Latte e Miele: Aquile e scoiattoli (1976)

acquile e scoiattoli
Dopo oltre due anni di silenzio a 33 giri e due singoli non proprio memorabili, i Latte e Miele si rimettono in gioco con un Lp dal sapore strano.
Due terzi della formazione originale non ci sono più (unico superstite Alfio Vitanza) e il nuovo sound presenta una levigatezza talmente marcata da far sembrare “Aquile e scoiattoli” un disco Pop.


Strutturalmente e tecnicamente il contenuto è eccellente: ci sono atmosfere raffinate e  curate nei minimi dettagli, ma il salto di stile che separa le quattro tracce del nuovo disco da “Passio secundum Matthaeum” e ancor più da “Papillon”, è davvero enorme.


Molti addetti ai lavori sosterranno che la qualità strumentale, esecutiva e acustica del gruppo ha fatto passi da gigante e persino l’autorevole ricercatore Augusto Croce definirà a posteriori il disco non solo “molto buono”, ma “forse il loro album migliore e più originale”.
Tuttavia, per altre orecchie altrettanto allenate al Prog c’è qualcosa non quadra.


Nel terzo disco del gruppo genovese infatti, c’è sì un innegabile gusto progressive - più che evidente nella lunga suite “Pavana” che occupa tutto il lato B dell’album e ancor nel sintetico rifacimento dell’“Opera 21” di Beethoven - ma il sound è anomalo: tanto ammiccante quanto “di maniera.

Sembra quasi di aver acquistato una sorta di “bigino” del pop sinfonico, ma dall’aroma fastidiosamente borghese: un’opera che difficilmente potrà essere annoverata non solo in una discoteca Prog, ma neppure accostata a lavori sinfonici sul modello degli Yes o dei Pink Floyd che all’epoca avevano raggiunto ben altro grado di consapevolezza.

 
E se “Pavana” viene elevata da qualcuno ad una delle “pagine che avrebbero potuto fare dei Latte e Miele il miglior gruppo Prog Italiano”, occorre sempre ricordare che stiamo parlando del 1976, quando tutto cioè era già stato scritto e sicuramente non mancavano appigli a cui attingere: cosa che in questo album il gruppo fece più che marchianamente.
Personalmente non disprezzo “Pavana”, ma mi sarei sbilanciato in certi aprezzamenti solo se fosse stata pubblicata almeno tre anni prima.

Anche per il resto, pur nella loro sostanziale dignità, le prime tre canzoni del disco (“Aquile e scoiattoli”, “Vacche sacre”, “Menestrello”) hanno un sapore ibrido che forse troppo  severamente i critici Gaboli e Ottone definiranno “canzonette di dubbio gusto” e “tra le quali affiorano ogni tanto influenze fuori luogo”.

Il nuovo stile dei L&M sembra dunque non voler mollare la presa del prog, ma allo stesso tempo appare palesemente orientato a catturare una nuova generazione di ascoltatori poppy e salottiera: quella cioè che sarebbe riemersa con forza dopo il 1976 e che, non a caso, i Latte e Miele corteggeranno con tutti i loro singoli dal ’78 al ’80 (da “Sto volando con te” a “Metrò”).


Comunque, pur nella totale assenza di quella spontaneità che contraddistinse primi due LP, ad “Aquile e scoiattoli” rimane il pregio di una professionalità inoppugnabile.

Dopo la dipartita di Dellacasa e Laccagnina, il superstite Alfio Vitanza (batteria, chitarra acustica, voce) riuscì ad imbastire una formazione realmente equilibrata in cui le singole doti si miscelarono in maniera armonica e mai invasiva
.
Mimmo Damiani (tastiere, chitarra, voce), Luciano Poltini (tastiere, voce) e Massimo Gori (basso, chitarra, voce), oltre che ad affiancare Vitanza nella composizione di tutti i pezzi, restituirono diedero al sound un ordinata amalgama timbrica che i Latte e Miele non avevano mai posseduto, e forse è per questo che in molti rimasero piacevolmente stupiti da tutto il lavoro.

 
alfio vitanza latte e mieleAlla consolle, i fratelli Vittorio e Aldo De Scalzi (rispettivamente: registrazione e montaggio) diedero il meglio di se non solo dirigendo un buon numero di session men tra cui Leo Lagorio dei Museo Rosenbach e dei Celeste, ma orchestrando e sovrapponendo tutta quell’artiglieria di tastiere elettroniche che costituivano per intero le parti sinfoniche.
Per inciso, tra le note di copertina si legge proprio: “tutte le parti orchestrali sono state eseguite con strumenti elettronici”.


 

La tecnologia però, è solo un mezzo funzionale all’arte e quando all’esposizione di un’idea non corrisponde alcuna conflittualità, il percorso comunicativo è destinato a naufragare.
E così fu.

Per i “Latte e Miele” si trattò quindi del terzo inciampo: “Passio” era troppo di nicchia, Papillonavrebbe potuto essere, ma non fu” e “Aquile e scoiattoli” mise in scena un contesto inattendibile per i reduci del movimento Prog che tra l'altro stavano rivolgendosi altrove.
Se ne rese conto anche la band di Alfio Vitanza che puntò in poco tempo la prua verso la forma-canzone e il Pop nostrano perse non solo un altro gruppo storico, ma – secondo molti esperti – un’opportunità di rivalsa contro l'imperante commercializzazione della musica italiana.

17 commenti :

Anonimo ha detto...

Di questi tempi le Aquile volano...
era da tempo che non passavo qui..ciao JJ

Anonimo ha detto...

Trovo perfetta e appropriata la tua analisi del gruppo e dei loro lavori, però....
...però mi piacciono, mi sono sempre piaciuti ! Hanno il loro posto nella storia del Prog italiano, e non è certo l'ultimo. Ci sono stati "inciampi" decisamente maggiori, e di Band con nomi molto più altisonanti.

JJ JOHN ha detto...

Magar, in effetti pensando alle orme...
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Abbraccio anche a te anonimo, chiunque tu sia.

Anonimo ha detto...

Il commento anonimo è il mio, scusami ma mi son dimenticato di firmarmi.

Andy ProgBlog

Anonimo ha detto...

davvero un disco "socialdemocratico" (JJ ma dove li trovi 'sti aggettivi).
io aggiungerei anche un po' "felice di piacervi". a me piace ma devo anch'io ammettere che è tardivo rispetto al prog storico.

Dario ha detto...

Comunque io ho ascoltato "Menestrello", "Vacche sacre" e la title track e mi sembrano buoni pezzi arrangiati e suonati bene (Gaboli e Ottone sono stati davvero troppo crudeli).
La musica dei Latte e Miele mi sembra godibile e realizzata "con classe" e professionalità.

Poi il fatto che siano arrivati tardi e che non ci sia "conflittualità" ci sta... ma vale sempre il discorso che rispetto a quello su cui puntano le label oggi, questo sarebbe oro.
OK, discorso trito e ritrito... ma necessario per non massacrare questo lavoro...

Certo concettualmente "Wish you were here" o "Animals" erano su un altro pianeta, però se questo era il pop dell'epoca erano davvero bei tempi :-).

isidax ha detto...

io ricordo solo: "stò volando con te" e mi sembra che fosse una cover

Anonimo ha detto...

"Sto volando con te", era la cover di "I wanna kiss you all over" degli Exile dall'album "Mixed Emotions" del 1978.
Mentre però l'originale era un bel funky lento arrangiato da Dio e con delle vocalità molto raffinate, quello de nojantri era una robetta poppish come non se ne sentiva dagli anni '60.
"La periferia dell'impero" come la chiama il nostro JJ.

isidax ha detto...

ops anch'io la definisco così

taz ha detto...

Il loro disco migliore?...podarsi, sicuramente quello arrangiato meglio e quello più pop..anche se io continuo ad apprezzare Papillon...loro cmq sono bravi con gli strumenti...Ciao

giody54 ha detto...

ho ascoltato recentemente Aquile e Scoiattoli,ottimo disco ancora prog,nonostante sia uscito nel '76,stesso discorso vale per La Corte dei Miracoli,dello stesso anno..e pensare che c'è chi ha messo questi
2 lp tra i 5 peggiori...mah!

rael ha detto...

Nel 1977, un pezzone funk molto americano con testo inglese dal titolo "Funky Prugna" a nome Latte e Miele Special...saranno loro?

Anonimo ha detto...

Si, si. Purtroppo sono loro. JJ

Anonimo ha detto...

Disco dignitoso ma musicalmente troppo algido e levigato

Non mi ha mai convinto

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Copertina alquanto discutibile

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

In definitiva, altro loro disco ben suonato con gradevoli spunti melodici, anche se non esaltante .

Vacche sacre è il mio brano preferito di questo lavoro

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Nonostante tutto, Pavana è un brano notevolissimo

Michele D'Alvano