Nuova Idea: Clowns (1973)

nuova idea clowns

Quando nel 1971 Giuseppe Resta scrisse sul Ciao 2001 n°33 che i "Nuova Idea" erano "un gruppo dove regna l'amicizia", non fu davvero profeta in patria.

Sarebbe meglio credere a Giorgio Usai quando sentenziò lapidariamente: "Noi abbiamo sempre avuto problemi con i chitarristi".


Sempre tormentati da dissidi interni e da continui cambi di formazione, anche i "Nuova Idea" entrarono nella stagione della Controcultura con il loro bagaglio di novità: se ne va Antonello Gabelli che aveva collaborato a "Mister E. Jones" ed entra il vulcanico e ricercatissimo session man Arturo Belloni detto "Ricky" (già nelle fila del "Pacco" di Camerini e Finardi e futuro componente dei New Trolls) che diventa in breve tempo il nuovo leader della band.

Sebbene il vero successo non abbia mai arriso alla formazione Genovese né con l'album d'esordio, né tantomeno con il secondo, la discografica Ariston continuò a riporre fiducia nel quintetto (che vantava pur sempre delle straordinarie apparizioni dal vivo), pubblicando nel 1973 il loro terzo lavoro: "Clowns".

Dominato dalla veemente voce di Belloni (un Lanzetti un po' più caustico, per intenderci), il disco divise la critica a metà tra coloro che lo reputavano finalmente "la vera anima dei Nuova Idea" e chi per contro vi leggeva "l'ennesimo tentativo di trovare una dimensione artistica stabile".


nuova idea clowns 01In effetti, nel suo nuovo lavoro, il quintetto ligure cercò sia di introiettare tutte le tensioni e le complessità del periodo storico, sia di sfruttare al meglio il loro nuovo asso nella manica.

Il risultato fu un album forte, complesso ed articolato: la voce urlata e graffiante quasi al limite dell'ossessività e le musiche granitiche ed esplosive. Una miscela tuttavia, che spesso quasi "assaliva" l'ascoltatore piuttosto che guidarlo verso una dimensione compatta.


L'irruenza del sound è già evidente sin dal primo brano, "Clessidra", in cui un'abrasiva orchestra dissonante di chiara matrice PinkFloydiana (es: "Jugband Blues") introduce cinque minuti e mezzo di furore sonoro in cui cori, stacchi veloci e breaks sincopati si alternano sopra un veloce tappeto jazz-rock.

Fin qui però, non si intravede ancora nulla o quasi di quella che sarà la piega definitiva del disco imposta dalla vocalità di Belloni, anzi: per i primi due minuti e mezzo della successiva "Un isola" si può rimanere ancora tranquillamente ancorati ad un sound sospeso tra PFM, Tull e Gentle Giant.

nuova idea clowns 02A circa 2/3 del brano però, un particolarissimo canto interviene a squarciare la base, rimescolando tutto il sound a vantaggio di un groove molto più abrasivo.

Tale prevaricazione canora, emerge poi in modo molto invasivo nel "Il giardino dei sogni" e nella lunga title track "Clowns", in cui la voce domina incontrastata su tutto l'accompagnamento.

Purtroppo, se si somma questa preponderanza timbrica a una base che comincia ad essere piuttosto monocorde, ci si accorge inesorabilmente che il lavoro comincia a dare segni di stanchezza.

I ripetuti breaks strumentali, per quanto vari e raffinati, non bastano ad amalgamare le stesure dei vari pezzi e sotto certi aspetti, il loro utilizzo sembra a tratti forzato.

Nemmeno la piacevole ballata finale "Una vita nuova", probabilmente il brano più consono all'espressività del cantante, riuscirà a risollevare le sorti dell'album da tutti gli scetticismi sommatisi durante l'ascolto.


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Dei "Nuova idea", restano quindi sinora tre Ellepì con tre formazioni e tre intenti diversi: tutti tecnicamente ineccepibili, ma mai abbastanza conflittuali per farsi accettare dal grande pubblico.

L'ennesimo rimpasto e il letargo artistico che seguì a "Clowns", fu la prova evidente di una nuova crisi che però stavolta, si sarebbe rivelata ingestibile.


NUOVA IDEA - Discografia 1971 - 1973:
1971 - IN THE BEGINNING
1972: MR. E.JONES
1973: CLOWNS

14 commenti :

Anonimo ha detto...

Beh, ottima recensione, come sempre, non la commento perchè tra non molto sarà anche sul mio blog.

P.S. Ho risposto anche al post delle Orme, l'anonimo ero io...

Andy

Anonimo ha detto...

Dai Andy, anticipa qualcosa. Non farci aspettare.

Anonimo ha detto...

Posso dirti che è uno di quei gruppi che passa raramente nel mio lettore ma non perchè non mi piacciono, anzi, è che non sento quasi mai l'esigenza di metterli su. Alle volte penso che io faccio come gli altri e quindi dovrei forse tenerli più in considerazione. Ti dico la verità, in realtà sfugge anche a me il vero motivo di questa cosa, boh

Andy

Giampaolo ha detto...

Bell'album.......le canzoni sono fighe.....la prima è pure innovativa......sembra di ascoltare musica da discoteca in un contesto prog....ciao

Anonimo ha detto...

Per la "critica" dell'epoca fù il loro lavoro migliore....per me il peggiore, l'orecchio umano ha un critico, personale, che vive in ciascuno dei nostri orecchi...Io trovo la voce di Belloni un qualcosa di angosciante, lui rende di più nel melodico, a me quella voce strozzata(ma è lui?)mi fà stare male...musicalmente qualche spunto c'è...ma direi pochini pochini, io ho trovato più spontaneo il loro primo LP e più piacevole Mr E. Jones....questo mi sembra un disco da frontiera..la passo o non la passo???..non l'hanno passata!

Anonimo ha detto...

album musicalmente perfetto se non fosse per quella voce strozzata che mi urta il sistema nervoso.
questo piccolo particolare rovina un disco che poteva essere capolvoro.
ciao francesco

ludwig ha detto...

A me il disco piace, sicuramente il più interessante, articolato e autorevole della band. Certo rientra nel gusto personale la piacevolezza o meno di una voce così “particolare” nei tratti più ruvidi, ma personalmente le ritengo utili sottolineature proprio nell’economia dei brani (anche se non sempre riuscitissime quanto a coerenza col testo), e trovo in ogni caso che questo fosse un elemento di personalità e varietà della proposta. Da notare come il riff principale dell'ottimo brano iniziale (top song) sembri anticipare in qualche misura il mood di una certa “Red”, uscita l’anno dopo...non è davvero poco! Album quindi che mi sentirei di consigliare (è da poco uscita anche la riedizione in formato mini-Lp).

elmolewis ha detto...

Clessidra inizio Atom Heart Mother, vira sull'intro di A Passion Play (anche questo del 73, chi avrà influenzato chi?) e il cantato è Tales From Topographic Oceans (credo Nous sommes du soleil) ma anche questo è del 73.

massimo ha detto...

Ottima recensione, John.

massimo ha detto...

La voce di Belloni " strozzata"? E come avrebbe dovuto cantare?

Anonimo ha detto...

Buon disco , ben suonato con una voce particolare e intensa anche se un po' troppo stridente

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Per me questo rimane il miglior lavoro del gruppo

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riascoltato ieri, per me è un gran disco, musicalmente vibrante e coinvolgente e stilisticamente compatto e pervaso da una grande carica emotiva sprigionata dalla veemente voce di Belloni .

Notevoli i brani Un'isola, Il giardino dei sogni e Clown .

Michele D'Alvano

Filippo ha detto...

Ultimamente sto riascoltando la Nuova Idea, con rinnovato interesse e devo ammettere che li ritengo una delle migliori band prog italiane (sicuramente tra le prime 5). Il mia album preferito resta Mr E Jones che contiene una vera perla prog, Illusioni da Poco, talmente innovativa che evoca generi come l'hard rock, il prog, il pop e perfino sonorità che si ascolteranno 20 anni dopo nel grunge. Davvero un pezzo epico. Apprezzo molto anche Clowns per via della presenza di uno dei migliori chitarristi rock italiani, ovvero Belloni, che qui ha una padronanza delle parti vocali davvero pregevole e con un originalità invidiabile. Ottima band quindi