La Locanda delle fate: Forse le lucciole non si amano più (1977)

locanda della fate 01I sette musicisti della Locanda delle Fate (nome preso a prestito da un bordello) si uniscono ad Asti nella seconda metà degli anni '70 e, per certi versi, costituiscono il classico esempio di gruppo giusto al momento sbagliato.

Di fatto, quando uscì il loro primo e unico Lp datato 1977, il Punk e il cantautorato avevano conquistato definitivamente il cuore masse giovanili.

Salvo qualche impennata d'orgoglio poi, anche lo stesso Prog era storicamente agli sgoccioli e gli sporadici tentativi di mantenerlo in piedi si rivelavano per lo più isolati, o peggio, controproducenti.

 
Dal canto suo, anche la ricettività artistica del movimento antagonista si era trasformata contestualmente alle mutazioni strutturali e politiche della società: la Controcultura era entrata in crisi nel giugno del 1976 e aveva ceduto il posto alla pragmatica spontaneità del Movimento del '77.


La stagione dei grandi Festival Pop era finita e la drammaticità degli eventi lasciava ormai pochissimo spazio alle complesse atmosfere del Progressive.

Eppure c'era chi ci provava ancora: dall'America Gianni Leone del Balletto di Bronzo pubblicava il suo primo album solista ("Vero") sotto lo pseudonimo di Leo Nero, i Gramigna rispolveravano il Canterbury, la Pentola di Papin accennava a qualche riflusso classico nel più totale anonimato e i grandi gruppi storici (Banco, Pfm e Orme) stavano prendendo sempre più la via del Pop.


Gli Area e Demetrio Stratos, non a caso, quell'anno rimasero discograficamente silenti e, a questo punto, la "Locanda delle Fate" poteva dirsi realmente l'unico gruppo Prog del 1977, con tutte le complicazioni che ne derivarono.

Capitanata dal terzetto Conta, Gaviglio e Vevey (il primo, tastierista e gli altri due chitarristi), poi integrata da altri quattro componenti tra cui il cantante leonardo sasso, la numerosa band di Asti viene scritturata nei primi mesi del 1977 dalla discografica Phonogram, grazie ad alcuni demo-tapes e senza alcuna pregressa attività dal vivo.Convocata negli studi Polygram di Milano, inciderà nel capoluogo lombardo il suo primo e unico disco dal metaforico titolo di "Forse le lucciole non si amano più", pubblicato in maggio e preceduto da un breve tour promozionale che li porterà anche in Rai.
 
Malgrado lo stile sia decisamente Progressive con ampie tracce di Rock e Canterbury (e quindi come dicevamo, fuori tempo massimo), la produzione non lesinò affatto sul budget: pregevole copertina apribile in stile Roger Dean con foto del gruppo all'interno, incisione magistrale e una produzione artistica presigiosa firmata dal fratello di Vangelis, Nico Papathanassiou, all'epoca anche protagonista della svolta artistica dei Chrisma.
 


locanda della fate 03
A prescindere dal lato tecnico, sin dal primo dei sette brani in scaletta ci si accorge che "le lucciole" è un lavoro sostanzialmente riflessivo. Lo stile è quello del Prog inglese, ma avvolto da una pacatezza tutta particolare che ne rende l'incipit sovrastrutturale rispetto alla sua realtà storica. 
 
I testi invitano l'ascoltatore a rifugiarsi nell'illusione quale unica alternativa all'asprezza del quotidiano e lo stesso protagonista delle liriche, Estunno (contrazione di Estate e Autunno), vive in ciascuna canzone tutte le diverse forme di ripiego su se stesso per estraniarsi dalla materialità e auto-ricompensarsi delle fatiche di una vita difficile.

Si va dal ricordo dell'infanzia ("Profumo di colla bianca") all'evocazione dell'amore giovanile in "Cercando un nuovo confine", per arrivare infine alla voglia di completare le mancanze del proprio passato ("Sogno di Estunno") prima dell'acquisita coscienza di una nuova dimensione spirituale ("Vendesi saggezza").

 

Se vogliamo quindi, un concetto neppure troppo antistorico se preso dal punto di vista della "transizione tra due epoche" ma purtroppo, così formalmente impraticabile che a un pur incoraggiante riscontro di vendite (oltre 5.000 copie vendute) non seguì lo sperato decollo.
In ogni caso, al di là della valutazione storica "La Locanda delle Fate" è assolutamente inscrivibile tra i migliori gruppi di Prog italiano, tant'è che il loro Lp viene a tutt'oggi ricordato come una delle cose più pregevoli degli anni '70.
 

Pur fortemente debitore al prog d'oltremanica e inficiato da una certa pesantezza nei testi, "Forse le lucciole non si amano più" è di una raffinatezza straordinaria e non ci sono parole che possano compensarne il piacere dell'ascolto.
Un vero peccato per la tempistica ma, come dicevano i poeti: "time waits for no one".

78 commenti :

Anonimo ha detto...

Tra gli album italiani più derivativi del prog anglosassone secondo me questo è 1 dei più interessanti......anke se è arrivato terribilmente in ritardo con i tempi.....bella la voce del cantante. Alla polydor, a quanto sembra,puntavano maggiormente su gruppi progressivi di matrice anglo-sinfonica, eh? Effettivamente questo gruppo ebbe sicuramente a disposizione ben altro budget rispetto ai......sensation fix, no? E a pensarci bene anke un album come "Sun supreme" degli Ibis è stato registrato molto bene, segno ke alla polydor un mezzo occhio di riguardo forse lo davano a ki proponeva un certo discorso....Alex77

Armando ha detto...

Flop commerciale dici?
Veramente io ricordo di aver letto che il disco vendette benino, ovviamente nei limiti del rock già di nicchia in quei tempi.
Concordo sulla "raffinatezza" dell'album: una delizia.
Ciao.

JJ JOHN ha detto...

Ciao Armando.
Guarda, Gaboli e Ottone ad asempio sostengono che passò addirittuta "inosservato".Augusto Croce parla di "disinteresse generale". Il più benevolo è il Mirenzi che dice "forse avrebbero meritato qualcosa di più di ciò che hanno ottenuto".
Cmq, ho scritto al tastierista Michele Conta. Vediamo se ci/mi risponde
Io credo semplicemente che, al di là delle vendite, non abbiano ripagato gli investimenti della produzione. Tutto li.

taz ha detto...

Potevano reggere benissimo il confronto con altri gruppi "più blasonati" dell'epoca...io lo trovo pieno e vario di soluzioni musicalmente e anche i testi...il primo pezzo firmato dal pianista classico M. Conta ci apre la porta del mondo fantastico della Locanda delle...favole...In una itw dell'epoca fatta dal giornalista Romagnoli ai componenti del gruppo le loro parole furono:...prima di diventare esecutori...abbiamo ascoltato molta musica di altri gruppi..e quando poi vai a registrare...non la puoi dimenticare con un colpo di spugna...e cmq abbiamo cercato di dare una linea, col rispetto della musica melodica italiana, più originale negli arrangiamenti, in talune soluzioni ritmiche e nei testi...secondo me un pò ci sono riusciti...bella la voce..in crescendo...belle le liriche...ciao

URSUS ha detto...

Un ottimo disco,creato da una splendida formazione piemontese...ma purtroppo arrivato leggermente in ritardo rispeto ai tempi,se solo fosse uscito qualche anno prima avrebbe avuto un altro riscontro di pubblico.

Giampaolo ha detto...

bè non è poi così derivativo quest'album.....è bello!
Ciao!

Anonimo ha detto...

Secondo me le lucciole non si sono mai amate.

Andy

2112 ha detto...

Bello,peccato per essere fuori tempo massimo

URSUS ha detto...

John,su popartx ho intervistato I VOLTI 70...

Anonimo ha detto...

"Forse le lucciole non si amano più" potrebbe essere oggetto di un remake da parte di Apicella, col controcanto del nano Bagonghi.
:-)
(ofvalley)

Cane ha detto...

Ragazzi, non c'entra niente se ha venduto tanto o poco,o se è arrivato in ritardo sulle tendenze. Questa è materia per forchettoni e cialtroni. Ancora oggi dopo oltre 30 anni rimane una delle più belle opere di tutti i tempi. E' un album fresco, delicato, e allo stesso tempo dirompente. Semplicemente emozionante... sempre (senza anni specifici).

JJ JOHN ha detto...

@ Cane:
Che le "Lucciole" possa piacerti o piacere non si discute.
Classic Rock però va oltre i gusti personali dando ad ogni album un valore aggiunto e distinguendosi per questo da tutti gli altri siti.
Ci riesce anche bene considerando le oltre 15.000 pagine viste ogni mese.
Se ritieni questo discorso materia per forchettoni e per cialtroni, dimentica questo sito e vai dove questi soggetti ci sono davvero.

Cane ha detto...

Mi dispiace, ma, non mi hai capito. Non era un offesa personale a nessuno. E non analizzavo un gusto personale. Mi pare che siamo tutti daccordo che, è stato prodotto un lavoro di buon livello. Pertanto cercavo di spiegare, secondo me, che, l'opera in sè, va oltre non solo al gusto personale, ma al falso valore che si rischia di optare, se diamo senso al prodotto legandolo troppo alle mode o alla visibilità che ha avuto o ha nel tempo, o contestualizzando storicamente in un'ottica puramente commerciale. Comunque i numeri non sempre rendono giustizia ai nostri concetti, la stroria è piena di soggetti discutibili, che hanno vantato e vanno molto più che 15.000 adepti. ciao a tutti

JJ JOHN ha detto...

Infatti non sempre la visibilità paga.
Comunque le coordinate analitiche di questo mio lavoro sono molto rigorose. Le ho esposte due anni fa nel paragrafo "Come giudico i dischi" all'interno del capitolo "Un metro di giudizio" che troverai tra i links della prima pagina.
Mi farebbe piacere se lo leggessi e mi dessi un feedback.
-
Chi mi segue da tempo sa che per me, il parametro della "conflittualità" è essenziale nella valutazione di un opera.
In questo senso si cerca di dare ai numeri una loro valenza e una loro qualità.
Il venduto delle "Lucciole" per esempio, mi interessava solo perchè c'è stata una "querelle" storica a riguardo.
A parte l'osservazione non documentata di Armapo, in questo caso era importante sottolineare quanto in quel contesto storico, i nuovi modi di produzione delle discografiche si stessero incentrando più sul rapporto "costo-ricavo", che non su una reale attenzione per il mercato del Pop Italiano.
Se razzoli un pò per il sito, troverai molti spunti di ulteriore dibattito.
Ti ringrazio per la precisazione e... a risentirci.

Cane ha detto...

Come si dice "la legge dei contrasti" stimola il pensiero. Sono felice che ci siamo chiariti. Ti seguirò senzaltro, leggerò i tuoi links (forse è stato un mio limite, non averlo fatto prima). Un abbraccio, e.. a risentirci presto.

Anonimo ha detto...

Ho avuto la fortuna di conoscere Leonardo Sasso nel '98 , durante una jam sassion in un locale all' Argentario. Grande voce. Invito' me e l'allora mia ragazza al suo ristorante a Porto Ercole , e dopo cena ci mostro' foto , articoli , cimeli dell' epoca , raccontando una bella storia di un grande gruppo anni 70 , con una vena di malinconia. Quella sera mi registrò una Tdk D90 con il loro album , mi scrisse i titoli a mano e me la autografò.
Ed era fiero che il disco fosse un must in Giappone.
E mi ha dato l'impressione di non affrontare volentieri le domande sugli altri componenti del gruppo, anche mentre mostrava le immagini di alcune gagliardate fatte insieme all'epoca.
Vabbè , se volte leggere una sua intervista , guardate qua :http://www.braoggi.it/tipi_braidesi/leonardo_sasso.pdf
Nell' occasione , complimenti per il sito che ho scoperto solo ora e un saluto a Leonardo.
Luca (e Debora) Grosseto.

JJ JOHN ha detto...

Grazie Luca per il materiale.
A risentirci presto.

Cane ha detto...

...dopo lunghe aneddoti e riflessioni, mi sono convinto anch'io che, la loro apparizione sulla scena musicale di quegli anni risultava "tardiva". Nonostante ciò, li ascolto da 30 anni, e non mi sono mai accorto di tutto ciò (naturalmente non faccio riferimento al secondo album). E' un po come ascoltare un classico dei Pink Floyd, Genesis, ecc. Ogni tanto mi diverto, consigliando a qualche amico di ascoltare un "CD" nuovo: "La Locanda delle fate":Forse le lucciole non si amano più. La risposta è sempre la stessa: ...sono veramente bravi... Ciao Nando

pino ha detto...

Giu' il cappello ragazzi... vi rendete conto, state parlando ad alta voce in chiesa,liberissimi di farlo, ma attenzione a scomuniche ed anatemi.....LA Locanda non si discute si Ama...si Venera...si Adora...Quando secoli fa ascoltai per la prima volta l'album delle FATE ebbi un orgasmo nel padiglione auricolare... Solo in Italia poteva nascere una musica cosi'...il paese dei musicisti piu' grandi dei poeti piu' illustri ...solo l'Italia poteva partorire LA LOCANDA. E' tale e tanta la profusione di suoni, melodie, cantati,cambi di ritmo,da spiazzare anche il piu'disincantato degli ascoltatori; verebbe da pensare che il disco e' venuto alla luce cosi' tardi perche' i musicisti hanno impiegato 5-o-6 anni nel terminare un'opera d'arte simile....mai ascoltato niente di superiore...GRANDISSIMi....

Anonimo ha detto...

Bellissimo album. L'ho comprato nel 2003. Da allora ho una piccola-grande curiosità che mi tormenta. Mi piacerebbe sapere se e quanto il titolo dell'album e i testi delle canzoni sono stati influenzati dal celebre articolo di Pasolini sulla scomparsa delle lucciole interpretata come simbolo della scomparsa della civiltà contadina.

J.J. JOHN ha detto...

Così a spanne non credo che c'entri molto. Cmq, se passassi il 6/11/10 dalla Progvention lo chiederò direttamente ai protagonisti.
PS: tu ci sei?

Anonimo ha detto...

Purtroppo, temo proprio di no (dannato lavoro!). Grazie comunque per la risposta e l'interessamento. Marco (scusa per non aver firmato il mio post precedente).

rael ha detto...

la cosa che mi ha lasciato stupito (positivamente) ascoltando il disco è un commento di mia madre, che chiaramente non ha la mia preparazione musicale ma non è neanche ignorante in materia...l'ho messo a volume normale in camera, e passando mi ha chiesto "ma è l'ultimo dei Nomadi? bello!". Cioé un disco di 33 anni fa che riesce a sembrare moderno, fresco anche ora...non so quanti dischi dei '70 riescono a non far sentire la loro "età" sentiti ora.

JJ John ha detto...

Oddio, bisognerebbe chiedere a tua mamma a quale periodo dei Nomadi si riferisse il paragone :-)

Comunque vi passo una confidenza: io li ho visti live alla Progvention e dopo circa tre quarti d'ora mi sono sembrati insopportabili.
"Le giostra" e gli ultimi brani (tra cui quello del "coniglio e del cacciatore John")almeno per me sono stati un supplizio: fuori tempo massimo, didascalici, aulici e tra l'altro, neppure troppo ben cantati.

Io credo che se da qui al 2015 vogliamo celebrare al meglio i 40 anni del prog italiano, occorre che certi gruppi o si rendano conto di certi limiti, o si preparino meglio. Sul modello della Prog Exhibition di Roma per intenderci.

Altrimenti si rischia di provocare più danni che benefici.

giody54 ha detto...

è quasi sicuramente l'ultimo vero album prog uscito negli anni 70
Ottimi musicisti ,suono barocco ,per aprezzarlo occorrono piu' ascolti,l'unico difetto,se cosi' si puo'dire,sono le voci che ricordano un po' certi Pooh

Anonimo ha detto...

C'ero pure io a Mezzago....da Roma...
Mi sono piaciuti perchè adoro il disco....
La grossa differenza tra La locanda e gli altri gruppi di quella sera (Garybaldi e Alphataurus) è che la Locanda non aveva ambizioni future ma stava lì solo per compiacere i vecchi e tantissimi fan (anche dal Messico!!!!!!!) e secondo me hanno centrato l'obiettivo.

Certo, oggettivamente bisogna dire che il cantante quella sera non era in auge, per essere buoni.
Se posso dire la mia, penso che in auge non ci sarà più, semplicemente perchè ha fatto altro nella vita e ora è abbastanza tardi per ricominciare.
Però va bene così.
Ho apprezzato più loro degli altri gruppi, perchè hanno capito che era una celebrazione del passato e non un invito al futuro, che sarebbe stato fuori luogo,quella sera.

Poi, insomma, per me i musicisti sono stati bravissimi a ricreare l'atmosfera del disco, e dopo 33 anni non è poco, anche perchè alcuni musicisti non sono gli stessi del 77.
Non hanno cambiato niente, non hanno modificato niente.
Un applauso per questo, perchè avrebbero solo potuto peggiorare.
E chi ha amato il disco era al settimo cielo...e io pure.

P.S. John il brano del coniglio è proprio "la giostra"....brano
meritatamente aggiunto alle Lucciole.

Leonardo

JJ John ha detto...

Ma hai ragione Leonardo. Nel senso del "compiacere i fans" la Locanda ha fatto pienamente il suo dovere.
Per me è stato solo un po' troppo lungo il concerto, ma forse ero anche molto stanco... non sono riuscito a vedere Alphataurus per quello.
Comunque i tipi messicani li ho incrociati! Erano davanti a me al bar che non riuscivano ad esprimersi su quello che volevano e gli ho dato una mano.
Erano fortissimi. Non riuscivo a credere che erano venuti lì apposta.
Ma ti rendi conto del valore del nostro progressivo?

Se però dovessi dare l'Oscar della serata... sicuramente a "Marta Helmuth" dei Garybaldi. Ne hanno fatto una versione intensissima.
Per almeno una settimana io e Marina ce la siamo ricanticchiati rispondendoci a vicenda. Io:
"Hai messo al rogo Marta Helmuth!"
e lei:
"Hai spergiurato che era strega!"

Mi piacerebbe avere un DVd di quella serata.
Esiste?

Anonimo ha detto...

C'è qualcosa su youtube, ma di qualità amatoriale:

http://www.youtube.com/watch?v=0eoqSagCKMU

http://www.youtube.com/watch?v=PXOAK_QaLvU&feature=related

niente di più...
niente Marta Helmuth, mi spiace, per lo meno io non trovo niente.Peccato.

Certo però che la contemporaneità del concerto di Mezzago con quello di Roma è stata quasi imbarazzante...
a Roma c'era il Banco: sapessi che fatica scegliere!
Ho scelto la Locanda perchè credevo sarebbe stata un'occasione unica...invece a quanto pare quest'anno stanno facendo altri concerti al nord e pare che verranno pure a Roma...(vedi il sito ufficiale).

Grazie di questo splendido blog!!!
A risentirci

Leonardo

J.J. JOHN ha detto...

Ciao Leonardo!
Sai, io credo che da qui al 2013 ne vedremo delle belle: prog dappertutto, reunions, concerti, sovrapposizioni e, nondimeno, un bel rialzo dei prezzi del vinile.
Io spero solo che la musica e l'amore per questo stile musicale la facciano da padroni rispetto agli artigli del mercato.
Credo comunque che ce la faremo: dal nord al sud.
Pensa che ho caldeggiato una reunion persino al mio amico Antonello Musso dei Laser!!!

Peccato che non sia stata ripresa quella versione di Martha Helmut di Mezzago.
Quasi quasi chiamo Matthias e chiedo lumi a lui.
Poi ti faccio sapere.

fmasta56 ha detto...

Forse sono un pazzo, ma mi avete talmente trascinato in questo mondo (che credevo scomparso) che ho chiesto al sindaco di Rimini se si può fare qualcosa tipo reunion prog anche qua, magari in modo superlativo (l'organizzazione e le strutture non mancano sicuramente): se son rose fioriranno, vi farò sapere...

fmasta56 ha detto...

Ah, naturalmente questo CD (non ho trovato LP) l'ho comprato subito (su A..zon ne hanno un sacco, di prog italiano! Solo CD, ma i prezzi sono veramente bassi!)

Anonimo ha detto...

scusate, la la voce che si inserisce nella canzone pricipale a contralto della voce solista,è di Roby Facchinetti?

Anonimo ha detto...

E' quello che mi sono chiesto anch'io.
Se ricordo bene, nel cd c'è un brano vicinissimo ai pooh, mi sembra si chiami new york.

JJ John ha detto...

Non so dirti se Facchinetti abbia collaborato o meno con la LdF, ma di sicuro "New York" e "Nove Lune" non compaiono nell'album originale: costituiscono invece di un 45 giri a se stante uscito nel 1978.

Cometa Rossa ha detto...

Mia moglie, invece, mi ha chiesto "ma cosa ascolti? I Pooh?". Il disco è bello tuttavia un pò troppo convenzionale per essere considerato un capolavoro.

rael ha detto...

a me i Nomadi...a CometaRossa i Pooh...in ogni caso suonano moderni..lo stile è quello che è ma non sembra annoiare ancora questo disco...qualche giorno fa hanno passato un pezzo a RadioCapital TV, facendo zapping l'ho beccato e riconosciuto in un istante.

Anonimo ha detto...

Io credo che fossero "particolari" perchè facevano prog ma con un sound e una tecnologia già avanzata, cosa che la maggioranza dei gruppi prog non ha potuto fare: perchè non se la potevano permettere o semplicemente perchè non era ancora arrivata a quel punto.
e poi non dimentichiamo che dietro di loro c'era nico papatanassiou, il fratello di vangelis. non so se mi spiego...

JJ ha detto...

Condivido in pieno il commento dell'anonimo. Bella analisi.

@Rael & Cometa Rossa:
Invece, la mia compagna è stata bravissima: mi ha accompagnato a vederli dal vivo!
Dopo il secondo pezzo si è addormentata, però almeno ci ha provato.
Contropartita: poi mi ha trascinato a vedere i Take That con Robbie Williams....

Leonardo ha detto...

Ma nessuno è venuto a Roma a vedere il loro concerto alla casa del jazz?
Vi siete persi un momento emozionante...perchè veramente di emozione pura si tratta (almeno per me). Leonardo Sasso che non nasconde origini romane era visibilmente emozionato di cantare a Roma per la prima volta di fatto e si è sbagliato più di una volta coi testi, aveva quasi le lacrime agli occhi....un grandissimo comunque.Musicalmente non hanno aggiunto niente se non il pezzo inedito Crescendo, che non mi ha entusiasmato.
Hanno suonato dopo il Tempio delle Clessidre, nuovo gruppo del Lupo "Galifi" del Museo Rosenbach...gruppo che mi è sembrato altamente presuntuoso, pallida imitazione del prog anni 70 e costretto tra l'altro a portarsi appresso l'eredità pesante del Museo....(non hanno avuto il coraggio di stravolgere una nota del lato B di Zarathustra e li ringrazio per questo).
Non me ne vogliano male ma gli anni 70 erano altro, e non basta una copertina a tema.

A quanto pare la Locanda (parole di Leonardo Sasso) farà uscire del materiale inedito sugli ultimi concerti e soprattutto registrerà in studio i brani La giostra e Crescendo che per motivi di lunghezza non hanno potuto inserire nelle Lucciole....sono curiosissimo di cosa uscirà fuori dopo 34 anni...

JJ John ha detto...

Io li ho visti al Bloom di Mezzago e dovrei dire che per la prima mezz'ora sono stati impareggiabili.
Poi personalmente ho avuto un tracollo e mi ha svegliato solo "Marta Helmuth" dei Garybaldi che venivano dopo di loro.
Massimo rispetto comunque!

Leonardo ha detto...

Sì, John, ne avevamo già parlato, qualche commento fa....sono sempre io, Leonardo di Roma, che prima firmavo con anonimo perchè non avevo capito come fare diversamente....poi ho acceso il cervello...e stavo anche io al Bloom (ci sono venuto da Roma), pensa quanto adoro questo gruppo...
a proposito dimenticavo di sottolineare una cosa per me importantissima:
durante le esibizioni live Leonardo Sasso è solito introdurre i brani con un piccolo commento che spieghi il senso generale del testo...brani come Vendesi Saggezza o Cercando un nuovo confine appaiono sotto una luce nuova, credimi.
Per chi fosse interessato sul tubo c'è qualcosa.
A presto John,e magari parliamo pure di altro...

JJ John ha detto...

Insomma: vedo che tra "Leonardi" ci si intende :-))

Introdurre i brani è un super - classico degli anni '70 ed è bello sentirlo fare ancora oggi: specie quando certi concetti potrebbero apparire nebulosi a chi non è avvezzo a quel linguaggio.
Una cosa ad esempio che Vasco non farebbe mai...

Della loro performance di Mezzago io comunque sono felicissimo. Mi ha un po' annoiato a dire il vero, ma forse era solo una questione di tempistica: quando ci sono tre gruppi che suonano non si può costringere un lavoratore che si è svegliato alle sei a stare in piedi sino alle due e mezza per vedersi gli Alphataurus. Cazzo!

E lì veramente me la sono presa perchè "La mente vola" è uno dei miei must.

In ogni caso la sola "A volte un istante di quiete" mi ha riaperto un mondo che credevo perduto.
Se solo ricordo l'esecuzione di quel brano vorrei rivederli ancora mille volte.
Peccato invece per "Non chiudere a chiave le stelle" che non hanno fatto. Chissà mai perchè?
Me lo assaporavo da settimane...

Leonardo ha detto...

Vero. Lì per lì ho interpretato la cosa come logica conseguenza dell'assenza di Alberto Gaviglio e di Ezio Vevey che cantavano il brano originariamente. Mi è parso logico non venisse cantato.
A roma però l'hanno fatto: l'ha cantato Sasso senza il raddoppio della voce. In realtà tutte (o quasi) le contro-voci dei brani sono state saltate a piè pari... evidentemente, a parte Sasso, non amano molto cantare...e quelli che facevano le altre voci originariamente, adesso non sono più con la Locanda. Tutto torna.
Comunque a Sasso gli è venuta bene non chiudere a chiave le stelle....mi chiedo in realtà perchè non l'abbia cantata lui fin dal principio.
A presto John.

andrea ha detto...

Secondo me è uno dei migliori album del prog italiano, senza ombra di dubbio.. Ho acquistato da poco il vinile e devo dire che a differenza di altri album (considerati a dir di tutti i migliori del prog italiano)già dal primo ascolto lascia piacevolmente colpiti..

Anonimo ha detto...

A 52 anni penso si possa scrivere di tutto,con la giustificazione sempre pronta della demenza senile incipiente...

Ebbene,ho ascoltato in quasi 40 anni centinaia di LP,cd,ecc. di tutti i generi,fra cui ovviamente il prog faceva la parte del leone(non Gianni...),ma nessuno,dico nessuno,mi ha lasciato dentro uno status emozionale come quello delle lucciole;ci penso sempre,cerco di essere rigoroso,obbiettivo e"conflittuale",ma dopo 35 anni che lo ascolto non ho ancora trovato il mio "perche'"...

PERCHE'?

Alberto

Anonimo ha detto...

La terapia di oggi è la seguente: "A volte un istante di quiete", "Riding Tigers" and "Apes in Capes" di Slapp Happy & Henry Cow, ancora Henry Cow con "Beautiful as a Moon / Terrible as an army with banners" e "Morning Star", il tutto condito da qualche goccia di Hatfield and the North (Licks for the Ladies, Fol de Rol, Mumps)

Anonimo ha detto...

Da sempre amante del Rock e del Progressive,ho scoperto solo ieri questo ottimo gruppo italiano degli anni '70 e del loro bellissimo Album qui citato.
Ma è da una vita che sento parlare del Gioca Jouer di Cecchetto e di altre sciocchezze.Quanto è strana (musicalmente)quest'Italia!

Erasmo Paone ha detto...

Raffinato, tecnicamente di buon livello, uno dei best ... Ma perché non hanno poi fatto più nulla ? Oggi li metteremmo tra i primo 10 LP PROG italiani , forse allora non gli fu riconosciuto ?

Riccardo ha detto...

Ciao a tutti! Io adoro questo album, specialmente la title track. Porprio riguardo a questa, ogni volta che la ascolto ci sono alcune sezione dei testi che non capisco a cosa si riferiscano. Il tema principale è certamente quello del contrasto tra giovinezza e vecchiaia, con tutto ciò che ne consegue. Ma, ad esempio, nella strofa

"Dove i mostri e i santi crepano
E Dio forse è sceso già,
Due miliardi di occhi in lacrime,
In faccia a quel che riderà."

di cosa si sta parlando?

Marco Verpelli ha detto...

Di parole che metricamente si incastrano bene.
No, scherzo, ma non del tutto... Non sempre quello che viene messo nei testi deve avere senso per tutti. Pe esempio molto di quello che ha scritto Mogol ha senso solo per lui, o per le sue donne...

aliante ha detto...

Aspettiamo che ritorni il sommo maestro vate John, lui sapprà darci un'indicazione.

Marco Verpelli ha detto...

Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno...!

Vediamo cosa ne pensa il nostro anglofono ed anglofilo ospite:

And would not let her be
One of sixteen vestal virgins
Who were leaving for the coast

Che ci azzeccano le vergini e poi perché proprio sedici?

Feeling like a dead duck
spitting out pieces of his broken luck.

Le anatre vive o morte che siano sputano?

Qui mi fermo ed eventualmente aspetto un sondaggio sul verso più oscuro nella storia della canzone.

Riccardo ha detto...

@Marco: Sicuramente la sonorità e il ritmo delle parole sono importanti ma comunicano un'immagine così forte che mi dispiacerebbe se fossero solo un artificio retorico.

Non saprei per i Procol Harum ma, per quanto riguarda i Jehtro Tull, direi che il soggetto della frase non è l'anatra ma il vecchio seduto sulla panchina, protagonista della canzone.

Marco Verpelli ha detto...

Va bene per il soggetto, non pretendo di conoscere tutta la letteratura inglese e le frasi fatte, ma quando mai si è sentito di "feeling like a dead duck"? Continuo a trovarla completamente priva di senso anche se affascinante.

rICCARDO ha detto...

John invece che ne pensa?

JJ John ha detto...

La penso un po' come Fossati. Nel senso che è vero che negli anni Settanta "tutto ciò che era semplice diventava tortuoso e complicato". Ma non fu un male, anzi: proprio il contrario.
Nel senso che finalmente, e mai come allora, il rock tornò ad impadronirsi della sua qualità peculiare: l'immaginazione.

Chi sono le "dodici vestali vergini", e perché mai dovrei sentirmi come "un'antra morta"? Tutte cose che ha spiegato a posteriori la dietrologia, ma vi garantisco che ai tempi non ce ne fregava un cazzo di dove stesse Babaluma. Ci si accontentava giusto di qualche indicazione, e ci si lasciava trasportare dall'infinito. Specie in Italia dove l'inglese non lo capiva nessuno.

Come ha detto Marco è la "fascinazione" che contava. Quella che oggi appartiene solo ad un certo tipo di Rap, che però s'impernia su una musica massificata e ripetitiva.

Questo è quanto mi viene in mente... per ora.

Riccardo ha detto...

Ok ma, non so se avevi letto il mio post poco più in alto, mi riferivo in particolare a questi versi di Forse le lucciole non si amano più:
"Dove i mostri e i santi crepano
E Dio forse è sceso già,
Due miliardi di occhi in lacrime,
In faccia a quel che riderà."
Speravo potessi avere un chiave di lettura per chiarirli un pochino.
Intanto grazie per la risposta!

Zip ha detto...

Anche se è passato un sacco di tempo, ricordo perfettamente la prima volta che li ho sentiti (alla radio). Rimasi molto colpito e, tuttora, credo che i primi 2 brani siano eccezionali.

JJ ha detto...

No Riccardo, non ci arrivo proprio. Ma neppure se scomodassi Verlaine. Immagino solo che, essendo una canzone imperniata sul disincanto, si voglia con quelle parole ridimensionare i miti per tornare ai valori più popolari ed immediati. A quelle "due ali sottili" di lucciola insomma, che basterebbero a tutti per "disinfettarci".
Da cui la certezza che "la luce [...]ci sarà anche al buio" anche là dove i "mostri e i santi crepano"...
Io la vedo così, ma ripeto, dovrei avere la mail di Baudelaire per maggiori informazioni


@ Zip.
Hai ragione: "Forse un istante di quiete" è superba!


Riccardo ha detto...

Ci sta, grazie John. Di tutto il lavoro che fai nel blog, oltre che per la risposta!

UGO ha detto...

JOHN,prima di chiudere per ferie,perchè non mi (e ci) regali una scheda sul disco dei SENSITIVA IMMAGINE gruppo del 75/76 non ricordo bene all'attivo solo questo disco?ho letto che il loro prog era vicino alle atmpsfere dei GENESIS per questo lo inserito qui sopra......uno che non si fa mai i fatti suoi...A U G S

J.J. JOHN ha detto...

Gasp! Sensitiva Immagine? Prima delle ferie? Dovrei andare a ripescare materiale nelle catacombe della memoria. Scusa Ugo ma... me lo ricordi dopo le vacanze? Thx.

UGO ha detto...

OK JOHN CAPISCO CI RISENTIAMO PER DOPO LE HOLIDAYS THX UGS

lightfever ha detto...

sto riascoltando in queste ore il disco "LIVE" uscito all'inizo degli anni 90, registrato, stando ai crediti, in un concerto del Phonogram Mania Tour del 1977... ed ho il sospetto che di Live, forse, ci sia solo la title track... mentre il resto in pratica è la stessa versione del disco, solo con un mix leggermente differente! confrontando le versioni di "Forse le Lucciole..." di questo album e quella del live negli studi Rai si può notare come l'esecuzione sia esattamente la stessa!

a questo punto sono portato a pensare, anche vista l'evidente differente qualitativa fra le presentazioni e le esecuzioni dei brani, che in realtà LIVE altro non sia che sia il demo / premix dell'album a cui sono stati aggiunti degli applausi per dargli un'atmosfera, per l'appunto, di un concerto live...

cosa ne pensate?

Anonimo ha detto...

Il 25 agosto è morto Alberto Gaviglio

Saluti da Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Un disco eccellente !

Raffinato, coinvolgente e magnificamente suonato

L'ultimo grande disco di rock progressivo italiano sinfonico e romantico degli anni 70

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

A volte un istante di quiete, Sogno di Estunno e Vendesi saggezza sono i miei brani preferiti di questo splendido disco !

Michele D'Alvano

rael ha detto...

Le prime frasi di questa scheda son prese pari pari dal libro "Progressive italiano" della Giunti !

JJ John ha detto...

Può darsi, ma io le avevo scritte quattro anni prima.

Anonimo ha detto...

Quindi è viceversa. Questa scheda è del 2009, il libro del "Prog italiano" della Giunti è del 2013. Certa gente dovrebbe stare più attenta a quello che scrive. MArco

rael ha detto...

No, ce l'ho e vedo che la prima pubblicazione del libro della Giunti ("progressive italiano") è del 2007. La prima ristampa del 2011. Direi che JJ si è ispirato :)

J.J. JOHN ha detto...

Rael allude al libro del 2007 di Gaboli e Ottone, non a quello del 2013. Però, dire che io ne "preso pari pari" certe parti andrebbe dimostrato.

rael ha detto...

"Il debutto degli astigiani Locanda delle Fate è un classico esempio di disco giusto al momento sbagliato, poichè esce quando le lunghe suite e le contaminazioni classico-progressive sono ormai malviste dalle nuove generazioni" (Giunti)

"I sette musicisti della Locanda delle Fate si uniscono ad Asti nella seconda metà degli anni '70 e, per certi versi, costituiscono il classico esempio di gruppo giusto al momento sbagliato.
Di fatto, quando uscì il loro primo e unico Lp datato 1977, il Punk e il cantautorato avevano conquistato definitivamente il cuore masse giovanili." (JJ).

Saranno coincidenze :)

JJ ha detto...

Innanzitutto io sono stato molto più circostanziato. Ma poi cosa vogliamo? Far nascere la Locanda delle Fate a Verona? Dire che "Le Lucciole" era un album perfettamente coerente col suo tempo storico? Rael lascia perdere.

Anonimo ha detto...

A parte una somiglianza formale peralto comune a molti interventi su questo gruppo, affermare per iscritto che "Le prime frasi di questa scheda son prese pari pari dal libro "Progressive italiano" della Giunti !" è da querela. JJ io ci penserei. Marco

rael ha detto...

Marco ma perché non la smetti? Prima di querelare me deve querelare quell'altro blog che ruba i suoi articoli e manco cita la fonte! E comunque fatti i cazzi tuoi, vivi campi cent'anni!

Leptone Errante ha detto...

E' un album che ascolto sempre volentieri e ritengo raggiunga vertici alti di lirismo. Non essendo un esperto mi incuriosisce il riferiemnto alle influenze subite dalla Canterbury scene.
Vorrei chiedere quali altri gruppi di prog italiano possono essere accostati a Canterbury.
Buona serata

J.J. JOHN ha detto...

Ciao Leptone Errante.
Canterbury e il nostro prog anni '70 provenivano da due mondi completamente diversi. Uno nordico e immaginifico, l'altro mediterraneo e pragmatico. Difficile accostarli, sia musicalmente che concettualmente. Forse, il gruppo prog anni 70 che più accarezza Canterbury sono gli Errata Corrige di Sigfried. poi, dovremmo spostarci verso il freak-jazz e allora ti direi sicuramente Living Life: Let: from experience to experience (1975). Dimmi se sei d'accordo.
JJ