Planetarium: Infinity (1971)

planetarium infinityNEI COMMENTS INTERVIENE ALBERTO BARBIERI, DIRETTO CONOSCENTE DI PIERO REPETTO. UNA TESIMONIANZA FONDAMENTALE.



Per un certo periodo, di questo album si sapeva soltanto che venne eseguito dal gruppo dei Planetarium, che uscì nel dicembre del '71 per la
Victory di Alfredo Rossi (fratello di Carlo Alberto Rossi, patron della Car Juke Box), che venne edito dalla Ariston e che fu l'unico LP di pop italiano prodotto da questa discografica.

La Victory infatti aveva in catalogo tra il '68 e il '71 appena quattro trentatrè giri: due degli Scooters (il celeberrimo gruppo Beat di "La motoretta" e "Le pigne in testa"), il primo lavoro di Simon Luca e, perlappunto, quello dei Planetarium che si mormorava fossero musicisti famosi, ma che nessuno sapeva chi fossero.
Di fatto, non essendo riportata la line-up in nessun lato della copertina apribile, ma solo alcune note generiche sugli otto brani del disco, non fu mai dato di sapere chi furono i veri esecutori materiali dell'album.Unica cosa certa, era che l'unico compositore di tutti i pezzi era tale A. Ferrari che, secondo la mia intepretazione, avrebbe potuto trattarsi proprio di quell'Alfredo Ferrari, tastierista storico degli Scooters.
Questo perchè sono al 1970 gli Scooters incidevano per la stessa label dei Planetarium, si erano sciolti l'anno prima e di tre di loro tra cui appunto il Ferrari, avrebbero proseguito la carriera musicale.
Ci avevo visto giusto.

Oggi infatti sappiamo che ad eseguire l'album misterioso furono Mirko Mazza (chitarra), Alfredo Ferrari (tastiere) e Franco Sorrenti (chitarra solista) degli "Scooters", e i due ex "Miguel" di Ovada, Giampaolo Pesce alla batteria e Piero Repetto al basso.

In ogni caso,
considerato l'anno di uscita, "Infinity" è veramente un album ben fatto, elegentemente confezionato e prodotto anche con una cura sorprendente.
Musicalmente, il disco è un "concept" in cui si traccia una sorta di "parabola emotiva" dell'uomo "dalla nascita sino all'infinito" passando per varie percezioni intermedie.
infinity planetariumIl tuono che apre il crescendo d'organi del primo brano "In the beginning" (e che chiude anche il disco) è una sorta di "big bang" da cui si genera tutta una serie di panorami acustici, alcuni dei quali di grande impatto e modernità: la nascita della vita sulla terra, quella della razza umana, la scoperta dell'amore, la guerra, sino ad arrivare alla conquista della luna e nell'infinito.
Il "groove", ancora acerbo rispetto al Progressive, possiamo meglio annoverarlo in quel filone delle "insonorizzazioni soft strumentali" tipico dei primi anni '70: un genere molto in voga che accomunava produzioni quali i Ping Pong, i Blue Phantom, i Braens Machine o Chimenti e che alcuni colleghi più pignoli hanno diviso in "feedback", "psychoground" e "overground" (?!)
Per dare un'idea della situazione, il secondo brano" "Life", sembra per almeno i primi tre minuti il pronipote di "Moments in love" degli Art of Noise, arricchito però da un crescendo strumentale a mezza via tra i Santana e gli Osanna.
"Man", divisa in due movimenti, inizia con un delicato arpeggio di chitarra classica sullo stile di "Giochi proibiti", sfociando gradualmente in un pianismo di grande fascino evocativo che permane anche nella successiva "Love" e, fino a questo punto dobbiamo ammettere che "Infinity" si rivela un lavoro piacevolmente organico.

Il lato B si presenta invece più dinamico.
Il breve "War" (2'40") alterna sirene di contraerea a detonazioni belliche su un ossessivo riff monocorde di basso che, alla distanza, assume un aspetto ansiogeno cha riflette perfettamente l'intenzione del brano.
FerrariLa seconda parte della successiva "The moon" (giocata a ricalco del Pop Sinfonico inglese), e la splendida suite "Infinity" (11 minuti) provvedono invece a lasciarci qualche timido frammento Prog, che è poi il motivo per cui questo disco viene ricordato e ricercato.
"Infinity" insomma, è un disco che stupisce sia per modernità sia per quall'alone di mistero dato dal non sapere chi fossero gli artefici di un gioellino così prezioso.
Naturalmente, anche se il mistero è stato svelato, ricordiamo sempre che all'epoca della sua release nessuno sapeva nulla a riguardo. L'album non ebbe promozione alcuna e rimase sostanzialmente invenduto.Diventò subito molto raro e oggi la sua quotazione si aggira intorno ai 400 euro.
Insomma, il disco fantasma di un gruppo rimasto a lungo fantasma sino a quando ne parlarono Classic Rock e Alessio Marino.

Come fantasmi però , i "Planetarium" del '71 se ne andarono presto dal panorama del Pop italiano.

22 commenti :

Gianni Lucini ha detto...

Giuro che non me lo ricordavo più. Sei sicuro che nessuno l'abbia utilizzato come colonna sonora? In un angolino della memoria ho un dubbietto che però non riesco a risolvere.

Anonimo ha detto...

Su richiesta offro un gesto d'amore anche a questo bellissimo blog

marco ha detto...

Gran bel disco,suonato davvero bene e senza momenti blandi
Effettivamente da l'idea di essere una colonna sonora per un film
Peccato che fino ad oggi non siano circolate informazioni su questa misteriosa band,sappiamo solo che il nome del gruppo,del disco ed i relativi titoli dei brani erano rigorosamente in inglese...boh!

Regolo ha detto...

Onestamente non sono mai riuscito a capire cosa ci si trovi in questo disco e da cosa derivi la sua "fama" (a parte l'alone di mistero sul gruppo).
Musica abbastanza pallosa e somigliante a quella di molte colonne sonore di quegli anni. Anzi, in quel campo c'era molto di meglio!
E' la mia modesta opinione, senza offesa alcuna.

taz ha detto...

Disco musicalmente "strano" per quel periodo...ma disco molto carino a mio parere...suonato con gusto e classe da musicisti preparati e direi anche disco "moderno" se si considera i suoi 40 anni...risuonato oggi, con qualche aggiustatina, farebbe la sua "bella figura"...gli Infinity sono spariti ma...chi l'ha suonato c'è ancora. Ciao

lenz ha detto...

sarà anche palloso.. ma l'ho già ascoltato 2 volte di seguito e francamente l'unico difetto è che mi sembra troppo corto..

Anonimo ha detto...

Gli scooters hanno continuato fino al 76. Dal 70 al 73 erano in una lunga tournè in argentina. In quel periodo hanno registrato dischi proprio in argentina (lingua spagnola), mai usciti in italia e di genere pop melodico. Conosco bene la loro storia (è anche stato fatto un libro a fine 2009 con tutta la storia completa, in memoria di Fred Ferrari morto a gennaio09) e assicuro che non hanno nulla da spartire con questo disco. Riguardo a Ferrari faccio presente che essendo iscritto a SIAE fungeva da prestanome ad autori di gruppi che non erano iscritti. Questa prassi comunissima in quegli anni. Ciao a tutti. Marco

J.J. JOHN ha detto...

Secondo quanto afferma Marino (che ha ottenuto queste informazioni da un intervista con Dino Crocco)le tournèe argentine degli Scooters avvennero nel 1970 e nel 1971.
Planetarium fu un progetto trasversale iniziato molti anni prima da tre degli Scooters.
Alcune sue parti furono eseguite in alcuni concerti in Argentina.

Purtroppo Dino non potrà più scriverci, ma questa è la storia.

Armando ha detto...

Complimenti John: davvero un bell'articolo in tema di archeologia musicale, che finalmente fa chiarezza s'uno dei misteri più longevi del prog italico.
Era ora, comunque si giudichi il disco in questione.
Onore al Grande Capo!

Alessio ha detto...

Ciao John ti ringrazio per aver menzionato la mia scoperta e aver scritto la fonte...
ti sei dimenticato però (almeno da fare un pò di pubblicità) che l'articolo in questione con l'intervista ai Planetarium è contenuta in "BEATivoi!" n. 5 edito dalla BEAT BOUTIQUE 67. Per maggiori info HTTP://XOOMER.VIRGILIO.IT/BVFVMA

Anonimo ha detto...

Peccato che Alessio abbia svelato chi fossero i Planetarium .... so che Dino Crocco non sarebbe stato contendo della notizia

J.J. JOHN ha detto...

Ma no... anonimo, perchè dici che Dino non sarebbe stato contento della notizia?
E' stato lui stesso a rivelarla ad Alessio: l'ultimo regalo che ci ha fatto prima di partire.

DogmaX ha detto...

Un album di gente sconosciuta complesso ma dalla grande cura... diciamo che per cura e sonorità può essere associato ad un altro "gigante sconosciuto", quella mostruosità (in senso positivo) di "Victor" del duo Rigoni/Schoenherz, anche se il prodotto "crauto" è quasi irraggiungibile in tale senso... questo qui va digerito, ma ha delle sonorità molto suggestive.

Alessio Marino ha detto...

Rispondo ad ANONIMO sui Planetarium dato che sono stato tirato in ballo come autore dell'intervista... Lo stesso Dino ne parlò in pubblico durante la presentazione su un libro di Fred Ferrari/Scooters (Ovada, ottobre o novembre 2009)... e questo dopo la mia intervista... anche se liquidò il capitolo Planetarium semplicemente citando il nome dell'LP fra le varie esperienze accumulate negli anni. In sala una moltitudine di persone over 60 e fuori dal giro musicale/collezionistico ( semplicemente concittadini di Dino) e quindi nessuno fece caso a questa cosa, ne tantomeno sapevano di che si trattava! Se me l'ha detto nell'intervista - e senza specificare di NON rivelare la notizia - e se lha detto in pubblico (e solo perchè grazie all'intervista siamo riusciti a risalire al nome dell'LP che lui non ricordava) non vedo perchè dovesse non essere contento della cosa. Stiamo parlando della registrazione di un buon disco, non di certo di un omicidio che uno non vuole far sapere! Mi spiace per ANONIMO e se vuole parlarne con me ben lieto di spiegare bene le cose in prvto. Un saluto.

marco ha detto...

Finalmente svelato l'arcano mistero ;-) Anche Barotto sul suo libro intuì che il gruppo era italianissimo nonostante i titoli e le note di copertina in inglese
Per me è un album riuscitissimo,sembra la colonna sonora di un film....unico difetto: la durata del disco,troppo breve :(

Anonimo ha detto...

Sorprendentemente grande.

HangryFreak ha detto...

bellissimo lavoro completamente strumentale! accenni del nostro caro sound prog e il dispiacere di non aver potuto ascoltare un secondo lavoro del gruppo estemporaneo, magari con sviluppi di ideee qui appena accennate. Mistero anche sulla data di pubblicazione, ma come ha correttamente ricostruito Franco Brizi nel tomo "VOLO MAGICO", il 1971 è l'anno di pubblicazione ma nel maggio 1972 la casa discografica provò un minimo di pubblicità su Ciao2001. saluti

Unknown ha detto...

Vorrei portare alcune precisazioni ed informazioni aggiuntive a quello che è stato scritto sull'articolo e sui vari commenti. Conosco direttamente uno dei partecipanti al progetto: Piero Repetto che mi ha fornito molti chiarimenti che ritengo utile condividere con tutte le persone interessate ai Planetarium.
Innanzitutto devo chiedere di rettificare i partecipanti al progetto che erano: Fred (Alfredo) Ferrari (autore reale di tutti i testi e non semplice prestanome) alle tastiere, Piero Repetto a tutte le chitarre (Basso, Solista e Ritmica) e Giampaolo Pesce alle percussioni.
Il primo nucleo del progetto si forma ad Ovada e si chiama Wada per assonanza fonetica con il nome della città di origine e per un gusto filo-anglosassone. Dopo un primo momento con sonorità decisamente “dure” per il periodo, il gruppo ammorbidisce il proprio suono e cambia nome in Planetarium. La scelta dei nomi delle canzoni in Inglese e delle scarse note biografiche era dovuta ad una richiesta specifica della casa discografica che voleva fare apparire come il disco fosse di importazione Inglese. Tale pratica doveva essere molto comune al tempo per incrementare le vendite. Inoltre era previsto un secondo disco con alcune canzoni in Inglese: a tale fine era stato ingaggiato Kim dei Cadillac per istruire il gruppo a cantare le canzoni con un accetto dell'area di Liverpool. Dopo alcune ore in sala prove tutto si è fermato ed il secondo disco dei Planetarium non è mai venuto alla luce. Spero di essere stato di aiuto e di avere chiarito molte cose.

aliante ha detto...

John, il fratello di Piero Repetto era il mio insegnante d'italiano alle superiori (prof. Giancarlo Repetto).

aliante ha detto...

John, il fratello di Piero Repetto era il mio insegnante d'italiano alle superiori (prof. Giancarlo Repetto).

Unknown ha detto...

Purtroppo io non ero nato nel '71 e non ho avuto modo di parlare con mio padre di questo .... comunque è bello anche e proprio per questo alone di mistero ...poi la musica piaccia o non piaccia è questione di gusti .... Buon Infinity

Anonimo ha detto...

Disco carino ma non imprescindibile

Michele D'Alvano