Pueblo: Pueblo (1975)
Siamo nel 1975. Spalleggiato da una compagnia di produzioni (la Strum), con una buona dose di determinazione e affiancato da due amici musicisti, Fabio Spruzzola e Claudio Bazzari, che suonano come lui chitarra e voce, il venticinquenne Massimo "Max" Meazza da Milano si presenta negli studi londinesi della Apple a Savile Row per incidere un provino in stile West Coast.
La cosa funziona e i Pueblo (questo - e non “El Pueblo”- è il nome del trio ispirato ai nativi americani che vivevano ai confini col Messico) vengono immediatamente scritturati per la Polygram che produrrà il loro primo singolo “Mariposa”: un seducente brano dal sapore acustico che alla fine dei conti non solo venderà circa 50.000 copie e diventerà una hit estiva poi premiata col prestigioso “Telegatto”, ma imporrà la band all’attenzione di pubblico e critica, sia per freschezza compositiva che per l’abilità tecnica dei musicisti.
Non a caso, il chitarrista Claudio Bazzari diverrà uno dei turnisti più ricercati d’Italia con un invidiabile palmares di collaborazioni di prestigio, Fabio Spruzzola un musicista classico e Max Meazza intraprenderà una carriera solista che dura a tutt’oggi.
Ma quale fu il segreto del successo di “Mariposa”?
L’ingrediente vincente fu sicuramente il groove del brano che miscelava con eleganza stilemi county-rock allora poco sperimentati in Italia, con un’inedita fragranza mediterranea.
Ruolo essenziale poi, ebbe sicuramente la produzione dei fratelli La Bionda, (all’epoca molto più concentrati sul folk acustico che non su quella personalissima disco-music che li portò al successo 3 anni dopo con “One for you, one for me”) che iniettò nel brano un sapore solare e vagamente esotico sull’onda di Eagles, James Taylor, CSN&Y, America e Santana, tanto cari alle classifiche italiane.
Si aggiunga infine un encomiabile capacità di armonizzazione delle parti vocali, la raffinatezza dei solismi di Bazzari e un largo consenso mediatico (vennero programmati da “Alto Gradimento”, Rai e Telemontecarlo) e i Pueblo erano pronti per la conferma a 33 giri, cosa che accadde lo stesso anno con la pubblicazione del loro primo album omonimo.
Va da sé che una simile attitudine esterofila fosse totalmente avulsa dalle avanguardie del 1975, anno in cui imperavano l’austerity, la “legge Reale” e si ergeva come uno spettro sulla democrazia il cadavere insanguinato di Pier Paolo Pasolini.
I Pueblo però, avevano altri referenti e la loro collocazione si poneva inesorabilmente al di sopra del dibattito controculturale, votandosi esclusivamente al proprio percorso musicale.
Il fatto che poi fossero stati supporter delle Orme ai tempi di “Smogmagica”, la dice lunga sul loro ruolo di outsiders.
Infine, proprio a testimonianza della loro coerenza, si pensi che il gruppo fu tra i pochissimi all’apice del successo, a rescindere un contratto discografico per divergenze artistiche con la Phonogram la quale, gli aveva affiancato per il secondo LP il bravissimo ma improbabile Nico Papathanassiou, fratello del più celebre Vangelis e allora arrangiatore di ruolo della Polydor Italiana.
Senza dilungarci troppo sui contenuti dell’LP che, dicevamo, fu una estensione della freschezza di “Mariposa”, “Pueblo” generò anche un secondo singolo rilevante, “Song Girl / Rio Hondo” (quest’ultima con Tullio de Piscopo alla batteria e insignito di ottime recensioni), che fu il penultimo prima del rockeggiante “Long Knife Jackson” del 1977, anno di scioglimento della band.
Non fosse stato per la cecità di una discografia ormai sempre più rivolta al marketing che non alle reali esigenze degli artisti, probabilmente il trio avrebbe potuto seguitare a mietere consensi ma, come abbiamo spesso visto sulle pagine di Classic Rock, questa tendenza si stava consolidando proprio nel periodo in cui il gruppo si sciolse.
Fortunatamente l’abilità e la coerenza dei singoli artisti proseguì ben oltre la fine della loro prima band.
Un esempio per tutti: dopo i Pueblo Massimo “Max” Meazza inciderà quasi subito un singolo solista a Monaco di Baviera per l’Ariola, rifonderà il Pueblo con l’amico Bazzari nel 1999 celebrando l’evento col nuovo CD “The Big Thunder” e inciderà come cantautore contornato dai più prestigiosi sessions-men italiani oltre 10 albums a suo nome, tra i quali lo straordinario “West Coast Hotel” e il recente “Race Against Destiny”.
Pur se il “Pueblo” non mi fece impazzire come collocazione conflittuale, è bello riascoltarlo ancora oggi sapendo che dietro quelle note si celavano persone che hanno dimostrato un'incrollabile coerenza e un enorme spessore umano e professionale.
Altri riferimenti: JJ JOHN INTERVISTA MAX MEAZZA
5 commenti :
link to download ??
Sorry Abigail, I do not provide any link to download.
Please enjoy some "Pueblo" free clips on:
http://www.myspace.com/pueblo2
including the top selling hit Mariposa.
PUEBLO (POLYDOR)
available on ITUNES STORE
bye
maxmeazza.com
CIAO JOHN LEGGENDO LA SCHEDA SUI PUEBLO PENSAVO NON SAREBBE IL CASO CHE TU NE FACESSI UNA PURE SUI STRADAPERTA SUL LORO DISCO MAIDA VALE DEL 79 SIMILE(MA NON UGUALE)PER ATTITUDINE MUSICALE DATO CHE POI SON STATI PURE IL GRUPPO CHE ACCOMPAGNO A.VENDITTI NEI SUI DISCHI,A MIO AVVISO,MIGLIORI SUL PIANO MUSICALE OSSIA SOTTO IL SEGNO DEI PESCI E BUONA DOMENICA DOVE SPICCAVA LA BELLISSIMA MODENA COL SAX DI GATO BARBIERI!AH VOLEVO RICORDARTI PUE LA SCHEDA SUI ZAUBER"IL SOGNO" CIAO UGO
Disco molto piacevole e ben suonato
Michele D'Alvano
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