Ibis: Sun Supreme (1974)

Prendete il finale del disco e metteteci la voce di Jon Anderson al posto di quella di Nico Di Palo.
Poi, immaginatevelo con una registrazione più raffinata e provate a pensare le parti più hard con la produzione di Robert Fripp. Oggettivate l'assolo di batteria di Ric Parnell (ex Atomic Rooster), ed avrete in mano un gioiellino.

Prendetene l'inizio, e vi ricorderà l'attacco di "And you and I", centrifugato con "Horizons" e nobilitato da una delle voci più acute della storia del Pop Italiano, con tanto di cori raffinatissimi.

Prendetelo a metà e ci troverete una potenza musicale frastornante, una perizia tecnica indiscutibile, dinamiche armoniche piacevolissime e nondimeno, una decisa dose di energia al di là dei limiti della convinzione!

Ma c'è un problema.

Si, perchè, se leggete qualunque recensione, quest'album vi verrà presentato come "cugino povero" del Prog, snobbato, deriso, incompreso ed oppresso: tutto ciò che di meglio è stato proposto in questo disco veniva tacciato di "clone", di "lussuria" (quasi come se Ric Parnell fosse venuto in Italia per niente), di "ambiziosità": "poco convincente" si diceva all'epoca. Ma perché mai?

Il perché sta tutto nella storia degli "IBIS", nati da una delle scissioni dei New Trolls e smaccatamente orientati verso un sound talmente internazionale, da far risultare tutto il lavoro "quanto di peggio si possa immaginare in termini di modestia, creatività e fantasia" ("Libro Bianco sul pop in Italia", Arcana, 1975).

In parte è innegabilmente vero, ma io sono tra quelli che "Sun Supreme" lo apprezzano ancora oggi e lo reputano persino superiore tecnicamente e musicalmente ad altri album contemporanei ben più sopravvalutati (due per tutti: "Il Volo" e "Le orme").

"Sun Supreme" in effetti "superbo" lo è davvero, specie nel finale in cui il gruppo evoca sapientemente il meglio del Prog europeo con una professionalità esecutiva realmente non comune.
La tara maggiore del disco fu però, a mio avviso, quella di rivolgersi ad un mercato ancora provinciale, iperselettivo e frammentato qual'era allora quello Italiano, riportando forse con troppo distacco, dei raffinati tecnicismi che, in altra data, sarebbero stati sicuramente più considerati dal pubblico alternativo.

La PRIMA cosa ad essere mal tollerata fu sicuramente l'esterofilia anglofona di tutto il lavoro, in cui l'italiano compariva a malapena nelle note.
SECONDO: la sofisticata divisione dei brani in stile prog inglese: 11 movimenti in 26 minuti di musica sembrano onestamente un po’ troppi… roba che neanche gli Yes
TERZO: l'ammiccamento un po’ provincialotto al guru di turno (Satguru Maharaji) che, vista l'epoca, sembrava voler tirare un po’ troppo la giacchetta ai "Renudisti"…. e poi… con tutto rispetto… qualcuno mi dica chi era costui

Ecco, risolto il mistero: "Sun Supreme" è un disco complesso, tecnico, vario, piacevolissimo, ben strutturato ed eseguito, ma che venne, non a torto, ritenuto troppo freddo, calcolato e diciamocela tutta, un po’ supponente per quel mercato in transizione che era quello del 1974.

I movimenti giovanili cercavano sempre più concretezza e "Sun Supreme" andava in direzione "ostinata e contraria".

Gli IBIS ce la misero tutta, beninteso, ma come ci suggerirono un tempo i maestri:
"Il tempo non guarda in faccia a nessuno".

32 commenti :

Gianni Lucini ha detto...

Allora non è vero che consideri il "Libro Bianco sul pop in Italia" una sorta di Bibbia!
Concordo con ogni parola di questo post, punteggiatura compresa!

Gianni Lucini ha detto...

...salvo quell'appunto su Il Volo, un gruppo che all'epoca io ho adorato oltre ogni decenza.

Anonimo ha detto...

Grazie soprattutto per l'ode alla punteggiatura che è da sempre un mio tallone d'Achille :-)))
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Ebbene no, il "Libro Bianco" non è una mia Bibbia,semmai un'autorevole fonte di esperienze partecipate.
Non ci crederai, ma pensa che ne parlavo qualche sera fa con un compagno carissimo.
OK, il libro è molto raro e non tutti hanno l'onore di possederlo.
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Personalmente però, contesto a quella pubblicazione non tanto il suo "naturale" estremismo (cosa ovvia per l'epoca),quanto il fatto che "nulla andasse bene":
una deleteria forma di nichilimo che purtroppo sopravvive ancora là dove non dovrebbe esserci.
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Nel libro emergono,come dicevamo, le contraddizioni di una generazione sofferta.
Tuttavia,al di là della critica alla colonizzazione straniera, non è possibile pensare che anche gli Area o la PFM dovessero per forza essere sviliti per via delle loro scelte diciamo così "tattiche".
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Il "Libro bianco" ha dei momenti critici molto alti, ma pecca nel fare di "tutta l'erba un fascio" senza considerare, a mio avviso, i necesari aspetti tecnici e musicali.
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Mi fermo qui e aspetto il tuo rilancio. Credo sia un dibattito veramente molto complesso.

Anonimo ha detto...

Grazie al mio amico Gigi Cifarelli penso che intervisterò presto Radius di cui, tra l'altro. possiedo TUTTI i suoi dischi!
Il VOLO era un sogno straordinario! Se però tu dovessi trovare loro un difetto, cosa diresti?

Gianni Lucini ha detto...

...Che erano un po' troppo prigionieri della genialità visionaria di Vince Tempera...

Gianni Lucini ha detto...

...ma che considero ancora oggi una fortuna il fatto di averli ascoltati dal vivo

Anonimo ha detto...

OK. Sul Volo, prendo buona nota e mi riservo commenti. (...come ti invidio...)
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Attendo rilancio sul discorso "libro bianco".

Gianni Lucini ha detto...

Sul "libro bianco" c'è poco da dire. In quel periodo c'era un po' l'abitudine di cercare il pelo nell'uovo anche quando l'uovo era, come in genere accade, glabro. Un vizio che ha aiutato un po' tutti a guardare tutto con spirito critico che in qualche caso, come nel "libro", finiva per essere stucchevole al contrario (parlo male di tutto ciò che pur lontanamente può piacere). Poi con il tempo si è guardato tutto con più distacco scoprendo di aver esagerato spesso nei giudizi. Sono peccati veniali di un periodo per molti altri versi elettrizzante e che aveva moltissimi pregi. Dal punto di vista musicale, per esempio, oggi i ragazzi e le ragazze ascoltano tutti più o meno le stesse cose, mentre allora tutti speravano di trovare il disco che nessuno avesse mai ascoltato, farlo conoscere agli amici e poi abbandonarlo quando fosse diventato popolare per ricominciare il gioco. Io ho scoperto così gruppi come gli Uriah Heep, i Popol Vuh e i Colosseum, ascoltandoli da uno stereo di amici che li mettevano sulla piastra con grande soddisfazione...

Anonimo ha detto...

Ciao JJ. Possiedo questo disco suonato una sola volta. Siccome so che te ne intendi, mi puoi dire quanto vale? Ciao. Roberta.

Anonimo ha detto...

@Gianni: Condivido in pieno.
Però... è proprio vero che oggi i ragazzi "ascoltano tutti più o meno le stesse cose", o siamo noi che omologhiamo i loro gusti perchè non abbiamo più la loro età?
Me lo chiedo spesso...
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@ Roberta: Una copia M/EX+ di "Sun Supreme" oscilla tra i 150 e i 200 Euro.

Gianni Lucini ha detto...

Devo dire che mi sono spesso chiesto se tendo un po' a omologare quello che ascolto perchè invecchiando finisco per fare di tutta l'erba un fascio. Risposta non c'è o, forse, chi lo sa, caduta nel tempo sarà... Certamente non considero tutto uguale e riesco a ancora a scegliere tra i brani, gli interpreti e i gruppi di adesso. Ciò non toglie che negli i-pod dei ragazzi finisca per entrarci gran parte della "musica di plastica" che gira in radio e che il gusto della "scoperta" non appartiene all'immaginario delle generazioni che vivono la musica come sottofondo.

Anonimo ha detto...

... "il gusto della "scoperta" non appartiene all'immaginario delle generazioni che vivono la musica come sottofondo"...
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Come "sottofondo" certo, ma se fosse invece una "colonna sonora"?
Qui ci sarebbe da fare un inchiesta.
1) Secondo te, dai tempi del walkman (da quando cioè la musica è diventata singolarmente fruibile in ogni luogo ed ora del giorno)la gente si è più "appropriata" coscientemente della musica o ha semplicemente approfittato di una delle tante "facilities" tecnologiche?
2) Parimenti, il fatto che tutta la musica sia diventata più accessibile tramite la rete (anche quella più recondita, intendo), è solo un fatto di "possesso indiscriminato della merce" o c'è una scelta selettiva di base?
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Personalmente sono dell'idea che le nuove generazioni abbiano una fortuna enorme nell'uso delle nuove tecnologie (Ipod, chiavette, mp3, internet). Non riesco però a valutarla qualitativamente e non riesco a capire fino a che punto sia sopravvissuto il "gusto della scoperta" di cui stiamo parlando.
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Il nostro amico Vikk mi ha fatto scoprire, ad esempio, cose bellissime degli anni '60 che neppure mi immaginavo.
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Lo so che sono un rompipalle, ma come sapete, mi nutro quotidianamente di queste cose e i pareri in merito, per me, sono come l'ossigeno che respiro.

V I K K ha detto...

caro John, onestamente non mi ricordo cosa ti ho fatto scoprire degli anni 60 :D forse i Nirvana? (non mi pare avessi apprezzato particolarmente the story of simon simopath, io adoro la psichedelia pop-barocca dal tocco tipicamente British di quel disco)

anyway da non giovane e da non vecchio posso dire di aver vissuto l'epoca della cassettina, dei primi CD, dei bootleg economici del supermercato di internet e dei p2p

a livello di possibilità non ci sono paragoni, oggi basta collegarsi a myspace music e si trova di tutto, ma questa facilità nella fruizione della musica ha imbalsamato la ricerca e per ricerca non intendo google, intendo andare alla fiera del disco parlare con la gente, scambiarsi opinioni, frugare tra polverosi CD o LP e cercare, investire quelle 10.000 £ non in "liberi liberi" di Vasco Rossi, ma in dischi sconosciuti.

Ne potrei citare tanti tantissimi sia di album stupendi comprati a poco o nulla perchè commercialmente sono stati dei flop o semplicemente perchè l'artista non ha mai sfondato, alle volte mi è capitato di comprare VOLUTAMENTE album che tutti etichettavano come pura spazzatura per CAPIRE cosa c'era di brutto in quei dischi e per farmi una mia idea. (PS ancora lo faccio)

Capitoli a parte meriterebbero "la dissoluzione del disco come raccolta organica di canzoni" a favore della "schizofrenia da MP3" o la fine dell'artista visto come organismo in evoluzione di album in album, ma vabbhè mi dilungherei troppo.
Ci sarebbe del materiale per scrivere un libro, magari se la Shake è interessata :D

Come consigli della settimana questa volta tutta roba quasi recente per John o chi volesse approfondire (questi sono i primi titoli che mi vengono in mente):
- Liberty 37 "The Greatest Gift" (se gli U2 avessero suonato alt. rock - incredibilmente Gallesi)
- Laberinto "Priority" (folli venezuelani con un groovy salsa-metal, non è uno scherzo, immaginate Santana come chitarrista dei Sepultura)
- Kari "Pilot" (elettronica cantautoriale norvegese con un tocco celtico)
- Interno 17 "Radio" (un magnifico esempio di rock italiano evoluto di metà anni 90 ma poi dimenticato da tutti)

a presto

PS scusate la lungaggine

Anonimo ha detto...

Ma sai che i Nirvana (UK)non solo li ho molto rivalutati, ma da quando mi hanno regalato un librone sulla psichedelia inglese mi sto intrippando? Non dico che non l'avrei fatto prima o poi, ma tu mi hai dato proprio una bella dritta.
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Sembriamo essere quindi tutti d'accordo su questa "perdita della scoperta" dovuta alla rete, cosa che peraltro investe molti altri campo (Io penso che fare una tesi di laurea oggi, ad esempio, sia infinitamente più semplice che non negli anni '80...)
Occorre tuttavia tenere alto il livello di verifica delle informazioni che, a differenza del mondo reale, sulla rete non sempre hanno referenti attendibili o peggio, non ne hanno affatto
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PS: io comunque sono sempre alla ricerca di "Ad Gloriam" delle Orme! Chi lo avvista mi faccia un fischio.

Gianni Lucini ha detto...

Per darti un'idea degli eccessi di ascolto passivo devo dire che trovo insopportabile la presenza di musica in ogni posto in cui vado: sale d'aspetto, bar, supermercati, ovunque, scelta da altri e senza possibilità di intervenire nelle scelte...
Questo intendo quando parlo di musica di plastica e di ascolto massificato...

V I K K ha detto...

Gianni, la musica che usufruiamo e' sempre stata scelta da altri, ma la differenza tra un tempo ed oggi e' che c'erano DJ che "conoscevano" oggi abbiamo solo speaker che non hanno nemmeno la possibilita' di scelta sulla scaletta e che non commentano le canzoni se non con "ecco il nuovo fantastico singolo di...".

Non che pretenda che tutti siano John Peel (RIP) ma mi accorgo di come rispetto a 15 anni fa sia cambiata la radio (oddio saranno 5/6 che non l'ascolto piu') oggi non si parla mai di musica, le canzoni sono come spot pubblicitari (e a questo riguardo si potrebbe collegare la compressione del suono ed il volume sempre piu' alto dei CD dai primi anni 90 ad oggi con una effetto deleterio per la qualita' audio)

@ John: il problema della sovrainformazione e dell'attendibilita' delle fonti e' ormai cosa risaputa nel "nuovo millennio", ormai viene dato per certo quanto riportato da Wikipedia (idea lodevole per carita') ma tutto questo crea una certa sterilita'.
La mia tesi (per inciso se ti interessa la psichedelia l'argomento era "La Psichedelia in Alice nel Paese delle Meraviglie di Walt Disney") e' stata facilitata da internet, ma poiche' a riguardo non e' mai stato scritto praticamente nulla l'aiuto della rete e' stato minimo, piu' che altro la tecnologia in se' ha aiutato.

...ma stiamo andando fuori tema direi

Questi sono argomenti per una bella cena caro John :D

Anonimo ha detto...

No Vikk, non "...se trovo il pdf...": TU DEVI TROVARLO E MANDARMELO IMMEDIATAMENTE!!! Chiaro? Non vedo l'ora di leggere cosa ha assunto Alice per vedere tutte quelle cose.
Carrol si faceva di assenzio, no?

V I K K ha detto...

ahaha a dire il vero mi sa che ho perso la tesi in formato digitale, almeno io non la trovo più!

sento mio fratello se la ritrova da qualche parte, male che vada alla prima occasione ti faccio delle fotocopie

in ogni caso la tesi è incentrata sul film che è un passimo adattamento del libro di Carroll o meglio è la fusione di Alice nel paese delle meraviglie e Alice allo specchio, la tesi tratta del film come opera a se stante rispetto al testo.
Ti posso solo dire che Aldous Huxley - l'autore del libro "the Doors of Perception" che ha ispirato un certo Jim duglas Morrison - ha preso parte alla scrittura del film, ma non è stato accreditato. Il film è del 1951 quindi i collegamenti sono con gli esperimenti con la mescalina di huxley visto che l'LSD arriverà solo 15 anni dopo, ma gli effetti psicotropi delle due sostanze sono di base gli stessi sono più amplificati con l'LSD.

Anonimo ha detto...

Bellissimo ... anzi... lisergico!

Anonimo ha detto...

Non conosco questo disco, ma vedo che avete parlato dei nuovi veicoli di fruizione musicale e su questo dirò la mia.
"Quado ero giovane" e grande ascoltatore di dischi (parliamo degli anni tra il 1978 e il 1981 nell'interregno tra la mamma e la fidanzata) l'acquisto di un disco quasi mai veniva fatto in solitudine.
Ricordo che con mio cugino all'operazione dedicavamo un giorno intero; il budget era di un ellepì al mese e non si poteva sbagliare.
In capo ad un paio d'ore si ci appropriava (legalmente) di due vinili e poi con aria quasi carbonara si saliva in autobus diretti verso una delle due attrezzatissime camerette.
Lì si procedeva al rituale dello scartamento della confezione...si leggevano i crediti, si scrutavano gli elementi del package e solo dopo una furtiva annusata alla busta (ficcandoci il naso dentro) si sistemava con mille attenzioni il disco sul piatto.
10 o 12 dischi all'anno (20 o 24 visto che gli acquirenti erano 2 e poi si faceva mercato comune) non erano molti, ma quelle opere venivano studiate, sviscerate, amate o forse odiate sicuramente discusse.
Insomma ci si faceva progressivamente un baglio culturale.
Oggi vedo amici di mio figlio che da emule si scaricano intere discografie da 3 mega (Rolling Stones per esempio), ma non "conoscono" veramente nulla.
Si trovano a che fare con un'accozzaglia di mp3 de-contestualizzati che ascoltano distrattamente e saltellando qua e la senza nessuna gioia nè di ascolto, nè di critica.
E il trionfo di quella che io chiamo la Magnum-Culture (dal nome del pinguinone gelato). La quantità prima della qualità.
Tette al silicone, SUV, Birrone da 2 litri, Big Mac, Maxischermi and so on...e tonnellate di mp3.
Fanno schifo? Non so che ci sia dentro? Fanniente...però sono un casino di pezzi!

J.J. JOHN ha detto...

Hai ragione MarioCX: non c'è più poesia.
Ricordo anch'io che al liceo arrivavo in classe con pigne di dischi sottobraccio che ci si prestava vicendevolmente.
Roba oggi rarissima, ma allora non lo sapevamo.
La Prof mi pigliava in giro: "Martin cos'hai li' oggi, Brahns o Beethoven?"
"No signora, ho gli Atomic Rooster. Per adesso sono in coda in tre, ma poi, se vuole, glieli giro anche a Lei.".
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Io non ho nulla contro gli Mp3, anzi: in rete sono riuscito a trovare della roba della mia infanzia che credevo definitivamente perduta (Enrico Rava con il Gruppo Rubanu, per esempio).
Il discorso è che, come per tutte le tecnologie avanzate, occorrerebbe farle proprie e sfruttarle distinguendosi dalla massa.

Scaricarsi la discografia dei Rolling? Perchè no?
Poi però bisognerebbe anche saperla (e volerla) contestualizzare, altrimenti se ne perde la magia.

Io non ho più vent'anni da tempo, ma ai miei studenti ho sempre consigliato di essere curiosi e di non delegare nulla a nessuno.
Studiate sodo, ragionate con la VOSTRA testa, fatevi il culo e spaKKatelo agli altri (anche a me): se e quando lo riterrete opportuno.

Anonimo ha detto...

Risposta #1
Neppure io ho nulla contro gli mp3 di per se e neppure contro il divenire della storia: so bene che niente è per sempre.
Però la storia propone ciclicamente periodi di decadenza e questo mi sa che sia uno di quelli.

Risposta #2
Vedere le cose come le vedo io significa non essere più giovani.
Chiaro.
E la propria giovinezza a tutti sembra l'unica degna ed esaltante.
Era così per i nostri padri e per i padri dei nostri padri che da vecchiotti guardavano i giovani con aria scettica e compassionevole.
Quindi attenzione: i giovani d'oggi non avranno il piacere di scellophanare un 33 giri, ma magari ne avranno altri che non conosco...chissà...sicuramente però con la musica (e con la storia della medesima) mediamente fanno un gran casino.

Anonimo ha detto...

Gli ibis in quest'album sembrano i fratelli minori degli Yes.

Nico di Palo è un grande chitarrista con una bella voce, tra l'altro, ma con poche idee originali.

Però l'album scorre piacevolmente e si fa ascoltare volentieri, merito della tecnica individuale dei componenti.Rich Parnell ex-atomic rooster alla batteria è un portento ed aiuta a creare, insieme alla chitarra di Di Palo, un "heavy sound" ben calibrato ed emozionante.

Ma si tratta pur sempre di un album clone (in questo caso in tutto e per tutto) del prog sinfonico yessiano, perfino nell'utilizzo dei cori.

In definitiva non un capolavoro, ma un album ke almeno è suonato bene e fila dall'inizio alla fine senza intoppi....peccato però secondo me per il troppo lungoooooo assolo di Parnell alla batteria nel penultimo pezzo. Un batterista, pur bravo come lui, difficilmente riesce a tenere sull'attenti l'ascoltatore per 5 minuti di fila da solo.......ma forse quel lungo assolo era anke un pretesto per allungare la durata dell'album, insomma c'era probabilmente carenza di idee ed in qualke modo si doveva portare il disco ad un minutaggio decente.....
Di Palo dopo un altro album nel 75 a nome Ibis si riunirà a de scalzi, ed insieme torneranno a scrivere canzoni semplici e orecchiabili. E penso ke tutto sommato abbia fatto bene, non so quanto tempo sarebbe riuscito ad andare avanti da solo, troppe poche idee originali. Per la serie.....quando la tecnica da sola non basta.......

alex 77

Anonimo ha detto...

non riesco proprio a capire come non si possa prrezzare questo capolavoro del prog italiano.
sun supreme e il mio preferito tra tutti i lavori degli ibis e anche dei new trolls!
Ciao Francesco

Anonimo ha detto...

Sun supreme è sicuramente un album ben suonato e ben cantato, che risulta però poco originale. L'influenza del prog inglese (yes in primis) è veramente pesante, sia strumentalmente che nel canto.

Però la tecnica dei musicisti è ottima, Di Palo è uno tra i migliori chitarristi italiani e Parnell è un grande batterista.

alex 77

lenz ha detto...

allora sparatemi pure... ma per me questo disco è bello e non lo sento per niente freddo, cosa che invece posso dire degli yes che mi piacciono anche molto poco. francamente non ci sento tutto questo gran copiare gli yes ma in caso preferisco questo agli yes stessi.

Bounty ha detto...

Ho comprato "Sun Supreme" degli Ibis la settimana scorsa, l'ho ascoltato e devo dire che l'ho trovato... BELLISSIMO!

Filo ha detto...

So che la discussione sui gusti musicali dei giovani è di tempo fa però mi sento chiamato in causa come giovane. Io ascolto rock psichedelico, progressivo e musica d'avanguardia in generale, anche moderna, ma poco mainstream a parte alcune eccezioni. Comunque io mi diverto a scoprire musica che non conosce nessuno... anche se poi non piace nemmeno ai miei amici (vedi Pholas Dactylus che considero sempre un capolavoro)... mi diverto a sentire, per esempio, gli album che progarchives classifica come gemme oscure... ho scoperto lì il concerto delle menti, che all'inizio non riuscivo a digerire ma poi l'ho apprezzato in tutta la sua bellezza.
Oggi ci sono diversi gruppi che proseguono ricerche musicali personali, facendo cose molto valide secondo me:
per esempio Godspeed You! Black Emperor o Sigur Ros... ma il prog italiano e gli ibis non c'incastrano niente.

Unknown ha detto...

Sun supreme è sicuramente un grande album a livello dei migliori gruppi europei e mondiali. Anche "Il Volo" ha prodotto un grande esordioma mai come gli IBIS.

Anonimo ha detto...

Non c'è nulla da fare.. anche riascoltato a distanza di tempo, questo disco resta per me un capolavoro assoluto, pregno di energia, bravura e.. con quei 3 acuti alla fine di The Valley of Mists che forse mi faranno sempre accapponare la pelle.

L'eccessiva critica degli italiani verso i loro compaesani è e sarà sempre il loro più grande autogol (unito ovviamente all'apatia e indolenza che li contraddistingue e che si fanno sempre più evidenti in questo momento assurdo dove vengono lasciati a governare le sorti di un paese dei golpisti che lo stanno chiaramente e volutamente uccidendo a favore di poteri stranieri invasori - perdonate l'off topic che però ci sta tutto).

Dotato di una voce capace di raggiungere picchi altissimi e chitarrista dalla tecnica sopraffina e unica, che non temeva rivali,
Nico Di Palo è stato uno dei nostri migliori e più ispirati musicisti.

Sun Supreme:
averne avuti altri di dischi così ispirati e magari averne ancora oggi..
dischi coraggiosi, urlanti, potenti e sfrontati, che andavano a testa alta all'attacco del mercato internazionale alla faccia dei provincialotti criticoni italici che preferivano (e preferiscono ancora oggi) ascoltare autentiche cagate da osteria come "certo progressivo" e, peggio ancora, i vari Guccini... aaaahhhhh...!!! :D

KM radio

P.S. La tiro ad indovinare.. dato che i testi erano di Parnell e che, assolo kilometrico a parte, la suite Divinity è guidata dalla batteria, immagino che Maharaji fosse il guru di Parnell stesso. Allora che dovremmo dire di Love, Emotion and Surrender? :D Comunque non dovrebbe cambiare qualcosa se a fare una dedica è un italiano o uno straniero, sbaglio?

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto ma troppo derivativo e poco originale !

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Nonostante tutto, rimane un disco godibile e ben suonato con la voce di Di Palo al massimo delle sue potenzialità

Michele D'Alvano