Trip: Atlantide (1972)

rock progressivo italiano
Siamo nel 1972. Dopo un intrigante prova d'esordio e lo splendido Caronte, i Trip sfruttano il momento propizio per esibirsi un po’ ovunque. Lo stress però si fa sentire, complice l’acuirsi di qualche attrito interno e soprattutto un furto di materiale avvenuto mentre il gruppo si trovava a Civita Castellana. 

Lasciano così la band il sanguigno chitarrista blues-psichedelico Bill Gray che di lì a poco pubblicherà un album solista, e il ventottenne Pino Sinnone che abbandonerà invece del tutto il business musicale. Per inciso, riprenderà a suonare solo trent’anni dopo. 

Mentre però Gray non verrà più rimpiazzato, Sinnone verrà sostituito dal giovane batterista Furio Chirico, già noto nell’ambiente musicale per aver militato nel complesso beat I Ragazzi del Sole, e dotato di un batterismo tanto potente quanto refrattario a qualunque tempo pari
Un rimpasto radicale quindi, che non solo ridurrà i Trip a terzetto, ma sconvolgerà completamente il loro sound orientandolo decisamente verso il rock progressivo
Niente più jam improvvisate o citazioni underground, ma un taglio rigoroso, là dove i ruoli di ogni singolo musicista andranno a comporre un sound molto più definito e puntuale di quanto avvenuto in passato. 

Ed è in questo contesto che nasce Atlantide: terzo album della band, supervisionato dall’ex bassista dei Latinis Cesare De Natale, affidato per la parte tecnica all’esperto fonico Enzo Martella e nobilitato dalla lussuosa grafica tridimensionale dello studio Up & Down diretto da Francesco Logoluso. In tutto, otto brani di media durata che, come nella migliore tradizione prog, seguono un solo tema conduttore. In questo caso, la caducità del potere ben ambasciata dal mito dell’isola di Atlantide, affondata secondo Platone per i la sua insanabile cupidigia. 

atlandide rock anni settanta
Musicalmente dicevamo, prevale la figura di Joe Vescovi a cui vengono affidate tutte le principali parti armoniche e melodiche, ma senza per questo prevaricare i colleghi: Chirico per esempio si prende addirittura un posto da solista in "Distruzione", mentre Arvid Andersen, spesso dissimulato nei lavori precedenti, metterà tutta la sua anima jazz rock nella raffinata "Evoluzione". 

La title-track "Atlantide" poi, è il vero manifesto del disco: suoni differenziati e ben levigati, ritmiche variegate e fluide e ambienti continuamente palleggiati tra evocazione e aggressività. Un vero gioiello di prog italiano che per molti rappresenterà l’apice creativo del gruppo

Certamente, ascoltando le atmosfere palesemente Emersoniane di "Energia", "Ora X" e “Analisi”, viene da chiedersi se i ragazzi stessero veramente cercando la loro via italiana al progressivo o se la riduzione a terzetto li avesse più banalmente spinti a ricalcare le orme dei più celebri colleghi d’oltremanica, visto anche il reiterato utilizzo della lingua inglese

Probabilmente, come sostiene Michele Neri nel Libro del Prog Italiano, la ricerca fu realmente autoctona, considerando che Vescovi non avrebbe avuto alcun problema sia ad allargare nuovamente il gruppo, sia a proporre qualcosa di completamente diverso. 

joe vescovi
Eppure, malgrado il buon successo commerciale dell’album e un ottimo riscontro di pubblico e di critica (disco “maestoso” lo definì allora il Ciao 2001), quel sospetto di esterofilia e di scarsa originalità indusse qualcuno a pensare che la creatività del trio fosse giunta al capolinea. In particolare, i dirigenti della Rca che preferirono depennare i Trip dalla loro scuderia. 

I soldi, quelli veri, servivano per produrre i Baglioni e i Cociante e, in merito a musica alternativa, perché non puntare piuttosto su qualcosa di più nostrano come Il Rovescio della Medaglia, Quella Vecchia Locanda, o meglio ancora il Perigeo

Fortunatamente, ai tre disoccupati sarebbe venuta incontro la Trident Records, dando loro un’altra chance per sperimentare un nuovo giro di boa ma, come noto, questo causò loro più problemi che soddisfazioni.

 Forse, come mi confidò Pino Sinnone, “la loro avventura era già destinata a concludersi dopo la mia dipartita” perché, “d’accordo fare musica d’avanguardia e non cedere mai a compromessi, ma io credo che qualche concessione al mercato ci sarebbe stata". 
E in quel senso, l’inflessibilità di Joe è sempre stata un suo pregio, ma in certi casi, anche un grosso limite.

20 commenti :

Anonimo ha detto...

Bello,ma "Caronte" aveva un non sò che in più,forse l'originalità e la forza del collettivo ben rodato

isidax ha detto...

OFF Topic, mi sa che la DHL è più lenta delle poste di stato ;-)))

Anonimo ha detto...

ISI puoi tradurre? Non ho capito nulla.
Mi hai mandato qualche cosa?
JJ

Anonimo ha detto...

In effetti anch'io preferisco Caronte, sarà forse perchè all'inferno mi ci mandano spesso...

Andy

Giampaolo ha detto...

Avevop gia' commentato ieri! Comunque ti ripeto: Atlantide non mi ha mai detto un granche'.
ciao!

Anonimo ha detto...

Mi è sembrato di capire che preferiate "Caronte", o sbaglio?
Tra tutti quoto 2112 perchè in fondo ha richiamato il concetto di "trasgressione" che per me, ha un ruolo per me fondamentale.
-
Andy, di che scuola critica fai parte?
-
Il grande Pavelo ha liquidato tutti con saggezza Sarda! E tanto fa!.
-
Tra qualche mese parleremo anche di "Time of change"...
-
Abbraccio a tutti.
JJ

Anonimo ha detto...

Quale scuola? La mia ovviamente, faccio colazione con del camembert, faccio un salto alla premiata forneria, prendo la mia teira volante e così dopo un bel Trip arrivo a scuola. Inizia la lezione col Dottor Zero e le sue mirabolanti teorie assistito dalla formosissima Selen. Guardo nel mio zaino e vedo che il mio Book Of Saturday non c'è. Guardo meglio e ci trovo invece Tales of mystery and imagination, ma in quel momento sento solo il prof che mi fa: " Stand Up !" Oh merda! Mi punisce pure oggi. Mi fa recitare a memoria The Rime Of Ancient Mariner. Finisce finalmente la scuola e torno a casa dove finalmente una voce deliziosa dice:
Supper's Ready

Andy

Anonimo ha detto...

"Paperlate!" Che cultura!

Anonimo ha detto...

Disco sofferto? A me sembra bello, pienamente sinfonico e molto suggestivo. Lo preferisco anche a "Caronte", ugualmente bello, ma appena un po' troppo hard-prog per i miei gusti tanto, tanto delicati :-)
Circa il fatto che cantino in inglese che vuol dire? Evidentemente Andersen l'italiano lo masticava poco...
Ciao grande capo!
Armando

J.J. JOHN ha detto...

Bello e suggestivo si, ma francamente li trovavo più "sinfonici" in quattro piuttosto che in tre.
-
"Sofferto", dico io, perchè ritengo che la svolta musicale di "Atlandide" sia stata più un effetto della dolorosa riduzione a tre, che non una scelta voluta.
Non dimentichiamoci che Gray e Sinnone non se la sentirono di andare avanti dopo che venne rubato al gruppo il caravan con tutti gli strumenti.
-
I Trip cantavano in Italiano eccome! Semplicemente non hanno perseverato per ragioni commerciali.
Nel 1972 potevano ancora permetterselo. Più tardi divenne inesorabilmente un problema.

J.J. JOHN ha detto...

Grazie Giampaolo! Riveduto e corretto! JJ

Unknown ha detto...

Reputo i Trip, forse solo insieme il Balletto di Bronzo uno dei due più grandi gruppi Prog rock italiani di tutti i tempi, forse includo i soli Acqua Fragile con la loro "morning comes", come roccaforti di un tempo morto dopo il 75 76, quando alcuni di questi grandi musicisti si riversano nella musica leggera, i pezzi buoni per la pancia, cantava ligabue in "la ballerina del carillons".. E Sanremo vinse ancora, e noi perdemmo quello che fu la prosecuzione di ribellione al sistema neo liberista.. Peccato!

Anonimo ha detto...

Disco di assoluta qualità,anche se minore in termini di coinvolgimento rispetto al suo predecessore.
Joe Vescovi ormai si prende sulle spalle il gruppo e tira fuori questo ATLANTIDE,un lavoro molto "tastieristico" e ambizioso,dotato di una qualità compositiva piuttosto alta.Furio Chirico..beh..è incredibile!

Denis

Denis

eldopop ha detto...

O rock progressivo italiano é ótimo!!!Le Orme,Trip,Osanna,Museo Rosembach.Listen www.eldopop.com.br
Piu rock progressivo.
I´m from Brasil.
amsterdam_fous@hotmail.com
Abraços,
Halfeld Carioca.

graziano ha detto...

Gran bel disco. Sinceramente tra i primi tre non so quale preferire e in effettti li ascolto alternativamente a seconda del periodo (e dei cambi di umore).
Congratulazione JJ per i 2M di visitatori. La cosa non mi stupisce conoscendo la tua cultura e sensibilita' verso il mondo musicale (e non).
Graziano.

ugo ha detto...

io gli preferisco CARONTE non fosse altro perchè in quel disco c'è la chitarra che qui manca unico vero neo di un disco perfetto! ugo

Anonimo ha detto...

Senza dubbio alcuno trattasi di un grandissimo album, ma anch'io, come altri prima di me, preferisco il predecessore, sublime ed hendrixiano "Caronte". Complimenti per il blog. Ti seguo da anni. Dave.

Anonimo ha detto...

certamente "caronte è migliore"anche se questo è un po piu'commerciale almeno per me.Sempre e comunque un album di alti livelli,ma personalmente preferisco il primo.

Ciao John.

Anonimo ha detto...

Buon disco, per me il migliore dei Trip !

Bello anche il precedente Caronte .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riascoltato oggi, si conferma davvero un ottimo disco, musicalmente elegante e stilisticamente intenso e raffinato .

Distruzione è un brano dirompente e suggestivo, con la batteria di Furio Chirico in grande spolvero che delinea un'atmosfera apocalittica e inquietante davvero ragguardevole .

Michele D'Alvano