJ ha detto...

Grazie Dario. Grandiosa la lista degli pseudonimi, e soprattutto certe inglesizzazioni dei nomi italiani, alcune delle quali da far cadere i capelli.
Carl Rustic = Carlo Rustichelli
Steve Powder = Stelvio Cipriani
Francis D. Masion = Francesco De Masi
Sigh!

frank ha detto...

In verità ha ragione Francesco nel suo post del 25/6/14 - Braen era pseudonimo di Alessandroni, non di Umiliani, e Gisteri era pseudonimo di Oronzo di Filippi, non di Alessandroni.

https://www.discogs.com/artist/309857-Braen

https://www.discogs.com/artist/3165238-Gisteri

sklerici ha detto...

Oramai possiedo la maggior parte dei lavori del maestro Umiliani, soprattutto quelli realizzati tra la seconda metà dei '60 e la prima dei '70 (ovviamente ristampe..). Credo che il doppio del 1974 To-Day's Sound meriterebbe di stare nella discografia del tuo sito John. Vero che ci sono riempitivi samba-cinedelici e altre tipiche easy funk delicatessen che poco facilmente si potrebbero definire R.P.I. Però basterebbero le prime due composizioni del disco con quel meraviglioso lavoro di moog.. Insomma per me questo è nel complesso un disco più progressivo di altri, in particolare di Temi Ritmici e Dinamici dei Braen Machine che, aldilà di chi si celasse dietro quel nome, mi sembra più un esperimento 'electro' alla ricerca di nuove forme espressive che un album vero e proprio.

Anonimo ha detto...

Alessandro Alessandroni è deceduto il 26 marzo 2017

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Due dischi gradevoli

Michele D'Alvano