Salis: Seduto sull'alba a guardare (1974)
Dopo un periodo trascorso sul continente durante il quale vennero pubblicati l’album “Sa vida ita est” (1971) e un paio di 45 giri, i fratelli Francesco e Antonio Salis fecero ritorno in Saregna, loro terra d’origine, con molte esperienze da raccontare, ma con ben poche soddisfazioni commerciali.
L’unico della famiglia che rimase a circuitare tra Roma e Milano fu invece il loro cugino Lucio che intanto si era faticosamente costruito una solida posizione come autore, commediografo, talent scout (fu tra gli scopritori e mecenate di Fabrizio de Andrè), produttore e direttore artistico della Bluebell, poi diventata Belldisc e infine Produttori Associati.
Tornato in Sardegna nel 1973, Lucio Salis realizzò numerosi progetti a scala regionale tra cui lo spettacolo “Sardegna viva” che ebbe un successo enorme , la radio privata “RadioLina” tutt’ora in attività e soprattutto, creò una propria casa discografica “La strega” (distribuita dalla EMI) nella quale confluiranno tutte le più importanti realtà della musica sarda, tra cui Antonio “Tonietto” Salis che nel frattempo stava elaborando un suo progetto solista per la discografica CiPiTi, poi prodotto dalla stessa “Strega”
La rinnovata collaborazione tra Antonio e Lucio diede rapidamente i suoi frutti con la release dell’album “Seduto sull’alba a guardare”, uscito col nome di famiglia “Salis” ma che in realtà deve essere ascritto al solo Tonietto.
A testimonianza delle vitalità del vulcanico Lucio che supervisionò il lavoro, il disco non solo si presentava con un’accattivante coperina apribile e curato da Dario Baldan Bembo, ma sfoggiava un avveniristico particolare tecnico: fu uno dei primi dischi italiani ad essere inciso in tecnica quadrifonica utilizzando delle sofisticate apparecchiature della Sansui.
Accompagnato dal fratello Francesco e da Gianni Serra alle chitarre, dai batteristi Andy Surdy e Giulio Bozzetti e dallo stesso Baldan Bembo alle tastiere, Antonio si curò anche del mixaggio del disco, assistito da un socio di Lucio. E qui sorsero alcuni problemi.
Da un lato pare che vi fosse stato un lack tecnico alla consolle o, più schiettamente, “Gran bel disco ma mixato malissimo da Tonietto e dal mio socio che capiva una mazza di studio e di mixaggi” (fonte: intervista a Lucio Salis da “Beati voi” di Alessio Marino) e non secondariamente, sembra che il famigerato “socio” procurò alla produzione tanti e tali fastidi da indurre Lucio ad abbandonare nuovamente la sua terra.
A buttare ancora benzina sul fuoco sembra anche che, a dispetto di quanto dischiarato in copertina, gli arrangiamenti non fossero di Bembo ma del solo Antonio Salis.
Comunque siano andate le vicende tecniche e personali, il disco uscì effettivamente nel 1974 con dieci canzoni e verrà ripetutamente citato nei libri di Prog, anche se Prog non lo è per nulla.
I brani sono tutti brevi e a stampo cantautorale secondo il classico schema della forma canzone, spaziando tra ballate folk acustiche (“Viva lei”, “Il mio dramma è l’Eta”, “Brio”), Rock and roll (“Tentazione”) e momenti intimistici legati all’esperienza personale dell’autore (“Salis addio”, “Non cercatemi dove non sono”).
Nulla dire sull’esecuzione e sulle parti vocali ma, nemmeno troppo a posteriori, è chiaro che l’impostazione generale del lavoro si scollocasse decisamente da qualsiasi possibilità di penetrazione sul mercato nazionale: troppo “leggero” per competere con la forte politicizzazione dei cantautori d'avanguardia e troppo "acustico" per accedere nei ranghi del Pop italiano.
Probabilmente, una maggiore coscienza politica avrebbe aiutato Antonio ad inserirsi in un circuito più vasto.
Del resto, molti brani richiamano e anticipano certe atmosfere del miglior Ricky Gianco nella seconda metà degli anni ’70 (“Alla mia mam...”, “Arcimboldo”), ma è evidente che il peso conflittuale era molto diverso.
“Seduto sull’alba a guardare” verrà ripubblicato negli anni ’80 e, nel frattempo, le filiazioni della premiata ditta Salis continueranno a dare alla Sardegna e all’Italia molta musica e altri numerosissimi stimoli.
Lucio Salis e Benito Urgu diventeranno comici di successo e il nome “Salis” verrà associato ad uno degli ultimi albums di Prog italiano. “Dopo il buio, la luce”.
Un percorso trasversale insomma, ma sicuramente degno di menzione e rispetto.
8 commenti :
Ma tutti questi "gossip" da dove li prendi????? Per ora ho ascoltato a malapena due volte l'album del 79.....
ciao e buona serata!
A parte le mie valutazioni personali, possiedo una bibliografia piuttosto robusta, oltre a diversi documenti dell'epoca. Per questa scheda, per esempio, mi sono basato soprattutto su un paio di interviste a Lucio Salis dalle quali ho ricostruito la storia del gruppo.
ricordiamo che i fratelli Salis assieme ai fratelli Cocco e Benito Urgu facevano parte del gruppo "I barritas". Per altre info sono a disposizione!
Dei Barritas abbiamo detto qualcosina nell'altro post sui Salis dedicato al loro primo lavoro del 1971, "Sa vida ita est".
scusa john ma a volte non ti capisco ma se il disco più prog dei SALIS è DOPO IL BUIO LA LUCE perchè non lo recensisci?e non venirmi a dire che è FUORI TEMPO MASSIMO dato che il disco dell'orchestra nejurvador è uscito proprio nel 79 e tu lo hai recensito poi sulle reunion in parte son d'accordo con te ma il materiale prog uscito fino al 79/80 direi che va recensito come il disco degli ZAUBER del 78 diciamo oure per amore di completezza ugo
Quay phim sự kiện,hội nghị fullHD: 2.500.000đ/ngày.
Un disco cantautorale dignitoso ma non proprio imprescindibile
Michele D'Alvano
Posta un commento