PFM: Impressioni di settembre / La carrozza di Hans (1971)
Siamo nell’ottobre del 1971 e mentre i Pink Floyd registrano a Pompei l’unico concerto della storia del rock a porte chiuse, nei negozi di tutta Italia fa capolino un 45 giri destinato ad entrare nella storia.
A suonarlo è la Premiata Forneria Marconi, un quintetto di musicisti già noti al grande pubblico per le loro attività pregresse (dall’essere stati il popolare gruppo dei Quelli ad aver accompagnato Battisti) e ai giovani per aver vinto a pari merito con Osanna e Mia Martini il Festival di Avanguardia e Nuove tendenze di Viareggio (27/5/71 – 2/6/1971) proprio con uno dei due pezzi del singolo in questione: “La carrozza di Hans”, il primo brano originale scritto dalla Premiata nell’aprile del 1971.
Il disco catalogato ZN 50126, esce per la casa discografica di Battisti, la Numero Uno. Viene distribuito da un gigante come la RCA italiana e si presenta con una copertina di Cesare Monti (fratello di Pietruccio dei Dik Dik) che calza perfettamente sia con lo stile del gruppo, sia col nascente immaginario undeground. In altre parole: un capolavoro di conflittualità sin dalla sola veste grafica.
Ciò che però fu realmente destinato ad entrare nella leggenda, furono i 4 minuti e 23 secondi di “Impressioni di Settembre” che non solo contribuirono a spalancare definitiamente le porte al progressive italiano già ben rappresentato da Trip, New Trolls, Nuova Idea, Garybaldi e Orme, ma stravolse completamente i classici stilemi della forma-canzone sia grazie al suo assetto mutuato dai più blasonati gruppi inglesi, sia grazie all’uso di nuove tecnologie quali il suono del Moog che in questo caso faceva le veci del cantante nell’epico inciso centrale.
L’intuizione del brano venne da Franco Mussida che, seduto sul divano in casa dei suoi genitori, intuì casualmente una melodia base (quella che corrisponde cioè alla parte cantata) che, una volta strutturata, sembrò quasi richiamare una sorta di sfogo, di apoteosi, “di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo” (cfr Mussida).
La soluzione non tardò ad arrivare e consistette, come sappiamo, in una splendida progressione di ventinove note dal sapore nuovo e mediterraneo che avrebbero costituito il momento topico della canzone portante. Insomma: il brano era fatto.
Riunitosi per arrangiare il tutto con l’aiuto del paroliere Mogol che nel frattempo aveva imbastito uno straordinario testo dal sapore bucolico e autunnale, il gruppo però si rese presto conto che una volta arrivati al ritornello, la scala di Mussida non funzionava ne fatta col flauto di Pagani ne tantomeno con la chitarra o qualsiasi altro strumento tradizionale.
Il suono che ne usciva era debole e ci voleva qualcos'altro.
Alchè, qualcuno dei musicisti (pare Franz di Cioccio) si ricordò di aver sentito in “Lucky man” degli Emerson, Lake & Palmer il sound di un particolare strumento che forse sarebbe andato meglio per quel particolare momento della canzone: “Era uno strumento dalle sonorità nuove, simili a quelle delle tastiere e dei fiati. Sapeva di terra, di cielo, di mare e di tutte queste cose insieme” (cfr Di Cioccio).
Lo strumento si chiamava Moog ed era composto sostanzialmente da sei sorgenti di suono (3 oscillatori, un noise generator e una linea esterna) le cui combinazioni si potevano variare a piacere per produrre qualunque tipo di frequenza.
Partiti alla ricerca del Moog, fortuna volle che alla “Mostra dello Strumento” del 1971 i cinque incrociarono il Dott. Monzino - noto distributore di strumenti musicali - che aveva portato con se il secondo prototipo di Minimoog esistente al mondo. Il primo era di Keith Emerson.
Il suo costo va da se, era totalmente fuori dalla portata del quintetto, ma con la sa consueta sfacciataggine Di Cioccio lo chiese in prestito a Monzino che acconsentì.
“Dallo a noi e vedrai che ne venderai almeno dieci!" pare gli abbia detto.
Lo strumento venne portato alla Numero uno e Flavio Premoli ne estrasse il sound che venne infine immortalato su 45 giri supportato, come sappiamo, da un tripudio di armonizzazioni di Mellotron.
Il successo fu immediato al punto che non solo il single entrò nella top ten e rimase 15 settimane in classifica, ma divenne un simbolo epocale al punto di essere ripreso più volte anche da numerosi altri artisti tra cui Battiato, i Marlene Kunz e persino dal Dj Gigi D’Agostino.
Una miscela insomma di conflittualità, innovazione e fortuna che raramente si sarebbe ripetuta nella storia del pop italiano.
COLLEZIONISMI: Disco molto agevole da reperire data la mole delle sue vendite e pertanto stimabile intorno alla quindicina di euro per un esemplare assolutamente perfetto. Una sua copia promozionale con label bianca è stata recentemente ceduta per 25 euro in condizioni EX+
8 commenti :
JJ hai raccontato un pezzo di storia, ma la tua opinione diciamo... musicale... artistica... sul brano qual'e?
Ciao a tutti, Anna.
Guarda Anna, giudicare questi monoliti non è mai semplice: se li elogi rischi di essere banale e se fai il contrario ti bollano come un marziano.
Io francamente preferisco il prog più duro e detto tra noi "Impressioni" non è nemmeno il mio pezzo preferito della Premiata.
Francamente però sarei un pazzo a dire che non si trattò di un brano epocale: per le novità che conteneva (es: l'inciso suonato anzichè cantato), per la sua comunicatività resa anche magistralmente dalla poetica in lingua italiana, per tecnica d'esecuzione, per phatos e non da ultimo per tutte le porte che ha aperto a tutto il nostro prog successivo
Mi ripeto: a posteriori preferisco altre cose, ma certo è che nel '71 era molto più facile accedere alla PFM, alle Orme o ai New Trolls che non ai Trip, agli Alluminogeni o ai Nuova idea.
Lascio dunque la storia così com'è e tanto di cappello alla Premiata per ciò che hanno fatto per la nostra musica.
Tutto lì.
Io preferisco decisamente questa versione a quella contenuta in "Storia di un minuto" (l'inciso strumentale è decisamente più Moog Power).
che ci fa battiato fra gli artisti?
Battiato ha fatto una cover di "Impressioni di Settembre" contenuta nella raccolta "Fleur 2" del 2002 (dove c'è anche una bella versione di "Le tue radici" di Alan Sorrenti). Ecco perchè John ha menzionato l'artista siciliano.
Oggi il logo di Google è dedicato a Robert Moog, l'inventore del mitico sintetizzatore che ha caratterizzato il nostro amato prog e questo capolavoro della PFM.
R.I.P. Ing. R.Moog.
bellissimo mi ricorda tante cose questo minimoog di Google! Proprio ieri all'Eurovision Song Festival c'era un gruppetto pietoso dell'Azerbaijan che presentava un pezzo orrendo ma con qualche particina di VCS3!
PS qualcuno è riuscito a salvare il doodle in questione sul pc?
Un 45 giri davvero splendido !
Due brani storici del rock progressivo italiano !
Michele D'Alvano
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