Ibis: Ibis (1975)

ibis 1975Dopo un primo lavoro di rodaggio e un album leggermente pretenzioso, gli Ibis di Nico Di Palo subiscono l’ennesima trasformazione della line up: l’ex Atomic Rooster Ric Parnell se ne torna in Inghilterra e lascia il posto al batterista Pasquale Venditto, mentre il tastierista Maurizio Salvi viene sostituito dal chitarrista Renzo Tortora e i risultati del rimpasto non tardano a farsi sentire nel nuovo LP “Ibis” del 1975, che sarà anche l’ultimo prima della ricostruzione dei New Trolls.

Edito sempre dalla Polydor e presentato in una modesta copertina singola con busta interna, il disco è decisamente più Rock dei suoi predecessori e, sin dalla sua uscita, divide pubblico e critica.

Restano delusi coloro che avrebbero voluto la prosecuzione del discorso Prog-sinfonico di “Sun Supreme” e rimangono perplessi quelli che avrebbero desiderato un lavoro più originale.
Ibis” fu quindi un ulteriore opera a mezza via tra un sound non ben definito e una progettualità mai intrapresa tanto che, ancora oggi, molti miei colleghi lo giudicano in maniera discordante.
Gaboli e Ottone, ad esempio, gli attribuiscono solo una stella su cinque (un giudizio men che negativo, quindi), mentre Augusto Croce lo ritiene il miglior lavoro del quartetto genovese.


Quale che sia la verità, occorre ammettere che l’album non è propriamente un gioiellino del Pop.
Innanzitutto, in controcorrente con l’incremento delle tecnologie, l’incisione è piuttosto cavernosa e molte sfumature si perdono in un turbinoso ruotare dei bassi.
A parte questo però, i maggiori dubbi emergono dalle parti musicali che da un lato, non hanno abbandonato la proverbiale ridondanza acustica del Di Palo e dall’altro, non riescono a distaccarsi completamente da stilemi già abusati sia da altre bands, sia dagli stessi New Trolls.


ibis nico di paloIl sound è effettivamente omogeneo e ben strutturato ma, se questa potrebbe essere considerata una qualità, nessuno dei sette brani riesce ad imprimersi nella mente dell’ascoltatore e caratterizzare tutto il lavoro.
A tal proposito non aiuta nemmeno la consueta dicotomia tra i pezzi cantati in Inglese e quelli in Italiano. Poi, se ce ne mettiamo anche uno in latino (“Narratio”), il tutto comincia a sembrare davvero disordinato.

Comunque di parti notevoli ce ne sono, eccome.
La vulcanica leading track “Premessa”, ad esempio sembrerebbe introdurre un disco turbinoso a forte spessore prog-rock, ma purtroppo il groove è subito frenato dalla frammentaria “Narratio” che, oltre a contenere un riff piuttosto abusato, sembra avere la stessa struttura di “Signora Carolina”.

Decisamente freak e poco moderna è invece “Dedicata a Janis Joplin”, cantata in un inglese mal pronunciato e gravata da un inciso finale di sapore acquariano ripetuto all’infinito.

Le ballate “Passa il tempo” e “Ritrovarci qui” che rispettivamente chiudono e aprono le due facciate del disco, sospendono invece nuovamente la sequenza rock con ambienti più leggeri che si rinvigoriranno solo nel finale ad introdurre il Prog di “Strada”: probabilmente il miglior brano di “Ibis” anche se smaccatamente debitore ai New Trolls.
Chiude il tutto “Keep on Moving”, anch’essa di consumato sapore rock al punto di farla sembrare un brano dei primi anni ’70 con molte influenze americane e, a questo punto, si chiude il periodo degli Ibis.

new trolls ibisI più maligni potrebbero aggiungere “fortunatamente” perchè, in effetti, non ci siamo davvero trovati di fronte a un bel commiato e, onestamente, non so come ci sia chi possa ritenere questo album il migliore della band.
Sicuramente non c’è nulla da dire sugli arrangiamenti e sulla buona varietà timbrica, nobilitata dal moog e dalla chitarra slide ma, per il resto, tutto sembrava perludere allo scioglimento della band.


Forse, era venuto davvero il momento di provare a riunire le energie di De Scalzi, Belleno, D’Adamo e Di Palo nella line up originale.

Che poi fosse stato meglio rifare un “Concerto Grosso” o tentare di costituire nuove sonorità ciascuno per conto proprio, questo non potremo mai dirlo.
Certo è che dal 1975 in poi, per ascoltare le cose migliori della storica band di Genova, bisognerà voltarsi indietro. E anche di parecchio.

9 commenti :

zanza ha detto...

Sono completamente d'accordo su tutto quello che dici ed in effetti quando lo si ascolta non solo non c'è un brano che ti resta in mente ma per di più, secondo me, ti chiedi se davvero avevano bisogno di fare un disco così che non sa ne di carne ne di pesce.

taz ha detto...

Tempi duri...per i troppo bravi...Un Nico arrabbiatissimo, in una itw dell'epoca, rilascia queste dichiarazione dopo l'ultimo concerto al Piper di Roma giugno '74:..per questo concerto romano qui al Piper non è stata fatta la minima pubblicità, neanche al bar a fianco sapevano che avremmo suonato noi...- e ancora-...nei nostri concerti il piacere maggiore era quello di scaricare e caricare gli strumenti e sistemare il palco...Insomma scarsa promozione e pessima organizzazzione per i concerti...Certo che suonare così non doveva essere il massimo, anche se dal vivo gli Ibis davano il meglio di loro, perchè è indubbia la capacità di Nico e soci di suonare e bene!...Il commento al disco è perfetto...infatti per Nico(artista sensibilissimo..) erano tempi duri e di confusione..e LP rispecchia molto lo stato d'animo di quel periodo...Cose buone ci sono ma come dici tu frammentarie....A proposito del commento di Nico sul disco a quanto pare fù voluta la frammentarietà nella costruzione dei pezzi..infondo, diceva lui, la vita non ha un giorno uguale al giorno prima....Io gli preferisco SS..anche se carico d'influenze...e anche in quella occasione era dal vivo che bisognava sentirli...ciao

Anonimo ha detto...

Poche idee confuse, anche se la tecnica di Di Palo e co. non si può discutere.

Di originale a livello musicale ho trovato ben poco, per non dire nulla. E' tutto già detto e ridetto. L'unica cosa che salvo sono i testi di qualche canzone, ingenui ma personali. Di Palo parla delle difficoltà sue e della sua musica. Ne esce un personaggio sincero, che non nasconde le sue difficoltà.

Alla fine la riunione dei vecchi new trolls nel 76 farà bene sia a Di Palo che a De Scalzi.

alex77

giody54 ha detto...

Dal vivo erano fortissimi ,li ho visti nel '75,credo che questo sia il loro album migliore

MarioCX ha detto...

Detta fuori dai denti, i NT in tutte le loro ragioni sociali sono quanto di più sopravvalutato ci sia nel panorama del pop-rock italiano.
Quando va bene: sempre derivativi e un ben sotto come qualità ai modelli, quando va male: patetici, come negli ultimi 35 anni.

claudio 56 ha detto...

Effettivamente, dopo "Ut" nebbia, a volte molto fitta.
Ma chi suona le tastiere in questo disco?

Anonimo ha detto...

Lavoro dignitoso anche se non imprescindibile

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Nonostante tutto, disco gradevole e ben suonato .

Michele D'Alvano

marco ha detto...

Il signor Barotto dovrebbe spiegarci perché questo disco appare nella lista degli album consigliati (insieme ai Califfi, Celeste, Edgar Allan Poe ed altri obbrobri)