Reale accademia di musica: Adriano Monteduro (1974)
Subito dopo il primo album, pubblicato nel 1972 sotto l’egida di Maurizio Vandelli, la carriera dei Reale Accademia di Musica entrò immediatamente in stallo.
Il chitarrista Nicola Agrimi lasciò il posto all’ex Rivelazioni Nicola Di Staso e il batterista Walter Martino (proveniente da Ritratto di Dorian Gray e figlio del popolare crooner Bruno Martino) si sovrappose per un certo periodo al percussionista Roberto Senzasono.
Con questo nuovo assetto, il gruppo si esibì nel 1973 a Controcanzonissima e al Piper , ma alla fine dell’anno, anche i due nuovi arrivati diedero forfait : Di Staso entrò nei Logan Dwight e Martino nei Goblin.
Rimasti in tre, Cabanes, Troiani e Senzasono reclutarono allora il bassista Dino Cappa e il chitarrista Gianfranco Coletta (ex Banco del Mutuo Soccorso e Chetro & Co.), dando finalmente vita a quella che sarebbe stata l’ultima line up della band romana.
Questa formazione però, non visse mai realmente di vita propria, ma legò le sue sorti a quelle del cantautore-chitarrista Adriano Monteduro che aveva già pubblicato nel 1971 il singolo “Non è felicità / Tempo di andare” e collaborato nel 1973 al musical “Jacopone” con Paola Pitagora.
Di fatto, dall’incontro tra il quintetto e l’autore nacque nel 1974 uno strano LP che in copertina riportava entrambe i nomi degli artisti coinvolti nel progetto e che, ancora oggi, in molti non sanno se chiamare “Reale Accademia di Musica: Adriano Monteduro” o viceversa.
Tirato in poche copie e avvolto in una fragile e sottile copertina in cartoncino ruvido, il lavoro contiene nove canzoni soft-rock di raffinato stampo cantautorale che mescolano con gentilezza la voce dell’autore con la compattezza e l’agilità della backing band.
In questo senso, si può affermare che, malgrado vi fossero delle cose lodevoli anche nel loro album solista (es: “Vertigine”), a partire da questo lavoro la RAM dimostrò di trovarsi a proprio agio molto più come gruppo d’appoggio che non per conto proprio.
Non a caso la loro ultima apparizione del 1975 fu a supporto di un disco di Nada.
Per quanto lo riguarda, Monteduro si confermò un ottimo autore, capace di offrire affreschi sofisticati, mai banali e anche dove questi si aprivano alle melodie più semplici (“Mezzogiorno”), riuscivano sempre e comunque a compenetrarsi con stile agli arrangiamenti.
Ulteriore prova della biunivocità dei due elementi del disco, fu anche il buon equilibrio dinamico raggiunto tra la particolare timbrica del cantato (si immagini un Battisti molto più flebile o, volendo fare un paragone coi giorni nostri, una timbrica come quella di Bugo) e la solidità di un muro strumentale capace di spaziare tra veri e propri momenti rock (la prima parte de “La favola de guardiano del bosco” scritta tra l’altro in collaborazione con Mauro Lusini) a larghe ambientazioni folk acustiche (“Viaggio libero”).
Pur essendo complessivamente gradevolissimo, “Reale Accademia di Musica: Adriano Monteduro” non mancò tuttavia di sollevare critiche sul suo livello di originalità che, a detta di molti critici, non era solamente troppo debitore a stilemi folk rock, ma vi era un'assonanza tale con i folksinger americani da definire Monteduro il “James Taylor italiano” (Progarchives).
Calcando la mano, si potrebbero anche evidenziare qua e la anche molte autocitazioni melodiche (es: “Viaggio libero” e “Le montagne al tramonto...” si ripetono molto) e diverse similitudini a qualche classico dei Beatles (“Blackbird”, While my guitar gently weeps”).
In fondo però, credo che un lavoro del genere possa anche essere considerato semplicemente un buon album d’autore e chiudere lì la partita.
Certo è, che se il solo Monteduro pubblicò ancora un 45 giri nel 1978 (“Piccole dosi”), la Reale Accademia dovette subire invece una seconda battuta d’arresto.
Questo anche se il cantante Cabanes aveva effettivamente abbozzato un altro album per il gruppo (“La cometa”) che però non venne mai né terminato completamente, né tantomeno pubblicato.
Il solo Federico Troiani fu l’unico a raccogliere notevoli soddisfazioni dalla sua carriera solista.
Monteduro invece, dopo aver collaborato nel 2006 alla colonna sonora del film di Antonio Bido “Il gatto dagli occhi di giada”, riformerà la RAM nel 2008 ma viaggiando su altri binari musicali. Concludendo, non potremo mai dire che la Reale Accademia di Musica non abbia avuto un preciso ruolo nel Pop Italiano degli anni ’70 ma, per mille motivi, rimase sempre sospesa tra una carriera solista che non si realizzò mai e una funzione comprimaria che ebbe solo una piccola parte dell’appagamento che le sarebbe spettato.
Citando ancora Progarchives, anche questo disco rimarrà sicuramente solo un “filler” nella vostra collezione, personalmente credo che la sua armoniosità possa dare ancora oggi grandi soddisfazioni all’ascolto.
LA FOTO IN B/N E' DI NICOLA DI STASO, TRATTA DAL SITO ITALIANPROG.IT DI AUGUSTO CROCE
10 commenti :
Opera decisamente godibilissima. Non posso che essere d'accordo con te quando affermi che può dare "grandi soddisfazioni all'ascolto"...purchè presa a piccole dosi e chiudendo un occhio su alcune ingenuità(soprattutto a livello di testi).
Io amo molto anche il primo della RAM che considero uno dei più sottovalutati LP del prog nostrano.
P.S. dimenticavo: ti auguro, come da tradizione, un Buon Natale e un felice Anno Nuovo.
Oltrechè un 2010 ricco di altri ottimi articoli.
Io sinceramente trovo non abbia molto senso chiamare il progetto né “Reale Accademia di Musica: Adriano Monteduro” né viceversa.
L'album è una collaborazione tra il gruppo e l'autore e forse è più propriamente un album di Monteduro con la Reale Accademia di Musica ma per correttezza hanno messo in copertina entrambi, per lasciare tra i due una parità di impegno.
Pertanto per me andrebbe scritto più o meno così
"Adriano Monteduro e Realle Accademia di Musica: Adriano Monteduro e Reale Accademia di Musica". L'artista è la collaborazione di entrambi e il disco è senza titolo, quindi omonimo, e non uno il titolo dell'altro.
Che ne dite?
PS: ovviamente Reale con una ELLE. Lo specifico prima che qualcuno faccia qualche battuta :P
In effetti Moludd hai (come sempre) ragione. Quella "e" mancante in copertina ha sempre creato grossi casini bibliografici.
Inoltre mi pare che quell'omissione abbia sempre fatto si che l'album non fosse considerato nè dell'uno nè dell'altro, penalizzando entrambi i protagonisti.
Immagina solo un disco che si fosse chiamato "PFM: Fabrizio de Andrè" o "Fabrizio de Andrè: PFM".
Non suona bene, no?
I dettagli hanno un'importanza capitale.
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Regolo: un grande abbraccio anche a te, e tanti, ma tanti auguroni.
A me non fa impazzire di gioia...non ho trovato gli spunti musicali del primo, qui c'è una via di mezzo...che nessuno dei due ha preso....disco "leggero"...non parliamo del penultimo...anni luce da tutte e due..non ho ascoltato l'ultimo...Auguri a tutti ma...senza eccessi....Buone Feste. ciao
No, John, non ho affatto sempre ragione: è che scrivendo poco su questo blog, evidentemente le probabilità di sparare le mie cazzate diminuiscono. ;)
Colgo l'occasione per augurarti un intenso buon Natale e buon anno.
Non fare il modesto Moludd :-)))
Ottime feste anche a te! JJ
finalmente mi son deciso a comprarlo!beh in effetti rispetto all'esordio questo disco,seppur godibilissimo,di PROG ha solo il fatto della continuità dei brani!una sorta di ACUSTIC-PROG se così possiamo definirlo!carino ma niente di più!sulla intestazione beh john ha ragione bastava aggiungere una "e" e il gioco era fatto!riguardo il primo album direi che almeno tre brani son dei capolavori e mi riferisco a "IL MATTINO" "PADRE" E "VERTIGINE" che da soli valgono l'acquisto e con quel solo disco(escludendo questo che è prlopiù una collaborations)un pò come per i DE DE LIND si son ritagliati una fetta importante nel ns.panorama PROG!con una specifica però che mentre i DE DE LIND avevano un fior di cantante(VITO PARADISO) mentre il TOPEL CABANES sembra tiri spesso il fiato! ciao e buon anno da UGO!
Disco carino con gradevoli soluzioni melodiche
Michele D'Alvano
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