Salis: Sa vida ita est (1971)

Salis Sa vida ita est 1971
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Storicamente la Sardegna è sempre stata una regione trasversale sia in merito allo sviluppo del Prog Italiano sia in senso più generale, a quello dela musica pop.
Se infatti è noto che da un lato i Sardi hanno un carattere riservato e poco incline alla massificazione delle loro culture, dall'altro è comunque vero che i loro musicisti, proprio in quanto nativi di una terra orgogliosa ma relativamente isolata, hanno sempre ritenuto in sé delle peculiarità esclusive.

Nel folk potremmo citare la nobile figura di Maria Carta ed il suo "cantu a chiterra" o il celebre del "canto a tenore", ritenuto dall'UNESCO "patrimonio intangibile dell'umanità". 

Nel Jazz spiccano imponenti le personalità di Antonello Salis, Paolo Fresu e Marcello Melis, quest'ultimo autore insieme al Triestino Enrico Rava, Don Moye e al Gruppo Rubanu di uno tra i più trasgressivi mix di jazz e canto popolare che si sia mai sentito negli anni '70 ("The new village on the left", etichetta Black Saint, 1977).

Doveroso poi sottolineare il ruolo che nella musica beat anni '60 si conquistarono i Bertas, i Pelati e i Barritas con il loro rock'n'roll in lingua Sarda ("Su twist 'e Giuannica" e "Gambale Twist"). Negli anni '70 citiamo la geniale delicatezza di Marisa Sannia (scoperta da un altro Triestino, Sergio Endrigo) e una decade dopo, la grande attenzione che fu riservata agli eclettici Tazenda del compianto Andrea Parodi.Una vera e propria scuola insomma: esattamente come lo furono quelle ben più riconosciute di Milano, Genova e Roma e, come tutte le correnti che si rispettino, anche quella Sarda ebbe la sua genesi moderna.

In linea di massima si potrebbe dire che tutto cominciò negli anni '60 con i Barrittas dove ad un certo punto, si trovarono a suonare contemporaneamente il cantante Benito Urgu, i fratelli Antonio e Francesco Salis ed il loro cugino Lucio Salis in veste di produttore.
Trascorso il 1966, anno in cui il gruppo suscitò una certa attenzione dovuta al fenomeno delle "Messe Beat", Benito Urgu abbandonò la band per dedicarsi con successo alla carriera di intrattenitore, Francesco si trasferisce a Roma dove diventa un quotato session-man , Antonio mette radici in Lombardia e Lucio, diventa un importante figura artistica alla Belldisc.

Superati alcuni dissidi interni, è proprio Lucio a ricompattare le fila familiari l'anno successivo, riunendo i suoi due cugini Francesco e Antonio e formando con l'aggiunta del tastierista Pier Paderni e del batterista Paolo Gerardini, (provenienti entrambi dal gruppo Beat JB Club di Cremona in cui aveva anche militato il giovanissimo Mauro Pagani) il nuovo gruppo "Salis & Salis", in seguito abbreviato semplicemente in "Salis".

L'immediato risultato di questa reunion fu una manciata di 45 giri tra il 1968 e il 1970 di cui "Maribel" ottenne anche un discreto airplay.
Nel 1971 arriva il primo album, prodotto dalla discografica "Produttori Associati" e dal titolo "Sa vida ita est - Santa Giusta sound", tanto per non dimenticare le radici (Santa Giusta è un paese vicino a Oristano dove ha origine la famiglia Salis).

Il disco, occorre ammetterlo, non è peculiare ne come produzione ne come trasgressività, ma contiene comunque quelle tracce di una precisa "vena inventiva, costruttiva e fantasiosa" (parole di Pier Paderni) che avrà modo di evolversi e di maturare definitivamente nell'arco di qualche anno.
Le atmosfere delle 13 tracce (canzoni molto brevi, quindi) sono sospese tra malinconìe country-melodiche ("La vita", La ragazzina del cortile", "Lavorare e sognare") e arrangiamenti più sofisticati ("Il nuovo gioco") fino a toccare l'hard rock più sanguigno ("Superman") : un mix di pop e progressive leggero insomma che non mancò di affascinare gli ascoltatori, specie per l'abilità di Francesco Salis (scomparso nel maggio del 2007), che viene ricordato ancora oggi come uno dei migliori chitarristi della Sardegna.

Sciolta anche la formazione di "Sa vida ita est", i fratelli Salis torneranno in Sardegna suonando per tutto il 1973 con una formazione a quattro comprendente anche i futuri "Stormy Six" Salvatore Garau (batteria) e il bassista Pino Martini.
L'anno successivo, sarà la volta del loro secondo album "Seduto sull'alba a guardare" (uno dei primi dischi quadrifonici italiani N.d.R.), molto simile alla falsariga del primo e ascrivibile in gran parte al solo Antonio.
Per apprezzare i Salis in versione progressive occorrerà attendere ancora fino al 1979 quando, fuori tempo massimo, daranno alle stampe il loro lavoro più sofisticato.

12 commenti :

isidax ha detto...

giusto ieri ho recuperato "Sardegna mia" dei Barritas 1966 FONIT, ora lo metto in vendita su e bay.........

Anonimo ha detto...

Dunque: il 45 giri "Sardegna mia / Ora ho capito" è del 1965 per la discografica Ariel.
L'album "Sardegna Mia" è del 1966, ma mi risulta che sia per per la "Fonotil" e non per la Fonit.
Comunque quanto chiedi?

Anonimo ha detto...

Bello e utile questo post, complimenti John.
Sia questo disco che quello del Gruppo 2001 sono però difficili da recuperare in cd. Tu come ce li hai, vecchio saccheggiatore di relitti?
Saluti al capo.

Anonimo ha detto...

Sono circondato da Sardi!!!

isidax ha detto...

hai ragione fonital. 200.€

Anonimo ha detto...

Bestia! Pesta duro quest'album!

isidax ha detto...

io a così poco me lo tengo
http://cgi.ebay.it/BARRITAS_W0QQitemZ290274818174QQcmdZViewItemQQptZDischi_Vinile_33_giri_12_?hash=item290274818174&_trksid=p3286.c0.m14&_trkparms=72%3A1385|66%3A2|65%3A12|39%3A1|240%3A1318

Anonimo ha detto...

Si, direi di si...tienitelo, per ora.
Queste sono le incongruenze del mercato.
Tra l'altro, il venditore lo riporta come "il primo LP dei mitici Barrittas".
Ma il primo non era quello omonimo della Ariel?

Giampaolo ha detto...

Bravo bel post! quest'album non ce l'ho ancora ma so dove trovarlo:).....prima o poi arriverò abche da loro.
Ciao!

Romo ha detto...

Il Disco del 1979 dei Salis ha fatto parte anche di una colonna sonora di un filmetto prodotto in quel di Cabras, località nei pressi del mare nel Golfo di Oristano.

A proposito dei barritas, sono tornati ad esibirsi con benito urgu nella line up!

Anonimo ha detto...

Disco datato e un po' ingenuo che non ho mai apprezzato

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Effettivamente un disco poco significativo, ma comunque ascoltabile

Michele D'Alvano