Piero Ciampi: Andare, camminare, lavorare (1975)
Un grande interprete della canzone Italiana, Renato Zero, definì Piero Ciampi un "aquilone", probabilmente alludendo a quel suo carattere pazzoide e discontinuo, inaciditosi col tempo a causa della sua dipendenza dall'alcol.
Io invece, mantenendo questo paragone con il volo, ho sempre preferito accostarlo alla figura di un'astronave, proprio per la sua innata capacità di elevarsi oltre le nuvole e la stratosfera ed osservare tutto il mondo con un "partecipato distacco": uomini, oggetti, animali, sentimenti.
A quasi trent'anni dalla sua scomparsa avvenuta il 19 gennaio del 1980, molte sono oggi le pubblicazioni editoriali che si susseguono sulla sua figura ma, all'epoca della sua attività discografica, furono davvero in pochi ad accorgersi di quel genio Livornese: autore, musicista, produttore, direttore artistico, poeta e talent-scout (Nada è stata una sua scoperta), Piero è infatti è infinitamente più considerato e rispettato oggi di allora.
Anzi, possiamo quasi dire che grazie al paziente lavoro di chi gli ha voluto bene (Gianni Marchetti, Enrico De Angelis, Giuseppe De Grassi), è lecito attualmente annoverare la sua figura tra i più grandi geni della canzone italiana.
Tuttavia ripeto, non fu sempre così. A parte il poco rispetto che gli venne sovente riservato in vita, non furono in pochi a saccheggiarne l'opera dopo la sua morte: primo tra tutti Zucchero Fornaciari che si impossessò letteralmente di una sua poesia ("Il mare impetuoso…") e la pubblicò nel suo disco miliardario "Oro incenso e birra" senza neppure citare il legittimo autore.
Del resto Piero diceva:
"Io sono il più grande di tutti perché… posso anche guadagnare cinquecentomila lire a serata e mandare un altro a cantare al posto mio. Tanto, chi lo conosce Piero Ciampi?"
Personalmente Piero ho cominciato ad ascoltarlo verso i primi anni ottanta quando, poco dopo la sua dipartita, Gino Paoli pubblicò un meraviglioso album ("Ha tutte le carte in regola") costituito esclusivamente da alcune delle sue canzoni più belle.
Fu così, che andando a ritroso scopersi in tempi non sospetti quel genio tenero, rissoso e irascibile che tra l'altro, fu uno dei primissimi cantautori Italiani all'epoca in cui nessuno (o quasi) si azzardava in Italia a cantare canzoni proprie.
Dei suoi cinque album ufficiali, uno più bello dell'altro, mi impressionò più di tutti il suo lavoro antologico del 1975: "Andare, Camminare Lavorare e altri discorsi". Questo non tanto perché fosse il migliore della sua discografia, ma per l'accuratezza con la quale l'autore scelse la scaletta dei brani e il ritratto globale che ne emergeva: 10 canzoni, insomma, che abbracciavano in un colpo solo tutta la formidabile molteplicità del Maestro di Livorno.
Sono frammenti di vita "in alternativa al delitto" perché, diceva Piero: "Io non posso sparare. Canto per non ammazzare." e di fatto quei dieci capolavori sono tutte fucilate che fanno centro nel cuore.
C'è l'ironia maledetta del "Vino" che è allo stesso tempo "bello" ma che distrugge; la modernità isterica della title-track ("La penisola è diventata un volante"); i cenni autobiografici di "Ha tutte le carte in regola" in cui il cantautore si descrive con una poetica straordinariamente lucida; la celebrazione dell'amore assoluto in "L'amore è tutto qui"; il pacifismo cinematografico di "40 soldati, 40 sorelle"; la follia della febbre del gioco nella spiritosissima "Il giocatore".
Soprattutto però, balzano all'orecchio come tuoni due brani apparentemente contrastanti, ma che nel disco vengono giustapposti per descrivere una tormentata storia d'amore che, come molti amori che finiscono, si apre con una complice giocosità e terminano con immenso dolore: "Te lo faccio vedere chi sono io" e "In un palazzo di giustizia".
Si parte dalla spacconeria dell'innamorato che promette di tutto ma senza avere un soldo ("Una casa?... ma io ti compro un sottomarino!"), per finire nelle gelide aule di un tribunale ("Io ti sparo, tu mi spari"). Un racconto in musica tra i più intensi della nostra discografia.
Il disco poi, si chiude furbescamente con ironia ("Il merlo"), lasciando nell'animo un buon sapore e nella mente la convinzione di non volerlo mai più dimenticare.
L'astronave ha volato in alto e le nuvole si sono diradate per sempre. Chi volesse conoscere a fondo Piero Ciampi, può benissimo partire da qui.
16 commenti :
I preferiti di Andy
Un grande genio, l'hai detto tu, già solo per i rimandi ad Archiloco e Cecco Angiolieri che s'incontrano nei testi, capaci comunque di spingersi oltre, con la loro visione ironica e malinconica (ariostesca?).
Ciao,
Marco
Piero Ciampi era un poeta vero perché strutturalmente deviante (non "posava a", lo era...) e dunque vedeva le cose in modo spiazzante e ferocemente vero...Tra l'altro era un genio: "Il giocatore, "andare camminare lavorare", "te lo faccio vedere io" che cosa sono se non "proto-rap", trent'anni prima di tutti? (quindi il rap ha radici latine, nei "fini dicitori" e negli "chansonnier" d'oltralpe?....)
(ofvalley)
Oddio, io continuo a pensare che il "rap" abbia radici afro e sia un'altra categoria.
Piero aveva piuttosto una capacità innata nel sapersi gestire le pause, quello si. Forse per i suoi primi studi di contrabbasso che è pur sempre una mezza via tra la ritmica e la melodia.
Era assetato di cultura, poesia (fu uno dei pochi a frequentare Céline)e amava la canzone Francese, Montand in particolare.
Era un eterno girovago e dunque, dato il suo carattere, assimilò stili artistici e comportamentali da mezza Europa.
Questo sin già dagli anni 50.
Quindi, quando tornò in Italia appena 25 enne era già una personalità anomala rispetto alla provincialità del nostro paese: probabilmente fu il primo beatnik italiano.
Le sue radici erano veramente internazionaliste e sicuramente, troppo avanti per il suo tempo.
Non so se poetando si fosse riferito direttamente ad Archiloco o Angiolieri.
Certo è che, anche per via dell'alcool, la sua mente aperta divenne col tempo davvero un frullatore di tutti gli stili che aveva assorbito.
Scrisse molto, fece molto, forse troppo e senza sosta.
La sua sfortuna fu che furono in pochi a capirlo e a dargli retta.
La nostra fortuna è che, almeno in parte, quella sua geniale follia è oggi conservata in una biblografia vasta ed esaustiva.
Io però ogni tanto mi chiedo: ma oggi... chi ha voglia di leggersi le poesie di Ciampi?
E chi le legge, è in grado di assimilarle?
O ci ricordiamo tutti solo di "Adius" e del "Mare impetuoso" che si scopa la luna?
si però JJ mi cancelli pure i commenti cancellando i post... ti avevo lasciato mail per vedere le foto...aspetto veh
DIZ, certi post sono temporanei (ricorrenze, racconti, opinioni extra, annunci ecc)per cui dopo che hanno fatto la loro parte vengono elimininati con tutti i commenti.
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Le foto te le mando prestissimo. JJ
Se hai letto qualcosa di Archiloco, i riferimenti sono palesi... anche se Piero Ciampi riesce ad essere più intimistico, più malinconicamente, ed ironicamente, tragico
Si, non lo metto in dubbio.
Ciò che mi chiedevo è se e quanto Ciampi si fosse direttamente ispirato a lui.
Bella descrizione dell'album di un vero artista.
Interessante anche il discorso dei riferimenti ad Archiloco, io credo non si sia ispirato direttamente, comunque.
BE RICONOSCO LA MIA LACUNA LO CONOSCO SOLO DI NOME MAI SENTITO E COMPRATO NULLA.DAI JOHN SGRIDAMI!
Ma no, sgridarti... perchè?
Vai piuttosto sul tubo e ascoltati "Adius".
Vedrai che mereviglia.
E' Natale il 24 Non riesco più a contare la vita va così.Ho una folle tentazione di fermarmi a una stazione......non fa parte di questo album ma se non la conoscete vi consiglio di ascoltarla, è la canzone giusta per la vigilia, già però per Piero il Natale è il 24 Buone feste a tutti in particolare all'ideatore di questa splendida enciclopedia elettronica sul prog italiano...e non solo Raffaello 58
uno dei più grandi artisti..un vero poeta genio. il mio cantautore preferito insieme a Tim Buckley e Jacques Brel. La sua arte è carne viva, ti entra dentro e non ti lascia più. Imprescindibile. Complimenti per i gusti jj. marco87
Un disco straordinario di un grande Artista !
Emozionanti e intensi i brani Ha tutte le carte in regola, IL vino e In un palazzo di giustizia .
Notevoli il disco omonimo del 1971 e Io te abbiamo perso la bussola del 1973
Michele D'Alvano
Discreti anche Piero Litaliano del 1963 e Dentro e fuori del 1977
Michele D'Alvano
Andare camminare lavorare e altri discorsi è indubbiamente il mio disco preferito del grande Piero Ciampi !
Michele D'Alvano
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