Le Orme: In concerto (1974)

le orme in concerto 01"Il punto massimo del pressapochismo musicale. Gli arrangiamenti sono perlomeno discutibili e nella "Canzone delle Osterie di fuori porta", raggiungono un notevole livello di confusione".
Così scriveva il critico Massimo Villa nel 1977 sulle pagine dell'Enciclopedia del Rock, a proposito dell'album di Guccini "Stanze di vita quotidiana", uscito tre anni prima.

Come dargli torto?


La "Canzone delle Osterie di fuori porta" era veramente un'accozzaglia di arrangiamenti diversi, accostati malamente, mixati male ed eseguiti quasi di controvoglia.

Come mai però, un incidente del genere occorse a dei professionisti quali Tavolazzi, Tempera e Bandini, capaci di orchestrare da soli lavori eccelsi quali "Terra in bocca" dei Giganti?
E soprattutto: perché canzoni di quel calibro vennero date alle stampe pur se malriuscite e senza che l'autore potesse opporsi?


Guccini imputò l'accaduto al temporaneo misticismo del suo produttore Pier Farri, ma siccome il suo non fu un caso isolato, viene da chiedersi se quel "pressapochismo" di cui parlava Villa, non fosse poi così casuale.
A giudicare dalla storia, infatti, ci si accorge che, nel 1974, i capricci del management discografico iniziavano in molti casi a prendere il sopravvento sull'impegno e sulle necessità degli artisti.

 
Per esempio, è un dato di fatto che in quell'anno, oltre la metà dei gruppi Pop esordienti avesse patito una produzione modesta o una scarsa promozione (es: E.A.Poe, Madrugada, Cincinnato o Murple), mentre almeno il 50% delle bands già collaudate, avrebbero terminato la loro carriera per un sostanziale disinteresse promozionale (es: Dedalus, Procession, Saint Just, QVL).

le orme in concerto 02In altre parole, non solo il mercato stava operando una falcidia di gruppi Prog che avrebbe portato a una drastica diminuzione degli attori in gioco nei due anni successivi, ma lo faceva nella maniera più odiosa: palesando cioè una consapevole incuria per i propri prodotti.
 
E questo fu anche il caso di uno dei gruppi più popolari d'Italia: Le Orme.

Se infatti Guccini fu vittima di questo lassismo nell'ambito cantautorale, il terzetto di Mestre lo fu in campo Prog e il loro nuovo disco "In Concerto" ne fu la dimostrazione lampante.
Di fatto, era chiaro che, a monte della sua pubblicazione, vi fosse già stata tutta una serie di promesse non mantenute e di incomprensioni tra la discografica e il gruppo.

 
Per cominciare, in un momento così delicato, la Philips volle a tutti i costi tenere alta l'attenzione sulla band, forzandola a pubblicare almeno due albums all'anno: cosa che successe realmente tra il 1974 e il 1975.
Inoltre, primi mesi del '74, passò anche l'idea di pubblicare un doppio live per celebrare la fortunatissima tournèe di Felona e Sorona, ma a quel punto cominciarono i problemi.

 

Dapprima, l'idea dll'album doppio venne ridimensionata a singolo, sia per motivi di marketing che - si dice - per mancanza di materiale registrato in maniera decente, ma anche in questo senso le opinioni furono contrastanti.
La versione ufficiale afferma infatti che le tutte registrazioni pubblicate su "In Concerto", fossero frutto di una presa amatroriale da parte di un certo Ronny Thorpe, che poi le propose alla Philips.
Al contrario, lo storico Massimo Villa sostiene che quei take vennero effettuati con la stessa strumentazione con cui venne registrato l'ottimo Are(A)zione degli Area, ossia due Revox messi in serie. Materiale dunque di ottima qualità.

le orme in concerto 03Ora, considerando il livello acustico indecente di "In Concerto", la tesi della Philips potrebbe anche suonare come una scusa. Chi aveva ragione?
Ino gni caso, il vero smacco alle Orme arrivò dopo che il gruppo ascoltò la pochezza delle registrazioni e si oppose alla loro pubblicazione.
Per rabbonire i musicisti, la discografica promise loro di vendere il disco a prezzo ridotto mentre in realtà non lo fece mai e licenziò un prodotto brutto e raffazzonato.
Registrato al Teatro Brancaccio di Roma il 16 e il 17 gennaio del 1974, "In Concerto" lascia davvero perplessi sia per la sua acustica marcatamente campanosa e dilettantesca, sia per il suo livello esecutivo che metteva in luce gli enormi limiti del gruppo dal vivo. O almeno questo pensò all'epoca una certa parte della stampa.
Passato alla storia per la sua affascinante copertina e per essere stato uno dei primi albums live italiani (se per live intendiamo anche la seconda parte di "Searching for a land" dei New Trolls e di "Astrolabio" dei Garybaldi), fu anch'esso sintomatico dell'abbruttimento artistico provocato da un capitalismo musicale sempre più aggressivo e incurante del proprio ruolo principale: sostenere l'arte e diffonderla adeguatamente.


Infelicemente, la storia di questo disco non insegnò nulla a nessuno ed altri episodi del genere si sarebbero ripetuti abitualmente anche nelle decadi successive.


LE ORME - Discografia 1969 - 1976:
1969 - AD GLORIAM
1970: L'AURORA DELLE ORME
1971: COLLAGE
1972: UOMO DI PEZZA
1972: FELONA E SORONA
1974: IN CONCERTO
1974: CONTRAPPUNTI
1975: SMOGMAGICA
1976: VERITA' NASCOSTE

30 commenti :

Iskretta ha detto...

"Sono ancora aperte come un tempo le osterie di fuori porta
Ma la gente che ci andava a bere fuori o dentro è tutta morta
Qualcuno è andato per formarsi, chi per seguire la ragione
Chi perché stanco di giocare, per il vino sputtanarsi

Ed è una morte un po' peggiore"

So che questo non è molto in linea con il blog, ma Stanze di vita quotidiana è un album che io amo molto, al di là della scarsa cura nella realizzazione musicale contiene testi di rara bellezza.

Un bacio, Isk
PS: Hai posta

JJ John ha detto...

Infatti: è proprio quello il bello dell'articolo. Perchè si producevano male o non si promuovevano affatto lavori di tale pregio?
Aveva forse ragione "Stampa Alternativa" riguardo alla nascente arroganza del nuovo mercato discografico?

Anonimo ha detto...

Ancora oggi mi chiedo il perchè alcuni grandi lavori italiani dei 70 non siano stati supportati adeguatamente in studio. Si poteva fare assolutamente di più. Oggi lavori come "close to the edge" risultano capolavori anke grazie al lavoro svolto in regia dai tecnici vari. Dischi come per esempio un "palepoli" (per me capolavoro) avrebbe meritato un supporto migliore.....e oggi si parlerebbe di capolavoro come per il disco degli Yes. Erano le case discografiche a sminuire a priori i nostri valenti artisti?

alex77

orso ha detto...

è vero il live delle orme lascia molto a desiderare per la qualità della registrazione ma ha proprio il sapore della mia gioventù e per questo non posso che amarlo!

Anonimo ha detto...

"Mi espose a gesti e a sputi quella weltanshauung sua strana/puntando come indice una rosa"...è uno dei versi che mi hanno più colpito in assoluto del "cantautorame" italiano. Anche a me "Stanze di vita quotidiana" è sempre sembrato uno dei dischi più belli di Guccini. Puoi spiegare a un profano i punti più controversi e disastrosi degli arrangiamenti?
(ofvalley)

Armando ha detto...

Vero: brutta registrazione, ma disco interessante che comunque documenta un periodo. E poi c'era l'inedita "Truck of fire", pezzo niente male.
Massimo Villa è uno dei più acidi fustigatori del rock italiano che abbia mai letto, ho anch'io l'enciclopedia che citi. Secondo la mia opinione i suoi giudizi vanno soppesati parecchio: se non ricordo male, salvava solo due-tre artisti italici. Gli altri per lui erano tutti dei caciottari senza spessore nei confronti della futura rivoluzione proletaria: ah, ideologia, ideologia, per piccina che tu sia, fai più danni della CIA...
Ciao capo.

Anonimo ha detto...

Il live de Le Orme è registrato malisssimo, è vero.
Ed è anche vero che il gruppo aveva evidenti limiti tecnici.
Però "Truck Of Fire", per me, è il pezzo più interessante di tutta la loro discografia. Almeno, in questo modo, lo abbiamo scoperto...

Fabio

Anonimo ha detto...

John, che vuol dire acustica "campanosa?". Grazie. Marco.

JJ John ha detto...

In parole povere, alcuni tecnici definiscono "campanosa" una registrazione in cui non ci sono abbastanza frequenze basse e acute.
Il risultato è una prevalenza delle medie con conseguente perdita di dettagli sonori.

Il termine deriva dal fatto che, vista su un analizzatore di spettro, la curva di risposta finale anzichè essere proporzionata e tendente al piatto, assume invece la forma di una campana.

L'effetto può essere anche voluto appositamente ma, nella maggioranza dei casi, si tratta di un errore di registrazione o di mixaggio.

Anonimo ha detto...

John, siamo tutti concordi nell'affermare che la qualità di registrazione di questo album è pessima. Sinceramente, però, non condivido il tuo giudizio riguardo "il livello esecutivo che mette in luce gli enormi limiti del gruppo dal vivo". Mi sembra una frase troppo forte, e vorrei conoscere meglio il tuo parere in merito; secondo me, infatti, la band si comporta perfettamente in quesa esibizione...Dei Rossi è, come al solito, ispiratissimo...sembra quasi una "macchina"..! E poi trovo le divagazioni strumentali di Pagliuca molto complesse e tecniche...forse è poco "ordinato"..ma daltronde è il suo stile. L'unica pecca forse è la voce di Tagliapietra che, essendo x sua natura molto delicata, dal vivo tende a spezzarsi troppo.

JJ JOHN ha detto...

@ Anonimo 22/09/09 -
Tieni conto che quel giudizio non è solamente mio. Anzi, diciamo che ho condiviso quello di diversi colleghi ben più blasonati di me.
Il discorso, bada bene, non è tanto qualitativo rispetto ai singoli musicisti, quanto nelle troppe cesure tecniche che furono apportate per rendere i brani dal vivo (un po' come per gli "Uno", per intenderci).
Per esempio "Collage", che è già un pezzo elementare di per sè, se ci fai caso qui diventa davvero infantile.
Aggrava questa impressione la presa audio che, specie nel caso di un trio, dovrebbe esaltare le armoniche di tutti gli strumenti, mentre in questo caso le azzera.
Un vero peccato perchè un'opportunità del genere avrebbe dovuto essere sfruttata meglio.
Come sappiamo comunque, non fu tutta colpa delle Orme.

franco ha detto...

Gli Artisti del prog italiano avessero avuto le attrezzature dei loro colleghi d'oltremanica potevano dare molto di più ...ma da noi già allora contava di più il business ciao a presto

giody54 ha detto...

non ho mai amato i dischi dal vivo,ma questo è uno dei pochi che possiedo,la registrazione non è buona ma il brano inedito "Truck on fire"vale da solo l'intero album

Anonimo ha detto...

In quel periodo ho avuto occasione di sentire le Orme dal vivo, erano veramente tre musicisti assai scarsi, in una formazione, basso batteria e tastiere, veramente difficile da far rendere se non si è dei fuoriclasse come Emeron Lake & Palmer a cui i tre italiani si ispiravano. E' chiaro che anche allora le cose in studio si potevano aggiustare, dal vivo invece solo i grandi reggevano il confronto con le loro stesse registrazioni in studio.E infine non si può paragonare nessun gruppo italiano con gente come Yes che dal vivo, e io li ho sentiti erano ancora meglio che nei dischi.
Saluti a tutti
Giovanni

franco ha detto...

sarà che le Orme sono stati tra i primi gruppi che ho iniziato ad ascoltare da ragazzino ,ma a differenza dei Pooh e altri avevano un modo di fare musica più alternativo ,nn saranno stato E,L&P,manco gli Yes ma in Italia sno stati con BMSePFM i primi a portare una musica più intelligente delle solite tiritrre italiche .ciao

Anonimo ha detto...

Be no è certo il loro miglior album, ma sarebbe interessante che qualcuno pubblicasse la versione live di Felona e Sorona.

Anonimo ha detto...

Io fortunatamente ho la registrazione completa di quel concerto con un intro di Pagliuca
che dialoga con il pubblico ed e' un reperto rarissimo anche se non eccelso.
sarebbe interessante se LE ORME
che attualmente hanno una formazione alquanto discutibile
si riuniscano e pubblichino il live di FELONA E SORONA di quei tempi scusate se mi sono dilungato molto.

ugo ha detto...

anche io non ho mai tollerato troppo questo disco inciso male(collage fa ridere)tuttavia TRUCK OF FIRE resta un bel reperto inedito dove si avvertono ancora quelle ombre sinistre(in senso buono diciamo onirico)oggi diremmo doom!già presenti in FELONA&SORONA.circa GUCCINI be non me ne vogliate ma io che ho un sacco di lp di tanti cantautori proprio il FRANCESCO non l'ho mai sopportato e non certo al livello ideologico...ci mancherebbe.....ma per quella sua voce monocorde e poi era troppo cerebrale e poco melodioso!infatti di lui ho solo VIA P.FABBRI e l'orribile OPERA BUFFA!certo pure un certo LOLLI(bolognese pure lui)era tedioso ma il suo pessimismo esistenziale nascondeva pure una certa dolcezza di sentimenti cosa che nel GUCCINI non ho quasi mai avvertito...saluti!

J.J. JOHN ha detto...

Ugo, per quanto riguarda Guccini, prova con "Signora Bovary", a mio avviso tra i suoi lavori migliori. Anche musicalmente e tecnicamente parlando.
"Scirocco", "Keaton" e "Canzone di Notte n°3" valgono una vita.
Sappimi dire
John

aliante ha detto...

Scusa John, allacciandomi al discorso Guccini, volevo un tuo giudizio su Roberto Vecchioni.

Io personalemnte amo molto il suo album "Elisir" del 76 (quello della splendida "Velasquez" per intenderci).

Comunque voglio provare anch'io ad ascoltare "Signora Bovary", perchè è un disco che non conosco bene.

Grazie.


J.J. JOHN ha detto...

Aliante, hai chiesto alla persona sbagliata. Pur ritenedolo una persona colta e simpatica non amo ne il suo modo di cantare, eccessivamente melodrammatico, ne le sue canzoni. Forse solo la prima versione di "Luci a San Siro" e qualcosa da "Samarcanda". Sorry.

ugo ha detto...

be aliante ciao son ugo se posso permettermi di esprimere un mio parere sul VECCHIONI io salverei la fase 75/78 quella che va da IPERTENSIONE-ELISIR-SAMARCANDA E STRANAMORE E ci metterei pure MONTECRISTO DELL'80 il resto non credo sia memorabile e fra IPPOPOTAMI E VARI ROBINSON credo che negli 80 sia naufragato a parte il brano che gli ha consentito la vittoria a s-remo molto bello romantico ma realistico direi uno specchio dei tempi attuali! con affetto ugo

aliante ha detto...

Ciao Ugo. Beh si, la tua analisi su Vecchioni è giusta e la condivido.

Ti consiglio di ascoltare l'intervista rilasciata da John a Radio Fiuggi.

Ha dovuto subire anche in radio l'ennesima domanda su "Parsifal" dei Pooh!

Un abbraccio.


ugo ha detto...

ma sai aliante se i pooh avessero fatto PARSIFAL che ne so nel 78/79 allora si che avremmo potuto e anzi dovuto parlare di plagio-prog o di musica fuori tempo massimo ma i POOH quel bel disco lo hanno fatto nel 73 ossia in piena era-prog e a due anni di distanza dal concerto grosso dei n.t. per cui,senza voler essere polemico,ritengo che i POOH erano POP SINFONICO(che è poi un'ala del PROG)e che una SCHEDINA limitata ai soli due loro grandi dischi poteva essere partorita ed aggiunta al resto delle schede ma io mi accontento comunque di leggere le due schede che il ns.beneamato john ci ha regalato e questo può bastarci!ciao ugo

aliante ha detto...

Eh si, le schede di John sui Pooh sono da conservare come una reliquia!
Ciao.

Anonimo ha detto...

Disco mediocre con una resa sonora insoddisfacente

Michele D'Alvano

ugo ha detto...

disco mediocre riguardo la riproposizione dei vecchi brani fatti male ed incisi ancora peggio però la lunga TRUCK OF FIRE riscatta tutto il lavoro
LE ORME un po come i POOH hanno sempre alternato brani complessi a canzoncine melodiose e furbette...chiamali fessi!
però almeno per me saranno sempre nel mio cuore come pure i vecchi POOH
poi bisogna dire pure un altra cosa che mentre i POOH negli anni 80 spedie dopo buona fortuna hanno avuto un calo artistico notevole culminato nel bruttissimo ASIA NON ASIA le ORME dopo PICCOLA RAPSODIA ad eccezione di VENERDI il loro disco piu pop si sono fermati di fare altri LP ad eccezione di qualche 45 giri per poi riprendersi con il disco IL FIUME
mentre i POOH ci rifilavano un disco all'anno e non certo un capolavoro!

ugo ha detto...

ora vi lancio un sondaggio:
ma secondo voi qual'e stato il gruppo più prog del progressivo italiano e qualdo dico piu prog intendo riferirmi ai tempi dispari come pure alla lunghezza dei brani dai dite la vostra che poi diro la mia ciao ugo

Ricky ha detto...

Indeciso tra Osanna e Banco.

Anonimo ha detto...

Da incorniciare (quasi) tutti i vostri commenti ... Nel gennaio del 1974 non c'era alcuna esperienza sulle registrazioni live, tant'è che viene considerato il primo live italiano, anche se per alcuni questo dato non è verissimo. A prescindere, qualcuno dica a Massimo Villa che il registratore era uno solo e non era nemmeno un Revox ma un Teac a 4 piste. Per ultimo, va ricordato che i campionatori non erano ancora nati, ed in 3 fecero ciò che si poteva fare. Michi aveva un organo Farfisa accanto la batteria, e Aldo una pedaliera dei bassi; come potete paragonarli alla PFM o altri Gruppi con 5 / 6 componenti ? Ma anche i paragone con gli ELP è fuori luogo: essere stati ispirati non significa voler imitare !