1966 - 1967. La psichedelia. Lsd e dintorni.
Con il termine “Psichedelia” definiamo quella tendenza che ebbe la sua massima visibilità in America e in Inghilterra tra il 1966 e il 1967, volta a tradurre in forme artistiche e socio-culturali le sensazioni derivanti dall’alterazione della normale percezione cerebro-sensoriale.
In questo senso, potremmo affermare che le sue origini affondano nei primi anni ‘40 con la scoperta delle moderne sostanze psicotrope: prima tra tutte, l’acido lisergico, sintetizzato da Albert Hoffmann nel 1938, da lui stesso sperimentato il 19 aprile del 1943 (il cosiddetto “Bicycle day”) e i cui notevoli effetti allucinogeni sarebbero stati definiti per la prima volta “psichedelici” dallo psichiatra Humphrey Osmond nel 1957.
Da quel giorno, e in stato di perfetta legalità perlomeno sino al 1967, anno della sua proibizione in America, l’LSD si diffuse con enorme velocità e venne utilizzato praticamente da tutti gli artisti delle nascenti controculture anglofone, (Allen Ginsberg, Aldous Huxley ecc.). In particolare, da un giovane docente di Harward , Timothy Leary, che di lì a poco avrebbe diffuso in tutto il mondo la cultura “psichedelica”.
Dalla metà degli anni ’60, il “mind expanding” diventa dunque una vera e propria filosofia comunicativa che non solo attecchì allo stile di vita delle subculture giovanili, ma influenzò profondamente tutti i movimenti creativi e desideranti della metà degli anni ’60: dai Freaks californiani ai Beats Inglesi.
Va da se che lo sviluppo incontrollato di un tale modello non fosse esente da rischi (lo stesso Hoffmann si rese conto di aver creato una “sostanza problematica”) e sappiamo anche che molti artisti spinsero la loro ricerca sino alle estreme conseguenze.
Tuttavia, è storicamente assoldato che almeno la gran parte di coloro che riuscirono a immortalare quegli “universi paralleli” anche a costo della propria vita, entrarono a pieno titolo nell’olimpo della cultura contemporanea.
La sostanziale differenza tra i movimenti pregressi e la psichedelia era che, mentre ad esempio il “beat” e il “garage americano” erano fortemente connessi a tematiche e luoghi concreti quali il sociale, la sessualità o il vissuto quotidiano, le argomentazioni psichedeliche ne estendevano la visuale sia nello spazio che nel tempo.
Se dunque nel primo caso si richiamavano delle situazioni immaginarie a partire da assunti concreti (un percorso, diciamo di “dilatazione” concettuale), con la psichedelia avviene l’esatto contrario: si partiva da un cosmo infinito per richiamare delle problematiche o dei sentimenti quotidiani (“implosione”): esattamente così come fece Hendrix nella sua “Star Spangled Banner” dove da un turbinìo di suoni distorti, emergeva un'evidente denuncia dei massacri americani in Vietnam.
Altro aspetto fondamentale della psichedelia, fu il ricorso alla citazione dello stato adolescenziale e alla favolistica (es: “The Wizard” di Marc Bolan del 1965, o le liriche di Barrett): entrambi sinonimi di candore e di purezza, opposti a una società ostile. Uno stile narrativo questo, che influenzò fortemente anche il nascente movimento progressive.
Infine, l’ascolto dei brani “lisergici”, sancì anche una fondamentale mutazione del rapporto tra pubblico e artista, in quanto l’ascoltatore veniva coinvolto in una dimensione “paritetica” che non solo si opponeva frontalmente alla visceralità e all'idolatria del Beat, ma metteva sullo stesso piano spattatori e musicisti.
Celeberrimi in questo senso erano non solo i “light-shows” degli happenings psichedelici (ricordiamo i primi Pink Floyd) ma, da un’altro punto di vista, anche quel preciso gusto grafico, narrativo e visuale che caratterizzò tutta la “swinging London” nel periodo 1966 – 1967.
Musicalmente, il rock psichedelico fu per la maggior parte il riflesso della cultura lisergica se non addirittura uno strumento funzionale al viaggio: groove fluido a forte matrice blues, testi onirici, citazioni spaziali, evocazioni rumoristiche e grandi ambientazioni sonore che sembravano descrivere il processo di liberazione spirituale.
Questo perlomeno in Inghilterra, dove la “British Psychedelia” influenzò più che da ogni altra parte del mondo la cultura giovanile, espandendosi sino ad essere assimilata e reinterpretata da tutti gli antagonismi del pianeta (es: i "corrieri cosmici" tedeschi).
Intanto, dall'altra parte dell'oceano, i giovani californiani, figli diretti del movimento beatnik e minacciati costantemente dallo spettro della guerra del Vietnam, produssero suoni molto più concreti e legati alla loro terra d’origine mescolando folk, misticismo e una notevole dose di rock come nel caso di Grateful Dead, Hendrix, Janis Joplin, Country Joe & the Fish e dei politicizzatissimi Jefferson Airplane.
Più che un “movimento sociale” quindi, la pschidelia va intesa prevalentemente come una “tendenza” che si compenetrò col tempo nelle subculture lasciando segni indelebili.
La sua apparizione infatti, aveva evidenziato non solo i vantaggi, ma anche la necessità di una maggiore espansione mentale e artistica.
L'esperienza di generazioni poi, portò sicuramente a una maggiore consapevolezza nel "viaggio", anche se i rischi dovuti all'abuso, non vennero mai bypassati del tutto.
In ogni caso, in quei lontani anni '60 le "porte della percezione” si erano aperte e non si sarebbero chiuse mai più.
17 commenti :
Devo ancora leggere i tuoi articoli sulla controcultura, come fenomeno italiano, ma la domanda che, sempre, mi sorge spontanea riguarda la definizione stessa di "controcultura": io non vedo la controcultura necessariamente come un fenomeno di rivendicazione, opposizione, evasione o addirittura ribellione.
Il concetto stesso di “controcultura” chiama per forza in causa il concetto che abbiamo di cultura. E io penso che in un mondo dove da decenni parliamo di “cultura di massa”, sarebbe fruttuoso andare a riscoprire cosa sia, veramente, la cultura.
Altrimenti si rischia di mantenere solo il “contro”, ma se si toglie la cultura non cade anche quello? Mie riflessioni, si intende, e sono sempre generali, ma certo la musica ha avuto ed ha un ruolo centrale nei valori che le persone hanno cercato, spesso recidendo i legami con coloro che li avevano preceduti.
Non mi pare un caso che i Jefferson Starship abbiano sentito recentemente il bisogno di ritornare, in qualche modo, alle proprie radici, facendo un disco come “Jefferson’s Tree of Liberty” (contenente tra l’altro, l’enigmatica “Imagine Redemption”, montaggio “a freddo” di “Imagine” di John Lennon e “Redemption Song” di Bob Marley.
Albert Hoffmann da quando scoprì il suo "Bambino Difficile" lo assunse regolarmente.
Si è spento il 28 aprile 2008 all'età di 102 anni, le ultime parole che scrisse su in foglietto prima di spirare furono LSD.
Per chi oggi volesse provare tenga presente che le dosi assunte negli anni '60 erano 30 volte più potenti di quelle oggi disponibili.
@ piccic:
"Controcultura" è una delle tante definizioni date dagli analisti ai movimenti antagonisti degli anni '60 e'70. In Italia è il nome che Andrea Valcarenghi diede al movimento dal 1973 al 1976, mentre definì underground dal 1971 al '72.
Le loro peculiarità, che chiaramente attenevano a comportamenti non-allineati, ho cercato di sintetizzarle nelle rispettive schede :-)
@ Vikk:
102 anni... e oggi stanno ancora ad arrovellarsi sul segreto della longevità!
Ho letto anche in uno dei suoi libri che faceva dei "viaggi controllati" con i suoi studenti.
Chi non vorrebbe avere un professore così.
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Una volta venne Jerry Garcia a trovarlo. Lo abbracciò strafatto e gli disse "tenkiu, tenkiu!!!".
Hoffmann gli sorrise, ma in cuor suo era molto preoccupato.
Ciao John. Grazie, adesso cerco di leggere i tuoi articoli.
La difficoltà per me sta nel fatto che "non riesco a leggere a schermo", cioé non mi riesce di fruire un testo nella stessa maniera in cui lo fruirei in forma di libro.
Per questo sono molto interessato agli sviluppi che i vari dispositivi di "ePaper" potranno avere, perché, anche se attualmente non si è affermato uno standard, e ci sono diversissime concezioni al riguardo, e anche se non penso all'eBook come a sostituto del libro cartaceo, lo ritengo un mezzo potenzialmente ottimo.
Una sola domanda: Valcarenghi usa i due termini solo in rapporto alla scena italiana, o guarda un poco ai diversi fenomeni sociali e generazionali della scena internazionale (americana e inglese, ma magari anche di altri paesi occidentali)?
La domanda mi viene perché chiaramente anche Burroughs e in seguito gli scrittori della beat generation rientrano chiaramente nella definizione di “controcultura”.
Andrea Valcarenghi si riferisce solo alla scena italiana.
Penso comunque che abbia mutuato i termini dalle storiche scuole di analisi urbana di Chicago e di Birmingham.
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Da scrittore, capisco la tua difficoltà nel leggere "a schermo" (una cosa davvero odiosa). Magari, prova a stamparti le pagine perchè... per il mio prossimo libro, temo che dovrete aspettare ancora un po'.
Dal punto di vista musicale quello fu proprio il punto culminante della psichedelia,ma sotto il profilo culturale il discorso sarebbe ancora più complesso e per avere una radice del termine psichedelia bisognerebbe risalire alla notte dei tempi,probabilmente.
Ma rimanendo nell'ambito musicale:la psichedelia non si fermò certamente al biennio 66-67,anzi...sopratutto nel pop europeo (che ha sempre avuto uno sviluppo parallelo ma differente da quello americano) le cose più interessanti si sono avute negli anni seguenti e negli anni seguenti anche la discografia si è arricchita di momenti importantissimi in questo senso...caso emblematico è il cosidetto "kraut-rock" tedesco che è viaggiato in modo abbastanza autonomo e proseguendo in modo singolare sulle stesse strade già battute dai lisergici californiani,ha saputo creare una psichedelia cosmica e ricercata,figlia diretta di quelle stesse esperienze.
Ma un altro esempio potrebbe essere il pop italiano,nel graduale passaggio dal beat al progressive,in verità non molto testimoniato nelle incisioni dell'epoca (tranne pochi casi) ma quanto nelle esecuzioni dal vivo della maggior parte dei gruppi pop-rock (i discografici italiani però non credettero molto nel fenomeno e la cosa si esaurì in pochi ma fondamentali dischi,alcuni come LE STELLE DI MARIO SCHIFANO relegati a piccole elites)...altro discorso,sempre più complicato,ci sarebbe poi da fare sul ritorno neo-psichedelico degli anni 80 e sopratutto sul presente e sul futuro eventuale di questo stile cultural-musicale,che pur avendo storicamente i suoi momenti alti e bassi non ha mai cessato di esistere,anche sotto altre forme(pittura,grafica,cinema ecc.)...è un ambito che mi riguarda da vicino:per accorgersene basta cliccare il link seguente
http://www.youtube.com/watch?v=jM8rnEIbgfo
Oppure cliccare sul nome URSUS,meglio ancora...
Giusto. Dico una scemenza: anche i CAN dei primi dischi rientrano in una concezione "psichedelica"? (io ho solo "Monster Movie")?
È evidente che le terminologie prendono forma a posteriori: se leghiamo il concetto strettamente alla alterazione delle percezioni di coscienza, allora ci si può far rientrare anche l’uso medico o rituale di determinate erbe da parte di popolazioni indigene e primitive. Ma è un forzare i termini. "Psichedelia" si applica chiaramente alla controcultura, come definita sopra, e a quella USA in primo luogo, secondo me.
E per me nemmeno necessariamente in relazione all’uso di psicotrope. La vedo più come una visione.
mi sono dimenticato *sostanze*, volevo scrivere "sostanze psicotrope" (qui i commenti non si possono editare).
In USA si sviluppò come fenomeno "controculturale" perchè il periodo era strettamente collegato alla guerra in Vietnam e ai movimenti dei neri per l'integrazione razziale,ma lì ha avuto QUEL TIPO di sviluppo...mentre in Europa ne ha avuto un'altro (ma nemmeno poi troppo diverso,poichè lo stesso movimento studentesco e di agitazione lo abbiamo avuto in Francia e in Italia,principalmente)per cui circoscrivere la psichedelia ad un solo ambito vuol dire limitarla,cosa che per definizione la psichedelia rifiuta.
"Allargare l'area della coscienza" è per l'appunto oltrepassare le barriere spazio-temporali prima nella propria mente e dopo in tutto il resto.
Se no è un'altra cosa che non mi interessa nemmeno:canne,camice floreali,filologia e revival...sono tutti aspetti da storicizzare ma niente di più,il cammino della psichedelia non si ferma a quello che è solo l'aspetto più folkloristico.
A me veramente sembrava di aver fatto una domanda diversa… ovvero sull'uso del termine in prospettiva storica, che applicato a epoche antiche non mi pare abbia senso.
E se tu lo vincoli a movimenti di rivendicazione sociale, anche questa è una limitazione, no? Forse non ho capito quel che vuoi dire.
@ Ursus:
Sapevo che saresti arrivato. E non solo perchè ti ho fatto un fischio, ma perchè tu e i "No Strange" siete tra i veri grandi paladini italiani della scena psichedelica.
Chiaro che per esaudire l'argomento ci vorrebbe molto più tempo, ma vedo che non hai disprezzato la mia cartella. Un caro abbraccio. JJ.
@ Piccic:
Come ha sottinteso Ursus e come un po' ho accennato anch'io nella mia sinteticissima scheda, "l'oltrepassare le normali barriere mentali" è proprio di riti antichissimi, di norma legati al superamento del limite vita-morte.
Se ci fai caso, Florian Fricke, evocò questo dualismo, battezzando il suo gruppo "Popol Vuh": il libro dei morti.
Quindi quella che hai detto Piccic, non è una forzatura ma, storicamente, il termine "psichedelico", non comparse che con l'avvento degli acidi lisergici che, tra l'altro vennero anch'essi usati a scopi terapeutici.
Il concetto quindi, era basicamente lo stesso degli antichi antenati ma,negli anni '60, si compenetrò in movimenti già esistenti planetarizzandone l'azione culturale.
Come ho detto però, la psichedelia non fu un movimento scociale ma una "tendenza" comune a molti livelli intellettuali. Quindi potenzialmente vastissima.
"Circoscriverla a un solo ambito" come ha detto Ursus o relegarla a moda "vuol dire limitarla". E questo è analiticamente superficiale.
I Can, oserei dire, ne avevano sicuramente imparato la lezione.
Tra l'altro il primo album degli AMON DUUL si chiamava "Psychedelic underground"...non a caso,se vogliamo ancora restare nell'ambiente cosmico tedesco.
Poi gli esempi sarebbero ancora moltissimi,ma una definizione di Rolf Ulrich Kaiser (che ho già usato per un altro blog) secondo me calza a pennello :
"La musica pop si è liberata dalla standardizzazione tipica della canzonetta e si è ampliata fino a diventare
un fenomeno complesso che ben risponde alla definizione di MUSICA PSICHEDELICA che per un certo tempo ne era stato lo slogan pubblicitario.
I musicisti che danno questo nome alla loro musica,per psichedelico intendono qualcosa che allarga la coscienza e che è al tempo stesso coscienza allargata"
(Da "Guida alla musica pop" di Rolf Ulrich Kaiser - ed.Mondadori 1971)
Ce l'ho anch'io quel libro e credo che Kaiser avesse centrato il problema.
Per parafrasare JJ: l'esatto opposto di quella "coscienza esplosa" che viviamo oggi ma che, a differenza del beat, è diventata mercificata e cancerogena.
@marta: Cosa intendi con la “coscienza esplosa” attuale, mercificata, ? Lo trovo molto interessante.
@John: qualsiasi “droga” credo sia stata usata in ambito medico e terapeutico.
Quando Ursus dice “legarla a una moda” sono d’accordo, ho capito cosa volete dire, ma cosa intendete con “circoscriverla in un solo ambito”? Quello musicale, suppongo.
La cosa che non colgo è quando dici “a molti livelli intellettuali”. Se quella riportata da Ursus di Rolf Ulrich Kaiser è una definizione buona del fenomeno complessivo, e quindi parliamo di “coscienza” non parliamo solo di livelli intellettuali, giusto?
Cioé, il termine stesso incorpora la parola “psiche”, quindi l’“anima” greca, e mi pare quindi, da un lato non solo l’intelletto o la capacità d’analisi, e dall’altro – comunque – quello che dell’anima è il limite. Se è l’idea del superamento del limite, è l’idea del superamento del limite umano, però questo disvela anche un potenziale negativo.
Penso all’associazione successiva tra esoterismo ed occultismo con la musica industriale (non tutti allo stesso modo, certo, vedi Current93 e Killing Joke), ma anche alla tedesca Ahnenerbe, che pre-esisteva al regime nazista, viene catalizzata dalla sua incarnazione in esso (SS Ahnenerbe), e continua, come fenomeno, dopo il nazismo. Nelle varie pubblicazioni si vede come, per certi versi, alcuni esponenti della Ahnenerbe, durante il periodo SS, ritenessero di essere la vera istanza che teneva i fili del nazismo (e di Hitler), e si vede l’ambiguità di questo potenziale anche dal convergere degli interessi del gruppo con il buddismo tibetano.
Io è da tempo che non vado oltre la birra, ma non credo che lo speedball sia mai stato usato a scopi medici.
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Con "iivelli intellettuali" intendevo anch'io sottendere una visione estesa del fenomeno: artistica, sociale, culturale e, se vogliamo, anche politica.
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Il limiti negativi sono, credo anch'io, i rischi che esistono nel superamento di qualunque limite umano, senza contare poi che molte sostanze agiscono sul sistema nervoso centrale e provocano lesioni irreversibili.
In questo senso, bisognerebbe introdurre nelle scuole un'ora alla settimana di "cultura e tossicologia psichedelica".
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