Il Volo: Il volo (1974)

il volo 1974 Se per caso qualcuno di Voi non avesse mai ascoltato né sentito nominare "Il Volo", potrebbe cominciare leggendo semplicemente i pedigree dei vari componenti. Vi accorgereste di avere a che fare con l'essenza stessa del rock Italiano.

Alle chitarre troviamo l'ex Formula Tre Alberto Radius, al basso Roberto "Bob/Olov" Callero proveniente dagli Osage Tribe e Duello Madre, alla batteria l'ex- Ribelli Gianni dall'Aglio e alla voce Mario Lavezzi, già Camaleonti e Flora Fauna e Cemento.

Chiudono in bellezza i tastieristi Gabriele Lorenzi, anch'egli dalla Formula Tre, il maestro-compositore Vince Tempera (ex Pleasure Machine) e nientemeno che Mogol per i testi.
E' ovvio che una formazione così non potesse che attirare una certa attenzione presso gli appassionati del genere, e che dovesse necessariamente restituire tale curiosità in forma di prodotto finito.

il volo 02L'album "Il Volo" esce di fatto nel 1974 e ha subito un ottimo riscontro: questo non solo per l'eccellenza dei singoli componenti, ma soprattutto per un sound che, pur se annoverato nel Prog, stemperava con classe le asperità sonore dei loro colleghi più "militanti" (Area, Banco, Pfm ecc.).
 Il tutto, senza dimenticare che il 1974 non era stato un anno particolarmente florido per il Pop Italiano per cui, per "Il Volo", diventava facile svettare su lavori più modesti, o più semplicemente "di transizione".

Ed è proprio nel contesto di questo passaggio tra le forme più "pure" del progressivo (quelle del 1973) e quelle più intrise di Jazz-Rock che si contestualizza il lavoro del sestetto milanese.
 
il volo 03Sin dall'ascolto del primo brano ("Come una zanzara") si ha l'impressione infatti di trovarsi di fronte a un rock progressivo molto più "amichevole" rispetto agli standard passati: il tutto senza rinunciare però ai virtuosismi sonori a cui questo genere ci aveva abituato. Dinamiche insomma molto più vicine al jazz-rock del "Perigeo" che non al crudele Progressivo degli Area, e meno ostili alla melodia ("La mia rivoluzione", la hit "Il calore umano" e "Canto della preistoria", anche nota come "Molecole") complici le voci di Radius e Lavezzi

Strumentalmente si fanno notare il costante ed eccellente basso di Callero, le tastiere di Tempera (che, pur se basate solo sul Piano Rhodes, si concedono a tratti a suoni più duri) e le pregevoli rifiniture di Radius che, nel finale di "I primi respiri", si possono apprezzare in tutta la loro poesia.
Resta un po’ "coperta", ma preziosa, la dinamica batteria di Gianni Dall'Aglio
Lo stesso Radius, ricordiamo, sperimenterà in "Sonno" quella formula compositiva che gli darà molte soddisfazioni nella sua futura luminosa carriera solista.

Chiude l'album una non memorabile "Sinfonia delle scarpe da tennis", ma ci sta anche quella.
Più che dignitoso dal punto di vista strumentale (pregio che, tra l'altro, rendeva eccellente il live-act del gruppo), ben prodotto e commercialmente riuscito, il primo album del "Volo" non è tuttavia esente da qualche osservazione.

Innanzitutto vi è una certa coazione al ripetere una formula timbrica che, pur se bilanciata, risulta alla lunga stucchevole.
Poco più che sufficiente poi, l'aspetto compositivo che, quando non si appoggia sui virtuosismi dei singoli strumentisti, si rifugia in melodie certamente piacevoli ma anche troppo autoindulgemti.

Nel complesso comunque, un album epocale non fosse che per aver fissato magistralmente un momento di passaggio del rock progressivo italiano.

IL VOLO - Discografia:
1974 - IL VOLO
1975: ESSERE O NON ESSERE

26 commenti :

Anonimo ha detto...

Ho ascoltato "Il Calore Umano", niente male come Pezzo! Non molto tardi ascolterò il resto della produzione del Volo!

Gianni Lucini ha detto...

Ho già avuto modo di descrivere la mia esaltazione per quello che io ritengo il "supergruppo" più straordinario di quel periodo. Scusa John, ma il Perigeo non è paragonabile con Il Volo... Mica fanno lo stesso genere...
Viva l'autoindulgenza!!!

Anonimo ha detto...

@ Daniele
"Il calore umano" è un po' "trasversale" rispetto alla loro produzione. Comunque hanno pubblicato due soli album.
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@ Gianni
Ok,il Volo erano dei fenomeni!Ma credo che sulle assonanze col Perigeo mi sbilancerò ulteriormente con la recensione di "Essere o non Essere".
Per dirla tutta, "mi sono sputtanato": ora hai capito anche tu il mio tallone d'Achille .-)))

Giampaolo ha detto...

Ciao! Francamente il primo album di questo gruppo con il prog non c'azzecca molto! Sembra più pop con i soliti super arrangiamenti di questi grandi artisti. Cosa intendi con autoindulgenza?
Ciao e buonanotte!

Anonimo ha detto...

Reputo il sound e la mescola degli strumenti la cosa + interessante dell'album.
A livello compositivo, condivido la tua opinione.
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Il mio "autoindulgente" non l'ha capito nessuno, al punto di farmi pensare di averlo usato a sproposito.
In realtà era una maniera carina di dire "... ok non sono proprio d'avanguardia, ma tanto al Volo si perdona tutto..."

Anonimo ha detto...

ciao a tutti, sono marco da roma, sto anonimo poichè nn ricordo + nick e pw (scusate). ma mi andava di partecipare lo stesso, e postare un luuungo commento ^_^

sono arrivato alle pagine di JJ poichè stavo sentendo gli Analogy e mi son messo a cercare informazioni sul ''e mò ki kakkio so' questi''. inizialmente pensavo fossero krautrock o che so, olandesi ... (e che sostanziosa sorpresa vedere la cantante in foto.-)

ma veniamo al volo ... che cosa è il prog ? se hai ben presenti i connotati nn puoi esimere il primo album dal prog, non suonando ancora come un disco della bertè o di patty pravo, giusto giampaolo?
scusate il tono, pare sempre che salgo in cattedra, invece è solo x un rapido intendersi sulle cose. il volo sono prog nn essendo neppure + soltanto i formula 3.
tutto è un pò progressive, negli anni 70 (anche quello che suona solo hard rock, addirittura ci puoi mettere gli atomic rooster) vuoi x la strumentazione usata, x l'invenzione che nasce da un riff.

nn solo dunque sono prog brani come 'knife edge' o 'stagnation' (di cui il brano analogy, in riferimento al gruppo che dicevo in apertura, offre pure una concisa ripresa, sulla parte centrale). altrimenti che facciamo, the yes album è prog o no, visto che pare un disco suonato dagli allman brothers con i cream inseriti nell'organico?

il primo disco de il volo è 'autoindulgente', il termine si capiva benissimo ed è esatto. lo è verso quel mellifluo della musica italiana che è lavezzi, alla 12 corde e alla voce ... x fortuna le esigenze del canto piano tutte italiane vengono annichilite sul secondo disco, dove anche l'unico brano cantato è praticamente uno strumentale...

il secondo disco della band, uno dei miei preferiti, di ventre (in passato lo usavo x alleviare certe allucinazioni post van der graaf), fotografa molto bene il periodo in senso socio-storico (lo dico anche se avevo solo 5 anni) in maniera impressionista nel tocco e contemporanamente surreale e dirompente nella tensione delle atmosfere/immagini che crea.

essendo strumentale, e superiore al primo album, in termini di espressività rock, capisco benissimo l'accostamento che JJ ha nel suo immaginario con Area e Perigeo. il prog era (è) sinonimo di sperimentazione, altrimenti è snaturato, rimane un barocchismo o una espressione di maniera (tipo l'incomprensibile scelta del kitchismo di wakeman, o negli anni 80 gli inutili pallas e pendragon... o la robbaccia neoclassica metal degli ultimi 12 anni. e nn ditemi che è solo de gustibus)

bene, nel 75 i musicisti italiani del prog come nn potevano nn reagire e nn gettarsi a sperimentare la nuova tendenza della fusion, già lanciata dai musicisti di miles davis di bitches brew? gli Area i + grandi di tutti avevano già iniziato, erano solo cazzutissima sperimntazione. di gigantesco progressive, in europa, non rimane che robert wyatt o il godbluff dei sopracitati vdgg. ora c'erano la mahavishnu orchestra di john mclaughlin con billy cobham, i return to forever di chick corea, i weather report... questa intrusione del jazz nel rock non fa che raccogliere in un nuovo apice sia l'andamento dello space rock, che lo statuto del progressive. addirittura si concilia con il comporre il pop o lo sfociare della psichedelia nel minimalismo (non leggere solo brian eno/fripp e circondario, arrivate fino ai police).

beh spero di essere stato esplicito, anche se lo so, molto lungo, ma x me son tanti baricentri collegati

ciao ! ! !

J.J. JOHN ha detto...

Ciao Marco.
Diciamo anche che tra il '75 e il '77 in Italia vi fu una notevole rivoluzione nei movimenti creativi: venne di fatto gradualmente a mancare quel tipo di cultura collettiva che tanto aveva supportato il Prog sin dal suo nascere, assistendolo e provocandone ogni sua trasformazione.
In altri termini, il Prog quale "collante aggregativo" perse poco a poco la sua ragione d'essere e i suoi alfieri iniziarono dei percorsi di contaminazione diversificati, attingendo in particolare dal Jazz: stile che avevano già abbondantemente usato per accompagnare i primi cantautori.
Arrivano Il Volo, Napoli Centrale, Baricentro, Errata Corrige e tanti altri. I gruppi storici insistono ancora un pò sulla vecchia strada(es: la PFM di "Passpartù")e poi cederanno anche loro alle lusinghe degli anni '80.

Questa sintesi l'ho fatta per rimarcare sempre come i percorsi del Pop Italiano anni '70, vadano imprescindibilmente analizzati in un'ottica socio-politica. Questo perlomeno fino ai primi anni '80, momento in cui il gelo della controrivoluzione mieterà le sue ultime vittime.

Sulla genesi di questa mutazione mi associo ai tuoi incisi.
Grazie.

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PS: C'è anche il Punk, ma quello è un discorso a parte.

Anonimo ha detto...

Il secondo album del volo "essere o non essere" l'ho riascoltato giusto oggi.

Nel tempo l'ho decisamente rivalutato. Due anni fa, quando ho acquistato il cd, non mi avevano colpito poi così tanto. Lo ritenevo un album con delle soluzioni musicali molto semplici.

Ma oggi dopo l'ennesimo riascolto, sono qui a rivalutare il disco.
Ha delle soluzioni semplici, è vero, ma è un prodotto originale (soprattutto nel lato B). Trovo ke il loro sia un prog con un suono sufficentemente originale e soprattutto è un prog con un suono molto "mediterraneo". Insomma un disco ke cerca di svincolarsi dai modelli stranieri, e cerca di trovare una strada propria, in parte riuscendoci.

Secondo me, approposito di album italiani da esportare all'estero, quest'album avrebbe potuto vendere bene in sud america o comunque nei paesi latini, così come alcuni lavori dei perigeo (ke profumano ank'essi di "mediterraneo").

Quindi oggi come oggi rivaluto il volo e dico ke era un gran gruppo, sia dal punto di vista tecnico ke anke (abbastanza) dal punto di vista compositivo.

Grande radius e grande anke tempera.
D'altra parte con musicisti così in gamba non poteva ke uscire un buon prodotto, magari non un capolavoro, ma un buon disco si.

Questo comunque è il lavoro migliore, superiore al primo e anke ai 4 lavori della formula 3.

Ciau, alex '77

Anonimo ha detto...

Uno dei segreti del Volo era far sembrare armoniosi degli arrangiamenti davvero complicati.
C'era molta improvvisazione d'accorso, ma era tutto talmente ben strutturato che alla fine suonava tutto eccezionalmente omogeneo. MRX

DogmaX ha detto...

Ho letto opinioni molto contrastanti su quest'album... devo dire che effettivamente era più pop-oriented che prog, ma le canzoni risultano memorabile e i musicisti sono dotati di una tecnica sopraffina.

A me sinceramente piace più questo che il successivo, attualmente, ma chissà, potrei cambiare idea un giorno.

JJ John ha detto...

Il nostro Gianni Lucini che li ha visti N volte dal vivo e che temo avrebbe ipotecato la casa per loro, mi disse che c'era una differenza abnorme tra i dischi in studio e i concerti dal vivo dove il gruppo era decisamente magnetico.
Io posso solo immaginarlo ma credo profondamente che fosse vero: secondo me con quel bagaglio tecnico, lo studio di registrazione era troppo stetto per loro e la produzione troppo levigata. Almeno nel primo disco.

Lorenzo Giustetto ha detto...

Ciao John secondo te sarebbe stato meglio affidare i testi anche ad altri parolieri oltre Mogol ?

J.J. JOHN ha detto...

E chi? E perchè, caro Lorenzo.

Chi altri avrebbe potuto sostituire o affiancare Mogol in un progetto così altisonante e per giunta prodotto dalla sua stessa casa discografica ?
E perchè poi scomodarsi a trovare un'altro paroliere quando c'era a disposizione un monolite del genere?

Forse il Volo ne avrebbe guadagnato in ricchezza poetica ma onestamente non riuscirei a disgiungerlo da Mogol e dalla Numero Uno.

Lorenzo Giustetto ha detto...

C'erano un sacco d'altri parolieri ... Chiaro , a quel punto uno dice : "Il nostro produttore in più ci compone le parole" e lì pensi che sia apposto , come per i New Trolls in Senza orario senza bandiera De André era lo stesso produttore (con Reverberi) . Ma credo che abbia ragione tu , John . D'altro canto chi scriveva meglio di Mogol ? Nessuno ! Grandissimo album comunque Il volo

ugus ha detto...

son d'accordo con john con MOGOL al loro cospetto sarebbe stato inopportuno rivolgersi ad un altro paroliere piuttosto è il disco del volo)quello omonimo che sa di insipido è come se RADIUS avesse la chitarra bagnata insomma non c'è feeling un disco nato morto mentre il loro secondo è nettamente superiore ma da questo supergruppo ci si sarebbe aspettato ben altro...ugo!

Lorenzo Giustetto ha detto...

Caro ugo , non dimenticare che però il secondo album de "Il volo" è quasi interamente strumentale , a causa del litigio tra Mogol e Radius . Credo quindi che sia più opportuno considerare il miglior lavoror del Volo il primo album omonimo . Lorenzo

u g o ha detto...

a me non fanno morire nessuno dei due considerando chi ci sta dentro preferisco molto di piu la formula 3 oppure radius da solo!poi la critica è unanime nel considerare il secondo come loro miglior lavoro poi i gusti son gusti x carità

Lorenzo Giustetto ha detto...

Ci mancherebbe che i gusti non siano gusti . Ti confesso che però la Formula 3 mi è sempre piaciuta quindi comprendo che il disco non incontri i tuoi gusti . D'altronde dall'originale Formula 3 sono usciti i più grandi capolavori : Dies irae è uno dei più belli .

Unknown ha detto...

lo adoro, lo ascoltavo già da ragazzetto,era un bel periodo ma difficile anche per musicisti di quel calibro.Si scontravano con gli Area i Perigeo gli Osanna, Arti e Mestieri poi ora non ricordo ma ce ne erano altri.

AL COOPER ha detto...

la bravura del musicista consiste in questo:suonare cose impegnative facendole apparire semplici.personalmente li vidi dal vivo e suonavano alla grande con inventiva e perizia tecnica improvvisando eccome!!!!!

Raffaello 58 ha detto...

Uso lo spazio di un gruppo della Numero Uno perche da pratese ho appreso sulle colonne di un quotidiano locale della scomparsa di Patrizio Ihle rinomato chitarrista del gruppo de La Verde Stagione band che doveva essere la punta di diamante della Numero Uno per la quale incise solo alcuni singoli. Patrizio Ihle poteva comunque vantare di aver suonato con Battisti in occasione di una serata per la Tv svizzera oltre alla celeberrima trasmissione Tutti Insieme con gli artisti della etichetta pfm formula 3 pappapardo ecc. Era rimasto comunque nel mestiere di musicista come insegnante di chitarra. Anni fa la rivista Raro dedicò un servizio alla Verde Stagione nell appendice area Prog. R.I.P.

rael ha detto...

Uno dei migliori dischi del prog, parente stretto di "Anima Latina" di Battisti!

Anonimo ha detto...

D'accordissimo unknown

Anonimo ha detto...

Buon disco, piacevole e ben suonato !

Il calore umano e Canto della preistoria (Molecole) sono i miei brani preferiti di questo lavoro

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riascoltato oggi, si conferma davvero un bel disco, gradevolissimo e con ottime soluzioni melodiche, permeato da una grande compattezza sonora e da una felice espressività timbrica .

Carini e ben suonati anche i dischi da solista di Mario Lavezzi : Iaia del 1976, Filobus del 1978 e Cartolina del 1979

Michele D'Alvano

hydor vox ha detto...

Alberto Radius è mancato oggi. Era il chitarrista solista di questo sestetto e una delle due voci. Aveva composto le musiche di quattro delle canzoni dell'album.
Con Radius scompare un chitarrista della "vecchia scuola". Egli imparò i primi rudimenti della tecnica chitarristica moderna da Enrico Ciacci (1942-2018), fratello di Antonio Ciacci in arte "Little Tony". Appena sedicenne si inserì nelle orchestre da ballo per poi trovare un ingaggio stabile con il quartetto dei fratelli Campanino. Assolto l'obbligo del sevizio militare venne chiamato a sostituire Franco Mussida nel complesso dei "Quelli" con il quale incise "Per vivere insieme" (Maggio 1967), "Tornare bambino" (Novembre 1967), "Mi sentivo strano" (Aprile 1968) e Lacrime e pioggia" (Settembre 1968), comparendo peraltro in tutte le copertine. Allorché Mussida concluse il servizio di leva (in marina), Radius venne immediatamente «dimissionato» senza neppure un ringraziamento (lo racconterà personalmente durante un'intervista rilasciata a Red Ronnie). Poi vi fu il varo del progetto "Formula 3".
Gabriele Lorenzi proveniva dal complesso dei Samurai e successivamente si era avvicinato all’organico dei Camaleonti dove aveva fatto sosta assai breve. Tony Cicco, invece, aveva militato nella band di Francesco Marsella (ex organista dei Giganti).
Radius, Lorenzi e Cicco si dettero appuntamento al dancing “L’altro mondo” di Miramare di Rimini dove il patron Gilberto Amati gli aveva dato l’opportunità di fermarsi. I tre alloggiavano all’albergo “Il Gufo” dove avevano allestito una sala prove. Il terzetto provò tutti i giorni per due mesi consecutivi dopo di che, una volta fusi in qualità di “complesso vocale-strumentale”, avviò l’attività a tutto tondo. Nel 1969 i tre incontrarono Battisti e Mogol al Paip’s di Milano quando questi ultimi stavano allestendo la "Numero Uno". Arruolati e messi sotto contratto il ruolo di Radius-Lorenzi-Cicco avrebbe dovuto essere alquanto “sottotraccia” visto che la Numero Uno stava lavorando per il lancio del complesso "La Verde Stagione". Tuttavia i Formula 3 ricevettero il loro battesimo discografico con il brano “Questo folle sentimento” alla registrazione del quale partecipò anche Alessandro Colombini (socio della NU e ultranavigato in ambito discografico). La canzone venne pubblicata nel settembre 1969 su disco (in vinile ∅ 17,5 cm / 45 rpm) su etichetta Numero Uno (ZN 50001) con sul retro il brano “Avevo una bambola” (cover di Games People Play di Joe South). La canzone ottenne il meritato successo trovando posto nel primo album del complesso dal titolo “Dies Irae”. Il resto è storia.
Post Scriptum: un giovanissimo (e ancora inesperto) Donato Battaglia (chitarrista dei Pooh), a cavallo tra la fine degli anni sessanta e i primi settanta dello scorso secolo, venne sollecitato dal suo sodale Facchinetti a divenire «bravo come Alberto Radius».