1975: Nell'occhio del ciclone.
Nel 1975 l'Italia sta attraversando quella che senza mezzi termini il giornalista Sergio Zavoli definì "La notte della repubblica".
Economicamente è l’anno peggiore dal dopoguerra: il PIL sfora il 4%, e l’inflazione è al 20% e quasi 10 persone su cento sono disoccupate.
Non fa in tempo a passare un mese che in ogni città d'Italia muore uno studente o un giovane militante.
La Polizia di Stato si dota di un sindacato autonomo e il governo approva la "Legge Reale" (22/5/1975) che dota le forze dell’ordine di poteri straordinari.
La forte ascesa del PCI nelle elezioni del 13 giugno 1975, catalizza in certi settori del movimento nuove speranze e nuovi meccanismi interlocutori che aprono le porte ad ulteriori conflittualità.
Ad esempio, sia il movimento femminista -, ormai giunto alla sua piena consapevolezza - che i neonati "Circoli Giovanili del Proletariato" (formati inizialmente da giovani attivisti di periferia nati nel dopoguerra e cresciuti per 20 anni nel tedio e nello squallore dei quartieri-dormitorio), passano da una fase pre-politica ad un’azione concreta e capillare: occupazioni, autoproduzioni, uso alternativo del territorio e del divertimento.
Assumendo quindi le teorie dell'Underground e concretizzando maggiormente quelle della Controcultura, il movimento ora interpreta il tempo libero non più solo come un diritto da esercitare attraverso la saltuaria pratica della festa, ma in una pratica concreta che passa attraverso l'istituzione di "spazi fisici permanenti".
Nasce in sostanza il concetto di "Centro Sociale" quale luogo di interscambio tra subculture, movimenti politici e intelligenze metropolitane. Il "Leoncavallo" di Milano è tra i primi.
Nelle strade e nel vissuto urbano non si placa tuttavia il violentissimo scontro tra le la dissidenza armata e lo Stato italiano che continua a mietere vittime giorno dopo giorno.
In pieno regime di austerity e di repressione, il 22 novembre del 1975 morirà assassinato in circostanze misteriose il più raffinato degli intellettuali Italiani: Pier Paolo Pasolini.
Musicalmente, se nel 1974 avevamo sottolineato la triplice frammentazione del Prog Italiano (radicalizzazione, esportazione, contaminazione), il ‘75 fu invece contrassegnato da una sorta di “distensione unilaterale” in cui la quasi totalità del movimento creativo sembrò voler azzerare le componenti più aggressive a vantaggio di ulteriori contaminazioni e di nuovi linguaggi.
In altre parole, era quasi come se i protagonisti del Pop italiano avessero introiettato la necessità di passare dallo scontro frontale a forme di comunicazione più “estese” che potessero sopravvivere ai costanti mutamenti della Controcultura, demandando quindi i radicalismi alle più agguerrite formazioni socio-politiche
Questo atteggiamento tuttavia, privò il Prog di buona parte del suo kernel innovativo, dando così luogo a un’annata non particolarmente brillante dal punto di vista artistico.
Da una lato, vi fu infatti la tendenza al mantenimento dell'anglofonìa (Tofani, Living Life) e all’esportazione dei propri prodotti (Banco, Libra, Maxophone, Orme, Pfm, Rovescio della medaglia ecc.) e dall’altro, si verificarono ulteriori tentativi di compenetrazione tra le vecchie radici e nuove soluzioni più conflittuali .
Il problema fu che molte di queste ultime, finirono per soffocare il progressive anzichè stimolarlo, come nel caso degli Etna, Ibis, Il Volo o al limite del melodico, La Bottega dell’arte.
Sola eccezione gli E.A.Poe che però furono troppo di nicchia per essere attendibili.
Le sole avanguardie realmente coerenti, si potevano contare ormai sulle dita di una mano: Area, Arti e Mestieri, Goblin, Napoli Centrale, Opus Avantra ea modo suo, il Perigeo.
Come sempre, chi seppe leggere perfettamente le tendenze sociopolitiche furono gli Area ma, per il resto, buona parte della nuova dialettica era ormai appannaggio dei cantautori.
Per fare qualche esempio, Bennato (“La torre di Babele”), Dalla (“Anidride Solforosa”), “Guccini (“Stanze di vita quotidiana” del 1974), Claudio Lolli ("Canzoni di rabbia"), Enzo Jannacci con il caustico e sorprendente "Quelli che..." e l’esordiente Finardi (“Non gettate alcun oggetto dai finestrini”).
Alcuni critici non mancarono poi di sottolineare come alcuni autori storici quali Venditti e Sorrenti, stavano già strizzando l’occhio più alle classifiche che non all’impegno militante, probabilmente spinti anche dai dettami delle neonate radio commerciali.
Infine, un impulso fondamentale alla nuova ondata creativa, venne dal movimento femminista che nel 1975 aveva ottenuto importanti riforme quali: la modifica del diritto di famiglia, l’istituzione dei consultori familiari e la legge sulle pari opportunità.
Non a caso, la cantautrice Giovanna Marini pubblicò in quell’anno uno dei suoi lavori più significativi: “I treni per Reggio Calabria”.
Nel senso complementare, esordiva in quello stesso anno uno degli esponenti di spicco dell’allora movimento gay, Ivan Cattaneo (“Uoaei”).
Allo stesso modo, Gianna Nannini, allora fortemente impegnata politicamente, si stava facendo largo nelle fila della Ricordi e un anno dopo, avrebbe pubblicato il suo primo caustico album dopo una breve collaborazione con i Flora, Fauna e Cemento.
il dibattito in corso, poneva dunque nuove domande ed esigeva risposte dirette. Non evasive.
Per le tortuose elucubrazioni del Prog, la strada si faceva sempre più accidentata.
In Inghilterra è cominciata la lunga stagione del Punk.
VAI AL 1976
5 commenti :
Sono sostanzialmente d'accordo soprattutto con la parte relativa alla musica del periodo (per la parte più politica, come ho già avuto occasione di dirti, trovo troppo "milanese" l'analisi). Interessante e decisamente centrata è invece la parte musicale che, contrariamente ai "sacri testi" vede già in quest'anno complicato i prodromi dell'archiviazione del prog. Geniale intuizione tutta da condividere, caro JJ
Il fatto è che nel 1975 molti ragazzi capirono (o inconsciamente intuirono)che la rivoluzione pacifica non era attuabile. In tanti si accontentarono di quanto era in effetti mutato rispetto a dieci anni prima, e provarono a vivere la vita con relativa serenità, altri più fanatici, o se vogliamo politicamente assatanati, rimasero nelle frange sempre più elitarie ed estreme, da cui attinsero in quegli anni i gruppi armati. E qui mi fermo.
Musicalmente, i ragazzi impegnati in attività politiche sempre più conflittuali (autoriduzioni nei concerti - vedi Led Zeppelin - okkupazioni degli spazi e delle case, espropri proletari nei supermercati) potevano anche ascoltare Finardi ed Area, ma in realtà se ne sbattevano le balle della musica, perchè c'era ben altro da fare...
Di contro, quelli che frequentavano le discoteche ballavano senza alcun senso di colpa con Anima mia e Suzie Quatro, andando finalmente in buca.
Il prog (moribondo) lo continuavano ad ascoltare e/o suonare i musicisti, non già tutti gli studenti superiori e universitari, come poteva succedere solo tre anni prima.
In sostanza, non ha senso parlare di musica prog 1975 legata ad una teorica società giovanile.
Perchè il legame - nel 1975 - assolutamente non c'era più.
Fidatevi.
Ezio
Per prima cosa la società giovanile non era affatto "teorica" anzi: mai come nella metà degli anni ’70 si svilupparono in Europa ed in Italia laboratori accademici e privati sui movimenti e la sociologia urbana.
Questo, proprio perchè i movimenti erano una realtà concreta e operante sul territorio.
Poi, è’ vero che la spinta propulsiva del Prog era agli sgoccioli, ma il legame con la società giovanile c’era, eccome. Non a caso, il V° Festival del Proletariato Giovanile di Re Nudo nel 1975 fu una delle edizioni più riuscite con oltre 100.000 presenze. Tra gli altri vi parteciparono: Area, Arti e Mestieri, Jane Sorrenti, Battiato, Agorà, Napoli Centrale, Pfm.
La tendenza armata, che nel 1975 esisteva già da 5 anni, non coinvolgeva solo soggetti disillusi o chi “rimase” in una élite (ma quale poi?).
Fu la “scelta” estrema di un percorso che si originò all’interno delle lotte di fabbrica, la cui storia affondava semmai, nel complesso e doloroso dibattito sulla “resistenza tradita” iniziato nel ’45.
Infine, si presti sempre attenzione a non accorpare pratiche appartenenti a fasi distinte.
Gli scontri al Cantagiro avvennero nel 1971 e sono a matrice pre-politica. Le occupazioni diventano un programma militante nel 1975 (se si eccettua l'Hotel Commercio a Milano nel '69), così come gli espropri sono più connotativi del '76-'77. Sono situazioni differenti concettualmente e strutturalmente.
Bell'articolo come sempre. Io però ho l'impressione ke la grande avanguardia musicale espressa dal rock italiano negli anni 70 sia finita alla fine del 1974, tranne per rari e più sconosciuti casi....
Nel 1975 la parola avanguardia associata a gruppi come Arti e Mestieri, Goblin, Napoli Centrale e Perigeo stona secondo il mio punto di vista. Tra quelli da te citati secondo me i più coerenti furono gli Area (e chi sennò) e gli Opus Avantra (che piacciano o meno).
alex77
Si Alex77, tieni però anche conto che il concetto di "modernità" era mutato rispetto per esempio, al'73 quando si cercavano "vie nuove" ma solo in seno a una determinata dimensione esistenziale o politica.
Nel '75 il concetto di avanguardia era ormai definitivamente associato a contaminazioni più "personali" e meno "rituali".
E' per questo che citavo Napoli Centrale.
Certamente gli Area furono maestri supremi ma considera che nell'ottica di quell'anno, assursero ad una certa importanza anche realtà più trasversali che sino a poco tempo prima avrebbero avuto un peso molto minore.
Nel '76, l'impossibilità di ricomporre queste tendenze in un discorso organico fu, come vederemo, uno dei motivi principali della fine dei "gruppi" e del Prog Italiano.
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