Formula Tre: Formula tre (1971)

Formula Tre 1971

A un anno di distanza dal loro esordio discografico con "Dies Irae", la Formula Tre si ripresenta sugli scaffali con un nuovo lavoro intitolato semplicemente col loro nome.

Rispetto al precedente Lp, la front cover si presenta più ammiccante e gioiosa con tre musicisti ritratti sorridenti e in buona compagnia, mentre scendono una scalinata a rotta di collo.

Ma non è solo la copertina ad essere spensierata: lo è anche tutto il resto dell'album, questa volta basato esclusivamente su composizioni in lingua Italiana della coppia Mogol-Battisti.

Proprio per questo motivo, "Formula Tre" venne considerato un "album di transizione" tra la precedente fase psichedelica e la successiva virata Prog attuata sia da tutto il gruppo, sia dal solo Radius con il suo primo album omonimo.

Uscito nel giugno del 1971 "l'album giallo" contiene sette brani di cui uno già interpretato da Battisti ("Il vento") e due dai "Dik Dik" e dalla "Flora Fauna e Cemento" di Mario Lavezzi ("Vendo casa" e "Un papavero").

Contrariamente all'ellepì del 1970, qui la mano di Mogol-Battisti è più pesante e tutto l'insieme ne risente parecchio, riconducendo la "Formula" a mero gruppo di accompagnamento del cantante Reatino.

Non mancano tuttavia delle gradevoli soluzioni negli arrangiamenti: da "Il vento" suonata col sitar, alle citazioni Zeppeliniane di "Mi chiamo Antonio tal dei tali..."

Fuori da qualunque contesto progressivo, il disco riscuoterà un ottimo successo, restando a tutti gli effetti uno dei più venduti del gruppo anche grazie alla presenza di due notissimi "classici": "Eppur mi son scordato di te" e la chilometrica "Nessuno nessuno" (undici minuti), poi uscita su 45 giri in formato ridotto e presentata anche in televisione a "Speciale tre milioni" a Santagata di Puglia.

Particolarmente ricca di phatos la cover de "Il vento" (a mio avviso una delle cose migliori dell'album) che, a differenza dell'intepretazione Battistiana, possiede un notevole crescendo strumentale che, una volta sfociato nella "piena orchestra", restituisce appieno il dramma del racconto.

Per il resto, occorrerà aspettare ancora un anno per assistere alla svolta progressive del gruppo e ai suoi straordinari risultati.

FORMULA TRE - Discografia 1970 - 1973: 1970 - DIES IRAE 1971 - FORMULA TRE 1972: SOGNANDO E RISOGNANDO 1973: LA GRANDE CASA

12 commenti :

Gianni Lucini ha detto...

Una domanda. Perchè chiami "cover" la versione della Formula 3 de "Il vento"? L'idea che i brani abbiano un padrone nasce recentemente ed è un'invenzione dell'indiustria discografica. Le canzoni sono di chi le scrive e di tutti quelli che le interpretano. Un tempo si poteva addirittura scegliere quale versione comperare e nessuno pensava ci fosse una sorta di "jus primae noctis" tra gli interpreti. Nel caso de "Il vento" il brano appartiene al repertorio dei Dik Dik che lo fanno volare alto in classifica. Poi diventa di tutti gli alrri, Battisti compreso. Pensa che accade anche per "Obladì oblada" portata al vertice delle classifiche dai Marmalade e solo successivamente incisa anche dai loro autori...

Anonimo ha detto...

Aahh Gianni, arguto come sempre!

Personalmente sono dell'idea che, al di là dell'"esclusività", della qualità e della quantità delle interpretazioni, un'opera appartenga materialmente solo agli autori originali.
Una definizione di "cover" potrebbe essere: "qualunque interpretazione o ri-arragiamento non autorale, successiva alla prima esecuzione". Ok, l'italiano non è ottimo, ma penso che il concetto si capisca. Sei d'accordo?
Per cui in effetti, sarebbe stato meglio parlare di cover dei Dik Dik.
Cos' come, a questo punto "Non è Francesca" della Formula tre sarebbe una "cover" dei Balordi.
E' un bell'argomento, caro Gianni.

Del resto negli anni '60 succedevano anche dei bei pasticci: famoso fu proprio il caso de "Il vento" che i Rokes pubblicarono in Inglese col titolo di "When the wind arises" ma firmandolo "Cassia-Shapiro" (omettendo quindi gli autori originali) e non chiedendo alcuna autorizzazione alla Ricordi.

Gianni Lucini ha detto...

Già. E che dire dei Nomadi che cantano e pubblicano "Noi non ci saremo" senza far capire che è nei fatti la versione italiana di "With A Girl Like You" dei Troggs? Tra l'altro alla stessa canzone attingono anche i Ribelli per la loro versione della Donbackyana "Come Adriano".
E fosse finita qui... Ma la musica è bella per questo o no?

Anonimo ha detto...

Già... però non è raro che gli autori originali s'incazzino.
Senti, sei sicuro che sia proprio "Noi non ci saremo" la cover di "With A Girl Like You"? A me sembra più "Un riparo per noi" (il lato B), ma forse mi sbaglio :-)

Cmq avevo sentito anche un pezzo dei romani Jaguars, "Barbara", che era proprio la traduzione italiana di "Barbara Ann" dei Beach Boys, ma coraggiosamente firmato Cristaudo - Lo Vecchio.
Che faccia tosta, eh?

Cmq se non ce l'hai già c'è un libro molto bello in merito:
Michele Bovi: "Anche Mozart copiava" (Auditorium, Milano, 2004).
In certi punti è un po' esagerato, ma tutto sommato divertente.
Su Zucchero ci sono almeno 10 pagine :-)

Gianni Lucini ha detto...

Scuusa, volevo proprio dire "Un riparo per noi". Si il libro ce l'ho. Ma la teoria è che in musica nessuno inventa niente. L'importante è riconoscerlo.

Anonimo ha detto...

Disco gradevole che posseggo rigorosamente in Vinile insieme a "Dies Irae"! Per ora non ho ascoltato altro della Formula 3... ma presto mi rifarò!

Ciao John!

Anonimo ha detto...

Hai detto bene: "Gradevole".
Direi nulla più e nulla di meno.
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Se mi permetti un consiglio, corri a gambe levate a procurarti "Sognando e Risognando", da molti ritenuto "il vero album Prog della Formula", con cui vinsero tra l'altro, il festival Rock di Rio de Janeiro.
In quel disco, a mio avviso, superano se stessi. Attendo opinione.C i a o .

Anonimo ha detto...

Ciao,
reatino, non aretino! ;)

J.J. JOHN ha detto...

Corretto, grazie mille.

Ekphrasys ha detto...

Per l'Italia del 1971 era già grasso che colava... E parecchio!

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto, molto godibile

Michele D'Alvano

Pietro ha detto...

Anche Alberto Radius ci ha lasciato. RIP