Il Volo: Essere o non essere (1975)
Tra le decine di gruppi prog italiani degli anni ‘70, sicuramente il Volo fu quello che fece più tesoro delle critiche mosse all’album d’esordio, non crogiolandosi affatto sul suo pur lusinghiero riscontro di critiche e di vendita.
Resosi conto della sua straordinaria potenza dal vivo, ben superiore alla levigatezza del sound di studio, il supergruppo tento col suo secondo lavoro del ’75, “Essere o non essere: essere, essere, essere”, di riportare quelle energie su vinile, anche a rischio di alcune coraggiose ottimizzazioni.
La prima mossa fu sicuramente quella di limitare l’ingombrante presenza di Mogol, virando il sound a un prog-fusion più strumentale e circoscrivendo le parti cantate a un solo brano (“Essere”).
La seconda stette invece nell’evitare di cimentarsi nuovamente in canzoni di facile presa di stampo Battistiano (es: “Il calore umano” e “La mia rivoluzione”) per aprirsi a una dimensione più “libera strumentalmente” e meno supina a schematismi cantautorali.
La terza, ben percepibile nelle sei composizioni dell’album, fu infine il ricorso a un sound decisamente più “collettivo” che esaltasse sia nella composizione che nell’esecuzione, le indiscutibili qualità dei singoli strumentisti e le loro capacità d’improvvisazione. Non a caso, a parte Callero e Lorenzi, tutti i componenti comparvero in qualità di autori.
Di sicuro, penso non fosse stato facile mettere da parte i capi della Numero Uno per acquisire una dimensione più personale ma, a conti fatti, almeno Il Volo riuscì a non pagare un pegno eccessivo alla coppia Mogol - Battisti così come aveva fatto la Formula Tre con l’album giallo.
La stessa copertina laminata del disco, opera del trio Miloto-Migliorini-Locci, ben restituiva questo senso di libertà riproducendo un gigantesco paio d’ali in volo su un promontorio, quasi come se fosse stato catturato da uno scatto occasionale.
Almeno nelle intenzioni, l’operazione riuscì, e venne persino captata dalle frange più oltranziste del movimento che sottolinearono come il disco evitasse “la prolissitudine comune alla seconda generazione pop italiana” e scadesse meno di molti altri “grazie soprattutto al ricorso ad una musica realmente autoctona e non ricorrendo a furbe operazioni commerciali”. (cfr “Il libro bianco del pop in Italia”)
Anche dopo questa seconda prova quindi, Il Volo rimase sempre un gruppo molto seguìto ed apprezzato soprattutto dal vivo ma, infelicemente, qualcosa continuò a non funzionare portando il sestetto alla resa dei conti.
Il primo ad abbandonare fu Bob “Olov” Callero, sostituito per qualche tempo dall’ex Era di Acquario Michele Seffer. Poi, la band si sciolse definitivamente.
A parte la tiepida accoglienza di vendite, il punto di non ritorno fu sicuramente da ricercarsi in una sorta di “scollamento” tra le aspettative del pubblico e quello progettuale del gruppo.
Ricordiamo che nel 1975 si stava formando un nuovo soggetto politico molto meno colloquiale e più comunicativamente diretto e, in quest’ottica, le elucubrazioni tecniche di Tempera e soci non vennero percepite ne dal lato antagonista, ne tantomeno in un ottica commerciale.
Secondariamente, l’assenza di una leading track scontentava sia i neofiti dell’airplay che i potenziali acquirenti di dischi.
Infine, l’impronta fortemente autorappresentativa del disco mancava di quella comunicatività che il pubblico poteva già assimilare a piene mani da prodotti molto più orientati al Jazz, di cui il mercato cominciava a saturarsi.
Su questo punto, per esempio, molti critici inglesi osservarono non solo come l’aspettativa di un autentico “melodious and symphonic Italian prog” fosse rimasta totalmente disattesa, ma che di prodotti del genere, ne avevano già sentiti a centinaia.
Personalmente, polemiche a parte, non mi di svilire troppo questo lavoro, anzi.
Pur conscio che si trattò del canto del cigno, “Essere o non essere” fu sicuramente l’LP meglio riuscito del Volo: fotografò la band nel suo momento più alto sia per intenzionalità, che per livello compositivo e venne nobilitato da una produzione tecnica davvero eccellente.
Tutta la band da prova di un affiatamento e di un’omogeneità impareggiabili. Nessun musicista prevarica gli altri e il groove finale è di una compattezza quasi legionaria.
Radius dimostra di avere un tocco ormai maturo e personale, Tempera è infinitamente cresciuto dai tempi dei Pleasure Machine e tutto il resto della ritmica cesella l’armonizzazione in maniera omogenea e raffinata.
Certo, manca la conflittualità e non è cosa da poco ma, a fronte di una scelta così sincera come quella del Volo, non credo si possa fare della dietrologia.
IL VOLO - Discografia:
1974 - IL VOLO
1975: ESSERE O NON ESSERE
11 commenti :
Sto leggendo la tua scheda dopo essermi appena ascoltato il disco e devo dire che ancora una volta mi trovo d'accordo con te; apprezzo molto la ricostruzione storica che riesci a fare. Io non avevo sentito il disco all'epoca e posso assicurarti che di quello che dici, che non conoscevo direttamente, mi arrivava però una specie di eco o di sensazione comune condivisa e adesso mi spiego meglio il perchè. Tieni conto che ascoltavo dischi quasi sempre prestati da amici che avevano comunque pochi soldi da spendere e quindi ovviamente quelli più acquistati erano quelli che in qualche modo colpivano più l'immaginazione di un adolescente: era più facile appassionarsi per il violino di Pagani o per la voce e la figura di Di Giacomo, per non parlare della forza sovversiva degli Area che non per la bravura e compattezza del Volo che oltretutto non aveva dei pezzi trainanti e memorabili.
Naturalmente ascoltando o riascoltando quelle musiche adesso c'è (oltre al prevedibile effetto-nostalgia) a volte la curiosità di scoprire qualcosa che non sapevo allora e quindi è quasi come vivere ancora un pezzo di anni settanta in un universo parallelo; per finire poi c'è la ricerca di musica godibile adesso e quindi a questi vari aspetti si sovrappone il giudizio basato sul piacere dell'ascolto. In questi giorni il disco del Volo mi piace parecchio, non solo per il profumo dell'epoca, ma proprio perchè apprezzo la sua dinamicità (giustamente tu parli di groove) che mi sembra molto moderna.
ciao
Grazie Enrico.
Sai, la storia ha bisogno di essere decantata per qualche tempo, un po' come il vino.
In più mettici il fatto che io sono un analista di sistemi sociali, per cui effettivamente molte cose di allora non si potevano percepire così come oggi.
Quando sentii per la prima volta "Essere" mi sembrò suonato meglio del primo, ma troppo autoreferenziale per essere comunicativo.
Lo archiviai e poi sciaguratamente lo vendetti come molti altri.
Come dici tu: era molto più rassicurante ascoltarsi "Crac!".
A presto
JJ John
Insieme ad "Anima Latina" questo lavoro del "Volo" è uno dei migliori in italia in quegli anni....
Una world music ante litteram, un Prog fusion di altissimo livello, inciso magistralmente, con passaggi da far venire i "brividi" anche al più incallito Punkettaro...
"Svegliandomi con te alle 6 del mattino", e "canti e suoni" trovo siano di una dolcezza, di una poesia e di una perfezione stilistica disarmanti....
Ma questo non è Prog. Qui stiamo andando da altre parti....Verso il Paradiso....
mmmm....mi sa che l'autore di quel logo "Il Volo" sulla copertina di "Essere o non essere" è Paolo Steffan.
E' troppo simile al logo Pooh dal '78 ai giorni nostri!
IN EFFETTI RISPETTO AL DISCO OMONIMO QUESTO è PIU BELLO BENCHE CI VEDO MOLTO JAZZ-ROCK CHE NON PROG!UNICA PECCA IL POCO CANTATO RISPETTO AL PRIMO MA FORSE ANCHE PER QUESTO è PIU GODIBILE!BEL DISCO MA CONSIDERANDO LA LINE-UP CI SI SAREBBE ASPETTATI QUALCOSA DI PIU NON TROVATE?
veramente un gran bel disco...ciao gui
Li comprai alla loro uscita, mi piacquero molto. Li ho ancora oggi in vinile, accanto a tanti altri album indimenticabili
Discone!
Unico difetto essere uscito quando il prog aveva già detto molto e stava volgendo al declino.
Fosse uscito 3/4 anni prima se ne parlerebbe come una pietra miliare, purtroppo il tempo è tiranno e allora musicalmente, correva.
Ottimo disco !
Ben suonato e molto piacevole , scorre che è una meraviglia !
Michele D'Alvano
Per me questo disco è senza alcun dubbio il migliore del Volo .
Michele D'Alvano
Riascoltato pochi giorni fa, si conferma davvero un grandissimo disco, gradevolissimo e con stupendi passaggi strumentali, permeato da una grande compattezza sonora e da una dirompente espressività timbrica .
Michele D'Alvano
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