Banco del Mutuo Soccorso: Garofano rosso (1976)
Quando uscì nelle sale cinematografiche nel 1976, il film di Lugi Faccini “Garofano Rosso”, tratto dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini, attirò molto più le attenzioni della critica che non quelle del pubblico.
Rimase in prima visione poco meno di una settimana e per godere di qualche ulteriore apprezzamento, dovette emigrare all’estero e in particolare al festival del cinema italiano di San Sebastian, dove il suo giovane protagonista Miguel Bosè (allora ventenne e già al suo quinto ruolo da attore!) venne insignito di un riconoscimento speciale.
La trama si svolge in Sicilia nel 1924 e narra il percorso dall’adolescenza alla pubertà del giovane Alessio Mainardi attraverso le varie esperienze da lui affrontate: l’approccio con la città per frequentare il liceo, l’interesse per il fascismo inculcatogli dall’amico Tarquinio e l’amore per la sua compagna di scuola Giovanna che gli regalerà un garofano rosso in segno di eterna fedeltà.
Giovanna però scompare nel nulla e Alessio si rifugia in campagna a leccarsi le ferite.
Nel casolare dei genitori, tutti antifascisti, Alessio verrà a contatto con i valori del mondo contadino e si convertirà definitivamente all’ideologia socialista al punto che, rientrato a Siracusa, inizia ad interessarsi all’operato di una cellula comunista clandestina.
Nel finale, dopo la sua iniziazione sessuale con la prostituta Zobeida, rincontra Tarquinio (che nel frattempo si è messo con Giovanna) il quale lo esorta nuovamente a unirsi ai fascisti donandogli una pistola, che però Alessio rifiuta.
L’arma finirà nelle mani dei giovani comunisti che se la spartiranno a loro volta quale pegno e promessa della futura resistenza antifascista.
A coronamento di uno svolgimento così articolato, misto e denso di ambienti diversi, il regista Faccini decise di affidare la colonna sonora ad uno dei più poliedrici gruppi sino ad allora in circolazione: il Banco del Mutuo Soccorso.
Tuttavia, contrariamente a quanto accadde con Profondo Rosso il cui successo lanciò e nobilitò il lavoro dei Goblin, il mezzo flop di “Garofano Rosso” trascinò con se nell’oblio anche tutte le musiche del Banco.
Nella realtà, questo atteggiamento corrispose alla banalizzazione di un’opera che è vero che fu comprimaria delle immagini, ma che persino intellettualmente conferì all’intera pellicola un sorprendente segno di modernità e consapevolezza.
E’ uno degli ultimi segni del Banco "movimentista" che sposa la causa antifascista del racconto di Vittorini e dipinge con straordinaria eleganza tutta l’essenza figurativa del film, “la sua discrezione, l’intensità nel tratteggio dei personaggi e il gusto del ricordo” (cfr. Luigi Bini in “Letture”).
La consueta modernità del gruppo, qui sublimata da ulteriori geniali invenzioni timbriche dei Nocenzi, sembra quasi evocare l'attualità e la persistenza di quei valori libertari espressi nel 1942.
Musicalmente è inconfondibile la mano della band nelle digressioni prog-jazz della title track, la sua fiabesca aulicità in “Quasi saltarello”, le meraviglie tra il classico e il pop di “Tema di Giovanna” e il maestoso prog sinfonico di “Funerale”.
A chi volesse relegare “Garofano Rosso” a lavoro di serie B per la mancanza del cantato, ricordiamo non soltanto che in una soundtrack l’assenza della voce è più che accettabile ma che - se proprio vogliamo essere onesti sino in fondo -, Faccini non avrebbe potuto compiere una scelta migliore.
Dato il modesto impatto del film, dicevamo, questa eccellente simbiosi tra musica e immagini non venne mai considerata a dovere ma, come spesso accade in questi casi (ricordate “Dio è morto” dei Nomadi, censurata dalla Rai ma trasmessa dalla Radio Vaticana) ad accorgersi della sua biunivocità fu proprio un giornalista completamente alieno sia al prog che al movimento: Virgilio Fantuzzi di Civiltà Cattolica che ebbe a dire:
“Possiamo individuare nel film un andamento musicale, scandito in tre movimenti, come in un concerto classico...”
E quel “concerto classico” era proprio opera del Banco.
BANCO DELMUTUO SOCCORSO - Discografia 1972 - 1978:
1972: BANCO DELMUTUO SOCCORSO
1972: DARWIN
1973: IO SONO NATO LIBERO
1975: BANCO (english)
1976: GAROFANO ROSSO
1976: COME IN UN'ULTIMA CENA
1978: DI TERRA
6 commenti :
Bella scheda, compare.
Non conosco il film (ma ho letto il libro!), però il disco a me piace molto.
Direi che la scrittura classica e chiaroscurale del Banco è perfetta per cogliere l'essenza della storia di Vittorini, così ricca di contrasti emotivi e politici.
Un disco niente affatto minore nella discografia del gruppo, secondo me, da recuperare di corsa per i più distratti.
Ciao culega.
Scusa John, ma in Notturno breve il giro di basso (acusitico?) è un omaggio o un plagio a Mark Oldfield?
Ciao, Marco
Un omaggio immagino. Che bisogno avrebbe il Banco di ricalcare Oldfield?
JJ
Infatti, mi sembra assurdo che il miglior gruppo rock del mondo(fino al '79 s'intende)abbia copiato altri.
M'interessava sapere, però, se avevi qualche informazione diretta su questa piccola cosa.
Marco
....il lavoro più oscuro e sottovalutato del banco...una prorompente opera classica con inserti jazz e prog. un pò come l'omologo ...di terra parimenti sottovalutato ma entrambi rei solo di non avere la magniloquenza del cantato del grande Francesco. Un Banco da riascoltare con attenzione e soprattutto da riscoprire....
UITO
Bellissima questa colonna sonora del Banco !
A me piace anche di più del pur valido ...di terra .
Anche senza la voce di Di Giacomo, il Banco ha sempre il consueto stile e la straordinaria eleganza e complessità negli arrangiamenti e nello spettro sonoro che ne fanno, a mio modesto avviso, il più grande gruppo italiano degli anni 70 insieme agli Area e al Perigeo.
Saluti
Michele D'Alvano
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