Fourth Sensation: Fourth Sensation (1970)

fourth sensation 1970
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Non è un mistero che quando le pulsioni socio-creative si diffondono e si manifestano nel sociale, suscitano anche una certa attenzione da parte del mercato il quale normalmente, prima se ne impossessa e poi le trasforma in prodotto.

Nella maggior parte dei casi, questa veicolazione non restituisce mai l'originario spirito antagonista dei movimenti, ma lo mescola, lo fluidifica e lo conforma alle esigenze di massa, licenziando spesso prodotti edulcorati o peggio inverosimili.

Senza entrare nello specifico, a subire questo svilimento sono state praticamente tutte le controculture giovanili a partire dagli anni '50, dal Rock'n'Roll fino al Punk, passsando per i Teddy Boys, i Mods, i Beats e via dicendo.
Va da sé che nell'Italia degli anni '60, la tendenza più ricorrente fosse quella di mistificare il Beat in ogni maniera possibile sino a raggiungere livelli quantomeno patetici: dai finti gruppi inglesi ai film comico-surreali, dalle traduzioni improbabili dei testi originali alla creazione di spettacolari "ribelli di cartapesta" che nulla avevano a che spartire con la radicalità di quelli autentici.
Tutto questo, mentre i Beats, quelli veri, venivano letteralmente massacrati da cittadini e forze dell'ordine.

Con il declino del Beat e l'avvento dell'Underground a cavallo degli anni 70, anche l'alterazione del prodotto innovativo mutò. Riciclò stilemi psichesedlici, li rese "trendy" e li confezionò opportunamente in derrate musicali più o meno dignitose.
fourth sensation 02Il quartetto degli italianissimi "Fourth Sensation" appartenne sicuramente alla prima categoria, vista la loro notevole dignità strumentale.

Formatisi presumibilmente alla fine degli anni '60, pubblicarono nel 1970 un oscuro album omonimo nientemeno che per la "Ricordi International", il cui chiaro scopo era quello di commercializzarli come gruppo Inglese.

fourth sensation 03Nella realtà, l'italianissima line-up comprendeva il giovanissimo tastierista Vince Tempera (poi Pleasure Machine e Il Volo), il bassista, Ares Tavolazzi (futuro Area) qui nel ruolo di chitarrista, Ellade bandini alla batteria, Angelo Vaggi al basso e, in qualità di autore di tutti i pezzi, il trombettista Max Catalano proveniente dal popolare gruppo dei Flippers (quelli di "Muskrat Ramble Cha Cha Cha" - oltre 200.000 copie vendute) e poi diventato il popolare "Filosofo dell'ovvio" nella trasmissione di Arbore "Quelli della notte".

All'ascolto, risultano poi evidenti una batteria e una chitarra, ma il nome degli strumentisti mi risulta tutt'ora ignoto.

Come per gli Underground Set, il Barigozzi's Group, Blue Phantom e Silvano Chimenti, anche i Fourth Sensation ricalcano le vie, allora molto battute, del sound in transizione tra Beat e Psichedelia e c'è da dire che lo fanno molto bene.

In circa mezz'ora di musica, l'Ellepi sviluppa 10 brani (tutti strumentali e intitolati con un nome di donna) in cui si alternano e si contaminano con gran fluidità Psichedelia, Blues, Acid, Jazz e Funky, con una marcata prevalenza dall'Hammond di Tempera.

Se l'album comincia armonicamente in sordina ("Julia" è soprattutto "Clarissa" sono sostanzialmente dei blues standard), il terzo brano "Vanessa" si cala perfettamente nelle atmosfere "killer beat" del periodo, con tanto di riff, breaks ritmici e larghe svrisate di tastiera, supportate da un ottimo lavoro di chitarra e da costanti ed eccellenti linee di basso che danno colore a tutti i brani.
fourth sensation 04Sullo stesso tono, possiamo ascoltare l'aristocratica "Elena" e la sincopata "Giorgia"
Sono della partita anche "Petula", aperta e allegra, la raffinatissima "Lisa", calda e avvolgente con una splendida armonizzazione di chitarra, "Diana", un heavy blues dal forte impatto dinamico e una menzione a parte merita "Marta" che è probabilmente il brano più strutturato e interessante del disco.

In sostanza, pur se prodotti con chiari intenti commerciali, i musicisti dei "Fourth Sensation" approfittano dell'occasione per dimostrare non solo delle grandi doti esecutive, ma anche una solidissima professionalità che oltrepassa sicuramente quella standard, anche considerata la loro giovane età.

Definire il disco "formidabile" o "un capolavoro" mi sembra esagerato: di fatto, manca totalmente di conflittualità e il livello trasgressivo è minimo. Sicuramente è strumentalmente superiore alla media dei suoi omologhi: pregio non trascurabile.

22 commenti :

Anonimo ha detto...

Gran bella chicca, complimenti JJ.
Avrei una richiesta, probabilmente solo tu puoi esaudirla...
Andy

Anonimo ha detto...

Dovere! Sto completando i reduci del periodo '67-'71 che, come vedi, sono ancora tre.

Scusa, che richiesta sarebbe?

Anonimo ha detto...

Bellissima prosa. Ma Max catalano era poi il Catalano "filosofo dell'ovvio" di "Quelli della notte " di Arbore?
(ofvalley)

Anonimo ha detto...

L'Officina Meccanica, ho visto solo un video tratto dalle teche rai. Me ne hanno parlato alcuni amici che li videro in concerto a Pontecorvo, vicino casa mia. Pare sia uscito un cd, pubblicizzato anche su italianprog. Ne sai qualcosa?
Andy

Anonimo ha detto...

@OfValley: non lo so...
*
@ Andy: Gli OM hanno pubblicato cinque singoli oggi molto rari, tra il 1972 e il '77 (io possiedo solo "Amanti di ieri"), di cui i primi tre per la stessa etichetta di "Seconda Genesi", la Picci.
Il CD "La follia del mimo di fuoco" è uscito l'anno scorso per la BTF (http://www.btf.it) e li contiene tutti.
Altre info sul sito della band del chitarrista G. Barbati:
http://www.estroband.it/gianni.html
La clip che gira è "Bambini Innocenti": http://www.youtube.com/watch?v=_GHOrD-EpU0

Anonimo ha detto...

A me piace molto Bambini Innocenti

Gianni Lucini ha detto...

@ofvalley: certo che è lo stesso Max Catalano di Quelli della notte...

J.J. JOHN ha detto...

Grazie. Aggiunto nella scheda.
Quante cose mi fate imparare...

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi,
qualcuno consosce altri gruppi, italiani e non, che suonavano un genere simile ai Fourth Sensation? Grazie da paolo!

graziano ha detto...

John,
possiamo con serenita' stendere un velo pietoso su questo disco? E' orribile (c'e' solo un pezzo degno di nota) ed e' assolutamente incomprensibile come possa raggiungere quotazioni a 4 cifre. non c'e' nessuna interpretazione retroprog che tenga: e' noioso a morte. Chi e' riuscito ad ascoltarlo tutto si faccia avanti...

Un forte abbraccio

Anonimo ha detto...

Mah,anche io l'ho ascoltato,effettivamente non è un capolavoro ma è pur sempre un disco apprezzabile,se non altro per i grandi musicisti che vi hanno suonato!

Riguardo alle cifre credo che la ''bellezza'' di un disco conti fino a un certo punto,del resto anche laser e preghiera di sasso sono dischi abbastanza terribili eppure immagino che molti farebbero la fila per averne una copia.

Ciao,Fede

J.J. JOHN ha detto...

Sulle proporzioni tra quotazioni e velenza artistica io e il mio amico Augusto Croce abbiamo due opinioni diverse: lui asserisce che i dischi che valgono di più fossero quelli musicalmente più modesti e quindi, poco e male distribuiti.
A me piace invece pensare che anche le produzioni più infime avessero un loro senso e, perchè no, un loro fascino. Laser inclusi.
Scegliete voi con chi stare.

Questo 4th sensation a me personalmente non fa ne caldo ne freddo, però devo ammettere che c'è davvero un esercito di gente che questo tipo di musica lo apprezza moltissimo. Idem per il discorso "colonne sonore".
In fondo, e questo bisogna ammetterlo, certe dischi sono stati la culla di artisti poi ben più riconosciuti.

graziano ha detto...

Sono d'accordo che quotazione e valore artistico sono lontani parenti e spesso si fa fatica a capire come certi dischi mediocri possano raggiungere cifre astronomiche. In questo caso il contenuto e' molto modesto, manca completamente di conflittualita' (su questo sono d'accordo con John) ed e' di una noia mortale. Laser nella sua ingenuita' e' molto piu' interessante e preghiera di sasso e' un rock jazz niente male.

Anonimo ha detto...

Sulla conflittualità zero penso siamo tutti d'accordo;sul fatto che sia di una noia mortale beh,questo forse dipende dal fatto che è il genere in sé a non piacerti.Io l'ho ascoltato tutto senza grossi problemi;certo,non si può dire che sia uno di quei dischi che ti ''caricano''.In definitiva,non sarei così cattivo nei confronti di questo gruppo,magari fai uno sforzo e prova a riascoltarlo e vedrai che tra le dissonanze presenti in molti brani troverai anche tu qualche elemento di originalità.
Ciao,Fede



UGO ha detto...

STESSO DISCORSO COME PRIMA NEPPURE DI QUESTO ALTRO ALBUM NON ESISTONO RISTAMPE?

J.J. JOHN ha detto...

Credo di no ma i questo caso non ci giurerei. Non so dirti altro. Sorry.

u g o ha detto...

john tu che sei un personaggio stimato ed autorevole e conosci M-SCHELLER della BTF non potresti convincerlo a ristampare questo disco dei FOURTH SENSATION?ciao ugo

francotaxi ha detto...

Alcune risposte gettate qua e là. Un disco non menzionato che trovo molto simile è Steps uscito a nome Sangi. A volte la riproposizione in CD di un lavoro non dipende dalla buona o cattiva volontà ma dalla possibilità di ottenerne i diritti, ciò detto mi farò portavoce col fraterno amico MATTHIAS per capire se vi sarà la possibilità. Infine per chi non avesse mai avuto la possibilità di ascoltarlo comunico che è stato pubblicato sul blog Verso la Stratosfera, così da poter almeno avere la possibilità di ascoltarlo. Buona salute a tutti, Frank - One

Unknown ha detto...

Salve a Tutti, mi chiamo Barbara Tavolazzi, sono la figlia di Ares, uno dei componenti del gruppo. Possiedo due copie di Fourth sensation e ho bisogno di aiuto per capire il loro valore e l'eventuale circuito in cui posso venderli. Grazie fin d'ora

rael ha detto...

Barbara su Discogs il vinile in condizioni NM lo danno a 1800!

ugo ha detto...

barbara discogs è un ottima piattaforma oppure quando fanno una mostra del vin ile puoi portarli di persona e li troverai tanti appassionati che ti sapranno dare una quotazione credibile
comunque è uno tra i dischi piu rari del ns. prog aSSIEME a quello di mario schifano analogy ed altri ciao ugo

Anonimo ha detto...

Disco godibile

Michele D'Alvano