Quella vecchia locanda: Il tempo della gioia (1974)

quella vecchia locanda 01CI SCRIVE ANCORA MASSIMO ROSELLI (Tastierista dei Quella Vecchia Locanda): UNA PARTECIPAZIONE CHE CI RIEMPIE DI GIOIA ED E' PER TUTTI NOI UN GRANDE ONORE.
GRAZIE MASSIMO. Stay always with us :-)


 Dopo quasi due anni di silenzio discografico, ma controbilanciati da una robusta attività dal vivo (Controcanzonissima, Gualdo Pop, Piper Club, Festival d'Avanguardia di Napoli), il sestetto romano dei "Quella vecchia locanda" si ripresenta in sala d'incisione nel gennaio del 1974 per produrre quello che sarà l'ultimo album della loro carriera: "Il tempo della gioia".

Rispetto al disco d'esordio non ci sono più l'eccentrico violinista Donald Lax, tornato negli States e Romualdo Colletta sostituito per motivi tecnici.
Arrivano invece Massimo Felice e Massimo Giorgi, quest'ultimo proveniente dal Ritratto di Dorian Gray del futuro Goblin Claudio Simonetti.

Pur restando sempre all'interno della stessa struttura discografica, cambia anche la label del gruppo che questa volta incide direttamente per la RCA, essendo la sua sussidiaria Help fallita per dissesti finanziari. Per inciso, "Il tempo della gioia" sarà uno degli ultimi album progressive prodotti dalla multinazionale americana, ormai molto più interessata a generi più vendibili, alla fusion e all'elettronica.
Rispetto al primo album, non mutano l'ispirazione ai grandi compositori barocchi (Corelli, Vivaldi e Bach), la grande raffinatezza esecutiva e uno spiccato gusto di ricerca verso nuove sonorità.

E' molto diversa però l'impostazione generale del sound.
quella vecchia locanda 02L'elettricità creativa e il gusto Hard-Prog del 1972, lasciano il posto una maggiore ortodossia ed a una certa sobrietà negli arrangiamenti, riscontrabile per esempio nell'assenza del raddoppio sulle voci e nella latenza di suoni elettrici. Una mancanza questa, che lasciò interdetti molti fans che giudicarono l'album freddo e distaccato.

In effetti, da un lato è vero che senza la follia creativa di Lax e l'entusiasmo dei primi tempi, la temperanza dei brani si irrigidì. Tuttavia - ricorda per Classic Rock il tastierista Massimo Roselli - è anche assoldato che la RCA intervenì pesantemente sulle matrici originali (per ordine dell'allora direttore Michelini), snaturando non poco la consecutio originale dell'opera.
Inoltre, esattamente così come nell'album omonimo, anche in questo caso le parti vocali non riuscirono ad amalgamarsi omogeneamente all'impasto timbrico a causa di un missaggio a dir poco opinabile.

Musicalmente, nei primi due brani le citazioni classiche sono davvero ridondanti ("A forma di…") e, perlomeno per i primi 10 minuti, il disco non riesce a decollare se non per la splendida intro di pianoforte di Massimo Roselli.
Senza essere malevoli quindi, potremmo tranquillamente asserire che tutta la potenza del disco si concentra nei quindici minuti del binomio "Il tempo della gioia" e "Un giorno un amico". Solo in quell'arco di tempo infatti, la band viaggia a pieno regime e viene realmente da chiedersi come mai quella passionalità non sia stata estesa a tutto l'album.
quella vecchia locanda 03La title-track ad esempio, è splendida: un'avvincente mistura di sonorità classiche e contemporanee in cui barocco e moderno si fondono agilmente in una narrazione che include stacchi poliritmici, calcolate disarmonie e frammenti vocali che ricordano a tratti il più sanguigno Rovescio della Medaglia (es: La Bibbia).Le sonorità sono varie e ricercate e risulta chiaramente percepibile il buon feeling del gruppo: nulla è fuori luogo e il solo l'ascolto di questo brano, vale tutto l'album.
"Un giorno, un amico" è giocata invece su tematiche più intimiste ma con grinta è spregiudicatezza: segno che i QVL avrebbero avuto ancora molto da dire.

Purtroppo, la prevalenza di brani meno incisivi e una pessima promozione discografica , penalizzarono l'album sia in termini di vendite che di conflittualità, provocando infine lo scioglimento definitivo della band.

A questo proposito racconta sempre Roselli:
"La Rca sperimentò su di noi una nuova linea di promozione: non fare nulla.
A promuoverci dovevano pensarci le radio mandandoci in onda. [...] Sarebbe stato necessario quantomeno andare nelle radio specializzate per far conoscere la nostra filosofia musicale.
"
e ancora, senza troppa ironia:
"Ho letto su alcuni siti che QVL si è sciolta per dissapori tra i suoi componenti: nulla di più falso. La ragione, in verità, è più terra-terra. Dobbiamo ringraziare l'austerity che in nquel periodo fu adottata dall'allora governo per il risparmio energetico. Il fine settimana c'era il blocco del traffico e i locali che ingaggiavano i gruppi lavoravano meno. Fu, in effetti, un problema economico."

In ogni caso, era chiaro che la ricettività e la composizione del pubblico erano cambiate rispetto a quel lontano 1972 quando il gruppo infiammò le platee del Festival di Villa Pamphili.
Forse, anche il concetto di "gioia" si stava inesorabilmente trasformando.


QUELLA VECCHIA LOCANDA - Discografia 1972 - 1974:
1972: QUELLA VECCHIA LOCANDA
1974: IL TEMPO DELLA GIOIA



rock progressivo italiano

26 commenti :

taz ha detto...

Qui ho poco da dire:..nel mio testamento c'è questo disco che mi deve seguire nell'aldilà...oltre a un KG. di spaghetti e un vasetto di pesto!....JJ perchè non fai una classifica con i tre dischi che ognuno di noi si porterebbe....di là da quella parte???ciao

J.J. JOHN ha detto...

Si Ok, ma non si potrebbe trovare una motivazione un po' più allegra?

Anonimo ha detto...

E fai una classifica con i tre dischi ke ognuno di noi porterebbe su un isola deserta con una stangona alta 1 metro e 80, okki kiari, capelli biondi e un bel seno prosperoso......no? Questa mi pare una motivazione PIU' ALLEGRA....alex77

JJ ha detto...

Si così va meglio, ma io non saprei.
Tre sono pochi, ma sarebbero pochi anche cento.

Anonimo ha detto...

Un giorno, un amico mi disse, Ah! Ti piace il prog! Però non conosci ancora niente, puoi iniziare da quello che vuoi, il negozio dove eravamo era ben fornito, e per 32 mila lire ( un capitale per me ), mi fece comprare il tempo della gioia. Dimmi cosa ne pensi poi, era un amico dei tempi dell'asilo che a distanza di 15 anni mi riconobbe e rinacque un'amicizia, ascoltava buona musica e suonava la batteria. Rimasi contento dell'acquisto, volevo dirglielo (all'epoca il cellulare non ce l'aveva nessuno). Qualche mese dopo girando con la mia bici mi sono imbattuto in un manifesto mortuario. Un Giorno, un Amico a soli ventidue anni se ne andò, e quel disco ma quel pezzo soprattutto non l'ho più ascoltato, non ci riesco, mi scuso anche se non comparirà nelle mie recensioni. Parte del mio blog è dedicato a lui ed è soprattutto per questo che è ancora in piedi, altrimenti l'avrei chiuso da tempo.

Andy

JJ ha detto...

E allora dedichiamo questo post al tuo giovane e sfortunato amico.
Il fatto che siamo qui a parlare insieme, è anche per merito del suo gesto e delle sue attenzioni.
JJ

Anonimo ha detto...

Cercando comunque di lasciare da parte le emozioni, ricordo che era un buon disco davvero, certo non tra i migliori del prog italiano, ma credo ben suonato con una virata più jazz del precedente. Forse la voce in alcuni punti non mi piaceva. Prima o poi lo riascolterò, ma non so quando.

Andy

taz ha detto...

...all'epoca la critica fù molto severa(ciao 2001 lo stroncò..) e la RCA non andò più in là del dovuto per la sua promozione...il prog se ne stava andando...io lo trovo meglio adesso di qualche anno fà...bella copertina...Villa Pamphili è il giusto tributo a un posto e ad un'epoca che non torneranno più...bravo Bianchi col sax e bravo Filice al violino...tutti comunque suonavano bene...a me piace più dell'omonimo perchè lo trovo più jazzato è complicato strutturalmente..ciao

JJ ha detto...

Se proprio devo essere sincero, fatta eccezione per "Il tempo della gioia" a me questo disco non piace.Lo trovo per molti versi ridondante ed eccessivo.
Infinitamente meglio il primo.

Iskretta ha detto...

Ciao John,

a me questo disco piace proprio perché è a tratti ridondante e - diciamolo - anche decadente.
Non ho mai potuto far a meno di pensare che il titolo fosse in qualche modo ironico, l'album è pervaso da una malinconia di fondo che trovo estremamente attraente e che costituisce in parte la sua bellezza.

Un abbraccio,
Isk

PS. Se decidi di far il sondaggio proposto da alex assicurati per cortesia che ci sia una degna alternativa alla bonazza bionda.. il prog è apprezzato anche dalle signore - poche, molto poche, ma ci siamo anche noi! ;-)

Iskretta ha detto...

Quasi dimenticavo: se io ti mandassi una e-mail all'indirizzo che c'e' nel tuo profilo di blogspot tu risponderesti? :-)

Sempre Iskra

taz ha detto...

...sto ascoltando "un giorno, un amico"...lo trovo un pezzo di una straordinaria bellezza, la parte musicale è incredibile...è un pezzo "SPESSO" e "INTENSO" come pochi...1974. ciao

J.J. JOHN ha detto...

@ Iskretta:

I QVL hanno fatto proprio due dischi diversi e, a mio avviso, la scelta intimista del "Tempo della gioia" fu portata avanti anche per esplorare altri territori e saggiare un altro tipo di pubblico.
Non contesto ovviamente la loro decisione, così come non posso oppormi ai gusti soggettivi ma forse, sarebbe stato meglio per loro se avessero proseguito il discorso del primo album.
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Se voi volete fare una classifica tipo quella proposta a Alex, fate pure (bonazza bionda a parte che che è off-topic).
Io, ripeto, me ne tengo fuori.
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Mandami pure una mail. Ti risponderò con piacere.

Anonimo ha detto...

Ue io stavo a scherzà.....alle bonazze preferisco nettamente una donna acqua e sapone ke arrossisce se gli fai un complimento, ke apprezzi la semplicità della vita e sappia dare e ricevere in amore....ecco semmai scapperei con una donna così su un isola deserta....lo so JJ sò fuori tema, ma ci tenevo a precisare... alex77
buona giornata a tutti i naviganti

Skop's ha detto...

Questo gruppo mi piace moltissimo, ma reputo l'album omonimo un gradino sopra rispetto a questo.
Per altro non concordo sulla recensione (non per come è scritta, ci mancherebbe) su qualche punto. Secondo me le canzoni "ridondanti" come 'A forma di...' elevano di molto il valore di questo album. La title track invece non mi ha proprio ispirato. Il testo e la melodia di Villa Doria Pamphili sono splendidi secondo me :-D
Concordo sul fatto che l'album è veramente malinconico (molto di questo è dovuto all'ottimo violino) e che il titolo pare appunto un po' uno scherzo.

JJ JOHN ha detto...

Hy Skops: vai davvero controcorrente.
Normalmente tutti i critici salvano quest'album per la title-track (me incluso, in quanto la reputo la "summa" migliore delle cose che han fatto).
Il mondo è bello perchè vario.

massimo ha detto...

Ciao a tutti, sono il pianista ridondante di QVL.Il disco fu stampato non nella versione integrale.. alla RCA ci misero le mani tagliando i brani( ordine dell'allora direttore Michelini). Devo correggere alcune inesattezze: Donald andò via dal gruppo perchè tornava in Usa e Aldo Coletta fu sostituito per ragioni tecniche. La Rca sperimentò su di noi una nuova linea di promozione: non fare nulla e a promuoverci dovevano pensarci le radio mandandoci in onda.Ci dettero anche una manager che, se non ricordo male, poco fece. Sarebbe stato necessario quantomeno andare nelle radio specializzate per far conoscere la nostra filosofia musicale. Eravamo un gruppo assortito, con 3 elementi di provenienza classica (per questo a volte si ridondava). Mi scuso per l'intrusione e vi saluto ringraziandovi dei vostri commenti. Massimo Roselli

J.J. JOHN ha detto...

Grazie Massimo,
chiaramente il "ridondante" era inteso bonariamente e non riferito a te personalmente. Ci mancherebbe.
Cmq, ho perfezionato la scheda in base alle tue osservazioni e sarei anche lieto se mi scrivessi personalmente per fare quattro chiacchere (la mia mail è nel mio profilo).Ci terrei molto.

Intanto, grazie davvero da tutti noi per il lavoro che avete svolto.
Personalmente, ti confido che "Sogno risveglio e.." è uno dei brani che riascolto più spesso e che apprezzo di più di tutto il prog italiano.
Abbraccio.
JJ John

taz ha detto...

...caro Massimo ti stringerei la mano e ti abbraccerei a lungo per i dischi che avete lasciato a noi..."posteri"...Io dico solo che eravate veramente pregni di talento..e non voglio fare un torto a nessuno se dico che tu di talento ne avevi da vendere!!!...e poi suonavi di schiena come un'altro grande: "Archie Sheep"...piano-mellotron-moog-spinetta-hammond-organo...mamma mia!!!..ma e vero che il nome deriva da una Locanda per viandanti vicino a Roma?...Si parla di un favoloso concerto al Festival dell'amicizia nel lontano '72 che fece strabuzzare le orecchie a tutti i critici e "ascoltatori"...QVL fù il solo gruppo che nn sbagliò una nota...dagli amplificatori usciva un suono cristallino e variegato...dal classico al jazz al prog...i musicisti hanno dato prova di essere tra i più bravi e preparati in Italia...."all'inizio della nostra carriera, prima del lp omonimo, era nostra passione riarrangiare dei classici come Bach o Corelli e pian piano cercare di assimilare le loro tecniche compositive , cercando di realizzare un discorso personale e creativo,perchè a nostro parere musica vuol dire creazione non arrangiamento"...(QVL 1974)... faccio una riflessione: credo che fossero l'unico gruppo "classico" capace d'incidere delle parti classiche senza forzature e imbrogli tecnici(peccato non avergli dato una possibilità con un vero Professore d'orchestra, la ri-diedero ai New Trolls con quel "inascoltabile" di C.G. 2...)...Sicuramente non mi trova d'accordo il pensiero di Caffarelli che sulle pagine di Ciao 2001 li stroncò senza pietà...Disco non facile al primo ascolto..e forse affascinante per quello..ciao

massimo ha detto...

Per ki mi ha scritto la mail il 16-04 rispondo: si sono il tastierista.
Chiedo a Taz: come fai a sapere che suonavo di schiena? Solo chi ha visto i nostri concerti allora sa che lo facevo. Voglio confessarvi una cosa: non era x civetteria che suonavo si schiena; quiando si facevano i festival l'organo era sempre messo con il lato al fronte del palco e, di solito, siulla sinistra. Io suonavo prettamente il piano ma, a volt, avevo bisogno delo supporto dell'organo e usavo la sinistra. Così, per trovarmi nel verso giusto, dovevo suonare di schiena. Buffo no?
Hanno sempre pensato che facessi il verso ad Archie... ahahahaha
Ho letto su alcuni siti che QVL si è sciolta per dissapori tra i suoi componenti: nulla di più falso. La ragione, in verità, è più terra-terra. Dobbiamo ringraziare l'austerity che in nquel periodo fu adottata dall'allora governo per il risparmio energetico. Il fine settimana c'era il blocco del traffico e i locali che ingaggiavano i gruppi lavoravano meno. Fu, in effetti, un problema economico. A volte mi dico che avremmo dovuto insistere, lottare per poter continuare a copmporre, ioncidere, suonare insieme. Ma il destino è stato scritto diversamente. Sono felice, comunque, di aver lasciato insieme coi miei amici una traccia nella musica italiana.ùGrazie a tutti voi per l'apprezzamento.
Un abbraccio a tutti
Massimo

J.J. JOHN ha detto...

Un abbraccio a te Massimo.
Gentilmente, puoi contattarmi a qs. indirizzo, grazie
john.martin63@libero.it
JJ.JOHN

taz ha detto...

Ciao Massimo...le informazioni le ho prese da un'articolo tratto da Musikbox...reputo questo giornale un vero "esperto" di musica prog Italiana anni '70...dal direttore ai suoi collaboratori..Scusa JJ di questa divagazione...A me piace pensare che vi siate sciolti solo perchè lo studio della classica vi ha tolto tempo...appunto il tempo della gioia....ciao

Anonimo ha detto...

Parere personalissimo, ma a parere di chi scrive impallidisce al cospetto del debutto omonimo di un paio di anni prima, tra l'altro uno dei miei album preferiti di quell'epoca...

Anonimo ha detto...

Disco ridondante e decadente ma affascinante

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Tra l'omonimo del 1972 e questo del 1974, il mio disco preferito del gruppo è Il tempo della gioia

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

In definitiva, disco musicalmente raffinato e ottimamente suonato, permeato da un fascino oscuro, intriso di grande lirismo malinconico e sottilmente inquietante .

Il tempo della gioia, Un giorno, un amico e la conclusiva E' accaduto una notte sono tre gioielli di conturbante bellezza .

Michele D'Alvano