Trip: Time of change (1973)

trip time of change 01Da come si evince dal titolo, anche per i Trip è tempo di cambiamenti.
Dopo un album d'esordio psichedelico ("The Trip"), un monolite del Prog Italiano ("Caronte") e un disco straordinario e complesso come "Atlantide", il terzetto entra nel primo anno della Controcultura con grandi velleità di rinnovamento artistico.

Per prima cosa, abbandona la storica discografica RCA per passare alla più intima Trident Records di Milano: una mossa apparentemente azzardata, che però ebbe le sue concrete motivazioni .

Infatti, se è vero che la multinazionale americana offriva maggiori garanzie distributive e una superiore solidità economica, è anche noto che ormai i suoi dirigenti si stavano interessando sempre di meno al Progressive, spingendo i suoi artisti verso scelte più melodiche e redditizie.
La Trident al contrario, più avvezza alle produzioni d'avanguardia, lasciò ai Trip un ampio spazio di manovra, al punto che il loro quarto lavoro "Time of change", riuscì a restituire appieno tutte le loro nuove idee musicali.

La seconda mossa, stette invece nel contaminare il loro vecchio sound con cospicue iniezioni di Jazz , dando così vita ad un'opera dinamica e completamente diversa dalle precedenti.

Che "Time of change" contenga delle novità, è evidente sin dalla buffa copertina "ornitologica" raffigurante i tre musicisti intenti a migrare verso altri lidi. Poi, appena appoggiata la puntina sui solchi, la nostra aspettativa si esaudisce nella lunga opening track, "Rhapsodia" (20 minuti) che sintetizza al meglio quasi 3 anni di Progressive europeo.

Il suo attacco è un chiaro tributo a Close to the edge degli Yes e dopo un passaggio alla Didier Malherbe, sfocia in un impressionante compendio di citazioni: ELP, ancora Yes, Pfm, Gentle Giant, New Trolls (qualche parte cantata fa tornare alla mente "Ti ricordi Joe"), autocelebrazioni corali sullo stile di "Fantasia", swing, musica classica e ancora quanto più nobile possa esserci nel panorama Pop dei primi anni '70.

trip time of change 02Malgrado l'ampio ventaglio di stili e lo stretto alternarsi di pieni e di vuoti, il groove complessivo è estremamente omogeneo ed equilibrato e non tradisce alcun calo nell'esposizione.

Le sonorità sono variegate e infondono molteplici coloriture al brano fino a farlo sembrare un vero e proprio "affresco Prog": dall'Hammond modificato di Vescovi (che pare non possedesse un moog e quindi torturasse il suo strumento fino a ricavarne i suoni più impensabili), alle azzeccate pennellate percussive di Chirico, sino alle incisive linee di basso di Andersen che si commiata così dal nostro paese nel migliore dei modi.
In altre parole: un ennesimo gioiello di musica Progressive targato Trip.

La seconda facciata, è invece tutta patrimonio autorale di Joe Vescovi (solo "Rhapsodia" era stata composta in coppia con Andersen) e si apre con "Formula nova": un vulcanico quanto complesso brano di quasi cinque minuti, a mezza via tra un boogie-rock e un acid-blues, supportato da una ritmica incessante che finisce un po’ con lo stordire l'ascoltatore.

trip time of change 03"Formula Nova" verrà scelto come lato B dall'unico 45 estratto dall'album e fiancheggiato sul lato A da "Corale": un elegante pezzo dal sapore barocco che, pur nella sua complessità, è sostanzialmente il brano più comunicativo dell'album.

Sempre sul lato cadetto troveremo poi "De Sensibus" (una dimostrazione di bravura di Furio Chrico che segna un ritorno alle sonorità del 1970, ma in forma molto più stridente e aggressiva) e un "personnel" finale di Vescovi ("Ad libitum") che fotografa perfettamente la bravura del tastierista, ma lascia trasparire un'eccessiva autoreferenzialità.
Dunque, a parte "Rhapsodia" che da sola vale tutto l'album, il "grande cambiamento" dei Trip non si completa.

A parte lo strapotere di Vescovi, è chiaro che le soluzioni adottate pecchino in gran parte di frammentarietà, minando così alla base quella che dovrebbe essere la coesione di un gruppo rock.
Si scioglie così (e comunque con gran dignità) una delle formazioni chiave del Pop Italiano. Andersen tornerà in Inghilterra, mentre ritroveremo da una parte Joe Vescovi negli Acqua Fragile e nei Dik Dik e dall'altra, Furio Chirico negli Arti e Mestieri.
Senza malinconie e nessun dubbio: massimo rispetto ai Trip.

THE TRIP - Discografia 1970 - 1973:
1970 - THE TRIP
1971: CARONTE
1972: ATLANTIDE
1973: TIME OF CHANGE

13 commenti :

Anonimo ha detto...

Mai digerito del tutto questo disco, meglio i precedenti, più freschi, forse anche immediati ma qui non si capisce più dove il trip va a finire. E' perchè non si può mica sempre volare eh! Prima o poi si deve pur atterrare da qualche parte, sembra come se Vescovi abbia tentato un atterraggio di fortuna. Boh

Andy

Anonimo ha detto...

A proposito, bellissima la foto centrale, dove l'hai presa?

Andy

Anonimo ha detto...

Dei trip ho ascoltato solamente il primo del 1970. Forse ingenuo in alcune parti, ma sicuramente ha fatto da apripista per il prog italiano.
Questo mi manca, ma son curioso di sentirlo, anke per furio chirico, che ho ascoltato su tilt degli arti e mestieri........ke dire un "mostro della batteria". Ma siam sicuri ke ha solo 2 braccia e 2 gambe?
Saluti alex '77

Giampaolo ha detto...

Vabbè "Atlantide" non mi sembra così straordinario come album e quest'album lo devo riascoltare...si la suite iniziale non sembra malvagia......comunque mi sembra che Chirico non sia mai entrato nei Dik Dik, mentre Vescovi per qualche mese si. Cioè Chirico è entrato subito negli Arti e Mestieri.
Ciao!

J.J. JOHN ha detto...

@ Andy
E' una cartolina promozionale che si trova anche sul sito ufficiale dei Trip:
http://thetrip.altervista.org/history.htm

@ Giampa:
Perfetto, Grazie.

Anonimo ha detto...

un disco sottovalutato, meglio di Atlantide, secondo me...

Luciano

Anonimo ha detto...

Lo devo risentire...a dire il vero non mi ha mai entusiasmato tanto; ma proverò a riascoltarlo seguendo i tuoi commenti critici.
(ofvalley)

taz ha detto...

20 minuti e poi....ci sono racchiusi i pregi e i difetti dei Trip, della carriera dei Trip, c'é tutto quello che hanno fatto e avrebbero potuto fare...secondo me un grande gruppo dove si sono alternati dei grandi musicisti, in questo disco non mi piace il cantato in UK, il resto si.... quando "sfiorano" il jazz....a parte che Joe potrebbe suonare e sfiorare qualsiasi genere musicale, anche quello "pastorale", talmente bravo....di Chirico ho una venerazione, lui é bravissimo anche adesso!!!!!...come dici tu max rispetto per i TRIP.

taz ha detto...

....me lo sono ri-ri-ascoltato, gran disco!!!!...ha delle cose straordinarie, per me, loro suonano da DIO!!!!...grandi grandi.ciao

giody54 ha detto...

Dei 4 lp questo è quello che mi piace meno,anche se ho provato a riascoltarlo piu' volte,sara'anche per il fatto che amo poco il Jazz Rock...comunque sono pur sempre i Trip..e questo mi basta

enrico ha detto...

concordo in pieno con la tua scheda: ho appena riascoltato Rapsodia e vedo che tu hai individuato molti più riferimenti di me (io ero arrivato agli Yes, al jazz, allo swing e ai new Trolls...). la cosa che mi piace di meno è forse la copertina e anche un po' il pezzo finale perchè sembra più di un solista che di un gruppo; certo che rispetto al primo disco sembra passato un secolo!
ciao

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto anche se stilisticamente frammentario ed eterogeneo

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Comunque, disco musicalmente raffinato e ottimamente suonato .

Rhapsodia è un brano davvero notevolissimo .

Michele D'Alvano