Formula Tre - 1972: l'avventura in Brasile - parte 3
Intervista ad Alberto Radius
A CONCLUSIONE DELL LUNGO ARTICOLO SULL'AVVENTURA DELLA FORMULA TRE IN BRASILE NEL 1972, PUBBLICHIAMO IN ESCLUSIVA UNA CONVERSAZIONE DI JJ John CON ALBERTO RADIUS.
Si parla di 40 anni fa e, come vedrete, qualcosa si è perso anche nella memoria dei protagonisti. Almeno però possiamo dire che al momento, solo Classic Rock ha cercato di ripercorrere questo importante frammento di storia del Prog italiano.
Un grazie di cuore ad Alberto per la sua disponibilità e per la sua straordinaria cortesia.
- Come siete arrivati in Brasile?
Era intorno al '72 non ricordo bene. Stavamo registrando il disco e facemmo sentire dei nastri a un tizio che si occupava di una trasmissione televisiva internazionale e lui ci invitò a Rio de Janeiro sempre nel 71 - 72, una cosa del genere.
Noi ce la prendemmo molto comoda perchè pensavamo che fosse una cavolata qualsiasi, però poi ci siamo resi conto della sua importanza e ci siamo divertiti.
Dopo il Festival siamo rimasti lì un mese ancora e abbiamo fatto una ventina di concerti nelle università di San Paolo.
- Voi non conoscevate il Brasile prima di andare lì?
No, nulla o molto poco. Però sai... avevamo poco più di vent'anni... venticinque... per cui tutto quello che capita, capita.
- Vinceste anche un bel premio se non erro...
Eh si. E lì quando si vince si vince veramente! Ci hanno dato 10.000 dollari a testa. Oddio: sono arrivati quando sono arrivati... pensavo che non arrivassero più, ma comunque nel ’72 erano una gran bella cifra.
- All'epoca il Brasile era nel momento peggiore della dittatura.
Ve ne siete accorti?
No.[lunga pausa] beh... in realtà c’era un po’ di tristezza...
Comunque la realtà l'abbiamo vista subito. Abiamo notato grosse differenze tra ricchi e poveri e di vie di mezzo non ce n'erano proprio: o erano miliardari o erano morti di fame insomma.
Comunque è stata un'esperienza interessante.
- Com'erano i tecnici del festival, gente preparata?
Si, si, anzi, c'era un tecnico del suono che mi ricordo si chiamava Mario. Uno bravissimo. Noi avevamo portato addirittura i nostri strumenti, l'impianto e un organo Hammond che era anche abbastanza grosso come situazione.
L'Hammond però lì non andava bene, ma non per una questione di corrente ma di cicli che qui vanno a 50 e li a 70.
Una malformazione della macchina che si poteva ovviare solo avendo un diapason e mettendolo tra la presa di corrente e l'organo Hammond e poi quando si riusciva a farlo partire suonava bene mantenendo l'altezza.
- E questo lo fece il Mario?
Si lui lavorava con i più grossi del Brasile e aveva proprio una bella esperienza... poi dopo l'abbiamo anche risentito un paio di volte per lettera.
- Ci sono testimonianze audio o video della manifestazione?
Eh sai, allora i video non esistevano proprio. C'era qualche giornale, ma chissa' dov'è andato a finire. Poi c'era Rede Globo ed era la prima trasmissione a colori che facevano.
E poi sai... era una cosa che interessava credo solo localmente. In Italia non lo sapeva nessuno.
Si c'è stato un trafiletto sul Corriere della sera di Luzzato Fegiz, poi chiusa e morta lì.
Come se uno vincesse il Festival di Sanremo una volta e poi viene dimenticato... altri tempi.
- Senti, sulla classifica finale c'è un po' di confusione. Voi siete arrivati primi a pari merito con Clayton Thomas dei Blood Sweat and Tears?
No. Noi abbiamo vinto e basta. Poi secondo è arrivato Demis Roussos, terzo Clayton Thomas.
Mah... non so... è certamente un pezzo molto bello che adesso stiamo anche rimontando e ogni tanto lo facciamo. Poi forse era una musica così differente da quella che veniva propinata dagli altri, Rock Progressivo al massimo insomma, che ha fatto un grosso effetto.
Aeternum è piaciuta molto e quando sono venuti a portarci il risultato è stata una cosa davvero emozionante.
Poi il pubblico faceva una buriana pazzesca...
- Eravate in uno stadio... al Maracanazinho...
Si era quello accanto al Maracanà che adesso è stato distrutto o lo stanno rifacendo. Mi sembra di aver letto una cosa del genere.
- Ma avete fatto solo "Aeternum" quella sera?
Beh, "Aeternum" è la canzone che ha vinto. Poi nello spettacolo erano in tre.. aspetta eh... porca miseria non mi ricordo i nomi... è una cosa troppo lontana (ride).
Dunque... c'era quel fisarmonicista che è morto (Astor Piazzolla ndr.) con la cantante che era bravissima.
Poi c'era questo "jazzista-flautista" famoso nel mondo e io già lo conoscevo di nome... quello coi capelli bianchi...
- Era per caso quello albino, Hermoeto Pascal?
Esatto, Hermoeto Pascal! Aveva un gruppo fantastico che ha avuto anche molto successo, ma sai, la nostra è una musica molto meno raffinata sotto quel punto di vista ma molto più di presa.
- Poi siete diventati un mito in Brasile. Ci siete tornati dopo quell'esperienza?
No non sono più stato in Brasile anche perchè... siamo partiti e siamo stati via tre mesi
Il primo mese abbiamo fatto le prove e tutto quanto, poi c'è stato lo spettacolo e poi abbiamo lavorato in giro.
Quindi era abbastanza dura stare al di fuori dall'Italia. Non è come adesso che c'è il telefono, c'è Skype. Forse avrò giusto fatto una telefonata a casa in tre mesi.
- Quindi un po' di "saudade" al contrario diciamo...
Eh si. Molta. Forse per quello non sono più tornato. Però ci siamo divertiti proprio. Poi un sacco di amicizie. C'era proprio da divertirsi... quello si.
Mi chiedei se lo rifarei? Ha ha ha... guarda... mi cercano al telefono... te lo dico un'altra volta...
L'AVVENTURA IN BRASILE DELLA FORMULA TRE:
Prima parte - Seconda parte
1 commento :
Intervista interessante !
Michele D'Alvano
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