Nicosia & C. - Industria musicale: Una favola vera (1973)

nicosia & c_01Questo numeroso collettivo musicale si forma in Piemonte nel 1972 ad opera del chitarrista Nuccio Nicosia che, con la collaborazione del produttore Walter Benenti, riunisce accanto a se ben 11 elementi: voce, basso, batteria, tastiere e una sezione di 7 fiatisti.

Pur non possedendo molte informazioni a riguardo, abbiamo saputo dalle pagine del cantante Nereo Villa che il gruppo venne costituito sia per un forte desiderio di "outing", sia per proporre un sound rigoroso e creativo che "ridesse valore all'insieme degli strumenti naturali, mettendo in evidenza l'espressione di ogni strumento e usando il cantante come strumento parlante" (cfr.Villa).

Secondo quanto è noto, ognuno dei 12 strumentisti aveva già una certa esperienza nei circuiti jazz, folk, pop e classico e ciò fece si che i "Nicosia & C. - Industria Musicale." spaziassero con agilità da un genere all'altro, creando così un'inedita quanto affascinante contaminazione di stili.
Se quindi non è difficile immaginare che il loro primo ed unico album "Una storia vera" si basasse principalmente su un ampio uso orchestrale di trombe, tromboni e sax, è davvero una piacevole sorpresa notare come tutte le individualità si amalgamassero perfettamente in un sound molto coeso e reso ancora più omogeneo dal mixaggio di Danilo Girardi.

nicosia & c_02Pubblicato dalla Fonit nel 1973 e arrangiato con grande cura dagli stessi Nicosia e Villa, con il tastierista Gianni Columbo e il fiatista-violinista Pippo Colucci, l'album consta di 8 brani sul tema portante dell'emigrazione e dei suoi dolorosi aspetti corollari (abbandono, nostalgia, riadattamento, malinconia, rifiuto, ritorno).
In questo senso, il brano più sintomatico è probabilmente l'incalzante "Andata e ritorno" che apre il lato B.
"Non si stava bene nel merdione", dicono i versi, "Si parte dal paese […] la donna resta lì […]. Il mare non ce l'hai nella città grande. Il sole non ce l'hai nella città grande. Il cuore resta a sud. Nella città grande arriva un gran signore, butta cinquanta lire sul posto di lavoro. Tientele per favore, gran signore, tientele per favore, io vado via. Anche se poi non mangerò. Anche se poi non lavorerò..."

Sebbene il testo possa apparire semplice nella sua schiettezza, la sua drammatica relazione con la storia è innegabile: nel 1973 la controffensiva padronale mirò a colpire il proletariato con i blocchi delle assunzioni, del turn over, lo scorporo del lavoro e la parcellizzazione produttiva.
Considerata l'altissima percentuale di immigrati meridionali occupata nell'industria (molti dei quali tra l'altro, condussero in prima persona le lotte di fabbrica pur patendo maggiormente le problematiche dell'integrazione) non deve sorprendere il relativo dibattito fosse all'ordine del giorno specie in città come Milano, Genova e Torino (vedi anche Procession: "Frontiera").

nicosia & c_03Il taglio dei "Nicosia & C." fu però più "intimista" e sofisticato, affidando il racconto alla delicatezza dei pezzi cantati ("Una favola vera", "Prima canzone d'amore", "Andata e Ritorno" e "Paradiso è casa mia") e dei brevi flash visuali a quelli strumentali che dal canto loro, sembrano voler evocare i tasselli mancanti: il nuovo panorama urbano ("Esterno"), l'astrattezza dei suoi arredi ("Scultura in bronzo") o la nostalgia per le sodalità lontane ("For my friend").

Agli strumenti è affidata anche la chiusura del disco ("La poltrona di Allen", dedicata al poeta Beat Allen Ginsberg) che parrebbe quasi un invito spirituale alla meditazione ed alla trascendenza: a "superarsi" ed oltrepassare con l'arte le avversità, le contraddizioni e la violenza del proprio tempo.

"Una favola vera" non fu ai tempi un disco commercialmente fortunato e neppure oggi risulta molto richiesto sul mercato collezionistico, probabilmente per il suo approccio che non risolse la conflittualità tra un dramma reale e la sua esposizione artistica.

E' tuttavia piacevolissimo da ascoltare ed a mio avviso, estremamente sincero nella sua fluidità narrativa: le musiche toccano in maniera raffinata e inedita un lato dell'animo umano che, nell'aggressività generale del 1973, ebbe interpretazioni molto più artificiose e difficili.


LE CITAZIONI E LA FOTO IN B/N DELLA BAND SONO TRATTE DAL SITO DI NEREO VILLA

7 commenti :

Romo ha detto...

Bellissimo disco,

i fiati sono da panico... belli tirati... si respira anche un'animo funk nei pezzi come "scultura in bronzo" e "la poltrona di allen"

Dategli un ascolto!

Esiste anche un seguito all'album, questo singolo
https://www.youtube.com/watch?v=4tlqkxCQ6FM

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, mi chiamo Fabio e sono une dei due figli di Gino D'Amati, il bassista (per intenderci sarebbe il baffone nel disegno della copertina e quello senza baffi magrissimo e attillato con il basso nella foto). Prima di tutto devo complimentarmi con voi per la recensione che è sincera e penso molto realistica dato che quando era in vita mio padre devo ammettere non ho mai avuto modo di parlare molto di quanto aveva fatto (purtoppo sigh...)e di quello che voleva essere il messaggio dei testi. Concordo pienamente sul fatto che al di là dei singoli messaggi, la capacità e la bravura di ognuno di questi 12 singoli artisti gestiti dal grande Nuccio ha reso queste musiche un bouquet colorato e omogeneo perfettamente in sintonia reciproca e probabilmente forse troppo al di là degli standard dell'epoca (credo che doveva piacere so non piacere senza vie di mezzo). Grazie ancora.
Un saluto affettuoso. Fabio

Fabio ha detto...

Ciao a tutti, mi chiamo Fabio e sono une dei due figli di Gino D'Amati, il bassista (per intenderci sarebbe il baffone nel disegno della copertina e quello senza baffi magrissimo e attillato con il basso nella foto). Prima di tutto devo complimentarmi con voi per la recensione che è sincera e penso molto realistica dato che quando era in vita mio padre devo ammettere non ho mai avuto modo di parlare molto di quanto aveva fatto (purtoppo sigh...)e di quello che voleva essere il messaggio dei testi. Concordo pienamente sul fatto che al di là dei singoli messaggi, la capacità e la bravura di ognuno di questi 12 singoli artisti gestiti dal grande Nuccio ha reso queste musiche un bouquet colorato e omogeneo perfettamente in sintonia reciproca e probabilmente forse troppo al di là degli standard dell'epoca (credo che doveva piacere so non piacere senza vie di mezzo). Grazie ancora.
Un saluto affettuoso. Fabio

Giorgio Ardrizzi ha detto...

Il livello strumentale dei singoli componenti era altissimo, diversi diplomati al conservatorio, cito un paio di elementi, Johnny Capriuolo e Pippo Colucci, rispettavamente primo trombone e violinista dell'orchestra sinfonica della Rai di Torino, ma ognuno aveva delle basi musicali superiori alla media dei musicisti che suonavano nei numerosi gruppi di quel fecondo periodo.
Purtroppo una band con molti elementi costava parecchio ed i vari locali preferivano pagare gruppi piccoli. Nuccio continuò ancora per molti anni, sempre con una nutrita formazione di alto livello, ma dovette cedere al volere dei padroni dei locali da ballo che videro nel ballo liscio una fonte di guadagno ben superiore a quella della cosiddetta musica leggera.
Inoltre molti componenti decisero di dedicarsi completamente alla musica classica, chi come professore d'orchestra, chi come insegnante.
Io ebbi l'onore di suonare con questa formazione nel periodo di transizione, attorno al 1976, accanto a musicisti di grande livello, come il pianista Palmino Pia o il batterista Luciano Alì.

Anonimo ha detto...

Giorgio, io nascevo in quell'anno (incredibile a pensarci).
Quello che dici oltre ad essere stravero è purtroppo una realtà dal retrogusto amarognolo. Mio papà Gino infatti ha poi proseguito dopo lo scioglimento del gruppo suonando per numerosi anni in giro per l'Italia con gruppi prettamente dedicati alla musica da balera non digerendo mai coimpletamente questo passaggio, tranne per un periodo in cui ha girato con un gruppo (nn ricordo il nome francamente) di musica pop con alcune apparizioni in tv. Ti confermo inoltre che la sua estrema umiltà nei confronti del gruppo lo portava a definirsi simpaticamente l'unico "ignorante" in mezzo a dei musicisti veri; devo però dirti che lui fu un completo autodidatta che lo ha portato a suonare basso-chitarra e parallelamente voce (anche nei successivi gruppi)con estrema passione cosa che colpì Nuccio nella selezione degli elementi del gruppo IM. Cordiali saluti.
Fabio D'Amati

Fabio D'Amati ha detto...

Giorgio, io nascevo in quell'anno (incredibile a pensarci).
Quello che dici oltre ad essere stravero è purtroppo una realtà dal retrogusto amarognolo. Mio papà Gino infatti ha poi proseguito dopo lo scioglimento del gruppo suonando per numerosi anni in giro per l'Italia con gruppi prettamente dedicati alla musica da balera non digerendo mai coimpletamente questo passaggio, tranne per un periodo in cui ha girato con un gruppo (nn ricordo il nome francamente) di musica pop con alcune apparizioni in tv. Ti confermo inoltre che la sua estrema umiltà nei confronti del gruppo lo portava a definirsi simpaticamente l'unico "ignorante" in mezzo a dei musicisti veri; devo però dirti che lui fu un completo autodidatta che lo ha portato a suonare basso-chitarra e parallelamente voce (anche nei successivi gruppi)con estrema passione cosa che colpì Nuccio nella selezione degli elementi del gruppo IM. Cordiali saluti.
Fabio D'Amati

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto

Michele D'Alvano