E.A.Poe: Generazioni (storia di sempre) (1975)
" Aver impedito a questo gruppo di fare un altro album, è stato un comportamento criminale"
Così, forse con un pizzico di esagerazione, il prestigioso sito progarchives.com concluse la sua scheda sugli E.A. Poe: un quartetto di Ornago (paese più bergamasco che milanese) capitanato dai fratelli Giorgio e Bruno Foti (quest'ultimo detto Lello, allora quindicenne) che nel 1974 registrò per l'etichetta Kansas il suo unico album: "Generazioni (storia di sempre)".
Pur essendo totalmente sconosciuto a scala nazionale al punto che sino ai primi anni Novanta non si sapevano neppure i nomi dei suoi componenti, il gruppo era già attivo dal 1967 sotto il nome di Spacemen come backing band di un certo Angelo.
Nel 1970, tramutato il nome in “E.A.Poe”, gli stessi quattro musicisti proseguirono per almeno quattro anni una costante attività dal vivo proponendo pezzi di Grand Funk, Deep Purple e Led Zeppelin, e un repertorio proprio che sarebbe stato successivamente incluso nel loro Lp.
Finalmente, nel 1974 arrivarono sia il contratto con la Kansas - discografica specializzata nel genere melodico e già label dei Camaleonti – sia il relativo album che fu dato alle stampe in circa 500 copie nel gennaio del 1975, anche se label del disco riporta invece l'anno precedente.
Questo perchè, probabilmente, la discografica prevedeva di fare uscire l'album entro il 1974, ma evidentemente vi fu qualche contrattempo.
Sfortunatamente, il disco cadde nell’indifferenza generale al punto di diventare nel corso degli anni, uno più rari esistenti sul mercato italiano.
Peccato perchè, in effetti, gli E.A. Poe sarebbero stati degni di maggior considerazione e sicuramente avrebbero potuto raccogliere qualche soddisfazione in più.
In effetti, “Generazioni” e un continuo stratificarsi di interessanti intuizioni musicali che, pur essendo in gran parte debitrici al rock anglofono, vennero assemblate in maniera così originale da definire senza equivoci un vero e proprio “sound “ di gruppo.
In “Per un anima” ad esempio, incontriamo un arpeggio di vago sapore Zeppeliniano misto ad aromi che potrebbero benissimo essere stati attinti dalla dispensa delle Orme.
In “Alla ricerca di una dimensione” poi, si assporano echi di PFM, King Crimson e alcuni stacchi alla Emerson Lake & Palmer, sempre però ben coesi da un sound italico e sufficientemente personale.
All'ascolto, la sequenza dei sette brani dell’album parte con un Prologo molto jazzato con tanto di recitativo iniziale sul modello dei Pholas Dactylus, per lanciarsi immediatamente in un brano che per osmosi successive, coinvolge anche Rock, Psichedelia e qualche accenno di Progressive (“Considerazioni”).
I testi sono molto schietti e coerenti al loro sistema storico di riferimento.
La musicalità è di chiara matrice Rock, ma nobilitata da tutte quelle variazioni necessarie per non renderla monotona.
La voce non sembra essere mai al pieno delle sue possibilità ma con una dizione limpida e ben scandita, cosa non frequente nelle produzioni minori.
Il sound è bene assortito e i duetti tastiere-chitarra raggiungono notevoli picchi di affiatamento.
La ritmica, precisa e potente, imprime all’album un groove che ingloba persino la musica etnica mediterranea (“La ballata del cane infelice”).
Al di là del suo valore artistico però, qualche ragione che relegò Generazioni (Storia di sempre) al più totale anonimato c'era davvero.
Per prima cosa, la modestia della distribuzione e della promozione della Kansas che certamente non giovarono tanto agli E.A. Poe quanto ai loro compagni di scuderia Flashmen e Capricorn College.
Secondo: in un periodo in cui tutte le band facevano qualsiasi cosa pur di esibirsi dal vivo (e le opportunità sicuramente non mancavano) il gruppo dei fratelli Foti preferì starsene più defilato, fallendo così l'obiettivo di crearsi un'audience più ampia.
Terzo: proprio nel momento in cui qualunque musicista tentava di sperimentare nuove contaminazioni per arricchire il proprio sound, gli E.A. Poe si limitarono a proporre - come abbiamo fatto notare poc'anzi - citazioni già abusate se non proprio fini a se stesse. Soluzione che, va da sè, li relegò ulteriormente ai margini di uno scenario in continua evoluzione.
Comunque sia, sarebbe stato interessante assistere al prosieguo della storia ma, una volta terminate le registrazioni dell’LP, il bassista Marco Maggi partì per gli States, il mandolinista Beppe Ronco venne chiamato militare (non dimentichiamoci che all’epoca gli E.A. Poe erano poco più che maggiorenni), e la band ebbe solo il tempo per incidere un 45 giri nel 1975 (“Sharks”, cover del tema dal film “Lo Squalo”) e collaborare come backing band del cantante Luca Simonelli nel 1976. Poi l'avventura finì.
Se aver impedito loro di fare un secondo Lp sia stato o meno un “atteggiamento criminale”, giudicatelo voi. Io penso di si, magari prestando più attenzione alle parti vocali e attualizzando maggiormente i testi. Per il resto, le credenziali c'erano proprio tutte..
Ultima nota: curioso come l'intro di tastiera di Ad un vecchio somigli notevolmente al tema portante di Magic Sadness (1978) degli Antonius Rex. Qui lo dico e qui lo nego.
PS: SE C'E' QUALCUNO DEGLI EDGAR IN ASCOLTO, PER FAVORE SI METTA IN CONTATTO CON ME.
SE POI C'E' QUALCUNO CHE POSSIEDE IL DISCO ORIGINALE (E VUOLE VENDERLO) MI SCRIVA PRIVATAMENTE, GRAZIE.
La mia mail è nel mio profilo in alto a sinistra.
26 commenti :
io questi li conoscevo già fama e se ne diceva un gran bene, come di un segreto dell'underground del pop italiano.
una domanda: ma questi hanno scritto il tema principale de "Lo Squalo"?
Un abbraccio
No, ne hanno fatto solo una cover. Il tema originale è di John Williams.
Ciao Bro'.
Ah mi apreva! Ma allora la copertina del 7'' è una paraculata senza limiti! :D
UN pecato di sicuro....vale il detto: non sempre i migliori riescono...mi sembra un gruppo dagli spunti originali...se il prologo l'avesse recitato un Battiato(per dire)...avrebbe avuto un'altro approcio tutto il disco, che io ritengo tra i più validi in quegli anni...il pop stava "morendo" e forse loro avevano capito che la direzione era un'altra...troppo poco un disco...peccato!
paraculata si! e senza nessun ritegno!
fantastica musica!lo posso ben dire essendo io la groupie del gruppo!una delle numerosissime....ciao a tutti francesca
Non ci crederete ma sono uno degli E.A.Poe
E mi ricordo bene anche della Francesca ( ..Franca ...)
Sentiamoci
Caro saluto a voi tutti.
Inoltre vorrei dire che se quello che ha scrito sopra è uno degli E. A. Poe tanto meglio, quindi vorrei chiedervi informazione sul gruppo, mi piacerebbe tanto sapere il perchè viene scelto quel nome e se c'è qualche rapporto con l'opera dello scritore statounitense. Anche se possibile mi piacerebbe tanto d'avere il testo (non sono italiano e posso capire bene, cmq ci sono alcuni pezzi che non capisco -alcune parole-).
Penso a scrivere un piccolo articolo sullo scrittore Poe e il progresivo.
Grazie mille!
In bocca al lupo!
Questo disco mi capito' molte volte nelle mani rovistando in un negozio di dischi negli anni 80,poi lessi il libro di Barotto corsi a comprarlo...ma non c'era piu'..maledizione!Mi accontento del CD,devo riascoltarlo
...alla batteria Bruno Foti (Lello)allora quindicenne.....
Aggiunto il dettaglio, grazie.
PS: SE per caso qualcuno ha foto o materiale sugli E.A.Poe, per favore si faccia avanti.
Sarebbe davvero bello dare finalmente un volto a questo gruppo.
VI COMUNICO CHE E.A.POE STA PREPARANDO LA REUNION E LA REGISTRAZIONE LIVE DI GENERAZIONI ..
PER INFO USHERB@ALICE.IT
Forse non erano nemmeno maggiorenni, se all'epoca lo si era a 21 anni....
Uno dei miei preferiti del Prog italico, senza dubbio... Tra i primi 20 e migliore di tanti altri più blasonati...Anche l'incisione e il mix sono sopra le righe e permettono di apprezzare meglio ciò che questa band di ragazzini (ad avercene oggi!!!!) ha fatto... Complimenti agli EA Poe che quando avevo 20 anni cullavano alcune serate quando mi piaceva sedermi sul divano, un bicchiere di buon rosso in mano ed il telecomando del mio HI-Fi a portata di mano... E mentre osservavo le mie casse della B&W e le lancette del mio Luxman gruppi come questo ed altri del Prog italiano e non scivolavano via regalandomi sensazioni...emozioni... (tanto per citare la Pentola di Papin!)
Saluti
GRAN BEL DISCO! lo risentito dopo molto tempo e debbo riconoscere che l'intreccio degli strumenti è davvero notevole considerando che eran solo dei ragazzi.ottimi pure i testi davvero un peccato che si sian dovuti sciogliere aempre per il solito problema di non aver avuto un manager alle spalle che li potesse seguire per bene!cosi i talenti si sprecano e gli scemi invece vanno avanti solo perche hanno un santo protettore che li segue!
La ballata del cane infelice e Alla ricerca di una dimensione sono due tra i più bei pezzi di prog italiano senza tema di smentita
Semplicemente uno splendido disco. Secondo me è stato davvero un crimine che non abbiano potuto fare un secondo album. Già questo è ottimo, un secondo lavoro, migliorato e ancor più ispirato, si sarebbe rivelato un capolavoro, anche se per il suo genere forse era un po' fuori tempo massimo, ma chissene... :)
DogmaX
In questo post sono citati i Flashmen, che secondo me sono un gruppo piuttosto interessante. L'album "Pensando" non è assolutamente male: un esempio di prog decisamente melodico, ma di buona fattura. Forse meriterebbe pure un post. Io la butto lì, se J.J. è d'accordo ...
Assolutamente Claudio65. E'una tra le schede storiche che mi sono prefisso di redigere, ma ultimamente "Time is NOT on my side".
Per cui, tra un impegno e l'altro, dovrei trovare il tempo di riascoltarlo, contestualizzarlo, analizzarlo e produrre le mie classiche 2.000 battute.
Anzi, approfitto di questa mia per chiedervi scusa se non sono più "fertile" come qualche anno fa, ma ultimamente molti miei casini si sono sedimentati, e trovare quattro-cinque ore filate per produrre una scheda è diventata un'impresa.
In ogni caso non preoccupatevi: Classic Rock resterà ancora per molto tempo vivo e vegeto, semplicemente più "dilatato" nelle sue nuove proposte.
In sintesi: meglio "poco ma buono" che "tanto ma Renzi".
La lotta continua.
John
scommetto che a RENZI piace ORIETTA BERTI non lo vedo tipo da PROG che ne dici JOHN........aaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhh! U G S
https://www.youtube.com/watch?v=XH0CSzdHwg0
certo pure tu RAVATTO TOPO-RATTO(scherzo eh!) ci vai giù pesante con questo video esilarante su RENZI(E). spero che il ns. caro john si faccia qualche risata!!!ogni tanto bisogna pur ridere poi sui comments siamo fin troppo seri e,talvolta,pure polemici!
ma la musica è arte e li non si scherza!!!
Sui gusti musicali di Renzi: no Orietta Berti: quella piace a Berlusconi, il quale adora anche Claudio Villa e Gino Latilla :-))))))) Secondo me, Renzi è un tipo da Spandau Ballet, Frankie goes to Hollywood ed altra new wave "paninara" di quel (de)genere. La faccia è quella. Forse, nella sua discoteca personale c'è pure un po' di finto-dance elettronica italiana cantata pure in Inglese ... Salvini che adora De André è forse un po' più moderno. Non è dato di conoscere i gusti musicali di gente come Giovanardi o la Santanché, ma lì penso si vada addirittura indietro ai tempi di Carlo Buti ... Il buon Bersani, di sicuro, adora Raul Casadei :-D Il presidente Mattarella, poi, è un mistero che musica ascolti. A me riesce persino difficile pensare che ascolti musica.
Comunque, esperti di progressive rock nel nostro attuale Parlamento e nel Governo, a naso non ce ne sono, ma magari mi sbaglio ... Chissà, forse la Boschi, o magari la Madia ... (è una battuta, ovviamente)
...del resto non essendo dei progressisti non potrebbero amare il progressivo e scusate il bisticcio di parole!
Lavoro discreto, suonato con intensità anche se la voce del cantante non l'ho mai apprezzata più di tanto
Michele D'Alvano
Disco con buoni spunti strumentali e con testi incisivi e sferzanti .
Per un anima e la ballata del cane infelice sono i miei brani preferiti di questo buon lavoro
Michele D'Alvano
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