Kaleidon: Free Love (1973)
Siamo alla fine degli anni '60: il tastierista Stefano Sabatini, il batterista Gianni Caia e i due parenti Steve e Carl Stogel (rispettivamente chitarra e basso) formano i Free Love.
Le cose si mettono subito bene al punto che la band che non solo viene invitata a partecipare al primo Festival pop di Caracalla nell'ottobre del 1970, ma trova immediatamente un contratto per la discografica Vedette che pubblica il loro primo 45 giri ("Sandy", "Il tempo di pietra",1970).
Pur essendo vagamente debitore allo stile dei primi New Trolls, il singolo ha un riscontro e una stamina talmente interessanti da catturare l'attenzione del M° Piero Umiliani che recluta il gruppo per eseguire il suo tema dal film "Roy Colt & Winchester Jack", anch'esso immortalato su 45 giri per la Cinevox ("Roy Colt", Dove", 1970).
Dopo una seconda apparizione a Caracalla nel maggio 1971, accanto a bands quali New Trolls, Osanna, Delirium e Trip, sembra che ormai la strada dei "Free Love" sia tutta in discesa ma nel febbraio del 1972, un incidente spezza la vita di Gianni e Steve.
Pur se gravemente feriti, sopravvissero Stefano Sabatini e il bassista Mauro Montaldo che sostituiva temporaneamente Carl Stogel e non molto tempo dopo, venne organizzato un concerto al Piper per ricordare gli amici scomparsi ed aiutare economicamente le loro famiglie.
E chiaro che ricomporsi in un momento del genere non fu una cosa facile, ma con grande forza d'animo Sabatini e Carl Stogel ricostruirono un gruppo per partecipare al concerto di Caracalla nell'autunno del 1972 con il batterista Giovanni Liberti e il sassofonista Massimo Balla che andò a sostituire Stefano Cesaroni: fu l'ultima volta dei "Free Love".
Infine, nel 1973, dopo la sostituzioni di Carl Stogel con Franco Tallarita, nacque il quartetto dei Kaleidon, fortemente influenzato dal Jazz e protagonista di un solo album per la Fonit che venne quasi doverosamente chiamato "Free Love".
Scorrendo la biografia del leader Stefano Sabatini, risulta probabile che la svolta jazz non fosse tanto intesa come una chiusura col passato, quanto come un reale approdo al percorso artistico che nel frattempo egli aveva intrapreso, suonando con musicisti del calibro di Tony Scott, Massimo Urbani e Maurizio Giammarco.
Sta di fatto che l'album "Free Love" è un disco Jazz a tutto tondo che, come faceva osservare Giorgio Rivieccio sul Ciao 2001, sorprende "sia dal lato tecnico che da quello stilistico ed è tanto più apprezzabile in quanto è frutto di ricerche personali senza compromessi di natura discografica che per molti vengono preposti alla chiarezza espressiva".
Realizzato in soli tre giorni l'album è quanto di più amichevole si possa incontrare nello stridente panorama del 1973, quasi come se dopo tutta la tragedia patita, i musicisti avessero solo voglia di esprimersi e rilassarsi senza ricercare sfide o conflitti.
Paradigmatica in questo senso è la splendida "Inverno '43" e soprattutto la conclusiva "Free Love" che infonde nell'ascoltatore quel tanto di serenità ritrovata mista a un po' di malinconia, che ci si aspettava in un disco come questo.
Paragonabile per certi versi ad "Azimut" del Perigeo, l'eccellente album dei Kaleidon è di per sé un inno alla vita e a quella stessa felicità che Gianni e Steve avrebbero meritato ancora per cent'anni.
Dopo un ulteriore rimpasto della formazione ed il suo scioglimento nel 1974, Tallarita entra negli Ut, Colaiacono milita per qualche tempo col Banco e Sabatini entra nei Samadhi prima di intraprendere una considerevole carriera solista nel mondo del Jazz.
9 commenti :
Insieme al Perigeo,il miglior gruppo jazz-rock di quel periodo.
Come gusto personale,però,mi esalta il primo singolo a nome FREE LOVE:"Sandy"...decisamente psichedelico,sublime.
Leggo casualmente e mi spiace dover dire che la ricostruzione storica è un po' inesatta e incompleta.oltre un anno prima (forse anche più di due, non ricordo) il tastierista si era separato dal gruppo; i nuovi Free Love erano Steve Stogel chitarra, John Picard violino elettrico, Fabio Cammarota organo, Carl Stogel basso e Gianni Caia batteria. Nel periodo dell'incidente il gruppo si era sciolto solo momentaneamente poiché John Picard e il sottoscritto erano impegnati per gli esami di Diploma di violino, e Carl era andato in America per motivi privati. Steve e Gianni avevano allora fondato temporaneamente il gruppo "La Macchina" con le altre due persone citate nell'articolo. Tra l'altro i maligni e gli invidiosi approfittarono dell'incidente per mettere in giro la voce che Mia Martini portava jella, rovinandole così la carriera.
Tristi ricordi; forse se noi non ci fossimo allontanati sarebbero ancora vivi.
FABIO CAMMAROTA
Grazie Fabio.
Mi scuso per le eventuali imprecisioni e incompletezze. Correggerò come mio solito la scheda con le indicazioni che assumo dalle testimonianze partecipate come la tua.
Anzi, ti sarei grato se tu mi scrivessi privatamente (la mia mail è nel mio profilo) per poter complessificare ulteriormente la vostra storia.
Una cosa però. Lo dico sempre a tutti i miei amici musicisti:
tieni conto che in molti casi faccio davvero molta fatica a ricostruire gli eventi. Specie nei casi in cui le informazioni sono poche.
Ce la metto tutta, cerco di essere più onesto possibile ma i miei limiti possono essere superati solo da chi ha vissuto realmente le situazioni.
Classic Rock è fatto per questo, lo fa gratuitamente e non aspetta altro che artisti come te vengano a precisare, complessificare ed aiutarci a ricostruire quel meraviglioso periodo.
Scrivimi!
Siamo tutti assetati di conoscere.
Grazie di cuore e a presto.
John
Pur non essendo un grande appassionato di Jazz Rock lo ritengo sicuramente un buon disco ..ma io resto legato ai vecchi FREE LOVE quelli di "Sandy"
..grandi!
... e allora tieniti forte perchè tra poco arriverà uno "special" su di loro, curato da me e da Fabio Cammarota in persona.
Un disco purtroppo poco conosciuto (e forse anche un po' sottovalutato,non solo in senso artistico ma anche economico visto che dischi della stessa serie fonit raggiungono quotazioni più alte pur vedendosi di più in giro...),non un capolavoro,ma capace di far percepire all'ascoltatore la gioia,la spensieratezza e l'amore con cui è stato suonato(come hai giustamente osservato).Invito tutti a riscoprirlo,sempre che si riesca a trovarlo...un saluto,Fabio
Grazie a Ursus per il giudizio lusinghiero.
Il disco non è reperibile, comunque per qualche appassionato io ho fatto masterizzare una versione in CD, che invierò volentieri a chi ne farà richiesta.
franco@tallarita.it
Si, mi ricordo...mi trovavo in Stazione Centrale a Milano...appena sceso dal treno, nelle orecchie avevo "Inverno 43", attendevo un treno per Verona..
Un gioiello jazz che riscalda l'anima ; davvero bellissimo .
Saluti
Michele D'Alvano
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