Roberto Cacciapaglia: Sonanze (1975)

roberto cacciapaglia sonanzeNel 1974, anno in cui terminò il suo primo LP, Roberto Cacciapaglia ha solo 21 anni ma dal suo curriculum si capisce che la sua vita è stata e sarà totalmente dedicata alla musica, alla sperimentazione e alla ricerca.

Si diploma in composizione presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, studia direzione d’orchestra e musica elettronica, lavora per qualche tempo all’istituto di fonologia della Rai, approfondisce le applicazioni del computer in campo musicale presso il Centro Nazionale delle Ricerche di Pisa e come se non bastasse, collabora da protagonista ai primi due album di Battiato Fetus e Pollution.

Ma non è finita: durante il concepimento di “Sonanze” si interessa alla musica cosmica tedesca conquistandosi la stima di alcuni dei suoi maggiori esponenti (Florian Fricke, Tangerine Dream, Dieter Darks, Wallenstein) e ottenendo verso la fine del 74 la pubblicazione del suo progetto da parte di Rolf Ulrich Kaiser, editore della discografica tedesca Ohr, distribuita in Italia dalla PDU.

Va da se che con un palmares del genere e visto il tempo di gestazione di quasi due anni, non ci si poteva che aspettare un album ambizioso e d’avanguardia e così effettivamente fu al punto di diventare uno dei lavori italiani più significativi di quel genere.

E sebbene le critiche più disattente lo relegarono subito alla “periferia” dei corrieri cosmici piuttosto che al traino di Battiato, in realtà, Cacciapaglia seppe assemblare un album straordinariamente italiano e personale e se vogliamo,
assimilabile più ad un’opera di musica classica contemporanea che al Pop.

cacciapaglia sonanze 1975Per capirlo non occorre un diploma e anche se è vero che il "secondo movimento" ricorda molto il contemporaneo “Phaedra”, sin dai primi minuti del disco dopo un’introduzione concreta, emergono immediatamente dei riferimenti post romantici che fanno quasi pensare a Holst, a Varese o a Schoenberg.

Il "terzo movimento" trasuda invece di classicismo che però è costantemente contaminato da una moderna filigrana di synth evocativa e stridente, che includerà nel "quarto"anche stilemi operistici.

I barocchismi successivi (sempre però dosati con grande classe) aggiungono un ulteriore tassello alla complessità dell’opera. Seguiranno tracce minimali, ancora momenti cosmici e nell’ottavo movimento, le percussioni iniziano a conferire l’opera di quella sorprendente modernità che accompagnerà l'ascoltatore alla fine del disco tra lirismi e suggestioni di grande efficacia.
Si pensi che nella coda dell’ultima parte qualcuno ha persino ravvisato una citazione ai Beatles.


Ciò che sorprende di questo gioiello musicale però, non è soltanto lo straordinario dipanarsi di stili, citazioni e tecniche, ma soprattutto il mirabile gusto artistico con cui esse vengono organizzate.

roberto cacciapagliaLa risultante è un lavoro fresco, nuovo, autoctono, sincero e per nulla derivativo malgrado i numerosi referenti.
Non è certamente Progressive, ma su questo non vi sono dubbi. Tuttavia non è neppure Kraut come vorrebbero alcuni ed è persino ben lontano dalle prime sperimentazioni di Battiato.
Rispetto alla temperie tedesca infatti gli mancherebbe un po’ più di magniloquenza, di severità, di quel rigore che anche Fricke impiegò per scrivere “Pharaos”, mentre in confronto alle prime follie di Battiato non si ravvisa alcun senso di provocazione, di dadaismo politico, di destrutturazione. Qui è tutto splendidamente organico.

Sonanze” è il percorso solipsistico di un musicista che vuole "colmare il divario che sta tra la dissennata ricerca dell’atonalità tipica di quel periodo e l’eccessiva emotività che porta al banale."

Cacciapaglia vuole sentirsi libero nel proprio processo creativo al di là dell’estetica, della tecnica e di tutte quelle sovrastrutture che limitano il flusso tra ascoltatore e musicista, permettendosi così di mescolare sacro e profano, detto e non detto, il sintetizzatore e il marranzano.
Ci riesce egregiamente e come nel caso di “Crac” degli Area, da alle stampe un disco libero, felice e di ampio respiro.

Poi i tempi sarebbero cambiati e anche per lui sarebbe arrivata l’ora dell’introspezione, ma anche in questo caso Cacciapaglia darà prova di grande consapevolezza artistica.

8 commenti :

Giampaolo ha detto...

Un artista di cui ho ancora da ascoltare praticamente tutto, ma alcuni minuti delle sue musiche mi hanno colpito.....
Ma Cacciapaglia che tipo di persona è?
Un pò misantropa? Tu, John, ne sai qualcosa?
Buona serata!

JJ ha detto...

Questo disco in particolare potrebbe essere un eccellente biglietto da visita. Io - come si vede - l'ho apprezzato moltissimo.

Della personalità di Cacciapaglia non so nulla. All'epoca deve essere comunque stata una persona molto aperta e versatile: requisiti credo necessari per collaborare con quel folle di Battiato.

URSUS ha detto...

Uno dei dischi a cui mi sento maggiormente legato,ANCHE per motivi personali...

J.J. JOHN ha detto...

Mi fa piacere averti ricordato cose (spero) belle.
Ciao grande Orso!

Anonimo ha detto...

Non mi risulta che Roberto Cacciapaglia abbia collaborato nel disco Fetus . Con Battiato Ha suonato il piano preparato e il sintetizzatore in Pollution e ha collaborato all'orchestrazione di due tracce (Campane e Agnus) di Juke Box del 1978 .

Cordiali Saluti

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Bel disco di musica cosmica !

Raffinato, elegante e colto

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Interessante anche il lavoro successivo Sei note in logica del 1979, stilisticamente più vicino alla classica contemporanea

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Interessante anche Integrati ... disintegrati di Franco Leprino del 1977

Un lavoro costruito sulle tastiere, stilisticamente affine a Cacciapaglia e al Battiato più sperimentale, sebbene con meno influenze classiche.

Michele D'Alvano