Perigeo: Azimut (1972)

rock progressivo italiano
QUANDO IL PROGRESSIVO ESPLORA ALTRI MONDI
NEI COMMENTS CI SCRIVE GIOVANNI TOMMASO

Fortemente influenzati da A Silent Way e Bitches Brew di Miles Davis, i cinque componenti del Perigeo, si uniscono nel 1971 per portare avanti - primi in Italia - un discorso jazz rock. Ma non lo fanno da dilettanti o da semplici cultori.

Sin dalla sua nascita, quella che sarà sicuramente una delle migliori band italiane in merito ad affiatamento e preparazione musicale, annovera nelle sue fila musicisti già ampiamente collaudati: il contrabbassista lucchese Giovanni Tommaso, emigrato appena maggiorenne a New York dove, tra gli altri, strinse amicizia con personaggi del calibro di Charles Mingus; il pianista altoatesino Franco D’Andrea che vantava già collaborazioni con stelle di prima grandezza quali Gato Barbieri e il Modern Art Trio; il batterista romano Bruno Biriaco, reduce da una lunga esperienza nel beat; il sassofonista veneziano Claudio Fasoli che aveva suonato a lungo nei circuiti jazz di Bologna, e non ultimo, lo straniero del gruppo Anthony Sidney all’epoca già quotato chitarrista. 

Reclutati nel 1972 dalla RCA di Ennio Melis, imprenditore attentissimo nei confronti dei nuovi talenti e delle sonorità d’avanguardia, incidono presso lo studio D della sede romana la loro prima fatica a 33 giri Azimut, prestigioso biglietto da visita e ventata del tutto nuova nel pur già variegato panorama di casa noatra.

tommaso fasoli d'andrea biriaco sidney
L’album invero non ottiene un  riscontro commerciale immediato, ma la continua circuitazione del gruppo all’interno dei festival pop fa lievitare gradualmente la sua popolarità sino a renderlo un vero e proprio un punto di riferimento.
E anche malgrado il jazz fosse spesso osteggiato dalle frange più intransigenti del movimento, il Perigeo seppe comunque ritagliarsi una sua nicchia a colpi di coesione e qualità. Ciò al punto che, a mio avviso, ascoltare la sua discografia dal 72 al 76, equivale non solo a leggere un libro di storia, ma ripercorrere tutte le diverse tappe che contraddistinsero l'underground e la successiva controcultura

Tornando ad Azimut, il sound che si respira è, dicevo,  fortemente venato di jazz e di rock con ampie concessioni alla fusion, specie grazie al prezioso lavoro di D’Andrea.
Coraggioso, innovativo, a tratti stridente ma curato in ogni sua parte dai tecnici Gianni Oddi e Sergio Patucchi, l'LP si pone insomma come la terza via rispetto alle residue reminescenze tardo beat, e a quel nuovo rock progressivo che in quel 1972 viveva il suo primo anno di gloria. 

Nessuno insomma aveva mai osato tanto e di fatto le polemiche non mancheranno: il gruppo verà accusato di blasfemia dai puristi del jazz (ricordo a tal proposito gli strali di Arrigo Polillo) e persino di tradimento da quelli del rock, ma saranno solo flebili brontolìi. 

progressive italianoGli "elementi di rottura" coniati dal Perigeo non solo entreranno rapidamente a far parte integrante della cultura musicale italiana, ma assurgeranno a veri e propri apertori di una scuola che di lì a poco produrrà risultati ancor più significanti. 

Ascoltando Azimut, sin dal primo brano si percepisce un'infuocata contaminazione tra rigore e improvvisazione, ben restituita da "Posto di non so dove" in cui, nel corso di sei minuti di passione pura, si alternano momenti che sembrano sfiorare il silenzio con altri di apparente anarchia strumentale
Ed è davvero sorprendente come dai suoi solchi traspirino realisticamente tutte le caratteristiche di una generazione in forte mutamento come quella del 72. Lo stesso vocalizzo che caratterizza, appunto,  "Posto di non so dove" sembra quasi un richiamo apolide - ma universale - alla modernità gettato dal profondo di un vicolo urbano. 

Il gioco continua negli stridori di "Grandangolo". Poi tra tensioni e meditazione in "Aspettando il nuovo giorno" e “36° parallelo” e, ancora, nella magistrale “Azimut”, là dove in un affresco impressionista, sembrano sfogarsi tutte le dicotomie di un mondo sospeso tra opposti: jazz o rock, personale o collettivo, meditazione o coinvolgimento? 

Quesiti per il momento ancora senza risposta, ma a cui il Perigeo avrà modo di rispondere nel giro di un anno quando, grazie anche al continuo contatto con il pubblico, licenzierà uno dei suoi lavori più comunicativi, disvelando e reinterpretando, ancora una volta, il corso della storia. 
Più di così non credo si possa pretendere.

40 commenti :

V I K K ha detto...

porca troia se spaccano questi!

certo non è musica per tutti i giorni, ma davvero magnifici!

Il chitarrista ha un suono davvero avanti per l'epoca.

PS bella 'idea di inserire i video nei post!

Anonimo ha detto...

Sono contentissimo. E' bello poter condividere certe cose con chi le sa apprezzare.

Anonimo ha detto...

Il Perigeo è stato un dei primi Gruppi che ho trovato nelle ricerche web che facevo quando era da poco che stavo esplorando il Prog! Quando parlo con le persone di Prog Italiano li nomino sempre, pur se ho ascoltato pochissimo (per ora).

Simili ma meno conosciuti gli Agorà!

Anonimo ha detto...

Caro Dani, quella del Perigeo non è una musica semplice o, come dice Vikk "da tutti i giorni"... deve piacerti il Jazz-Rock!
Personalmente li adoro e devo fare un grosso sforzo per non incensarli troppo.
Per quanto riguarda l'ascolto (se posso permettermi) partirei con "Genealogia", che è un po' più "amichevole" come sound e come struttura.
Poi passerei a "La valle dei templi" e "Abbiamo tutti un blues da piangere" che è reputato da molti il loro capolavoro.
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Gia che ci sono: hai scoperto a cosa somigliava "Beware the ides of March" dei Colosseum?
Te lo dico io: è drammaticamente identica a "A whiter shade of pale" dei Procol Harum.
Ma proprio uguale... uguale!
Ciao JJ

Anonimo ha detto...

PS: Gli Agorà erano dei mostri. Ricordo ovidio Urbani al sax e la loro performance a Montreux.
I Perigeo però sono avanti di almeno due anni.

Anonimo ha detto...

John devo dire che a me il Jazz-Rock non dispiace affatto!

Si "Beware the ides of March" è "A Winter Shad Of Pale" fatta con i strumenti a fiato! Impressionante!

Giampaolo ha detto...

Ciao! Dei Perigeo ho mi pare "La valle dei Templi" che non ho ancora ascoltato. Probabilmente fra qualche mese arriverò anche a loro.
Una domanda: ma gli Stormy-six in che genere rientrano? Te lo chiedo, perchè nel libro " Progressive italiano" della Giunti non ci sono. Eppure è stato un grande gruppo da quello che ho letto nella rete.
Ciao!

Anonimo ha detto...

"La valle dei templi"... che meraviglia!
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Stormy Six - Dunque... come puoi vedere su "Classic Rock", gli Stormy Six hanno iniziato come gruppo Beat-Psichedelico nel lontano 1965.
Sono andati avanti così fino ai primi anni '70 quando si sono fortemente politicizzati unendo le loro forze a quelle del Movimento Studentesco.
L'album della svolta è "L'Unità" del 1974, poi bissato dal loro capolavoro "Un biglietto del tram" del 1975 (quello che conteneva "Stalingrado").
Non compaiono nella collana "Giunti" probabilmente perchè non sono musicalmente progressivi:
attengono molto di più al folk-rock e alla tradizione dei canti di protesta.
Hanno comunque avuto il merito di cogliere in pieno i cambiamenti di una generazione e di saperli interpretare.
Personalmente li reputo un po' "grevi", ma se vuoi un consiglio, ascolta l'album "Un biglietto del tram"... e capirai tutto.
Poi, se vuoi, ci risentiamo.

Anonimo ha detto...

John ho un altra sbalorditiva somiglianza musicale: "Un Re Senza Reame" dei Panna Fredda che è spudoratamente identica a "Heaven" dei Gracious (Gruppo Inglese che ha prodotto due buoni Album nei primissimi Anni'70, che tu sicuramente conoscerai)!

Anonimo ha detto...

Non, non conoscevo questa cosa. Bella lì! A momento di recensire i PF me ne ricorderò.

Gianni Lucini ha detto...

I Perigeo anche oggi appaiono modernissimi perchè il lato jazz delle loro esecuzioni è fuori dal tempo e figlio di una ricerca vera

Anonimo ha detto...

Oh Gianni! Se lo dici tu mi sento sollevato. Sai che il mio amore per il Perigeo minaccia qualunque mio equilibrio critico...
Mi piacerebbe che tu me ne parlassi per ore.... del jazz e di tutto cio che una persona come te può tramettere a chi non sa...e vorrebbe sapere ed intepretare.
Sinceramente.

Gianni Lucini ha detto...

Un gruppo che schiera strumentisti come il bassista Giovanni Tommaso, il batterista Bruno Biriaco e il sassofonista Claudio Fasoli è una prova straordinaria della qualità musicale dell'Italia di quel periodo. Ecco, io credo che la durata nel tempo di gran parte del progressive italiano sia dovuta al fatto che, contrariamente a quanto appare all'ascolto superficiale, è un'esperienza originale che in vario modo finisce addirittura per condizionare anche quanto accade nel mondo. Noi all'epoca non ci siamo accorti completamente del valore di quello che ascoltavamo. Dopo la sassaiola contro i Led Zeppelin i gruppi stranieri si tenevano lontani dall'Italia e noi ci "accontentavamo" di quello che passava il convento "nazionale" senza renderci conto del valore di quell'esperienza. Con le dovute distinzioni non cancellerei neppure il progetto (lontano dal jazz) dei New Perigeo.

J.J. JOHN ha detto...

Forse anche perchè il prog Italiano era una musica sostanzialmente "di movimento", e a quell'epoca "il movimento" era molto forte...

Arcygatt ha detto...

Di solito antepongo i testi alle musiche, ed ho quindi difficoltà con album strumentali... Ma questo è straordinario, non riesco a smettere di ascoltarlo.

Anonimo ha detto...

STO ASCOLTANDO PROPRIO ADESSO IL SOLO DI BATTERIA DI 36° PARALLELLO CAZZO CHE ROBA!!!
FORSE UN PO DIFFICILI AL PRIMO ASCOLTO MA ANCHE IO CHE IL JAZZ NON E CHE LO DIGERISCA TANTO SONO RIUSCITO AD APPREZZARLI AL PRIMO ASCOLTO.
GRSNDE SUPPORTO DEL CONTRABASO E MITICO CHITARRISTA.
GANDE PERIGEO E GRANDE AZIMUT!!!!
CIAO FRANCESCO

Anonimo ha detto...

Album sottovalutato rispetto ai successivi.

Sarà pure meno perfetto degli altri, ma è pure più istintivo e diretto.....più rock insomma.

Rispetto agli album da GENEALOGIA in avanti il gruppo da più spazio ai singoli musicisti....c'è più spazio per gli strumenti. Dal 74 in poi mi sempre invece che diano sempre più spazio alla melodia a discapito degli assoli individuali.......e il loro jazz-rock diventa raffinato, da "salotto" insomma.....ed è qui che si perdono un pò, secondo me.

In questo AZIMUT, grande Tony Sidney, non un mostro di tecnica, ma comunque originale....

Impressionante anche Biriaco....veramente un grande batterista....

alex77

Anonimo ha detto...

Ho saputo da poco che D'andrea e Tommaso avevano già lavorato insieme in un album chiamato "healthy food band" del 1971....insieme a Silvano Chimenti alla chitarra. Tu JJ sai qualcosa di questo lavoro? In rete non riesco a trovar notizie a riguardo....mi incuriosirebbe sapere se quel ke proponevano in quell'album era già jazz-rock o solo jazz più "ortodosso"....grazie

alex77

JJ JOHN ha detto...

Alex, non ne so molto di quello che mi chiedi, ma ho trovato questa intervista che potrebbe esserti utile:

http://www.ilpopolodelblues.com/rev/luglio07/intervista/giovanni-tommaso.html

Anonimo ha detto...

Grazie JJ come sempre. Mi interessava sapere qualcosa riguardo quest'album, perchè solitamente si considera Azimut del 1972 come primo album jazz-rock italiano, quindi quando ho saputo di un album di jazz, con la presenza di un chitarrista, registrato nel 1971 mi è venuta la curiosità di sapere se ci fosse stato qualche lavoro jazz-rock antecedente ad Azimut....

alex77

zanza ha detto...

Me li ricordo quando li vidi dal vivo: era il periodo della Valle dei templi; Biriaco aveva una montagna di capelli che teneva su con una fascia ed era un gran bel contrasto con Fasoli che era già quasi a zero con i capelli. Sono sempre stati fenomenali come strumentisti e come ensemble. Ad essere sincero però Azimut l'ho cominciato ad amare con qualche anno di ritardo cioè quando mi sono appassionato completamente al jazz ed ho scoperto che loro non avevano nulla da invidiare a molti dei gruppi che erano nati sulla scia della Davis elettrico. Trovo anche molto belli, ma solo per chi ami il jazz, i primi due album pubblicati da G. Tommaso.

Anonimo ha detto...

I primi due lavori di G.Tommaso mi incuriosiscono e non poco. Il problema è che non trovo neanche uno straccio di ristampa in cd....qualcuno sa dove si possono rintracciare?alex77

zanza ha detto...

Per Alex77
Non saprei che dirti perchè sono entrambi pubblicati dalla RED record che li ha ancora in catalogo a 12,90 il sito è www.redrecords.it
Comunque ribadisco che sono dischi di jazz e nulla hanno a che vedere con perigeo e/o progressive italiano.

Anonimo ha detto...

Grazie mille ZANZA della risposta.

La mia curiosità di ascoltare questi primi lavori di Tommaso stava soprattutto nel fatto di capire quando nasceva il jazz-rock in Italia, insomma se c'era stato all'epoca qualche lavoro del genere precedente ad Azimut.....che mi sa alla fine sia proprio il primo album jazz rock.....

Grazie ancora alex77

zanza ha detto...

Per Alex77
Guarda che comunque questi lavori che trovi a nome di G.Tommaso quintet sono successivi al Perigeo perchè non credo che prima sia stato pubblicato qualcosa a suo nome. Sul fatto che Azimut sia in assoluto in termini temporali il primo disco di jazz-rock italiano non saprei dirtelo anche perchè c'è già una grossa diatriba su chi sia stato, in assoluto a livello mondiale, a incidere un disco di jazz-rock per primo che andarne a fare anche una italiana di diatriba non mi sembra proprio il caso. Resta il fatto che il Perigeo aprì una grande breccia nella mia testa di appassionato di musica e nel giro di qualche anno scordai rock, prog ecc. e "...vissi di solo jazz".

Anonimo ha detto...

Ciao zanza,

di giovanni tommaso ci dovrebbero essere due album usciti a suo nome precedenti ad Azimut, tra l'altro con la presenza di un chitarrista (Silvano Chimenti), e sono: Indefinitive Atmosphere del 1969 e The Healthy Food Band del 1970 o 71 (almeno così è riporato su wikipedia). Visto la presenza di un chitarrista mi è venuta la curiosità di sapere se già in questi due lavori giovanni tommaso suonasse jazz-rock.....anche se alla fine penso sia solo jazz.....forse la lezione di Davis non era ancora giunta dalle nostre parti nel '69....grazie comunque

alex77

zanza ha detto...

Per alex77
Hai ragione!! Della Healthy food non mi ricordavo proprio anche perchè ne ho solo sentito parlare senza mai riuscire ad ascoltarlo. Dell'altro disco che citi ignoravo proprio l'esistenza. S'impara sempre qualcosa di nuovo.

salvo ha detto...

scusate amici, qualcuno sa dirmi se c'è in rete il video completo del "perigeo reunion" live 2008 a firenze in occasione del festival della creatività.
io posseggo un frammento di circa 25 minuti che si interrompe durante l'esecuzione di "tarlumbana" ...io che non ero presente al concerto (splendido) suppongo che vi siano state altre esecuzioni. Grazie.

taz ha detto...

Ho sempre pensato che in Italia sono esistiti due gruppi "fuori dal coro"....anche perchè non sono prog nella loro musica......Area e Perigeo.....livello "Iternazionale"!!!!!!...assoluto....per me. Ciao

J.J. JOHN ha detto...

Grazie Atlantropa :-)))

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti!
Che idee avete a riguardo di Perigeo: Antologia uscita a Dicembre (8 cd, 1 dvd, 1 libro) ??

J.J. JOHN ha detto...

Da acquistare senza pensarci su neppure due volte.

Giovanni Tommaso ha detto...

Ciao J.J. Martin, grazie x avere postato il primo brano della storia del Perigeo. Ti faccio i miei complimenti per l'analisi critica piu' profonda ed esplicativa che abbia mai letto sul Perigeo. Non so se ti possa interessare, ma per motivi che mi rimangono misteriosi e' la prima volta dal 1972 che non ascoltavo questo brano e......cacchio mi sono commosso.
Ho avuto un'intuizione, forse azzardata, ma tanto vale la dica, credo che sia il primo struggente esempio musicale di evocazione di un mondo immaginario non collocabile geograficamente. L'amico Jo Zawinul fece anni dopo un percorso similare ma dovette "scomodare" la formula della world music con troppi riferimenti al sound medio orientale. Ai posteri l'ardua sentenza. Bravo Martin !

JJ John ha detto...

Caspita! Giovanni Tommaso in persona che mi fa i complimenti! Sarei semmai io che dovrei ringraziarti per tutto quello che avete fatto con il Perigeo. Ci sentiamo comunque via mail. Un abbraccio da parte mia e anche da tutti i lettori di Classic Rock.

taz ha detto...

Gruppo oserei dire "sublime"....dove il meglio era dato nei concerti live!!!....Jazz/Rock/fusion.....mettiamoci anche "suoni mediterranei" e....direi unici nel panorama Italiano ed Europeo....poco da dire, erano una superband!!!...tutti suonavano da dio!!!...i loro lavori sono stati un'escalation di "nuove" emozioni, fino al "La Valle dei Templi"...poi gli ultimi tre sono nati in un periodo di stanca della musica e, forse, della band......ma restano, insieme agli Area, l'unica band internazionale!!!..questo per me....ciao

Rava77o ha detto...

https://www.raiplay.it/video/2018/05/UMBRIA-JAZZ-PERIGEO-44942d08-243d-4376-9157-d791cc652696.html

Unknown ha detto...

è sbagliato collocare IL PERGIGEO nella sezione rock o progressive. fa solo jazz, o piaccia o no.

JJ John ha detto...

No Jazz. Fusion semmai.
Lo si colloca nel Prog perché, piaccia o no, fece parte fisicamente, artisticamente e ideologicamente del circuito che creò e sostenne il Prog italiano. E il Prog Italiano, come sappiamo, era anche politica, stile, un modo di essere e di pensare.
Non essere troppo "musicale" quando giudichi quegli anni perché vai fuori strada.
Devi pensare la musica in quanto arte, "relazione", "conflittualità", capacità di spostare il pensiero d auna forma all'altra.
Perché quello, in particolare, erano gli anni Settanta.

Anonimo ha detto...

Esordio bellissimo per il Perigeo !

L'inizio di una grande avventura artistica .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Posto di non so dove, Grandangolo e Azimut sono i brani che preferisco di questo grande disco !

Michele D'Alvano