1974: Il giro di boa

Come abbiamo visto nella precedente puntata, il 1973 fu sostanzialmente l'anno della radicalizzazione del movimento giovanile che oppose al sorpassato verticismo del PCI, il recupero di una cultura politica autonoma, militante e fortemente radicata sul territorio.
Il tutto, attraverso la costituzione di diverse cellule indipendenti, tutte fortemente ideologicizzate e funzionali alla lotta di classe: questo senza escludere in alcuni casi, rivendicazioni armate, così come nel caso delle BR che sequestrano il giudice Sossi a Genova e uccidono due militanti missini a Padova.


E' una galassia strutturata e complessa che agisce fisicamente contro il sistema e provoca la violenta reazione della controparte che, col pretesto del conflitto, metterà in atto la sua strategia controrivoluzionaria: è il caso della "Rosa dei Venti" (gennaio 74) definito come il più pericoloso tentativo di colpo di Stato militare nella storia della Repubblica, della bomba in Piazza della Loggia a Brescia durante una manifestazione sindacale (28 maggio) e dell'ordigno sul treno "Italicus" che il 4 agosto uccide dodici persone.

Come prevedibile, l'irrigidimento delle Forze dell'Ordine subisce un'impennata esponenziale, raggiungendo il suo apice il 9 maggio quando, a seguito di una ribellione nel carcere di Alessandria, il generale Dalla Chiesa rifiuta ogni trattativa coi rivoltosi e agisce militarmente provocando sette morti tra cui alcuni ostaggi. Rimedierà però in credibilità, arrestando l'8 settembre i due leader delle Brigate Rosse Renato Curcio e Alberto Franceschini.

L'economia Italiana, già penalizzata da un'inflazione oltre il 19%, è travolta dallo scandalo dei petroli che non solo fa crollare il governo ma provoca contemporaneamente una lunga stagione di scioperi e soprattutto, il radicamento del concetto di "autoriduzione".
Oltre alla politica dell'austerità, il governo Democristiano pensa bene di approvare definitivamente la legge sul "finanziamento pubblico dei Partiti" auspicando una maggiore moralizzazione della cosa pubblica: una teoria davvero opinabile secondo la quale un'iniezione di denaro pubblico ai partiti avrebbe dovuto responsabilizzare fattivamente politici e cittadini sull'utilizzo delle risorse comuni.

Sappiamo tutti che non è andata così e ancora oggi la legge rimane, aggravata per giunta da quella sull'editoria.

In una situazione che assomiglia più ad un inferno Dantesco che a uno Stato civile però, spuntano alcuni confortanti segnali di Democrazia: all'estero crollano i regimi di Grecia e Portogallo, si dimette il presidente Nixon travolto dallo scandalo Watergate e in Italia viene definitivamente approvata la "Legge sul divorzio"che rappresenta non solo la più grave sconfitta della Dc dal dopoguerra, ma soprattutto la prima grande affermazione politica del movimento femminile.

Contestualmente alle avanguardie musicali, è chiaro che una simile complessità socio-politica non potesse che riflettersi in una parcellizzazione delle scelte stilistiche. Una diversificazione che, da un lato, possiamo considerare come nuova ed esclusiva rispetto alla rigidità dell'anno precedente, dall'altro però, frammenterà il movimento Prog sino a stravolgerne l'identità originaria.
In questo senso, individuiamo i seguenti items:

1) Ulteriore esasperazione del linguaggio rivoluzionario da parte di quelle formazioni che erano nate con la Controcultura del 1973: Area e Dedalus in particolare.

2) Definitivo sbandamento organico o stilistico dei gruppi legati alla cultura Underground (es: Delirium, Jumbo …)

3) Ammorbidimento stilistico, crisi creativa o ricorso all'esportazione per quelle formazioni commercialmente consolidatecon conseguente scollocamento dal movimento antagonista (PFM, Banco, Orme).

4) Contaminazione del Prog con stilemi nuovi (Jazz, lirica, etnica, sperimentale, elettronica, cantautorale) allo scopo di coprire meglio ogni potenziale fascia del mercato con conseguente nascita di nuove Bands a spessore non più univocamente progressive.


Se messe tutte insieme, è chiaro che queste indicazioni attestano un radicale cambiamento formale ma è necessario sottolineare che, al momento, il Prog resiste ancora bene come isola alternativa a quelli che, di lì a poco, diverranno i suoi diretti avversari artistici (es: Punk, Cantautori, Disco ecc).
Pertanto, il 1974 va inteso come un anno certamente transitorio ma ancora rimarchevole a livello creativo. La radicale trasformazione politica e conflittuale delle avanguardie, è rimandata all'anno successivo.

DISCOGRAFIA PROG 1974

1974: IL FENOMENO DELLA "MUSICA GRATIS"

1975: NELL'OCCHIO DEL CICLONE

36 commenti :

Anonimo ha detto...

Peccato, io sono straconvinto che se non ci fossero stati tutti quei casini politici, il movimento musicale italiano sarebbe stato ancora migliore.

Andy

JJ JOHN ha detto...

Al contrario: è stato proprio il conflitto sociale ad alimentare il Prog.
Altrimenti, sarebbero bastati Villa, Rossana Fratello e Ranieri.

Anonimo ha detto...

Permettimi di obiettare, per carità io non ho vissuto quell'epoca ed ho meno voce in capitolo di te, però da quello che ho letto (molto ti assicuro) e dalle persone che ho conosciuto, sono convinto di questa mia tesi.

Andy

JJ JOHN ha detto...

Con tutto rispetto per te e per i tuoi amici ma, da quando in qua in una situazione di omogeneità nascono le avanguardie?
Quali libri sostengono questa eresia e su che quali basi analitiche?
Pensi davvero che se non ci fosse stata una situazione di conflitto socio-politico avrebbero potuto nascere capolavori come "Arbeit macht Frei"?
Forse qualcuno potrebbe sostenere che "sarebbe meglio se non ci fosse stata la componente armata", certo, ma come si fa a negare un processo storico?
Chi la pensa come te dovrebbe perlomeno fornire la risposta a queste quattro domande.

Anonimo ha detto...

ecco JJ John & Andy colti in un sano dibattere!.. Ciao a Voi , sono Michele, nato nel '66; io direi: troppo presto per il Punk, troppo tardi per il Prog... Ebbene, sì.

Dal basso di quell'anno per così dire 'un po' orfano' in cui io son nato, posso dire che l'unica cosa di contro-culturale che m'appartiene davvero è una bella discografia e la passione innata per la musica che mi conduce curioso verso testimonianze come le Vostre, alle quali assisterei rapito e in silenzio, se non mi sembrasse così utile, così opportuno condividere un'osservazione:
certi "salti" in avanti nella qualità espressiva a me paiono "molto generazionali". A voi no?
I nati nell'intorno del '45 han scritto e suonato cose strabilianti che continuano a strabiliare. Secondo me quelli venuti "dopo", beh, un po' meno. Quelli dopo ancora, sempre di meno...
In sintesi: ritengo che ogni fermento culturale "porti il marchio" dei ventenni di ciascuna epoca. Come vi suona?
Michele

JJ JOHN ha detto...

Gramsci diceva che le potenzialità innovative o conflittuali di ogni movimento artistico o sociale, vanno valutate contestualmente al loro sistema sociale di riferimento.
E' vero quindi che, come dici tu, che vi siano dei "salti generazionali" nelle espressioni artistiche.
Ciò che però va analizzato a fondo è il perchè certi attori fossero più o meno rappresentativi della loro epoca e questo sia rispetto ai suoi limiti storici, sia rispetto alle potenzialità degli stessi protagonisti.
Analiticamente, è un errore madornale pensare che: "se la storia fosse stata diversa, la situazione sarebbe stata migliore o peggiore"

Per quanto riguarda la "qualità" a cui tu fai riferimento, è un discorso minato.
Occorrerebbe prima definirne il concetto e poi, dotarsi di altri strumenti comparativi.
Io per ora non me la sento, ma se lo facessi è chiaro che dovrei eviscerare più ambiti sociali completamnte diversi: che so, gli anni 80 rispetto ai '70.
Preferisco una cosa alla volta.

Anonimo ha detto...

Ho letto libri come ad esempio Generazione 70 il quale mi è piaciuto molto perchè mi ha fatto vivere in ritardo quel periodo, ho letto molte riviste dell'epoca, e altre cose che manco ricordo il nome, si è vero, nessuno afferma questo, ma adesso siamo dotati del senno di poi, ma rimane una mia riflessione, e pur se sbagliata la porterò avanti.
Per le altre riflessioni politiche non so se essere d'accordo, ma io intendevo un'altra cosa, adesso vado di fretta, lavoro molto, ma appena avrò tempo nel weekend forse ti illustrerò meglio il mio pensioro, magari al telefono.

Andy

Anonimo ha detto...

I conflitti nascono dalla disomogeneità e dai contrasti sciali e culturali. Dai conflitti nascono idee nuove o atteggiamenti e anche "avanguardie" (se pure ci sarebbe da discutere su cosa si intende per questo e se siano definibili tali da subito o col senno di poi). Ma i conflitti e le avanguardie possono essere anche "soffici", culturali, "di sistema", vedi in Inghilterra negli anni 60 con il beat...In Italia ci fu qualcosa di diverso, che forse dura ancora oggi: una strategia della tensione che tracciò una linea netta tra i giovani e le ideologie. Non so se questa strategia (voluta, strategicamente pensata) sia stata così utile alla creatività. Chiunque non "seguiva la linea" era "oggettivamente un traditore". Tutto ciò era "castrante"; per un "arbeit macht frei" quanti "capolavori" abortirono? Ci fu un clima sempre più "rigoroso", "stalinista", pesante (da una parte), e reazionario e anticomunista (dall'altra) e questo sempre di più dal 73,al 74, al 75, al 76 ecc. fino alla morte di Moro che spinse una intera classe politica alla radicalizzazione e alla chiusura sociale entro un decennio, impedendo quella fusione di PCI e di parte della DC al governo che forse avrebbe portato a qualcosa di nuovo (e che ora si ripresenta, con la fusione di quercia e margherita nel PD, ma che ormai è forse inutile e inefficace).
(ofvalley)

Anonimo ha detto...

Più o meno è quello che penso io.
Gli Area hanno avuto opportunità, a prescindere dalla grande caratura artistica, perchè soprattutto erano incanalati alla grande in un circuito troppo esclusivo e pieno di idioti che li ascoltavano soltanto per quello, e non per motivi musicali. Ricordo anche che in un concerto furono fischiati e contestati sonoramente, perchè appunto era un pubblico idiota e non capiva la grande sperimentazione, penso proprio che per loro questo era avvilente, ma almeno per noi che andiamo un pò oltre è un qualcosa da tenere caro e stretto.

Andy

J.J. JOHN ha detto...

Dunque, sulla prima parte tutto bene: è vero che l'antagonismo - da cui nascono le idee - può anche essere non sanguinario in se: vedi per l'appunto il Beat, che fu la prima controcultura dell'era mediatica e che nacque su un piano di lotta civile: contro la guerra e per la libertà d'azione, di pensiero e di comportamento.
-
In Italia la situazione dopo la "Summer of Love" (che da noi coincise idealmente con l'occupazione dell'Hotel Commercio a Milano nel 1969) fu diversa in quanto solo nel nostro paese, gli studenti si unirono con gli Operai e le controculture, rinnovando e prolungando la stagione di lotte sino a oltre il 1977.
Non fu una "straregia voluta" ma un processo storico spontaneo che generò una galassia di cellule indipendenti, molto attive sia sul piano politico che culturale: le stesse che tra l'altro, permisero il diffondersi del Prog Italiano.
-
Alcune di esse erano estremamente radicali ma, anche questo è un percorso storico che si accuì dal 1973 con la nascita della "Controcultura".
Il rifiuto del "Compromesso Storico" era cosa ovvia per quella generazione cresciuta con la "resistenza tradita". L'errore di Berlinguer fu quello di sottovalutarne la portata contribuendo ad aggravare la frattura tra movimentisti e democratici.
Tutto ciò non era "castrante". Era un semplice aspetto della Democrazia in cui c'è chi detiene il potere e chi lo contesta e non è vero che non si poteve fare qualcosa di controrivoluzionario.
Primo: non è colpa di nessuno se negli anni '70 le destre non hanno prodotto avanguardie. Secondo: basta guardare il mainstream per rendersi conto che avevano tutto lo spazio che volevano.
- Non so quanti capolavori furono abortiti per far spazio a un "Arbeit". Credo nessuno.
La Cramps, ad esempio, produsse decine di titoli uno più contemporaneo dell'altro (Marchetti, Hidalgo, Cage, Cardini, Stratos..).
A differenza di oggi, negli anni '70 c'era davvero spazio per tutti.
Scusate la lungaggine, ma questa è la mia materia e cete cose vanno messe bene in chiaro.

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo, bastava un nulla per essere accusato d'essere fascista e quindi escluso dal circuito artistico. Vabbè lascio perdere i discorsi politici che a me annoiano molto e irritano ancora di più. Definitemi pure come un non politico, lo accetterò di buon grado. Ho odiato la sinistra, ho odiato anche la destra ed il centro non l'ho mai messo a fuoco.

Andy

JJ JOHN ha detto...

"Bastava un nulla per essere accusato d'essere fascista", dici. E' vero: era una condizione politica, ma dal punto di vista creativo le destre fasciste non hanno mai prodotto nulla.
Perchè? Chi glielo vietava a partire dal potere che avevano?
Ch avrebbe impedito loro di crearsi una propria struttura artistica alternativa, anche estrema. Perchè no?
Non l'hanno fatto perchè non era nella loro indole e nella loro progettualità, ma a questo punto non si può fare della dietrologia e del vittimismo.
Se a te i discorsi politici annoiano, non farli!
Io non sono così incosciente da liquidare politicamente gli anni '70 con una scrollata di spalle.

Anonimo ha detto...

Non è affatto così, la destra aveva il suo circuito ed anche artisti famosi, ma dovevano stare zitti, altrimenti non vendevano, e poi di quale potere parli? boh...
Comunque è grazie all'estremismo di sinistra se abbiamo vissuto un periodo dove nessuno veniva più a suonare in Italia, e poi ti ritrovi quei famosi personaggi che lottavano per quelle cose, che oggi invece organizzano concerti di Steve Vai a 60 euro, ogni riferimento non è affatto casuale. Conosco altri poi che son diventati personaggi importanti e indagati per mille imbrogli. Tutte quelle lotte erano semplicemente perchè volevano piazzarsi al posto degli altri e nel miglior modo possibile. Per questo odio la sinistra. Falsità ed ipocrisia nel 99,99999% dei casi. Tengo a precisare comunque che la destra non era affatto migliore e il discorso anche se su parametri diversi può essere riflesso.


Un caro saluto JJ, non te la prendere se non la penso come te su queste situazioni.

Andy ( il non politico che ama solo la musica, le donne e qualche volta anche l'alcol).

JJ JOHN ha detto...

Che tu ami l'alcool lo si vede dalla tua confusione ma, battute a parte: secondo te il governo Dc che si appoggiava su militari e servizi segreti non deteneva forse un'autorità enorme? Questo è il potere di cui sto parlando.

E' certo che fascisti avessero i loro circuiti alternativi, ma quali sarebbero questi personaggi famosi di cui parli? Dimmelo.
Il mainstream semmai era pieno di artisti di destra. Non stavano affatto zitti e vendevano moltissimo: visto che ti piacciono tanto, vai sul sito del nazista Verdier e ne vedrai un catalogo molto migliore di quello che potrei farti io.

Se nessuno veniva a suonare in Italia è perchè una certa parte di giovani si era schierata duramente contro una certa gestione dei concerti che era in mano a due imprenditori non certo di sinistra: lo sionista Davide Zard e Franco Mamone.

Ancora: visto l'attuale governo e chi lo regge, tu vieni a chiosare sui transfughi? Ma non ti vergogni?

Malgrado il tuo buonismo finale preciso che la reversibilità di cui parli ("il discorso può essere riflesso") non solo è antistorica ma è anche offensiva. Che piaccia o no e al di là delle contraddizioni l'Autonomia ha sempre scelto i suoi bersagli, ma di stragi non ne ha mai compiute.

Che tu non la pensi come me non è un problema, ma cerca di dimostrare ciò che dici.
Odia pure chi vuoi, ma almeno studiati la storia.

Anonimo ha detto...

Potrei citare Battisti o Battiato, e poi come temevo mi accusi anche tu di essere fascista. Si vede che anche tu trai le stesse conclusioni. Il governo attuale non mi entusiasma più di tanto e se proprio vuoi sapere tutto io non l'ho proprio votato. Contento? Comunque possiamo iniziare la conta degli imbroglioni se vuoi. Tu come immaginavo sei troppo schierato, quindi chiudo il discorso perchè non vedo alternative.

Andy

Anonimo ha detto...

Battiato di destra? Nel 74?

Anonimo ha detto...

So che finanziò alcuni gruppi di destra, dei quali adesso mi sfugge il nome, Bliss o qualcosa del genere e non ricordo nemmeno se ci rientrava anche la Compagnia dell'anello.

Anonimo ha detto...

BATTIATO DI DESTRA? GRANDEEEEEE

Iskretta ha detto...

Perdindirindella, non vi si può lasciar da soli cinque minuti che vi pigliate a ceffoni virtuali... capisco la primavera e gli alti livelli di testosterone ma mi sa che ci vuole un po' di ordine, perdiana, ordine!

Scherzi, battute e quant'altro a parte, io credo che la questione qui sia molto più semplice di quanto sembri, quindi esporrò le mie idee in modo conciso:

1. che la musica (così come altri fenomeni artistici) tragga spesso spunto dai contesti politici e sociale è un FATTO

2. il ragionamento di ofvalley esprime molto bene il mio punto 2, quindi fate per favore riferimento al suo commento

3. trovo estremamente PERICOLOSA la facilità con cui ancora oggi si attribuiscono etichette politiche per il solo motivo che qualcuno non la pensi come qualcun altro, da QUALSIASI parte venga l'etichettatura

JJ, io non ti conosco personalmente, ma conosco Andy e ti posso assicurare che il suo pensiero è molto più "di sinistra" di quanto non lo sia quello di molte altre persone che si professano e spergiurano schierate nella parte "rossa" del Parlamento.

Essere critici nei confronti di un sistema non significa essere fascisti, significa avere il coraggio di un pensiero proprio e questo è quanto di più "prog" e "di sinistra" ci possa essere.

Il mio consiglio è, quindi, di seppellire i machete di guerra :)

dizaon ha detto...

Al di là di questo discorso che secondo me non è risolvibile per il semplice motivo che non possiamo tornare nel passato a cambiare le condizioni del gioco del tempo, sono del parere che l'arte non è di destra né di sinistra...l'arte è una manifestazione personale, se in secondo tempo si aggiunge una componente politica è una opzione aggiuntiva e è sbagliato confondere l'arte e l'impegno politico...

Benché di sinistra sinistroida (ben lontana dal PD) devo ammettere che Céline è stato uno dei più grande autori del 20 imo secolo.

saluti a tutti

Anonimo ha detto...

Partendo dal presupposto ke sia destra ke sinistra han combinato danni nella storia (kiedete agli ex paesi comunisti........) e partendo dal fatto ke alle prossime elezioni non so ki votare, son tutti belli ed impomatati ke sorridono e parlano parlano parlano di come risolvere i casini di questa ns. italia scassata ed incerottata.......son daccordo con DIZAON.....l'arte non ha (o almeno non dovrebbe avere) uno schieramento politico......purtroppo in italia nei 70 non è quasi mai stato così.....e se non eri (o non davi l'impressione di essere) di sinistra eri TAGLIATO fuori......
guardate i museo di rosenbach.....ke fine han fatto.....

W la musica, ed abbasso i politicanti impomatati con i denti bianchi e le tasche piene....

alex77

J.J. JOHN ha detto...

Carsissimi, al di là delle potenziali inclinazioni ideologiche e delle intemperanze che, dette tra amici, si placano come i temporali, permettetemi di rimettere ordine in un dibattito che mi sembra comunque interessante.
L'assunto è:
"Negli anni '70 bastava un nulla per essere accusato d'essere fascista e quindi escluso dal circuito artistico."Bene. Questa affermazione a mio avviso è corretta, ma solo in parte e vorrei rivederla.
Ora, è fuori discussione che negli anni '70 vi fosse da ambo le parti un radicalismo viscerale, ma è altrettanto vero che, malgrado le destre fasciste avessero le spalle ben coperte, non si sono mai dotate di una rilevante struttura creativa. Perché?
Non volevano o non potevano?
La mia tesi è che da un lato, non gli interessasse più di tanto portare avanti un discorso artistico antagonista (paghi del fatto che in Rai molti dei loro beniamini nazional-popolari ottenevano già ampi consensi) e, cosa fondamentale, che nella pratica non possedessero sufficienti elementi storici e culturali per produrre musica d'avanguardia e/o per creare un circuito alternativo di pari importanza, per esempio, a quello di Re Nudo.
Se quindi l'ostracismo del "movimento" fu un fattore importante, è anche però plausibile che all'interno della destra giovanile, il dibattito sul valore collettivo della musica e del tempo libero non fosse poi così pregnante e che quindi, l'accusa di "messa al bando" da parte delle sinistre fosse in parte una giustificazione a quell'inconsistenza conflittuale.
Aspetto vostre. JJ

Anonimo ha detto...

Qualche considerazione sull'interessante dibattito.
1)Col mio commento di un po' di tempo fa, non volevo fare lo storico. Mi chiedevo semplicemente, a condizioni oggettive diverse, cioè se il movimento fosse rimasto più libertario e meno leninista, cosa sarebbe successo. Mi chiedevo, cioè, se il Potere avesse giocato carte legalitarie e non truccate e golpiste, come sarebbe cambiata la società italiana e con essa la musica e l'arte.

2)Il "dogmatismo castrante" c'era, caro JJ, e se sei onesto (ma lo sei) non puoi non ammetterlo. DeGregori fu "processato" in pubblico per le sue canzoni giudicate troppo "personali" e "qualunquiste"...Soprattutto per Buffalo bill, che ora è ritenuto una delle cose più belle e meno datate.

3) Come tutte le rivoluzioni a un certo punto la "rivolta giovanile italiana" trovò i suoi Robespierre. Cioè: i duri, i puri, gli intransigenti, i gesuiti politici, i chierici della rivolta. Non più l'immaginazione al potere da una parte, e dall'altra la solita destra italiana che ancora adesso ci ammorba (vuota, becera, piccola, ipocrita, brutale).

4) che in Italia la destra giovanile non produsse in quegli anni nulla di notevole è falso. All'area "irrazionale, aristocratica/elitaria,esoterica, mistica" (che oggettivamente deriva da idee di destra o comunque non di sinistra ortodossa e materialista)attiene, come ha detto Andy, Battiato, sì, anche quello del 74, dei deliri extracorporei alla Huxley (che cita Renè Guenon, Gurdieff, i Sufi, ad ogni piè sospinto), i Museo Rosenbach (ma è banale dirlo), forse Claudio Rocchi dei "Voli Magici" (che si staccò dai super politicizzati Stormy Six e che all'Evola de "il cammino del cinabro" e di "cavalcare la tigre" e de "lo Yoga della potenza", deve forse parecchio),forse Radius (sia nel periodo con Mogol -Battisti, che nel periodo anarco-individualista Stirneriano di "Coccodrilli Bianchi"), Cocciante di "Mu", il famigerato "Parsifal" dei Pooh, e altri ancora. Fuori del prog, furono di "destra" (allora, come dice Andy, bastava poco: o rosso o nero; non c'erano vie di mezzo onorevoli), o meglio, furono percepiti di destra Mogol - Battisti, grandissimi riformatori della canzone italiana. Non fu di sinistra Celentano ("Chi non lavora non fa l'amore" "lettera al beat"); non fu di sinistra Bruno Lauzi sottostimato ma grande. Come vedi, caro JJ, non puoi dividere una tempesta in destra e sinistra, ma puoi indicare gli ombrelli e le dighe che la fermarono.
(ofvalley)

Jairo Soto ha detto...

Hello JM
Undoubtedly prove to be elusive to describe the Classic-Rock, talk about music its practical and esasy to listen to it or referer to their musical genre. Music is a labyrinth in which intermingle religions, traditions, cultures, loaded with feelings that the final will convege to a point, while clarifying that this point is called :Rhythmn & Blues, Soul, Rock......etc, to mane a few musical genres. Especially in our area (Medellin-Colombia),when we refer to Classic-Rock ,the Rock-as distinguished Old-Guard,this musical labyrinth , either Blues Rock, Psychedelic-Rock, Rock , Metal.Listening to this conglomerate Rock musical Old-Guard, are in the following the sound of guitars and other instruments, impacted by its verbal contect, provoking a feeling that leads you to state of mind, somethings sad, satisfaction and pleasure ,occasions joy-happiness-sorrow, to fascinate some and alienate other, whiout fail to recognize the merits of Cassic-Rock,
particularly prefer Prog-Rock.

Jairo Soto L.

JJ JOHN ha detto...

Grazie OfValley

1)Non so, credo che saremmo diventati politicamente qualcosa come la Francia post gollista, ma in modo molto più compromissorio. Comunque mi è molto difficile persino immaginarlo. Anche per le arti. Tu cosa pensi?

2) Ma difatti c'era si, l'ho anche detto: ma non da parte di tutto il movimento e non in uguale misura per tutti i gruppi, alcuni dei quali tra l'altro, erano addirittura in serio conflitto tra di loro.
Sul processo a De Gregori (aprile 1976, quindi tieni conto: due mesi prima del Parco Lambro) so tutto, anche perché alcuni dei protagonisti sono tuttora miei carissimi amici.

3) "Le rivoluzioni divorano i propri figli": è vero ed è giusto che sia così. Ciò però non toglie nulla al loro valore. Il problema, come diceva un mio compagno è quello che "dopo un temporale la natura ritrova sempre il suo equilibrio. L'uomo no.".

4) Qui devo rispondere passo-passo.
- Ma Battiato non citava Guenon nel '79? Cmq io credo che lui sia un musicista "colto" piuttosto che di destra. Citare Huxley e Gurdjeff non credo rappresenti necessariamente uno schieramento.
Qualcuno ha forse mai osato dire che Kate Bush era fascista?
Cmq ho trovato un bel dibattito su http://italy.indymedia.org/news/2005/05/797200_comment.php
- I Museo Rosenbach, poveretti, erano tutt'altro che di destra: furono vittime di una provocazione grafica di Cesare Monti. Lo stesso mio amico Alberto Moreno (batterista del gruppo) me lo ha confermato.
- Su Rocchi non ti so dire. Su Radius e la Formula Tre so che erano considerati fascisti, ma di sicuro non suonavano per quella destra giovanile di cui sto parlando (I "Coccodrilli Bianchi" poi sono del '79). Lo stesso vale per tutta la scuderia della Numero Uno e per Celentano che sappiamo è un controrivoluzionario per eccellenza.
Il fascismo militante creativo che menzionavo è quello illustrato dall'articolo di Pino Tosca che puoi trovare qui: http://www.musicalternativa.com/pinotosca.htm

4a) Ultima osservazione. Non sia mai che si interpretino gli anni '70 come un mero conflitto tra destra e sinistra: lo ha già fatto Minoli nella trasmissione "La storia siamo noi" e chi la vista, ha già avuto modo di rabbrividire.
Gli anni '70 Italiani sono la risultante di una storia molto articolata che inizia dal dopoguerra e che affonda le sue radici in complesse trasformazioni politiche, sociali e urbanistiche.
Per questo consiglio sempre a tutti di leggere:
Primo Moroni, Nanni Balestrini: "L'Orda D'Oro" (Sugarco Editore, Milano, 1988)
e, se avete voglia di vedere come si sviluppano determinate controculture:
Primo Moroni, John N. Martin: "La luna sotto casa" (Shake Edizioni, Milano, 1997)

Quando parlo di "destra giovanile", intendo quel movimento creativo che si sviluppò (o avrebbe potuto potenzialmente svilupparsi) quale contraltare a Re Nudo e non altri.
Su questo argomento, mi piacerebbe tra l'altro che qualche camerata in ascolto mi consigliasse delle letture tanto interessanti quanto quella di Tosca.
Come vedete non sono eccessivamente di parte: un conto sono le proprie idee, un conto è l'analisi storica.

Iskretta ha detto...

John, io non volevo dire che sei eccessivamente di parte, volevo soltanto esprimere un mio parere.

Non ho vissuto gli anni 70 (ahimè, son nata nel 1980 e quella settimana nella top ten c'era Pupo, fai tu come può crescere una persona con questi precedenti) ma dalle letture e dagli approfondimenti storici che ho fatto e continuo a fare si evince chiaramente il clima "pesante" di cui parlava Ofvalley, così come risulta chiaro che ci fu un periodo in cui non veniva condannata solo l'apologia di fascismo ma anche il suo minimo sospetto o sentore.

E' vero, gli anni Settanta italiani non furono un mero conflitto tra destra e sinistra, ma furono un periodo storico caratterizzato da profonde modifiche della stratificazione socio-culturale, ma è altrettanto vero che ora possiamo analizzarli e valutarne la valenza intrinseca perché abbiamo quello che si definisce "il senno di poi". Credo che a quei tempi fosse anche *più semplice* ridurli ad un conflitto fra ideologie politiche piuttosto che non prendersi la briga di analizzare tutti quei cambiamenti in corso e provare a dar loro un senso.

E' vero anche che le rivoluzioni generano idee e le idee generano canzoni, ma credo sia altrettanto vero che l'ostracismo della "caccia al nero" coinvolse anche diversi musicisti di cui non sappiamo cosa avessero creato.

Personalmente preferisco pensare alla musica ed ai testi, senza pensare a quale fede politica avesse chi li ha cantati.. poi è vero, non è sempre praticabile ma ci si prova.

Con affetto,
Aless Iskra

Anonimo ha detto...

Caro JJ: più o meno dunque -al di là dell'analisi storica che va fatta valutando le "cose in sè"- siamo d'accordo. Alcune precisazioni, ancora, ma più per cazzeggio che per altro. Tu dici che è logico che le "rivoluzioni divorino i propri figli" forse è una legge naturale, non so: ma io da "persona" trovo che sia una grande fregatura. Le rivoluzioni divorando i propri figli divorano il meglio. Bisognerebbe trovare una strada perchè ciò non accada. Sarebbe meglio divorassero i burocrati e i codificatori, gli uccisori dellla creatività e i creatori di un regime. Battiato era uno colto, ok, ma non era di sinistra, che in quell'epoca in Italia equivaleva a dire che era "dall'altra parte o quasi". Ok: l'era del cinghiale è del 79, ma se leggi le varie interpretazioni di "areknames" (testo all'incontrario, chackra, messaggi "cifrati" per eletti) e di "sulle corde di aries" (segno dell'ariete, segni zodiacali, principio di terra e fuoco),di "M.lle Le Gladiateur" (tematica dei samurai e dei "votati alla morte del corpo") devi ammettere che erano comunque temi non "organici alla sinistra". Lui parlava più di esoterismo (quindi di individualismo, di misticismo, di "magia trascendentale": tematiche allora di "destra"). Secondo me ci fu un fermento indistinto, allora, che poi la radicalizzazione dello scontro sociale un po' "castrò". Su "l'orda d'oro" niente da dire: io l'ho letto e lo considero un testo fondamentale. Sul tuo libro : te l'ho già detto: mi interessa molto. Appena riuscirò a reperirlo in una libreria a Torino lo comprerò di sicuro. Per acquisti in linea non sono atrezzato.
(ofvalley)

JJ JOHN ha detto...

Iskretta, non farti mai problemi ad esprimere un tuo parere, anzi: ti ascolto con molta attenzione e ti ringrazio davvero la tua preziosa presenza.
Guarda: io ho avuto la fortuna di frequentare Primo Moroni (nonché di esserne amico e coautore) che fu colui che gestiva negli anni '70 e '80 la libreria Calusca di Milano : vero e proprio centro transnazionale delle culture politiche e alternative.
Egli era un analista talmente sopraffino che fu addirittura in grado di interpretare certi eventi poco dopo che erano accaduti. Pensa solo che il giorno dopo la bomba in Piazza Fontana (1969) organizzò un dibattito dal titolo "La strage è di Stato?".
Ho imparato tutto da lui e si sappia che alcune mie coordinate analitiche, sono elaborazioni di certe teorie che Primo portava avanti già 35 anni fa. Per questo raccomando sempre la lettura dell'"Orda D'Oro".
-
Io ho vissuto molto giovane la fine dei '70 e poi, coscientemente, gli anni '80 milanesi che, come sai, sono stati la vulcanizzazione della decade precedente. Ho conosciuto molti miei "compagni" maggiori e introiettato i loro racconti. Quelli non erano tempi pesanti: erano tempi pesantissimi dove potevi essere vittima inconsapevole in qualunque momento e si badi bene: non solo per terrorismo indipendente (Ira, Eta ecc) ma per stragismo "di Stato"!
La "caccia al nero" c'era ma, chi lo dice, avrebbe anche dovuto provare a volantinare (come me) flyers del PCI a Quarto Oggiaro o a girare per San Babila col manifesto sotto braccio: vedi che ridere!
-
Sulle canzoni si può anche bypassare la fede politica, ma io non ci riesco. Quando fronteggio qualunque opera d'arte devo per forza collocarla nel suo tempo e nella sua sfera ideologica se no, è come se non l'avessi vista o ascoltata.
Come potresti ascoltare Apicella senza pensare a chi gli ha scritto i testi?
Come fai a capire il processo a De Gregori senza aver ascoltato Pezzi di Vetro?
-
Come vedi, amo molto questi dibattiti, non solo per la gioia del confronto, anche per verificare queste come quanto linee ideologiche possano essere ancora praticabili.
-
Ultima cosa: hai conosciuto Andy, Ok. Quand'è che invece passerai per Milano?
Non è poi così lontana… come diceva il Perigeo
Abbraccio. JJ

JJ JOHN ha detto...

Caro Of Valley,
c'era una canzone dei Neubauten che ho citato nel mio ultimo libro che diceva "Il tempo ha da tempo divorato i suoi figli", che poi è una parafrasi del motto popolare francese.
Il discorso è che, se le Rivoluzioni sono effettivamente necessarie (e periodicamente lo sono) è anche vero che la loro gestione non sempre salva i protagonisti da errori o da soluzioni politiche più o meno sciagurate: vedi appunto Roberspierre per non parlare di alcuni compagni negli anni '70.
-
Battiato amava l'esoterismo e fin li non ci piove, ma è evidente che lo restituisse in un modo che non dava fastidio al movimento sino al punto di farne parte.
La sua trascendentalità era vista benissimo sia dagli ex freaks (quelli che si facevano i massaggi e quindi sapevano perfettamente cos'erano i chakra e si identificavano in certe sue sonorità), sia da chi portava avanti una cultura psichedelica (leggi: il viaggio di "Fetus"), sia dai numerosi compagni che si stavano avvicinando alle culture Indiane, Arabe e/o esoteriche.
Per giunta, il suo impegno militante (lo chiamavano "El Salvator" perché prestava sempre il suo impianto a tutti) faceva si che presso il movimento lui fosse di casa.
Mi è più facile pensare che fosse un gran paraculo (vedi l'operazione Pollution) piuttosto che di destra. Che poi recentemente abbia fatto altre scelte e se ne sia pure pentito, sono fatti suoi. Io limito il discorso agli anni '70 che, dicevo, lo vedono coinvolto politicamente solo nel movimento.
-
Riguardo alla "castrazione del conflitto sociale da parte dei radicalismi" insisto: è un percorso storico che tu che hai letto l'Orda D'Oro dovresti aver assimilato.
Ma come si poteva dopo Piazza Fontana (1969) non porre il piano dello scontro su un livello armato?
Cosa pensavano secondo te gli eredi della "resistenza tradita" del potenziale colpo di Stato della "Rosa dei Venti" (1973-74)?
Non era OfValley un "fermento indistinto" quello degli anni '70: era un processo terribilmente radicato nelle varie coscienze antagoniste funzionale alla gestione di uno Stato!
Una partita importantissima di fronte alla quale neppure la vita umana contò più di tanto.
Un percorso doloroso e terribile che va letto senza ipocrisie e, se oggi viviamo in un mondo ipocrita, io voglio essere onesto: per rispetto ai miei compagni morti ed anche ai miei avversari.

Anonimo ha detto...

Anch'io voglio essere onesto e per questo non analizzo più con metri ideologici. Tutto quello che hai detto può essere vero o essere rivoltato come un calzino. I freaks con le loro "visioni alla Battiato" a un certo punto infatti furono espulsi dal movimento. Tutte le frange libertarie dopo piazza Fontana e la strage di Bologna- cioè quando si radicalizzò lo scontro tra "stragisti di stato" e il movimento che divenne armato- furono tacciate di "provocazione" o di "qualunquismo" o peggio e dunque -secondo i metri di allora- oggettivamente di "destra". Ovvio che lo scontro si radicalizzò.Ovvio che fu una cosa voluta. Tu dici che non poteva andare diversamente. Era nell'ottica delle cose. Ma secondo te chi ha vinto? Il movimento cosa ha ottenuto? Poteva essere gestita meglio questa fase? Ci sono stati errori? L'analisi storica richiede anche critica, non solo accettazione dei fatti e loro giustificazione immergendosi nel clima di allora. Si poteva fare altro? Il movimento del 77 non espulse le frange creative, libertarie.... Il movimento americano, da Berkley in avanti, ebbe un altro decorso. A me non piace la cultura USA. Mai piaciuta la loro società e mai subito troppo il fascino dei loro miti. Però oggi noi abbiamo un nano al governo e loro Obama. Loro hanno gli anticorpi per cacciare Bush; noi dopo il fascismo siamo al peronismo mediatico. Cosa abbiamo sbagliato? Ecco la domanda che mi pongo cercando di vedere le cose col "senno di poi", come dici tu. Facile? Mica tanto. E' più facile dire: "era così e non poteva che andare così".
P.S.: anch'io ho rispetto per chi è morto. Più passa il tempo e più ho rispetto per TUTTE le vite. Qui c'erano grossi burattinai che tiravano fili sporchissimi e altri sotto che gridavano allo "stragismo di stato" senza però vedere chi erano i veri mandanti. Più che il governo di allora, i veri mandanti erano un insieme di mafia, grandi industriali, servizi segreti e lobby di affari e di denaro (Marcinkus, Calvi e Sindona, per es.). Leggiti il bellissimo "Patria 1978-2008" di E. Deaglio: si capisce benissimo il disegno che noi non avevamo visto per intero.
P.P.S.: a me in realtà, che Battiato sia o fosse di destra o di sinistra non me ne è mai importato: fece cose geniali. Ora invece lo trovo moscissimo, fosse pure di sinistra.
con affetto.
(ofvalley)

JJ JOHN ha detto...

Ofvalley, quello che ho detto non è rivoltabile come un calzino. Posso dimostrarti ogni asserzione con testimonianze dirette, documentarie o bibliografiche. Non lo faccio in questa sede semplicemente perché tento di mantenere un tono discorsivo, ma potrei sempre ripensarci.
Comunque, al là di qualche tua sfocatura storica che ora non sottolineo, non riesco a capire perché insisti nel domandarmi cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente.
Credimi, non lo so, non riesco neppure ad immaginarmelo e probabilmente non ho neppure i mezzi per dirtelo. E' una domanda molto stimolante ma io sono un analista di sistemi urbani. Quello che vuoi sapere avrebbe bisogno dell'ausilio di un politologo. E pure bravo.
Comunque ho girato la domanda questa sera ad un mio compagno fraterno molto "dentro le cose della politica" e lui asserisce che l'Italia fu ed è uno Stato a conduzione talmente "giudaico-farisaica" (sono sue parole, non mie e preciso che fa riferimento al piano Marshall), che sarebbe stato pressoché impossibile arginare politicamente le rivendicazioni della "resistenza tradita" in tutte le sue varie forme dal 1945 al 1989. So che nonè una vera risposta ma mi sembra una tesi plausibile.
Poi chiedi "dove abbiamo sbagliato"?
Anche lì: quel poco che posso dirti è che Primo Moroni mi diceva che "se il nostro governo nel '69 avesse agito come De Gaulle che, pur nella sua durezza avallò le rivendicazioni degli operai della Renault impedendone il connubio esplosivo con le controculture e gli studenti, si sarebbe evitato il conflitto aperto".
Come ricordi tu però citando Deaglio (che ho letto), probabilmente questo non fu possibile per una concrezione di interessi sovrapposti che, pur di conservare il potere erano anche disposti alla guerra civile.
E questo collima direi, col pensiero precedente.
"Chi ha vinto?" Chiedi ancora.
Questo lo sai anche tu: la parte più perversa del capitale e i risultati si vedono.

Ti lascio con questo bell'articolo di Sergio Bologna che sono certo soddisferà molto meglio di me i tuoi interrogativi. Sappimi dire.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5244

Roberto Scarpinato ha detto...

Si dice che un Paese che perde la memoria del suo passato sia condannato a ripetere i suoi errori. L'Italia non ha questo problema. Non ha nulla da ricordare. Tutto quello che è avvenuto nella Prima e nella Seconda Repubblica sono fatti senza spiegazioni, mai accaduti veramente. Incidenti atmosferici. Nessuno si domanda perchè piove. Piove e basta. E così è per l'omicidio Falcone, l'omicidio Borsellino, la strage di Portella delle Ginestre, Piazza Fontana, la strage di Brescia, di Bologna, l'Italicus, la morte di Aldo Moro, Ustica, Gladio, Calvi impiccato sotto il ponte dei Frati Neri, l'assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Pasolini, di Mattei, di Ambrosoli.
Grandina in Italia. Grandina sangue. Ci hanno sempre detto che è acqua piovana. Che i responsabili, quando individuati, erano mafiosi, terroristi neri, estremisti rossi. Così è se vi pare. A me non pare. Lo Stato ha fatto la sua parte. I Servizi hanno sempre fatto la loro parte. Ieri, 23 maggio, Giovanni Falcone è stato commemorato. Le alte cariche della Repubblica si sono recate in Sicilia e hanno parlato ai bambini siciliani. C'era Alfano, c'era Napolitano, c'era Schifani. Nei loro discorsi si sono scordati di Dell'Utri, senatore, condannato a nove anni in primo grado, di Cuffaro, senatore, condannato a cinque anni in primo grado, di Andreotti, senatore a vita, prescritto per collegamenti con la mafia. Sono loro colleghi in Parlamento, si conoscono da anni, forse vanno a cena insieme.
La memoria è una qualità morale. Non tutti la possiedono. La P2 è (stato?) un movimento eversivo, uno Stato dentro lo Stato. Gelli ha libertà di parola, ma Gelli è stato condannato per depistaggio delle indagini per la strage della stazione di Bologna. I piduisti infestano il Parlamento, la tessera 1816 è Berlusconi. Il muro di Berlino è caduto nel 1989. Sono passati vent'anni. Da noi è come se fossero passati venti minuti. Tutto è fermo, immobile. Una nazione pietrificata con Borsellino ucciso con tritolo militare da manovalanza mafiosa. Chi ha dato l'ordine? Chi ha rubato l'agenda rossa di Borsellino? Mancino (vi siete mai chiesti da dove derivi il suo potere?) incontrò Borsellino a Roma al ministero, prima della sua morte. Il magistrato era sconvolto, ma lui non lo riconobbe. Paolo Borsellino si oppose al papello, alla trattattiva tra Stato e mafia. Per questo, secondo suo fratello, fu ucciso. C'è bisogno di aria fresca. Di aprire porte e finestre e recuperare la memoria. Rileggere la nostra Storia. Un Paese senza passato è condannato a non avere un futuro. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Ps: le allodole non hanno gli specchietti. Ripeto: le allodole non hanno gli specchietti.

Roberto Scarpinato
www.beppegrillo.it

Iskretta ha detto...

Caro John, se c'e' una cosa che non faccio è autocensurarmi, quindi non preoccuparti, non eviterò di esprimere i miei pensieri :)

Quando dicevo che preferisco non pensare alla fede politica di chi canta non intendo dire che "compro a scatola chiusa", anche io amo contestualizzare, capire in quale periodo storico sia stata prodotta una determinata opera (che sia musica, poesia, narrativa, pittura o scultura) e quali siano i collegamenti tra l'opera e il contesto socio-culturale-politico-economico eccetera. E' un'operazione da cui non riesco a prescindere, un po' perché sono curiosa di natura e un po' perché senza contesto non si può comprendere a fondo un'opera d'arte.

Detto questo, dopo aver letto e confrontato ed eviscerato, se un brano (un libro, un quadro, ...) mi piace, mi piace a prescindere dalla fede politica di chi lo ha prodotto. Ho amato moltissimo libri che non sono stati scritti da autori di sinistra, ed ho cordialmente evitato lavori che provenivano dal rosso più profondo.

Spero di essermi spiegata meglio :)

Milano non è poi così lontana, è vero, ma ci passo una volta all'anno circa (arrotondando per eccesso) oppure se c'e' qualche mostra interessante. Sarai allertato "per tempo" :-)

Abbracci, Iskra

Anonimo ha detto...

Io a Milano non ci sono mai stato.

Andy

JJ JOHN ha detto...

Milano è una città che potrebbe offrire molto, ma molto di più.
I politici dicono che è "la città europea", "la vincitrice dell'expo", "un esempio di democrazia", "una sanità impeccabile", ma forse non sono mai stati a Barcellona e nemmeno a Stoccarda.
Le cose preziose che ha non vengono valorizzate e io sfido la Moratti prendere tutti i giorni i mezzi pubblici alle 8 del mattino.

Cmq, Andy te l'ho già detto: tu vieni quando vuoi che sei mio ospite. Ci si mette d'accordo per tempo (ora sono molto incasinato) e ti porto a vedere il meglio.

piccic ha detto...

Io volevo provare a sottolineare solo due punti, che mi pare possano servire a non alimentare o rafforzare equivoci.

Sono convinto che la conflittualità, in senso ampio, come anche antagonismo o concorrenza, correttamente vissute, non portino necessariamente a rivoluzioni violente, a guerre, o a soprusi verso la persona nella sua dignità fondamentale. Questi accadono poiché purtroppo l’uomo è costituzionalmente infermo, e gravato in diversa misura da ignoranza e debolezza, prima ancora di agire con odio.

Quindi ritengo che l’osservazione di John riguardo all’arte (qui: musica e testi) che scaturisce in maniera spesso più efficace e viva dal conflitto, o dalla sofferenza, sia correttissima.
Senza uscire dal seminato, ovvero il contesto che John ha scelto per il suo lavoro critico, ritengo che i lavori più riusciti degli anni 1980 nascano sempre da una tensione, stavolta interiore, contrapposta ad un livellamento delle vicende esterne.

Il secondo è che, pur capendo la maniera in cui viene usato, il termine “fede politica” è come una contraddizione in termini.
O meglio, forse mostra come sia male intesa la realtà stessa della fede, persino da tanti credenti, spesso superficiali, isolata dalle altre due virtù teologali, dalla quale è inscindibile
La fede, correttamente intesa, è dono di Dio, quindi non è nulla di ideologico, o che l’uomo possa o debba “possedere”, quanto piuttosto testimoniare, vivere. La ragionevolezza ci permette di cogliere dei valori effettivi in cose che amiamo, in forme d’arte, di lavoro, o in valori politici, civili, economici, e quant’altro.
Penso che proseguendo, ciascuno nel suo cammino personale, andando alla base, alla radice, di questi, si possa arrivare al fondamento del nostro valore di persone.

Se l’apporto artistico di tanti artisti prog italiani fosse stato solo “politicizzato” (nel senso negativo del termine che oggi è divenuto imperante), in pochi li ricorderebbero. Allo stesso modo, se gran parte della musica pop(olare) o leggera post-conciliare è così piatta e avulsa, è perché, con buona probabilità, non scaturiva, da un contesto cristiano, ecclesiale, sufficientemente vissuto e sofferto.

Su Battiato: non si può schematizzare, tantopiù che poi ne risulta un giudizio sulla persona; a me pare più che – avendo una propensione, o una sensibilità, legata alla mistica, ne sia poi spesso stato sopraffatto, e abbia sperimentato poi un senso di smarrimento.
“Le aquile non volano a stormi” mi sembra una canzone molto emblematica.