Uno: Uno (1974)

Tra tutti gruppi Prog italiani dei primi anni '70 che ricossero un certo successo in patria, gli Osanna furono gli unici nel 1974 a non aver ancora tentato la carta internazionale.

Probabilmente ciò accadde perché, proprio nel momento che sembrava più propizio per un lancio all'estero, la band era già praticamente disciolta e soltanto Elio D'Anna e Danilo Rustici si fecero carico di questa sfida
Battezzatisi "Uno", reclutarono il batterista Elio Valicelli (ex Silver e i Baci, Hellza Poppin e collaboratore di Osage Tribe, Claudio Rocchi e degli stessi Osanna in "Lanscape of life") e, snobbando i mezzi che la Fonit aveva messo loro a disposizione in patria, si recarono in Inghilterra per incidere l'unico album della loro carriera.
A questo punto, vuoi per la sua prestigiosa line-up, vuoi per i gloriosi percorsi pregressi o per il crescente strapotere del marketing, per un po' di tempo in Italia non si sentì parlare d'altro che di questo neonato trio di musicisti che godette di una produzione senza precedenti.

Nel giro di pochissimo tempo, la Fonit diede loro il massimo della disponibilità finanziaria e, a discapito di molti altri gruppi che avrebbero meritato altrettanta attenzione (es: i Procession che si videro drasticamente ridotto il loro budget), mise a disposizione del trio i prestigiosi Trident Studios di Londra, affiancò loro un language supervisor del calibro di N.J.Sedwick e coriste quali Liza Stike (entrambi dell'entourage dei Pink Floyd), fece curare la grafica dell'edizione inglese nientemeno che dallo studio Hipgnosis, pubblicò il disco in mezza Europa e attivò un battage mediatico mai visto prima.
In altre parole, stando ai pruriti della nostra discografica nazionale, il disco degli "Uno" avrebbe dovuto essere un successo planetario ancora prima di essere immesso sui mercati.
Ma non fu così.

L'album infatti, pur essendo formalmente gradevole e tecnicamente molto ben curato, si scontrò impietosamente con l'impossibilità di restituirlo pienamente dal vivo, tanta era la disparità tra le ridondanti tecnologie impiegate in studio e la modestia numerica della line up.
Essendo solo in tre (batteria, fiati, chitarra o tastiere), era infatti palese che in concerto gli Uno non potessero fisicamente restituire tutta la magnificenza delle sonorità ottenute in sala di registrazione, generando così un "gap" che non solo lasciò il pubblico interdetto (per non dire offeso), ma segnò rapidamente il declino della band.

A peggiorare la situazione, sembra anche che il gruppo avesse un notevole display scenografico, che però finì per acuire le disparità anziché appianarle.
Certo: a fronte di tanto dispendio economico verrebbe da chiedersi come mai per i concerti non fossero stati affiancati agli "Uno" almeno un paio turnisti in più, oltre al povero Corrado Rustici (ex "Cervello" e fratello di Danilo) a cui fu affidato l'ingrato compito di tappabuchi al basso e alla chitarra, ma questo non ci è dato di sapere.

Limitandosi all'ascolto comunque, ci si trova veramente davanti a un album perfettamente levigato, pur nella sua evidente deferenza al mercato straniero: ottima incisione, arrangiamenti impeccabili, sonorità curate al limite della maniacalità e grande risalto alle capacità tecnico-esecutive dei musicisti.

Tutti e sette i brani godono di un sound ampiamente forgiato su misura per l'evidente scopo commerciale: raddoppi sul flauto, cori sontuosi, grande dinamica acustica e una voce straordinariamente cristallina e ben bilanciata, con qualche neppure troppo malcelato riferimento al Vittorio de Scalzi di Ut.

Ciò che resta nel cuore dopo tanta manifestazione di prestanza tecnica però, è solo una briciola di quel che furono gli Osanna e appena un soffio di quello che avrebbero voluto essere gli Uno: troppo tronfi nel portafoglio e troppo modesti nella resa.
E presto se ne resero conto anche loro.

Malgrado le vendite confortanti, il disco non coprì gli investimenti della produzione e sia D'Anna che Rustici se ne tornarono in Italia con le pive nel sacco a coltivare progetti più verosimili.
Va da sé che il movimento non gradì affatto il lavoro esterofilo dei due ex Osanna e tutta l'avventura degli Uno cadde presto nel dimenticatoio.
Se è vero che "i soldi non fanno la felicità", questo episodio del nostro Pop ne fu la dimostrazione più lampante.

15 commenti :

M(a)rta ha detto...

A me piacciono molto gli Uno che qui in Canada sono molto ricercati.
Perchè non hanno fatto bene in Italia? I Nova sono molto buoni anche.M(a)rta.
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@ Marta (mail privata):
A parte le difficoltà dal vivo, gli Uno pubblicarono un prodotto astratto ed "eccessivo", che andava contro la crescente necessità di una comunicazione più diretta.
Il movimento non perdonò nè la loro tracotanza, nè il fatto che i loro costi di produzione avevano, pur se inconsapevolmente,sottratto fondi ad altri gruppi.
I "Nova" non ebbero questo problema perchè lavorarono praticamente solo all'estero.

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PS: Per dibattere sui dischi postati, non scrivetemi privatamente: fatelo direttamente sul blog, così diamo a tutti la possibilità di entrare nel dibattito. Grazie. JJ

Anonimo ha detto...

Ricercati gli UNO in Canadaaaa? Mah l'e-mail qua sopra è 1 bufala, eh JJ? E' 1 cosa ke mi fa riflettere questa. In Italia siam troppo esterofili, ma mi sembra ke in alcuni casi all'estero sian troppo italianofili.....

Secondo me questo è un album discreto ma niente di eccezionale. Un disco ke strizza un occhio alle vendite ed in alcuni punti un occhio ai Pink Floyd.....

Personalmente mi sembra ke Landscape of life (dello stesso anno) sia un prodotto migliore, leggermente più originale di questo.

Non potevamo sfondare con album del genere all'estero, per quanto sia ben suonato è carente di idee.

Sembra incredibile ke suonino Rustici e D'anna, ke appena un anno prima avevano contribuito (e alla grande) in un album capolavoro come Palepoli.

Comunque grandi strumentisti sia Danilo Rustici ke D'anna......alex77

taz ha detto...

Secondo me si son fatti prendere dall' aria inglese...le photo dell'epoca li fanno vedere vestiti come delle stars per le strade di Londra..poi gli studi unici della trident...isomma l'impatto gli ha offuscato le idee, perchè se vai a vedere che, poco tempo prima, "quei due" avevano partecipato alla realizzazzione di Palepoli...leggevo che durante un concerto a Roma persero il controllo dell'acustica e della miscelazione, chiusi nelle loro cuffie che impedivano di comunicare con l'esterno...solo con l'entrata in gruppo di Corrado Rustici il gruppo riusci ad arricchire il suono liberando i compagni da compiti troppo faticosi...ma la critica li bocciò...io lo trovo un disco di quelli che....avrei potuto ma....Elio disse che si voleva staccare dal vicolo cieco in cui gli Osanna si stavano incamminando...con un disco più semplice, non credo ci siano rieusciti, forse troppa tecnologia... maaaa! per apprezzarlo ha bisogno sicuramente di più ascolti....riguardo all'interesse dei "Canadesi" vi dico che c'è un giapponese che con la famiglia quando può viene in Italia ad ascoltare i New Trolls, a Marostica gli è andata male perchè pioveva...sti stranieri..ciao

J.J. JOHN ha detto...

Alex, bufala un corno.
M(a)rta è un'amica di una coppia Canadese che ho conosciuto qualche mese fa e mi fa molto piacere che mi abbia scritto.
Tra l'altro, questi due coniugi gestivano tanti anni fa un negozio di dischi Prog italiani a Quebec e hanno un'ammirazione sconfinata per la nostra musica anni '70.
Fanno un pò di confusione, ma è stato molto divertente per me sapere da loro quali dischi Italiani andavano più forte da quelle parti: gli Uno, la Triade, Procession e il Volo.
Capito Alex77... paese che vai...
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Taz, però l'esterofilia di Rustici e D'Anna temo che fosse incurabile.
Con gli Uno stavano scaldando i motori e con i Nova hanno preso il largo.
Mi sa che era un morbo già in embrione dai tempi de "L'Uomo". Altrimenti, che senso avrebbe avuto per loro cantare in inglese?

Anonimo ha detto...

Ovviamente JJ scherzavo. Certo stupisce un po sapere ke in Canada andavano per la maggiore i gruppi da te citati (abbiamo avuto di meglio), però questo è indice ke effettivamente nel campo prog rock siamo riusciti nei 70 a lasciare un segno indelebile. E non è una cosa da poco, se si pensa ke prima dei 70 in Italia non c'era una vera e propria tradizione rock come ad esempio in UK o USA.

Secondo me comunque D'anna e Rustici potevano fare di più, il risultato del disco degli UNO è si discreto ma nulla di più.
alex77

Anonimo ha detto...

D'accordo con la tua analisi, l'ottima registrazione purtroppo non si riflette nelle idee, peccato, spesso o quasi sempre accadeva il contrario.

Andy

taz ha detto...

Degustibus anche all'estero...e anche qui...nelle classifiche che abbiamo compilato ho trovato dei dischi che io ho comprato solo per la "passione prog italica"...perchè per il resto....non ho sentito quello che altri hanno sentito...Yes Gentle G. Caravan a me dicono poco, per esempio, preferisco di più i Camel Colosseum...insomma la testa è la stessa le orecchie....Anni fa ho conosciuto T. Esposito e gli ho chiesto di Elio, che fine aveva fatto...mi disse che dopo i Nova era in America e poi ritornò a Napoli e comprò una pizzeria...bò???

Anonimo ha detto...

Oggi ho riascoltato BLINK primo album dei Nova. Niente di innovativo ma anke questo è un buon album. Un jazz rock (di stampo americano se non sbaglio) in cui i musicisti mettono in mostra un ottima tecnica individuale. Dovrebbe essere anke l'unico album in cui suonarono insieme Corrado e Danilo Rustici.....veramente due chitarristi di caratura internazionale. Risultano validi e godibili anke basso e batteria....ma avremo modo di approfondire con l'arrivo della tua recensione sul disco JJ.....

Buon pomeriggio alex77

Roby ha detto...

Ciao caro J. J. John. Scusa se mi permetto, ma ho notato un piccolo refuso in questo post, sicuramente frutto di distrazione, disciplina di cui peraltro io sono un vero esperto. Precisamente, la svista si trova in questo tuo passaggio:
"come mai per i concerti non fossero stati affiancati agli "Uno" almeno un paio turnisti in più, oltre al povero Danilo Rustici (ex "Cervello" e fratello di Corrado)"
Penso surely tu abbia voluto dire (ex Osanna e fratello di Corrado, ex Cervello)

Ciao e grazie per il tuo blog, preziosa ed accurtata fonte di informazioni per noi amanti del rock progressivo italiano

J.J. JOHN ha detto...

Grazie Roby.
Avevo scambiato i due fratelli.

Francesco ha detto...

L'album è molto bello (e Danilo Rustici canta molto meglio di Lino Vairetti) ma purtroppo in Italia all'epoca eravamo ancora in piena sudditanza modelli anglo-americani, basta vedere ora come in Giappone il nostro "progressive" sia stato rivalutato e pienamente compreso. E c'è da dire che come mi ha detto Toni Pagluicca anche oltre Manica e Oceano c'era un notevole "razzismo" nei confronti degli italiani!

Unknown ha detto...

Io ho avuto il piacere e l'onore di essere il bassista di Barimar negli anni &7/68 e poi nel 77/80.Ho anche tra l'altro inciso con lui il brano Story ed il retro dei Capricorn college.Vorrei tanto mandargli un affettuoso saluto e un calorosissimo abbraccio. Ciao Mario......

OSANNA Fan ha detto...

Volevo rispondere a chi forniva notizie di Elio D'Anna.
Il suddetto successivamente al periodo americano ha iniziato una nuova strada verso ciò che oggi lo identifica vale a dire un business'man nell'ambito della formazione universitaria. Per chi ne volesse conoscere la storia su Youtube è presente un'intervista effettuata in Toscana presso il suo resort da Cino Tortorella il 4/05/2014
http://www.newsfood.com/intervista-elio-danna-scuola-degli-dei-vivere-vita-successo/
http://epochtimes.it/news/la-rivoluzione-della-mente-secondo-elio-d-anna---127621
https://it.wikipedia.org/wiki/Elio_D%27Anna

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto anche se non mi ha mai entusiasmato

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

In fin dei conti, I cani e la volpe e Uno nel tutto sono due brani bellissimi, avvincenti e coinvolgenti

Michele D'Alvano