Chetro & Co. : Danze della sera / Le pietre numerate (1968) - Parte 2
Tuttavia, il riconoscimento a posteriori della sua genialità lo avrebbe reso un oggetto di culto.
E ascoltandolo si capisce il perchè.
L’impatto sonoro è davvero di quelli che non si dimenticano, ed è straordinario dover riconoscere quanto Chetro & Co. si fossero spinti oltre i limiti del loro tempo storico. E non solo per stile, ma anche per le tecniche utilizzate.
In “Danze”, oniriche atmosfere a mezza via tra il beat più lisergico e un ipnotico mantra indiano si irrancidiscono sempre più grazie alla stridente voce di Coletta, allora poco più che sedicenne.
Echi liturgici e aromi West Coast rendono poi il brano ancora più hard, ma proprio al culmine della tensione, tutto muta radicalmente: un breve ponte acustico e le atmosfere si placano per dar massimo risalto agli aspri e profani versi di Pasolini.
La voce si appoggia dolcemente sulle parole e dopo un finale di pura poesia tutto si interrompe sui versi: “Ma con voi è lontano di questo cielo il Dio che io non so né amo”. Uno schiaffo secco all’ipocrisia borghese che fu poi il motivo della censura.
Meno strutturata, decisamente più breve, ma ancora più ipnotica è invece “Le pietre numerate”, come abbiamo detto ispirata a quella “Milestones” di Miles Davis tagata1958. In realtà, ad essere onesti, più che di “ispirazione” si dovrebbe parlare di “cover” essendo l’incipit e la melodia dei Chetro sostanzialmente identici all’originale.
Di diverso c’è solo il groove che traghetta il primigenio spirito “modale” di Davis in una litania psichedelica comunque di alto profilo.
A differenza della facciata opposta, qui l’agnostica spiritualità del De Carolis è molto più percepibile. Il tema portante è il viaggio dell’uomo verso “qualcosa” o “qualcuno”, insistentemente evocato dal pronome “te” al quale secondo l'autore “ciascuno può dare l’immagine o il significato che la fantasia gli suggerisce”.
Lungo il cammino il viaggiatore incontra delle pietre numerate (evidentemente pietre miliari, con chiaro riferimento a Milestones) alle quali domanda quanti giorni di cammino manchino per arrivare alla sua meta, ma senza ottenere risposta.
Le pietre sembrano comparire all’infinito, ed è tanto curioso quanto motivo di valenza artistica, come questo tema del viaggio, soprattutto se espresso con un certo tipo di sound, anticipi di almeno due anni lo stile del movimento Underground che connoterà la musica pop nel triennio 70-72.
Il gruppo non ebbe mai una grossa attività dal vivo: giusto una o due sere alla settimana al Folkstudio.
Memorabili però rimasero due spettacoli al Casinò di Venezia con un giovanissimo Giorgio Battistelli alla batteria, e un concerto privato nella casa del regista Dino De Laurentis a Cap Martin per il capodanno 68: serata in cui Coletta, De Carolis e Gegè Munari, si esibirono insieme a una parte dei Procol Harum e ad Alberto Sordi nel ruolo di pianista.
Suonarono poi in alcune jam session con Steve Lacy e Gato Barbieri all’Accademia di Francia: uno spazio frequentato da artisti e pittori tra cui Mario Schifano, dove fecero capolino anche i Rolling Stones la cui ragazza di Keith, Anita Pallenberg, era amica intima di Gabriella Ferri.
I Chetro comparvero infine nel film Diabolik di Mario Bava, sia come attori che come esecutori di un breve spezzone della colonna sonora (quello girato in un cimitero d’auto).
Sempre nel 1968, vennero poi contattati da Micocci, dal paroliere Carlo Rossi, dal batterista Gegè Munari e dai fratelli napoletani Paolo e Bruno Morelli per realizzare un brano che ebbe un successo strepitoso: l’Aquilone.
De Carolis e Coletta accettarono, lo pubblicarono per la Parade, e quando il 45 uscì arrivarono immediate le richieste di portarlo in giro per l'Italia.
A quel punto però, il problema fu che alla base del pezzo non c’era nessun gruppo in grado di fare concerti dal vivo, e se ne dovette rapidamente imbastire uno.
Nacquero così dalle ceneri dei "Maronti", gli Alunni del Sole: sempre con i fratelli Morelli e un amico del fratello di Coletta, Giampaolo Borra, che se ne partì per Napoli.
Dopo l'Aquilone, I Chetro durarono ancora qualche mese sin quando le strade del duo si divisero. Principalmente per un sopraggiunto disinteresse di entrambi a continuare il discorso intrapreso sino a quel momento.
I tempi stavano cambiando e il Prog era alle porte. Coletta entrò prima nella Reale Accademia di Musica e nel 78 raggiunse gli Alunni del Sole ormai già famosi.
De Carolis proseguì una luminosa carriera di musicista continuando le sue collaborazioni con i più grandi artisti nazionali e internazionali.
A lui va il nostro più caro ricordo e a Gianfranco, il mio più sincero abbraccio.
GRAZIE A MUSICITTA'.BLOGSPOT.IT PER LE IMMAGINI
Torna alla prima parte
12 commenti :
bellissima scheda john non ti smentisci mai e poi questa tua capacità di trovare tutte queste fonti storiche un vero artigiano,nel senso piu nobile del termine,delle schede!bello pure quekl sito VIVICITTA dove chissà se ci sono fonti storiche relative ad altri dischi particolari come questo!un abbraccio ugo
errata corrige volevo dire MUSICITTA
Ma grazie.
Volevo soltanto ribadire che la doppia scheda su Chetro & Co. è frutto di una mia conversazione telefonica con Francesco Coletta e della sua gentilissima disponibilità.
Tra l'altro, si parla di ere geologiche fa, e anche per lui non è stato semplice ricordare...
Ma qualcosina abbiamo ripescato.
Dear John,
solo una piccola correzione: il gruppo degli Alunni del Sole esisteva già e il loro nome era Maronti (dalla famosa spiaggia ischitana). Quando - come osservi giustamente tu - si decise che il gruppo doveva avviare una carriera a livello nazionale, il nome venne cambiato in Alunni del Sole, in omaggio al romanzo del loro conterraneo Giuseppe Marotta.
Per il resto, chapeau.
cioa john a proposito di ALUNNI DEL SOLE di certo non credo fossero da ascrivere al prog ma almeno leggendo alcune riviste o recensioni perlomeno il loro primo album DOV'ERA LEI A QUELL'ORA essendo un concept fosse da ascrivere in tal senso al prog ritieni sia il caso dedicare una scheda a loro riguardo il loro primo lp o,al limite,una scheda unica che riassumesse un pò tutta la loro esperienza e discografia?anche in memoria del loro leader PAOLO MORELLI recentemente scomparso? ciao ugo
Questi due brani mi sono particolarmente cari.
"si esibirono insieme a una parte dei Procol Harum e ad Alberto Sordi nel ruolo di pianista." notevole aneddoto!!!
Grande John!
Annunziato grazie, ho corretto in modo da dare risalto al tuo intervento.
Ugo: niente scheda su DELAQO perchè altrimenti mi prendono per matto.
Ravatto: è stato molto divertente quell'episodio. Francesco ridacchiava raccontandolo. In realtà, testualmente mi parlò di un "Alberto Sordi che suonava la pianola", tanto per restituire meglio l'atmosfera che c'era...
Deve essere stato proprio un periodo straordinario.
Immagino anche Anita Pallenberg che si confidava con la sua amicona Gabriella Ferri: -)))
A proposito:
ma voi lo sapevate che all'inizio della sua carriera, poco prima degli Zep, Robert Plant ha inciso (in inglese)una canzone di Umberto Bindi e Franco Califano?
Ovviamente tutti mi direte di "si", ma io non lo sapevo.
Il che mi rende Bindi ancora più figo di quanto già sapevo fosse.
Salve è inutile dire che ogni fan del beat e del progressive italiano me compreso ambisca ad una copia di questo disco anche per la sua particolare veste grafica, ma mi è sorto un dubbio, su un gruppo su Facebook dedicato agli anni 60 un utente ha postato la foto del disco di sua proprietà e una decina di appassionati ha risposto di averlo, io personalmente conosco almeno 5 persone che hanno il disco(non conosco molta gente perchè non frequento le mostre del disco), ma questo disco è raro o no??
E' raro, ma non più come una volta.
Sembra infatti che recentemente ne siano saltate fuori una cinquantina di copie Mint o quasi.
Leggi il commento di Simone nella prima parte e capirai com'è andata la faccenda.
Posso solo aggiungere che, nel capodanno del 1968, presso la casa di De Laurentis... c'ero anch'io, Gianni Ripani, il bassista che ogni tanto viene citato nei commenti...
E che aria si respirava allora? Hai voglia di raccontarci qualcosa?
Un 45 giri epocale !
Michele D'Alvano
Posta un commento