Lucio Battisti: Images - parte 2 / 2

 PARTE 2 DI 2 - Continua dalla Prima Parte

Lucio Battisti, Images, 1977
IMAGES IN EDIZIONE PICTURE DISC (2023)
 
Ma non fu possibile. Non c’era tempo. E non perché il progetto di americanizzazione di Lucio fosse insensato, anzi. Fu solo questione di soldi.
Sembra infatti che la RCA volesse appianare un grosso sbilancio contabile entro l’anno, e "Images" sarebbe stato il mezzo ideale per farlo. Tutto lì.
E anche se i dettagli non furono mai rivelati, col tempo emersero almeno due ipotesi - abbastanza verosimili - che spiegherebbero meglio la situazione.

Ipotesi n° 1) Verso la fine del 1976, la RCA Italiana scoprì di avere speso circa quattrocento milioni in meno del budget messole a disposizione dalla casa madre americana, rischiando così un taglio dei finanziamenti per l'anno successivo. Occorreva investirli rapidamente.

Ipotesi n° 2) Era la RCA americana che invece doveva quattrocento milioni a quella italiana e, per ridarglieli – sempre entro l’anno – le avrebbe finanziato integralmente una sontuosa produzione internazionale. 

Ancora oggi non sappiamo ancora quale delle due versioni fosse quella vera, ma la sostanza non sarebbe comunque cambiata.
Gli americani avevano deciso che i contratti di produzione, promozione e distribuzione di entrambi gli album ("Images" e "Io, tu, noi, tutti") andavano finalizzati entro il 1976, e che il disco americano avrebbe dovuto uscire nei primi giorni del 1977.
Quello italiano poco dopo.
 
John's Classic Rock, Lucio Battisti
Praticamente un diktat che obbligò Battisti a trasferirsi immediatamente negli States, a registrare le basi in soli tre mesi, a cestinare quasi tutte quelle realizzate al “Mulino” con Bullen, Calloni, Maioli e Graziani, e a chiudere un occhio sulle ulteriori criticità che resero il lavoro più complesso e sofferto. Dai rapporti non sempre idilliaci coi musicisti americani che mal sopportavano le sue direttive, sino ai nuovi testi della coppia Powell-Mogol, troppo letterali per essere attendibili.

"Ma perché", qualcuno si chiederà, "non venne scritturato – per esempio – un paroliere del calibro di Pete Sinfield, che peraltro aveva già collaborato con la Numero Uno tra il 73 e il 74 con la PFM?". Non lo sappiamo. 

Possiamo solo immaginare che, dall'alto del suo super-io, Mogol considerasse la sua poetica applicabile a qualunque idioma. Per cui, le versioni straniere avrebbero dovuto mantenere non solo gli stessi concetti degli originali, ma a volte anche le stesse parole. E questo sia a discapito della naturalezza complessiva dei brani in lingua, sia della loro fluidità metrica.
Una presa di posizione che, come noto, produsse non solo un inglese inaccettabile, ma ulteriormente penalizzato dal non aver utilizzato - per scelta o per limite - linguaggi più comunicativi come quello gergale, familiare o quotidiano

Ad ogni modo, con lieve ritardo sul ruolino mericano, “Io tu noi tutti” uscì nel marzo 1977 e fece un botto, mentre “Images”  che uscì in agosto (negli Stati uniti) e in settembre (in Italia), fu un disastro a partire dai titoli. 
 
Lucio Battisti in Inglese
"Il mio canto libero" diventò uno zoppicante "A song to feel alive", "Soli" fu tradotta in "Only" (che però è un avverbio), e il glorioso inizio della "Canzone del Sole" fu restituito da un improbabile "Your long blonde hair and eyes of baby blue".

Al netto delle amenità fonetiche comunque, “Images” fu arrangiato e suonato magistralmente. E credo basti scorrere la line-up degli strumentisti per capirlo. Ci sono Mike Melvoin (collaboratore di Frank Sinatra, John Lennon e Jackson Five, nonché papà di Wendy, futura chitarrista dei Revolution di Prince), Ray Parker Jr. (Stevie Wonder, Barry White, Rolling Stones ecc.), Hal Blaine (batterista per Elvis Presley, Ronettes, Beach Boys…) e quel geniaccio dei sintetizzatori, Michael Boddicker, che dagli anni Settanta ai Novanta contribuì – tra gli altri - al successo di Michael Jackson, Barbra Streisand, Diana Ross, Barry Manilow e Quincy Jones. E qui si chiude la saga di Images.

Lucio però non si diede per vinto, anzi. Contro qualunque previsione, registrò anche la versione inglese del suo album successivo "Una donna per amico" (con i testi stavolta di Frank John Musker) che - se non fosse stata abortita  -  si sarebbe chiamata  "Friends", e di cui sopravvisse ufficialmente il solo singolo Baby It’s You (Ancora tu)/Lady (Donna selvaggia donna),pubblicato dalla RCA Victor nel 1979, e reperibile ancora oggi al prezzo di circa 200 euro M/M.

Anche in questo caso però, i risultati furono scoraggianti, e anche se qualcuno notò dei miglioramenti rispetto a "Images" (ascoltare per credere), evidentemente non furono così apprezzabili da essere pubblicati. 

5 commenti :

Anonimo ha detto...

le canzoni di lucio erano perfette in italiano. non si potevano tradurre

rael ha detto...

Come ha detto il commentatore anonimo, Battisti non si può tradurre. L'effetto è lo stesso di un film di Totò tradotto in inglese o tedesco.

Anonimo ha detto...

Ma no, Battisti si può tradurre benissimo. Bastano un buon arrangiatore che renda le musiche un po' più aderenti alla nuova fonetica, dei buoni autori madrelingua come Udo Lindenberg e David Bowie , e un interprete come lo fu per esempio Mick Ronson per Music Is Lethal di cui non si è mai lamentato nessuno, anzi.
I problemi di Battisti furono la mancanza di tempo nel caso di images, e l'ostinazione nel caso di friends. Avesse avuto più tempo e maggiore umiltà, probabilmente avrebbe fatto degli ottimi lavori. Che poi certi brani rendano meglio in italiano, questo non c'è dubbio, ma che siano intraducibili proprio no.
Ciao,
Diego

rael ha detto...

@Diego non sai di cosa parli.

Anonimo ha detto...

Perchè? Cosa ha detto che non va?