Antonius Rex: Zora (1977)

antonius rex zoraNel 1977 gli Antonius Rex sono una realtà da ormai tre anni, pur senza aver mai immesso alcun disco nei normali circuiti discografici.

Il loro unico album “Neque semper arcum tendit rex” infatti, una volta rifiutato dalla prestigiosa Vertigo, dovette essere stampato in sole 400 copie e distribuito privatamente lasciando così il gruppo alla periferia del mercato e praticamente sconosciuto al pubblico.

Il tutto, sino a che il trio Bartoccetti-Norton-Goodman capitò sotto l’ala protettrice del produttore israeliano Emanuele Daniele, il quale affascinato da “Neque arcum...” trovò loro un contratto per la Tickle Records e li portò in studio per registrare quello che sarebbe stato il nuovo album “Zora”.

Naturalmente, dopo tre anni di silenzio si presume che la band fosse ben felice di tornare in studio con nuove idee e con altre potenzialità rispetto a quelle della Darkness, ma sicuramente l’entusiasmo non durò molto.
D fatto, la fretta di finire il lavoro da parte di Daniele, superò in molti casi la sua predisposizione artistica per la band, facendola incidere in maniera poco accurata e imponendo scelte per nulla condivise dai suoi artisti.
La prima fu senza dubbio quella di pubblicare una seconda edizione di “Zora” con tanto di brano inedito (“The gnome”), per sfruttare l’onda della sopraggiunta morte di Goodman, cosa che Bartoccetti e la Norton ritennero poco opportuna e men che meno rispettosa.

La seconda fu la scelta della copertina della prima edizione di “Zora” che lo stesso Bartoccetti reputò a posteriori “una puttanata” e ancor meno condivisa fu l’imposizione del Daniele di riprendere materiale già edito (“Morte al potere” già incisa come “1999: mundi finis” dagli Invisible Force e “U.f.d.e.m.” dagli Jacula), quando con ogni probabilità il gruppo avrebbe preferito fare cose nuove e con ben altre progettualità.
Non a caso la prima uscita di “Zora” conteneva in allegato un inserto cui si dichiarava che il “progetto Antonius Rex” avrebbe dovuto comprendere ben otto dischi, cosa che avallava sicuramente l’esistenza di un programma a lungo termine.

antonio bartoccettiIn ogni caso, come ammette lo stesso leader Antonius, “Zora fu un disco affrettato, fatto per soldi e neppure troppo raffinato perchè in fondo quello che ci importava era terminarlo per intascare la seconda parte dell’acconto” (fonte: http://francescofabbri. altervista.org/jacula/) e putroppo così fu.

In effetti all’ascolto non è difficile percepire non solo una certa rilassatezza tecnica, ma anche una svogliatezza intellettuale e figurativa: niente più disperate grida di aiuto, demoni che escono minacciosi da ville in disarmo, streghe insaziabili che si nutrono di cadaveri e medium che dettano ai vivi le partiture dei morti.
Giusto un esoterismo di maniera e per giunta, aggravato dal drumming semplice e lineare di Albert Goodman che in molte parti del disco contribuì a rendere il sound del gruppo un’innocua fotocopia dei suoi tempi più dark.

A questo proposito si distingue per indolenza “The gnome”, la cui struttura pare quasi un esercizio di stile: cassa ribattuta, riffs overground di tastiere sul modello della sexy-music, vocalità talmente sintetiche da rasentare quelle dei Kraftwerk e una ritmica che avrebbe intristito persino il più modesto degli allievi di Moroder.

Meglio sicuramente i recitativi di “Necromanncer” che almeno rimandano l’ascoltatore ai fasti passati, pur se decisamente poveri rispetto a quel potere evocativo degli Jacula che a suo tempo affascinò poche ma selezionate persone.

antonius rexLe sole “Spiritualist seance” e “Zora” restituiscono qualche meraviglia lontana riportando il duo Bartoccetti-Norton a ciò per cui era nato: lunghe litanie di tastiere spolverate di percussioni, effluvi di effettistica, accorati recitativi femminili che paiono affiorare dall’aldilà e invocazioni ammantate da sonorità tenebrose che solo gli Jacula ci avevano fatto sentire sinora, pur se riproposte col beneficio del ricalco.

La conclusiva “Morte al potere” sarebbe diventata un must del gruppo ma, trattandosi del terzo remake, cominciava già ad essere troppo abusata risultando infine una sorta di “ultimo appiglio” per la creatività degli autori.

Infine, è davvero curioso rilevare che, esattamente come il progressivo italiano stava ormai scendendo definitivamente la china, anche la coppia Bartoccetti-Norton stava imbroccando la stessa parabola discendente pur non essendone mai stata coinvolta direttamente.

Ciò a dimostrare che per quanto isolati si possa essere, le tensioni sociali e un ambiente fertile e ricettivo sono pur sempre l’humus per la creatività di un artista.
E’ vero che il silenzio è il “regno dei morti” ma forse ogni tanto, anche i morti si annoiano.

8 commenti :

Roby ha detto...

Caro J J John,
Volevo complimentarmi con te per l'ottimo sito, da sempre un punto di riferimento per me che adoro il rock progressivo italiano. Niente da aggiungere a questa tua puntuale recensione, anche io considero questo disco sotto tono rispetto al resto della produzione degli Jacula/ Antonius rex, persino inferiore all'altro disco "disconosciuto" da Bartoccetti, Ralefun.
E cosa mi dici dell'ultima produzione di Antonius Rex: io ho ascoltato parecchio Per Viam e, sebbene ormai la sua musica non sia più rock progressivo, l'ho trovato un album interessante e pieno di suggestioni, dark come e più di sempre. Mi sembra che, comunque la si voglia pensare, l'anima nera dell'oscuro sacerdote Bartoccetti sia ancora viva e vegeta...

PS- Nel blog che ho inaugurato recentemente, Verso la Stratosfera, ho linkato spesso per notizie ed approfondimenti sugli artisti al tuo blog, spero non ti dispiaccia...

Tanti saluti e davvero complimenti per questa enciclopedia le del Rock Progressivo Italiano

Roby ha detto...

Mi son mangiato un pezzo... Intendevo:
Tanti saluti e davvero complimenti per questa enciclopedia VIRTUALE del Rock Progressivo Italiano

Pardon

JJ John ha detto...

Grazie Roby x i complimenti, linka pure tranquillamente.
Mi spiace, ma dopo Ralefun ho perso le tracce del buon Antonius.

taz ha detto...

Regalo il CD Ralefun...chi fosse interessato mi contatti...Ciao

JJ JOHN ha detto...

Io Io, grazie!

taz ha detto...

...o Belin...lo devo cercare...ma se lo trovo è tuo JJ....ho Albergo intergalattico se vuoi...ciao

JJ ha detto...

Albergo Intergalattico Spaziale? Certo come no! Ri-Grazie.

PS: C'è il mio angioletto custode che mi sta dicendo :"John, fai davvero schifo!".

Anonimo ha detto...

Questo disco non mi piace per niente .

L'ho sempre trovato patetico e musicalmente noioso .

Michele D'Alvano