Blocco mentale: Poa (1973)

blocco mentale poa 1973Come tutti sappiamo, il Prog è stato un superamento del Beat e dei suoi valori esistenzialisti.
Nella pratica però, è cosa nota che non tutti i musicisti Pop della prima ondata seppero staccarsi completamente dalla sua influenza e mettere in discussione i suoi argomenti acerbi e desideranti: pacifismo, ecologia, universalità, fede e uguaglianza.
Da che nacque il Pop Italiano nel 1970, ci vollero ancora due anni perchè le idee dell’Underground e della Controcultura dessero luogo ad uno stile moderno ed autoctono e soltanto grazie a un evoluzione artistica, sociale e politica, nacquero nel 1973 gruppi molto più consapevoli e conflittuali.
Tuttavia, anche in quell’anno di tensioni ed austerity, qualcuno stentava ancora a trovare un proprio equilibrio e sicuramente i “Blocco Mentale” rappresentarono appieno l’ultima propaggine dell’incertezza tra la celebrazione dell’era acquariana e il nuovo corso contaminatorio che ormai si era pienamente consolidato.
Formatasi in Umbria nel 1972 tra Viterbo, Civita Castellana, Ronciglione e Tuscania , la band comprendeva cinque elementi strutturati in formazione classica (chitarra, basso, batteria, tastiere e fiati) con in più, un sesto elemento dietro le quinte nella figura del paroliere Claudio Merloni.


Nessuno dei cinque aveva notevoli esperienze pregresse tranne il bassista Angeletti - unico del gruppo iscritto alla Siae - che aveva inciso il 45 giri “Rondini Bianche” con il gruppo beat dei “Falisci”.
Scritturati per la minuscola etichetta“Titania, i Blocco Mentale incisero in pochissimo tempo il loro unico album “Poa” (=in greco “Erba”), stampato in circa 2.000 copie, incentrato sul tema dell’ecologia e sospeso tra un ondivago uso di stilemi Prog e lo sviluppo di tematiche care agli anni ’60.
 

Dotato di una meravigliosa copertina in cui una finestra centrale scopriva la fotografia di un fiore, il disco consisteva sostanzialmente in due facciate ininterrotte composte da sei movimenti contigui.
L’incisione risulta straordinariamente limpida anche grazie all’impiego di un avveniristico registratore a otto piste (un lusso per un gruppo Prog minore), ma molti dettagli rivelarono a posteriori la debolezza del progetto.
poa blocco mentale titaniaI testi erano poco incisivi rispetto alla complessità del dibattito contemporaneo (“E’ nato un fiore. Anche un petalo può far rumore. Da vicino sento il suo calore. S’apre il cielo e scopro la superbia del mattino. La sua luce porta la speranza...”) e molti innesti di sapore Prog, palesavano una certa confusione compositiva al punto di sembrare dei “fillers”.

All’ascolto si percepisce che la buona volontà era tanta e la band non si risparmiava affatto nel decorare ciascun movimento con stacchi e controtempi (“Pane e Mele”), ma la prevalenza delle parti acustiche di sapore beat-melodico relegavano inesorabilmente tutto il lavoro ad un passato ormai remoto.

Probabilmente se “Poa” fosse stato pubblicato appena due anni prima, sarebbe diventato un classico del Prog italiano ma, come sono spesso ripetere, un’opera va relazionata alla sua soglia storica e nel 1973, i Blocco Mentale erano inesorabilmente datati.
Questo malgrado la pregevolezza di molti passaggi del disco e l’indubbia fascinazione del suo groove Prog-acustico.

Scioltisi temporaneamente dopo “Poa” per motivi di leva militare, i Blocco Mentale si riformarono poco dopo celebrando la reunion con un memorabile concerto al Pao Pao di Civita Castellana, un nuovo 45 giri (“L’amore muore a vent’anni”) e la costituzione di una nuova band commerciale che diede loro sicuramente molte più soddisfazioni commerciali: i Limousine che comunque, nulla avevano di Prog, di Pop o di Beat.
In un certo senso fu meglio così perchè nel 1973, la musica Prog aveva ben altro da dire per distinguersi e crescere.

7 commenti :

Anonimo ha detto...

Si forse un pò troppo leggeri, ma secondo me molto interessanti! I testi non saranno epici, ma il contenuto sia lirico che Musicale non sono da sottovalutare!

Daniele.

Anonimo ha detto...

Assolutamente Daniele! Considera però sempre i tempi di pubblicazione: nel 1973 c'era veramente ben altro!
Che so... il Museo Rosenbach o gli Osanna di Palepoli?

Anonimo ha detto...

ragazzi .. chi li conosceva tutti .. vi dice che erano dei grandi .. soprattutto il piu' creativo .. ormai scomparso Filippo ...

DogmaX ha detto...

JJ, Impressioni la vogliamo buttare? Io non lo farei :)

Comunque sì forse per l'epoca i testi erano diventati troppo leggerini, ma è comunque un album molto godibile.

Anonimo ha detto...

Effettivamente un disco datato ed ingenuo nell'ambito del rock progressivo italiano, però Impressione e La nuova forza sono due brani che mi hanno sempre emozionato per la loro intensità ed il loro candore

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Nonostante tutto, disco molto godibile e ben suonato

Michele D'Alvano

Pietro ha detto...

Un lp attualissimo per il tema affrontato.
Ai già citati brani Impressioni e Una nuova forza, aggiungerei anche il brano finale "Verde".