
Il locale alternativo “Space Electronic” venne inaugurato nel 1969 con il “Concerto n° zero” di Dik Dik e New Trolls e fu uno dei punti di riferimento dell’avanguardia fiorentina degli anni ’70.
Ispirato all’Electric Circus di New York, era arredato con specchi, mobilia metallizzata, luci psichedeliche e dotato di ben due palcoscenici che ospitarono tra gli altri Atomic Rooster, Van der Graaf Generator e Canned Heat. Il tutto per non citare i nostri PFM, Fholks, Formula Tre, Nuova Idea e i Triade.
E fu proprio tra le sue mura che nel 1972 si formò il primo nucleo di questi ultimi grazie all’incontro tra il tastierista diciottenne Vincenzo Coccimiglio e il ventiquattrenne bassista Agostino Nobile, reduce dal gruppo dei “Noi Tre” in cui erano transitati anche il futuro chitarrista degli Area Paolo Tofani e Franco Falsini dei Sensation’s Fix.
Ferventi sostenitori dello schema “tastiere, basso batteria” sul modello degli EL&P di cui si erano innamorati nel corso della loro tournee italiana, i due musicisti faticarono molto per trovare un batterista all’altezza dei loro progetti, anzi: capitò addirittura che qualche candidato abbandonasse indignato le audizioni perchè le parti da eseguire erano troppo complicate.
Alla fine la spuntò Giorgio Sorano che invece si dimostrò in grado di soddisfare tutte le esigenze dei suoi futuri colleghi e nacquero così i Triade, nome che Coccimiglio scelse ispirandosi al principale accordo della scala maggiore occidentale e che tra l’altro, calzava perfettamente a un trio.
Dopo qualche mese di rodaggio dal vivo in cui il terzetto suonava principalmente covers di gruppi stranieri, nel 1973 l’incontro con il produttore Elio Gariboldi che rimase incantato dall’abilità dei musicisti, fruttò in soli tre giorni un contratto con la discografica Derby a distribuzione CGD, producendo come risultato l’unico album della band pubblicato nello stesso anno: “La storia di Sabazio” (nome mutuato da Bacco, il Dio del vino e della vendemmia).
Sin dall’inizio, Gariboldi trattò molto bene i Triade al punto che non solo fornì ai musicisti un lauto “premio d’ingaggio”, ma anche ogni ben di Dio di strumentazione, compresi un Mellotron e un gigantesco Gong.
In più, Gariboldi reclutò anche in sala d’incisione il fonico di Mina che pur non essendo abituato al rock progressivo, aveva comunque una notevole esperienza tecnica.
Poi, giusto per rimanere a un certo livello, si pensò inizialmente di far disegnare la copertina del disco a Guido Crepax (lo stesso illustratore di “Nuda” dei Gaybaldi), ma infine si optò per Florinda Sodano, moglie del batterista, che propose di realizzare una cover completamente dorata in cui sarebbero apparsi il nome della band, il titolo, una testa stilizzata richiamante la struttura del gruppo e una ballerina anch’essa stilizzata.
L’idea venne accettata e vennero prodotti immediatamente tre tester di prova: uno ramato, uno argentato e uno d’oro zigrinato.
Alla fine si decise per una copertina in oro liscio che fu quella effettivamente pubblicata, ma senza l’immagine della ballerina ritenuta eccessiva.

Dopo la pubblicazione del trentatrè giri, il gruppo si rivelò assai dinamico dal vivo, suonando sia come opening act del Banco, della PFM e di Battiato, sia come gruppo stand alone mietendo notevoli consensi, specie grazie a una serie di performances al Salone Pielombardo di Milano (oggi: “Teatro Franco Parenti”) in cui emerse la notevole verve scenica di Coccimiglio che dei tre, era l’unico che si truccava, che aveva i capelli lunghissimi e faceva un live act decisamente dinamico sulla falsariga di Keith Emerson e Vincent Crane.
Purtroppo però, al buon gradimento dal vivo non corrispose altrettanta attenzione commerciale all’LP che, alla resa dei conti, si rivelò una lama a doppio taglio un po’ per l’incisione non del tutto equilibrata e un po’ a causa della disposizione dei brani.
“Sabazio” infatti consisteva in due facciate molto dissimili tra loro. La prima ospitava due suites strumentali firmate da Coccimiglio che ben mettevano in risalto la sua passione per gli EL&P (in particolare in “Nascita” e “Il circo”) e per i grandi classici da Chopin a Mussorsgskji.
La seconda invece, annoverava invece tre sofisticate ma più leggere composizioni cantate di Nobile di cui due ("1998" / "Caro Fratello") uscirono anche su 45 giri.

Due lati insomma, con due impronte talmente diverse da far sembrare il disco una forzata saldatura tra due stili inconciliabili: un dualismo che comunque non rappresentò un problema, almeno finché il gruppo fu sotto l’egida di Elio Gariboldi. Quando questi però fu chiamato a lavorare alla CBS tedesca lasciando la band in mano a Bob Lumbroso, già produttore del cantante melodico Sandro Giacobbe, le cose cambiarono radicalmente.
Preferendo di gran lunga il lato “leggero” del disco infatti, Lumbroso precluse ogni spazio all’avanguardia: pretese dalla Triade canzoni melodiche e sia Coccimiglio che Nobile se ne andarono sbattendo la porta.
A questo punto sarebbe stato sufficiente trovare un altro produttore, ma le continue tensioni interne al gruppo, specie tra Tino e Giorgio – che Vincenzo doveva sempre mediare, spesso con un certo fastidio - minarono definitivamente la stabilità della band.
Oltretutto, col passare del tempo si erano anche acuite alcune diversità caratteriali che stavano lentamente ma inesorabilmente emarginando Sodano, ritenuto molto più “timido” dagli altri due.
Coccimiglio comunque, seguitò a gravitare nel mondo musicale come ricercatore, docente e musicista di piano bar, occupazione quest’ultima svolta anche da Tino Nobile.
Verso la fine del 1974 ebbe anche una proposta di entrare nei Dik Dik, ma non accettò lasciando il posto a Joe Vescovi, ex tastierista dei Trip e all’epoca allora appena uscito da una breve collaborazione con gli Acqua Fragile.
Diciamo quindi che almeno due terzi dei Triade raccolsero ancora molte soddisfazioni dopo lo scioglimento della band, ma certamente a molti ascoltatori resta ancora l’amaro in bocca per non aver dato un sequel a “Sabazio” che pur nel suo status di nicchia, avrebbe meritato almeno un erede.

Nell’ottobre del 2011, John JJ Martin diventato nel frattempo amico di Coccimiglio, lo spronò a rifare una nuova versione di “Sabazio”, risvegliando non solo il suo entusiasmo, ma soprattutto l’interesse della BTF di Matthias Scheller che in una mail privata del 28/10/11 a JJ si dimostrò molto interessato alla proposta:
“Puoi dire a Vincenzo di farsi vivo, se le cose sono in linea con i nostri prodotti possono certamente interessarmi. Inoltre, mi fa piacere in ogni caso salutare un protagonista di quel periodo che tanto amiamo.” disse Matthias.
Secondo Vinny poi, il progetto avrebbe dovuto anche coinvolgere il suo amico Marco Migliari della Real World di Peter Gabriel che avrebbe potuto occuparsi della parte tecnica e che tra l’altro, aveva già collaborato con Scheller.
La storia però non ebbe un seguito. Nel mese di dicembre, sopraggiunte disfunzioni ematiche costrinsero Vinny ad operarsi d’urgenza e a lottare duramente per la propria vita, perdendo purtroppo la battaglia il 28 gennaio 2012.
“La storia di Sabazio” nella sua versione del 1972, resterà quindi per sempre un’opera unica.
Un caro abbraccio a Patrizia, a Franco Piri Focardi e a tutti coloro che dai Triade hanno astratto tutta quella gioia e quella voglia di vivere che loro hanno sempre voluto trasmettere.
L’abbraccio più grande però va a Vinny: il nostro dolce angelo custode del Rock Progressivo Italiano che tutti sappiamo, non ci abbandonerà mai.