Pierrot Lunaire: Gudrun (1976)
Tanto tempo fa, quando ascoltai per la prima volta questo album non sapevo cosa e di chi fosse. Eravamo tra amici e qualcuno mise su un disco di cui l’unica cosa che riuscivo a vedere era una stella crepata in copertina e una macchia di sangue.
Avevo fumato molto ed era una di quelle sere in cui decisi di non dare limiti ai miei istinti psichedelici. Ricordo che ero seduto per terra e avevo tra le braccia una bella ragazza che oltre ad essere la mia occasionale compagna d’ascolto, sarebbe diventata anche compagna di qualcos’altro.
Aspettate a malignare però.
Tra un trip e l’altro, l’atmosfera si faceva sempre più ovattata: qualcuno si era addormentato, altri ciondolavano sorridenti e altri ancora si erano appartati nelle camere di sopra. Alché, pensai anch’io di cominciare a far sul serio con la mia tipa e - sempre dandoci dentro con sostanze varie - iniziai a corteggiarla come si deve.
Ora, non è che lei non ci stesse, ci stava eccome: il problema era che quella strammaledetta musica mi stava mandando in paranoia.
Provai ad alzarmi per spegnere il giradischi ma non ci riuscivo e comunque, lei non aveva nessuna intenzione di interrompere le trattative.
Sta di fatto che mentre la signorina era tutta bella contenta, io la baciavo con gli occhi sgranati e cominciavo davvero a sentirmi male. Malissimo.
Dopo un po’, anche lei dovette arrendersi all’evidenza e sempre con quell’accidente di musica in sottofondo, mi fece bere una roba che non ricordo, mi pose un sacchetto di ghiaccio sulla testa e cominciò amorevolmente a massaggiarmi.
Il dopo non ve lo racconto, ma quando la mattina dopo mi svegliai, avevo una cefalea dell’altro mondo ed ero sconvolto come pochi. Lei invece, felice come una pasqua, preparava il caffé per tutti.
“Scusate, ma che cavolo era quella roba che sentivamo ieri sera?”,
“Quale roba?”
“No, niente, come non detto”.
Mi avvicinai al giradischi e tentai di focalizzare quel vinile che ancora sul piatto: “Gudrun, Pierrot Lunaire, etichetta IT (toh, la stessa di Rino Gaetano), anno 1976”.
Mi giurai di non risentirlo mai più.
Dopo tanti anni invece (ieri, cioè), l'ho risentito eccome per poter fare questa scheda e immaginerete quali sensazioni mi siano tornate in mente.
Avevamo lasciato i Pierrot Lunaire nel 1974 ai tempi del loro primo album che, pur se geniale, non solo vendette poco, ma non soddisfò nemmeno i componenti del gruppo che lo considerarono raffazzonato, mal prodotto e peggio distribuito.
Il malcontento portò alla dipartita del bassista-chitarrista Vincenzo Caporaletti e alla sua sostituzione con la soprano Jacqueline Darby e il batterista Massimo Buzzi, costituendo così una nuova formazione della band che si presentò in studio nel 1976 per dare vita al loro secondo lavoro Gudrun.
Gudrun, per intenderci, è una figura mitologica tedesca che appare sia nel poema “Die Nibelungenlied” che nell’opera Wagneriana “L’anello dei Nibelunghi”.
Pur se molto differente dal primo LP, anche in “Gudrun” appaiono citazioni classiche, grandi ricorsi al primo romanticismo post-barocco e una mezza infinità di contaminazioni rumoristiche, atonali e dodecafoniche, proprio così come sarebbe piaciuto a Schoenberg, l’autore del vero “Pierrot Lunaire”.
Il groove del disco in oggetto è però più calibrato, maturo, meno improvvisato e più impostato nel coinvolgere l’ascoltatore a 360 gradi, sia nella tecnica che nella psiche.
La title track ad esempio, è un continuo palleggiarsi tra linee ornamentali di sintetizzatore, ansiogene digressioni orchestrali, recitativi infantili, parti liriche, momenti tribali e sequenze di oscillatori che sembrano prese a prestito dal primo Battiato.
Una miscellanea colta che supera il Prog e continua a distanziarsene nei brani successivi dove tra attimi di tregua melodica (“Dentro il silenzio”, “Plaisir d’Amour” che somiglia chissà perchè a “I can’t help falling in love”) e incursioni concrete, si può cogliere continuamente l’estrema complessità di questo lavoro.
Per molti versi accostabile allo sperimentalismo di Tisocco e degli Opus Avantra, questo album ha però un evidente difetto di conflittualità, nel senso che il suo modello di manipolazione della massa sonora, la sua marcata multicromaticità e le sue compenetrazioni non rappresentavano per la maggior parte delle novità.
In questo senso, ad orecchie allenate all’avanguardia Gudrun non era affatto “unico e inconsueto” come una parte della critica avrebbe voluto
.
Nel 1976 per esempio, Battiato aveva abbondantemente esplorato questi patchworks ed era già avanti anni luce col suo nuovo minimalismo.
Inoltre, decine di musicisti classici contemporanei ai quali questo lavoro attinge erano già ben oltre quelle sue linee contaminatorie.
Terzo: pur se ben rappresentativo della disgregazione e delle tensioni allora in atto, “Gudrun” non ebbe effettivamente alcun appiglio con i nuovi soggetti sociali che avevano bisogno di ben altre risposte.
Rimase insomma una sorta di “scrigno magico” molto più adatto a studenti del Conservatorio che non a quel magma urbano che stava drammaticamente trasformandosi nei tessuti sociali delle grandi città..
In un certo senso un vero peccato ma a volte, un “valore a se” può anche passare inosservato se non sottende la forza della comunicazione.
E questo rimase sempre il problema principale dei Pierrot Lunaire.
21 commenti :
Uno dei dischi preferiti dalle mie orecchie...un gruppo che mi piace parecchio...formato da autentici fuoriclasse della musica....Stalteri che suona dall'età di 6 anni il piano, profondo conoscitore della musica impegnata-sinfonica(ha suonato con Rino G. nel lp Mio fratello è figlio unico...nel brano Il cielò è sempre più blu..Aida...suona il boozouki in Come Morning di David Sylvian e compone musica per Sonija Kristina cantante dei Curved Air...Battiato lo vuole nel suo spettacolo tv Bitte, keine reclame...collabora con Ron, Gianni Togni, Emma Muzzi Loffredo...etc etc...insomma 360° di musica) e così anche il fido compagno Gaio C....che la morte ha colto prima di poter realizzare il progetto della reunion dei PL con Caporaletti(altro grande serio musicista)Ho letto di un concerto a Roma al Palazzo dello sport, dove crearono scompiglio, ai 10.000 presenti, all'esecuzione di Gudrun ma....tutto si trasformò in un enorme consenso alla fine...con la presenza femminile di J.Darby....Che dire di Gudrun è un disco d'avanguardia...Battiato si ma loro avevano qualcosa di più(in questo disco) futurismo impressionismo la voce della JD è sublime....chiaramente è una mia opinione...ciao
La tua opinione è sacrosanta. Certo però che Gudrun arrivò quando una certa ribalta stava già calando il sipario.
Credo anch'io che ascoltarli dal vivo dovesse essere stato magico ma poi, una volta tornato a casa, venivi subito riassorbito da certi problemi a cui la loro musica non poteva dare risposte.
Credo fosse un limite decisivo per quell'epoca.
Arrivò tardi questo è palese, ma di quelli arrivati tardi forse erano i migliori...... ascoltandolo ancora adesso lo trovo "particolare"...se immagino un film sulla seconda guerra mondiale girato da un regista visionario come Gilliam o K. Russel o Tim Burton...ci ascolterei bene Gudrun come colonna sonora...il disco con l'intermezzo su ogni brano del rumore, credo, di una fotocamera e come se scattasse delle foto su un periodo di odio(tanto) e amore(poco), la seconda guerra mondiale...poi come dici tu i limiti ci sono e le sonorità "già" ascoltate anche...lo definirei "un ponte" tra il '70 e l '80...ciao JJ
"Credo anch'io che ascoltarli dal vivo dovesse essere stato magico ma poi, una volta tornato a casa, venivi subito riassorbito da certi problemi a cui la loro musica non poteva dare risposte."
Quel che dici è molto interessante, e si riallaccia anche sempre al problema centrale che ho nelle mie valutazioni, mi invoglia a sentire questo disco.
Piccic vedi di non fare come Jj ha...ha...ha.
Eeh? :-)
Fortunatamente io non ho brutti ricordi riguardanti questo disco, anzi l'ho sempre ascoltato con piacere. Probabilmente finirà nella mia top 5 del 1976.
Comunque JJ, se le cose sono andate come hai raccontato...hai tutta la mia comprensione e solidarietà :-))
Grazie Regolo, anche perchè durante la nottata le cose andarono molto peggio :-)
Un po tostino da sentire lo riconosco però è un disco sicuramente non lascia indifferenti e sicuramente tra i più originali dei seventies,a me hanno sempre intrigato un sacco.
Chiaramente troppo avantgarde per i tempi, storia vecchia...
Album unico nel suo genere... davvero, difficilmente ho ascoltato roba simile... non so se definirlo ottimo o altro... devo ascoltarlo ancora qualche volta...
Ma Giovane madre ha qualcosa di perversamente ipnotico, chissà il nostro povero JJ se ha ascoltato anche quel brano durante la sua "esperienza" :D
No, no, la traccia che mi ha mandato fuori era "Gudrun". Un trip davvero orribile.
Superò largamente una sbornia adolescenziale di "Batida de coco" (la ricordate?)che ancora oggi se ne sento l'odore sbalestro a un chilometro di distanza.
Conciato com'ero, "Giovane Madre" credo che avrebbe potuto uccidermi.
JJ
Ti giuro JJ che Giovane madre mi sta davvero prendendo troppo, c'ha quel giro d'organo assurdo, e poi tutta l'atmosfera... ti giuro mi sto prendendo una fissa per quella canzone, l'avessi conosciuta prima forse sarebbe entrata addirittura nella top five dei brani xD
DISCO DIFFICILE RISPETTO A QUELLO D'ESORDIO MA AFFASCINANTE GRAZIE ALLA VOCE DEL SOPRANO JACQUELINE.IN UN BRANO C'è PURE UN RICHIAMO ALLA SECONDA GUERRA TRAMITE LA VOCE DI UNO SPEAKER DELLA RADIO.IN CERTI PASSAGGI MI RICORDA GLI OPUS AVANTRA DI INTROSPEZIONE.TRA GLI ULTIMI BAGLIORI DEL PROG NOSTRANO. UGO
odori sapori suoni sono legati indissolubilmente alle esperienze che vivi in quel momento. Mi dispiace JJ 6 l'ultima persona che puo giudicare questo disco.e nn prendertela
Si, forse si. Ma in fondo mai come a quei tempi la musica era anche esperienza.
John, con la tua introduzione non me l'hai descritta la serata, ME L'HAI FATTA VIVERE!!! :D
Io ho avuto una sensazione simile ascoltando un album dei Soft Machine, mi pare fosse Third.
Questo disco è stato pubblicato nel 1977 per l'etichetta It . Qui sotto il link dalla scheda dedicata ai Pierrot Lunaire su Italianprog di Augusto Croce
"Il secondo album, Gudrun, registrato nel 1975-76, doveva essere pubblicato nel settembre 1976 sull'etichetta sperimentale Vista, ma venne annullato e pubblicato un anno dopo."
Cordiali Saluti
Michele D'Alvano
La prossima volta che sento Augusto gli dirò che ha un accanito ammiratore.
Augusto già lo sa ! :-)
Ciao
Michele D'Alvano
Questo è un disco che mi ha sempre affascinato !
Ha delle atmosfere morbose ed inquietanti che si sposano perfettamente con arrangiamenti ipnotici che spaziano dalla musica concreta alla classica contemporanea di ispirazione progressiva .
La bellissima voce di Jacqueline Darby ci guida in un viaggio sonoro di grande impatto emotivo .
Un lavoro davvero sui generis nel panorama musicale anni 70 !
Michele D'Alvano
Per me questo è decisamente il disco migliore dei Pierrot Lunaire
Michele D'Alvano
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