Napoli Centrale: Qualcosa cca nu'mmore (1977)
Poco prima di chiudere la fase più progressiva della loro carriera, i Napoli Centrale pubblicano nel 1977 l'album “Qualcosa ‘cca nu’ mmore” che se da un lato si rivela uno dei loro lavori più energici e stridenti, dall’altro denota un sempre maggior spostamento verso il jazz (es: “O specchio addo‘ me guardo"), lasciandosi così alle spalle un po’ di quella immediata comunicatività degli esordi.
Se infatti nel primo album “Napoli Centrale” si aveva l’impressione di trovarsi di fronte a un collettivo compatto sia musicalmente che ideologicamente, in questo frangente siamo invece al cospetto di un vero e proprio gruppo jazz in cui la preponderanza di James Senese (unico superstite della formazione originale insieme al fido batterista Franco del Prete) gli conferì definitivamente l'indiscusso ruolo di capo-orchestra.
Rispetto ai primi due lavori dunque, è un altra Napoli Centrale quella che si ascolta in Qualcosa ‘cca nu’ mmore laddove per le registrazioni, Senese si avvale nuovamente di numerosi musicisti esterni, ma che questa volta sono chiamati ad esprimersi in un linguaggio quasi esclusivamente jazz: Ciro Ciscognetti, ex tastierista di Fabio Celi e gli Infermieri -qui tra l’altro in splendida forma-, un secondo tastierista Pippo Guarnera già con Napoli Centrale nel 1975 e poi andatosene temporanemente con Finardi, nonché un giovane bassista di belle speranze di nome Pino Daniele che di lì a poco diverrà l'alfiere più raffinato della musica napoletana d'autore.
Sebbene però, come dicevamo, il disco del 1977 fosse suonato a livelli altissimi, ascoltando la sequenza dei brani emerse in modo piuttosto drastico l’urgenza di un cambiamento programmatico: o riportare la band verso la conflittualità del passato, o verso una strada ancora più tecnica e sperimentale.
E se musicalmente Senese e soci avevano fatto passi da gigante e il “Sonny Rollins di Napoli” dimostrò costantemente di avere sempre più fiuto nel scegliersi i compagni e soprattutto classe da vendere, da un’altro punto di vista le sue performances, specie quelle vocali, iniziavano a suonare ripetitive, quasi come se si fossero eternamente arroccate al sound di “O nonno mio”.
Con questo non voglio dire che Qualcosa ‘cca nu’ mmore sarebbe stato più coerente se fosse stato solo strumentale, ma che le parti cantate avrebbero potuto anche limitarsi al primo folgorante brano d’apertura “O nemico mio”, vero e proprio capolavoro dell’album. E questo perchè a conti fatti, il sound complessivo di quest'ultimo lavoro fu effettivamente una coazione al ricalco delle intuizioni sviluppate nei primi due.
Allo stesso modo, molto autoreferenziale sembrò anche il pezzo di chiusura “Nun song na vacca” che pur riciclando i fasti di “Mattanza” ne ricalcava telmente il groove da lasciare l’ascoltatore perlomeno ansioso di qualche ulteriore novità.
E queste considerazioni le fecero probabilmente anche gli stessi Senese e Del Prete che malgrado le ottime prove su vinile e dal vivo, decisero di sciogliere i Napoli Centrale andandosene ciascuno per la sua strada.
Com'è noto, i frutti migliori dello scisma, li raccolse il bassista Giuseppe “Pino” Daniele che in quello stesso anno avrebbe esordito con il suo “Terra mia”, calamitando a se il meglio dei musicisti napoletani, Senese incluso.
Onnipresenti nei Festival Pop del movimento e rispettati da chiunque, i Napoli Centrale ebbero comunque il grande merito di traghettare la cultura popolare a livelli musicali elevatissimi, mantenendone però lo spirito ribelle e comunicativo.
La loro apertura mentale inoltre, fece anche si che nelle loro fila transitassero o si facessero le ossa musicisti di primissimo ordine (da Ernesto Vitolo a Gigi de Rienzo per non parlare dell’ex Flea Agostino Marangolo e dello stesso Pino Daniele) facendo così assurgere la band a una vera e propria fucina di talenti.
Ceramente il carattere duro e spigoloso del leader non aiutò molto il gruppo in materia di stabilità, ma il suo perfezionismo artistico gli permise di non scendere mai al di sotto di una certa qualità, al punto di consacrare la sua creatura come una delle migliori band del pop italiano.
Io stesso ribadii questo concetto a Mark Harris mentre eravamo insieme a cena in casa di amici e lui, col suo bell’accento del Connecticut mi rispose: “Naturalmente si! E' sato un periodo indimenticabile! Un'energia così non si è mai più rivista.”
Se non erro, fu quella l'occasione in cui gli regalai la mia copia di “Napoli Centrale” che Mark aveva perduto strada facendo.
COLLEZIONISMI: Album agevole da reperire. Quaranta euro è il massimo prezzo al quale l'originale dovrebbe essere ceduto in condizioni Mint.
25 commenti :
Hey John, ma i Picchio dal Pozzo??
E poi volevo chiederti se conosci l'Organico di Musica Creativa ed Improvvisata, di cui mi ha incuriosito il nome ma non ho trovato niente. Grazie
Filo, il primo dei Picchio dal Pozzo lo trovi qui:
http://classikrock.blogspot.com/2010/10/picchio-dal-pozzo-picchio-dal-pozzo.html
Poi, so che l'OMCI è uno dei gruppi costituenti della cooperativa L'Orchestra di Franco Fabbri e Moni Ovadia. Hanno fatto un album intitolato "Contro" e un memorabile concerto alla Statale di Milano nel 1975.
Furono transfughi del movimento e personalmente, stento ad apprezzarli sia artisticamente che ideologicamente.
Ok grazie delle informazioni
Io ho una copia in vinile e naturalmente me la tengo ma se anche decidessi di venderla non penso che troverei acquirenti perchè la traccia " A musica mia che r'è" l'ho ascoltata talmente tante volte da aver consumato irrimediabilmente il vinile...
Forse preferisco il primo ma questo ha una malinconia particolare; e anche la copertina mi sembra molto bella.
Analisi sottile, come sempre, ma hai tralasciato di citare quello che secondo me è il pezzo più bello del disco:"A musica mia che re'", o comunque si scriva. A me mette i brividi, e Senese qui mostra un lato introspettivo che lascia il segno.
Un saluto, kulega.
ciao john,
molto bello il tuo blog, lo seguo spesso..
ho una curiosità: nel cd in mio possesso (ormai fuori catalogo) viene indicato al basso tale "ngtù mabula" (chi è?) e non si fa menzione assoluta di pino daniele al basso..
tu hai info a tal proposito?
ciao grazie
Mi dispiace. Davvero non lo so.
mmm capisco.. in realtà questa persona è presente solo nella prima traccia al "fender bass & mxr 90" (ossia il phaser).
io sapevo che Daniele era presente solo dal vivo, come bassista, ma non avesse suonato in nessun album..
dolpy per quanto so io Pino intorno al 75 aveva un gruppo che si chiamava batracomiomachia e faceva il roadie per napoli centrale. scaricava gli strumenti insomma. poi entra nei napoli l'anno dopo e suona sia dal vivo che in questo disco qua del 77. io ho solo la cassetta registrata per cui non so se viene accreditato nel disco vero ma comunque qualcosa ci ha suonato. ancora prima che entrasse nei napoli però, senese fa incontrare pino a claudio poggi che fa il producer per la emi e già nel 76 gli fa registrare ca calore e l'anno dopo 'na tazzulella 'e cafè.
forse magari allora è stato per non creare casino che quelli della emi hanno deciso di usare uno pseudonimo sul cd. sull'originale non so perchè ti ripeto non ce lo. spero di esserti stato utile. ciao, peppe
@peppe grazie,
in realtà ho pensato anche io ad uno pseudonimo (anche perchè in rete di 'sto ngtù non si trova nulla!)..si, so dei batracomiomachia (mi raccontò tutta la storia Rino Zurzolo, all'epoca bassista del gruppo e, successivamente dei città frontale e.. di Pino Daniele)Daniele era il chitarrista solista mentre alla voce si trovava Paolo Raffone (spero di non sbagliare dovrei controllare una vecchia intervista che feci a Rino una decina di anni fa)
Scusa dolphy il cantante era Enzo Ciervo
alla fine si è scoperto chi è l'anonimo mabula.. lo stesso james senese, nell'occasione anche bassista!
fonte: lui stesso in un'intervista
Il 13 Febbraio 2020 Franco Del Prete ci ha lasciati . R.I.P.
https://www.ilmattino.it/spettacoli/musica/franco_del_prete_morto_batterista_di_napoli_centrale_e_neapolitan_power-5050748.html
Cordiali Saluti
Michele D'Alvano
Comunque secondo queste fonti in realtà Ngtù Mabutu, che suonò il basso nella prima traccia O'nemico mio, era Pino Daniele e non James Senese
http://www.lospeakerscorner.eu/james-senese-alla-villa-campolieto/
https://www.tuttorock.com/recensioni/james-senese-napoli-centrale-aspettanno-o-tiempo/
Anche Augusto Croce su Italianprog conferma che il bassista del disco era Pino Daniele . Qui sotto il testo :
"Un terzo album arrivò nel 1977, i due fondatori aiutati da musicisti esterni, e lo stile è più vicino al jazz degli album precedenti. Tra i collaboratori del gruppo in questo periodo il tastierista Ciro Ciscognetti, che aveva suonato con Fabio Celi & gli Infermieri, ed il giovane Pino Daniele al basso, prima della sua popolarissima carriera solistica. Alle registrazioni di Qualcosa ca nun more partecipò anche il tastierista del secondo album, Pippo Guarnera, che nel 1976 aveva fatto parte del gruppo di Eugenio Finardi."
Ciao
Michele D'Alvano
In realtà questo disco è stato pubblicato nel 1978 . Anche Augusto Croce sul suo sito Italianprog riporta 1978 . Qui sotto un estratto dal suo articolo :
"Il secondo album uscì nel 1976, con l'aiuto di molti noti musicisti di studio, tra i quali i batteristi Bruno Biriaco (Perigeo), Agostino Marangolo (Flea e Goblin) e Marvin "Boogaloo" Smith, proseguendo lo stesso discorso musicale intrapreso nel primo.
Un terzo album arrivò a distanza di due anni, con i due fondatori aiutati da musicisti esterni e uno stile più vicino al jazz degli album precedenti. Tra i collaboratori del gruppo in questo periodo il tastierista Ciro Ciscognetti, che aveva suonato con Fabio Celi & gli Infermieri, ed il giovane Pino Daniele al basso, prima della sua popolarissima carriera solistica. Alle registrazioni di Qualcosa ca nu' mmore partecipò anche il tastierista del secondo album, Pippo Guarnera, che nel 1976 aveva fatto parte del gruppo di Eugenio Finardi."
Qualcosa ca nu' mmore Ricordi (SMRL 6224) 1978 copertina apribile
Ciao
Michele D'Alvano
Grandissimo disco !
A musica mia che r'è mi commuove ad ogni ascolto .
Michele D'Alvano
Carini i dischi di James Senese da solista degli anni 80 : l'omonimo del 1983, Il passo del gigante del 1984 e Alhambra del 1988
Riguardo a Pino Daniele, ritengo davvero molto buoni e godibili tutti i suoi dischi dal 1977 al 1982 .
Per me il lavoro migliore di Pino Daniele è Nero a metà del 1980 .
Notevolissimi l'omonimo del 1979, Vai mò del 1981 e Bella m'briana del 1982
Buono l'esordio Terra mia del 1977
Gradevole anche Musicante del 1984
Poi dopo Pino Daniele non mi ha più convinto come prima, anche se ha piazzato ancora qualche gemma come Anna verrà, Gente distratta e Sicily .
Michele D'Alvano
Di Pino Daniele consigliato anche il disco dal vivo Sciò del 1984
Michele D'Alvano
concordo pienamente con michele la disamina su pino daniele
io da campano salernitano ci tengo a dire che per me il primo disco terra mia è quello più folk e vicino a certe cose della N.C.C.P. basi sentire i due brani cantati assieme alla voce femminile di cui non ricordo il nome saglie saglie e suonno d'ajere come pure il pezzo ce sta chi ce penza nel quale si sentono i vicoli di napoli cosiddetti o vascio con tutti i profumi e perche no pure le puzze di antico tipiche di napoli vecchia
questo disco lo metto al centro del mio cuore senza scordare il vero capolavoro ossia napule è e pure il pezzo cammina cammina degno di una scenografia teatrale (vedasi video su youtube)mentre l'unico pezzo in cui si intravvede la chitarra elettrica è na tazzulella e cafe ma....continua....
unico p
.....dicevo dal secondo album omonimo del 79 avviene la metamorfosi in quello che alcuni critici hanno definito il genere di pino daniele ossia il termine TARAMBLU un acronimo che accorpa la tarantella la rumba e il blues per appunto TARAMBLU su questo disco che adoro forse pure piu del terzo voglio ricordare je so pazzo che all'epoca fece rabbrividire la RAI per via della parola CAZZO
era il 79 e mai nessuno lo aveva mai utilizzato in nessun pezzo e poi voglio ricordare il pezzo UE MAN dove PINO comincia a far vedere di che stoffa è il suo chitarrismo blues il resto è ottimo
sul terzo disco le coordinate blues si inaspriscono e a parte la melodica ma bellissima quanno chiove voglio ricordare il pezzo nun me scoccia e puozze passa nu guaio che noi campani usiamo verso quelle persone negative che fanno solo disastri e la bellissima VOGLIO DI PIU dove comincia a distaccarsi dal suo dialetto napoletano....continua....
dopo il successo e la coferma arriva la vera perla della sua discografia il disco del 81 VAI MO con una bamd stratosferica di cui la foto che il grande john ha aghgiunto sulla scheda dei NAPOLI CENTRALE lo dimostra
che dire yes i know my way viento e terra con un ritmo superlativo e tutto il disco si mantiene su livelli eccelsi inoltre questo disco all'epoca che ancoraq non esisteva il compact disc(sarebbe entrato dal 83)veniva utilizzato per testare gli impianti di HI-FI perchè inciso a regola d'arte
passiamo al quinto disco l'ultimo per me davvero credibile e godibile
in questo disco invece l'incisione la trovo un po ovattata troviamo alcuni musicisti internazionali tipo WAYNE SHORTER o ALPHONSO JOHNSON e a parte la celebre tutta nata storia dove pino dice io non voglio andare in america facendo capire che non erano gli USA la mèta della felicità ma tutti i pezzi sono sugli acudi e voglio ricordare IO VIVO COME TE con il sax di waine shorter e il pezzo TOLEDO che altro non è che una via di napoli dove pino gioca a fare il CARLOS SANTANA della situazione
dopo questi 5 dischi qualcosa comincia a scricchiolare e tant'è vero che nel 83 non incide nulla a suo nome ma produce il disco con RICHIE HAVENS COMMON GROUND in cui pino lascia un suo cameo sul brano GAY CAVALIER disco carino ma nulla piu poi nel 84 oltre al citato musicante dove le crepe si avvertono pero pino si riscatta col live SCIO un doppio album che come spesso succede suggella il miglior periodo dell'artista un po come fecero i POOH nel 82 quando incisero PALASPORT e chiusero la loro fase migliore
il resto dei dischi li ho tutti ma mi capita dis entire dei brani e se non vado a verificare su quale disco si trovano manco me li ricordo
però andrebbe fatto un riascolto della sua discografia benchè il disco del 92 che dio ti benedica col capolavorro SICILY è superiore agli altri
mio fermo qui e lunga vita al nostro PINO o copme noi campani amiamo chiamarlo PINUCCIO LE ROI ciao a tutti ugo
Di Pino Daniele gradevoli ma non particolarmente significativi Ferryboat, Bonne Soirée, Schizzechea with love, Mascalzone latino, Sotto o sole, Un uomo in blues, Che dio ti benedica, Non calpestare i fiori del deserto e Dimmi cosa succede sulla terra
Michele D'Alvano
Riascoltato ieri, Qualcosa ca nu mmore è davvero un disco bellissimo, intenso e lacerante, con due brani portentosi come O nemico mio e A musica mia che r'è
Non meno importante dei precedenti due magnifici lavori, rappresenta, a mio avviso, il perfetto compimento del percorso stilistico dei Napoli Centrale
Michele D'Alvano
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