Marcello Giombini: Trans vita express (1974)
Marcello Giombini nasce a Roma nel 1928 e poco più che ventenne, diventa direttore del Coro dell'Accademia Filarmonica e dell‘Orchestra Sinfonica di Roma. Poi, compone musica sinfonica propria, collabora con la RCA come direttore d'orchestra finchè, nei primi anni ’60, inizia a dedicarsi alle colonne sonore, realizzandone più di 100 (solitamente “spaghetti western” o film di serie B tipo “Sexy al neon”, e “Le città proibite”).
Nel 1964, inizia ad interessarsi alla musica religiosa, intrioettando le indicazioni del Concilio Vaticano II° che, a fronte di una grave crisi delle vocazioni, invitava i fedeli ad utilizzare tutti i mezzi e le tendenze moderne possibili (musica “beat” inclusa) per riavvicinare le masse alla Chiesa.
In questo senso. fondamentale si rivela l’incontro con i Barritas per i quali il musicista scrive prima la colonna sonora del film “Su e giù” e l’anno successivo, il brano “Non Uccidere” che diventerà a tutti gli effetti il primo 45 giri di “catto-beat” italiano.
Sullo stesso filone, seguiranno l’album “La messa dei Giovani” (1966) che ottenne un successo planetario, e una cinquantina di 33 giri di cui la maggior parte a nome di “Clan Alleluia”.
Nell’ultima fase della sua carriera, Giombini si dedicò, oltre alla numerologia, all’elettronica e alla scrittura, alla stesura di 150 nuovi salmi (ne aveva già composti altrettanti tra il ’68 e il ’72) con la collaborazione di Maddalena Romeo Boni. L’opera però si fermò al 25° canto per la morte dell’autore nel dicembre del 2003.
In sintesi, possiamo dire che nei suoi 75 anni di vita Giombini fu un musicista eclettico e devoto.
Come facesse tuttavia a conciliare il “Non uccidere” (1965) con “La ballata per il pistolero” (1967), “Corri Signore ho bisogno d'aiuto" (1970) con “Le calde labbra del carnefice” (1974) o “Il Cenacolo” con “Antropophagus” (1980), questo per me resta un mistero.
Comunque, malgrado le indubbie capacità tecniche e compositive, le sue composizioni di fede “per giovani” furono sempre di una banalità disarmante e talmente elementari da risultare sorpassate non solo rispetto al contemporaneo Beat, ma addirittura al Rock’n’Roll.
Questo naturalmente ai giovani cattolici non importava nulla - l’importante era trasmettere la fede - ma anche una delle poche volte che il Maestro tentò di cimentarsi con qualcosa che non fosse il Rinascimento, i films trash, l’opera sinfonica o "il giro di Do", i risultati furono decisamente opinabili.
Ad esempio, nell’album “Trans Vita Express”, pubblicato nel 1974 dalla discogafica Pro Civitate Christiana (con testi di Enzo Barbarino) il musicista immagina che, appena dopo la morte fisica, le anime vengano traghettate nell’aldilà con un treno e nel disco, ne racconta il viaggio dalla partenza sino all’arrivo.
L’incipit è terribilmente ansiogeno e non solo per il tema trattato, ma specialmente per la tecnica utilizzata che, in una sorta di psicofonìa (per usare la definizione dello stesso Giombini), compenetrava rumori, grida, risate isteriche, sbalzi tonali e una pletora di effetti ottenuti con due sintetizzatori Arp 2600.
Molte delle parti recitate si ripetono molto e e il primo lato del disco si basa quasi esclusivamente sulle ossessive angosce dei defunti prima della partenza.
I brevi intervalli musicali che fanno da ponte ai vari ambienti dimostrano una buona dimestichezza dell'autore col mezzo elettronico ma, a conti fatti, finiscono per assomigliare tutti a “On the run” dei Pink Floyd, incisa appena un’anno prima.
La seconda parte, che racconta il viaggio del treno e il suo avvicinamento al "mondo dei più" , segue lo stesso andazzo con in più un finale per chitarra e voce femminile, sempre strutturato su giri armonici piuttosto scontati.
Inutile ribadire che la tecnica della narratio era molto comune negli anni ’70 (da Gaber ai Pholas Dactylus) e il “tape sound” era già stato abbondantemente utilizzato sin dai tempi dei Moody Blues, dagli stessi Floyd, Small Faces e a casa nostra, dal primo Battiato.
Il solo encomio che farei al Giombini è per l'aver creato un buon phatos sonoro, ma io sono dell'avviso che quando si partorisce un disco per una sola conventicola, anche quel poco di originale che vi potrebbe essere rimane comunque trascurabile.
Come per tutta la musica religiosa “giovanile” italiana dagli anni ’60 in poi,anche “Trans Vita Express” resterà isolato nei soli ambienti cattolici e pur presumendo che fosse vagamente innovativo, lo fu solo per quell’ambito.
Non certamente al di fuori dove l'avanguardia era già avanti anni luce.
21 commenti :
Forse nel 74 manca l'album di Tony Esposito. Io ho una ristampa in cd in cui c'è scritto che Tony registrò l'album nel 1974. A te JJ risulta diversamente? alex77
Naturalmente non sono d'accordo con quel che scrivi :-)
Innanzitutto, pur se il Giombini fu sinonimo di musica Cattolica e Messe Beat, il lavoro in oggetto non c'entra nulla con tutto ciò e dubito fortemente sia circolato in simili ambiti. Ricordo invece che al tempo fu pubblicizzato su riviste del tipo il Giornale dei Misteri...
Poi sono in totale disaccordo quando affermi che l'avanguardia (qualsiasi cosa significhi questo termine) era anni luce avanti. AL contrario, con le commistioni di tecniche di cut-up e musica elettronica, si anticipa in modo clamoroso (e certamente casuale) certa scena "industrial" degli anni 80 (p.es. gente del tipo Nurse with wound e Hafler Trio). Questo é stato riconosciuto perfino da un raffinato intenditore e collezionista progressive del calibro di Steve Stapleton, ossia mr. Nurse with Wound, che ha inserito Trans Vita nella lista "infame" dei suoi dischi preferiti di ogni tempo!
Detto quanto sopra comunque spezzo una lancia a favore di coloro a cui questo disco può parere brutto se non addirittura inascoltabile: come tutte le opere "disturbanti" o piace o non piace, senza mezzi termini. Chiaramente io faccio parte del gruppo, assai ristretto credo, a cui piace.
Mi sembra che il primo lavoro di Tony Esposito fosse del 75, ma posso anche sbagliare.
In compenso fra le opere del 74 non recensite dal buon JJ mancano "Lassa sta la Mia Creatura" del Canzoniere del Lazio (bellissimo!) e l'ottimo "Essenza" di Claudio Rocchi.
Mancano anche i Bauhaus (disco uscito postumo ma registrato nel 1974), i Crystals, Rosso Napoletano (come dicevano), Il miele dei pianeti le isole le api (e non Essenza, dell'anno prima) e molte altre cose. Tra queste mi chiedo il perché della mancanza di Anima Latina di Battisti. Forse solo perché non lo consideri prog?, ma vedere Alberomotore, Franco Maria Giannini, Salis e non Anima Latina .....non chiarisce molto.
Regolo, per cominciare dubito che un disco pubblicato dalla PCC di Assisi non circolasse in ambienti cattolici e inoltre, lo assimilerei ad un discorso di fede sia per il linguaggio, sia nel momento in cui si parla della vita oltre la morte ("tutto continua...").
Che poi McKenzie o Stapleton lo annoverino tra le loro preferenze musicali e ideologiche sono fatti loro: a casa mia il cut-up è cominciato con Stockausen nel '56.
Comunque ti confido che a me "Trans Vita" ha colpito molto, sia per essere pefettamente riuscito a comunicare la sua dimensione ansiogena, sia per il suo incipit. Capisco quindi che, per questi stessi motivi possa piacere ad altri.
Per contro l'ho trovato prolisso e noioso e credo che già un Battiato fosse già abbondantemente oltre queste sperimentazioni.
Cmq, grazie per avermelo segnalato. Come vedi presto molta considerazione ai miei affezionati lettori :-)
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"Rosso Napoletano" è del 1975 e le mie schede si basano sull'anno di pubblicazione.
Per il "Canzoniere" vedrò di darmi una mossa e Rocchi, beh, non ho recensito nemmeno il "Volo magico 2".
Cercherò di fare uno sforzo perchè "Essenza" è un bel lavoro, anche se il movimento non la vedeva proprio così.
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Bauhaus, Crystal sono dischi postumi... è un discorso a parte e in ogni caso, non dovrebbero entrare in una classifica ponderata del '74: non esistevano.
"Anima latina" me lo metto in capitolato, ma non aspettarti che mi spertichi di lodi.
Salis, Alberomotore & co, entrano in gioco anche perchè, Prog o meno, Classic Rock strizza l'occhio al mercato del collezionismo discografico e soprattutto ai suoi utenti.
Prima di acquistare un CD o spendere un capitale per un vinile, credo sarebbe il caso di sapere a cosa si va incontro.
Ancora una cosa: Moludd, quali sarebbero secondo te le "molte altre cose" che mancano?
Almeno mi faccio una lista di "to do", ma non mettermi "Loy e Altomare", "Hero" o il "Segno dello Zodiaco" perchè non li recensisco.
Almeno per ora.
Come mai non prendi in considerazione gli HERO? Mi pare che abbiano fatto un lavoro più interessante degli Atlantide, altro gruppo di italiani emigrati in germania che tu hai recensito poco tempo fa....non sono un gruppo valido per te JJ?
alex77
In buona parte roba che, dico sinceramente, non ho ascoltato e quindi non so di cosa si tratti. Probabilmente esclusi perché prevalentemente cantautori: Aulehla & Zappa, il primo di Branduardi, l'omonimo di Claudio Fucci, Infinite Fortune di Oscar Prudente. O forse più jazz che rock: il disco dei Spirale e Ictus di Andrea Centazzo.
Certo, non molti, ma sono dentro o fuori?
Dunque: gli Hero me li hanno consigliati, ma sono davvero troppo marginali anche per i miei amici tedeschi.
Però effettivamente mi stuzzicano. Quasi quasi...
Quelli che mi menzioni Moludd esulano un po' dal racconto di Classic Rock.
Infinite Fortune è splendido ma a questo punto dovrei recensire anche i primi di Fossati.
Stessa cosa Branduardi: lo citerò storicamente, ma da lì a recensirlo comporterebbe fare un discorso molto più ampio che, al momento, non posso sostenere.
Grazie comunque dei consigli.
Ciao JJ:
in Germania, per quello che hai potuto vedere tu, apprezzano il ns. progressive-rock? Ed in particolare, cosa pensano di un personaggio come Battiato?
E' una mia curiosità, visto anche il grande movimento rock che hanno avuto i tedeschi già a partire dalla fine dei 60, mi interesserebbe sapere com'è stata accolta la ns.scena musicale dei 70.
Grazie, alex77
In Germania apprezzano molto il nostro Prog, ma sono meno feticisti di noi e, soprattutto, ci sono meno "furbi" tra i venditori di vinile raro: si basano sul "Record collector" e hanno dei cataloghi di riferimento.
Sono stati i tedeschi, ad esempio a far crollare il prezzo degli "Atlantide" quando scoprirono di averne i magazzini pieni.
Non hanno fatto come certa gente che aveva trenta copie di Jacula e le ha immesse sul mercato una alla volta come si fa col caviale.
Capsci la differenza?
Ovvio, là impera il Kraut, ma sarei davvero curioso di vedere a quanto venderebbero una copia dei "Hero". Se solo la trovassero.
Io sono "contro" i prezzi gonfiati dei collezzionisti che trovi ai mercatini...quello di Genova che frequento ogni tanto ha come ospiti anche i Tedeschi...ma i prezzi sono gli stessi degli Italiani...ciao
Taz,
occorrerebbe analizzare davvero quali sono i "prezzi veri" sulle basi del mercato attuale.
E-Bay, in questo senso, credo sia un buon riferimento.
Per il resto, io stesso non riesco più a capacitarmi di nulla.
Da Classic Rock fornisco riferimenti più onesti possibile ma di più, davvero, non riesco a fare.
JJ non ti conosco di persona ma so...quanto vali come uomo.Ciao
Grazie Taz, infinitamente.
... e allora un giorno che spero sia molto vicino, ci facciamo una bella chiaccherata passeggiando per Genova, città che non solo adoro e conosco a memoria, ma fa proprio parte del mio Dna.
Magari da Piazza de Ferrari a Caricamento e poi su da via del campo e Via di Prè fino a Principe. E' sempre stato il mio tragitto preferito da quando ero ragazzino.
Vorrei lasciare un commento su questa scheda di J.J. John, non per esprimere valutazioni su Transvitaexpress, ma per criticare la fuorviante biografia fornita sul compositore Marcello Giombini.
Era opportuno che John si limitasse alla recensione dell'LP.
Infatti ho l'impressione che abbia voluto fornire una biografia dell'Autore a tutti i costi, senza avere sufficienti conoscenze.
Sarei curioso di sapere, ad esempio, quanti brani John è in grado di citare del lavoro fondamentale di Giombini, i "Salmi per il nostro tempo".
John non conosce certo molto di quanto emerso dal Concilio Vaticano II riguardo alla musica sacra. Diversamente non avrebbe fatto certe affermazioni, queste sì "banali" e pure erronee. Giombini fu tra l'altro aspramente criticato dai tradizionalisti per le sue composizioni in ambito liturgico.
Le informazioni di John su Giombini sono poi una brutta sintesi di quanto reperibile su wikipedia.
Altra banalità pseudomoralistica di John è la sarcastica allusione al fatto che l'opera di Giombini ha spaziato dalla musica sacra al soundtrack pornosoft. Lo stesso biasimo è stato però già espresso a suo tempo da qualche monsignore.
Che le sonorità di Giombini non siano una rivoluzione in campo musicale è certamente vero, come è vero che Giombini non ha mai voluto essere un musicista d'avanguardia (si veda quanto scrive sul suo sito riguardo alla "musica contemporanea").
Questo non toglie che fu ad ogni modo un grande e convinto innovatore nel campo a lui più congeniale.
A distanza di 44 anni, molti si ricordano e ancora reinterpretano la sua Messa dei Giovani del 1966. In ambito liturgico taluni suoi canti di oltre 40 anni fa sono ancora conosciuti e cantati da milioni di italiani: chi non conosce "Quando busserò", cantato durante le esequie?
Anche per Giombini sarà il tempo a pronunciare un giudizio definitivo.
P.S.
Ad ulteriore dimostrazione di quanto John conosca la musica di Giombini, lascio qui il link su YouTube della canzone "Ballata per un pistolero", che cita come contraddittoria all'altra canzone "Non uccidere"
http://www.youtube.com/watch?v=8sScoUexk38
Un mio affezionato lettore ha ritenuto “Trans vita express” uno dei migliori album del’74 quindi ho ritenuto cortese recensirlo, anche se per nulla attinente a questo sito.
In questo senso, ammetto di aver faticato nello stilare la parte biografica che comunque, detto per inciso, è comune a tutte le recensioni di Classic Rock.
Da lì però a giudicarla "fuorviante" o una brutta copia di Wikipedia, lo trovo scorretto e malevolo, essendomi personalmente basato su tre fonti bibliografiche, altrettante interviste all’autore nonché, sul suo sito personale.
Ammetto una certa coazione alla sintesi, ma la scheda verteva su un lavoro decisamente particolare dell’opera di Giombini e ciò penso mi esima dall’elencare quanti salmi vecchi o nuovi io conosca.
Del “Concilio” mi premeva sottolineare non tanto la sua posizione sulla musica sacra che è off topic, ma il suo incoraggiamento a una maggiore “partecipazione assembleare attiva” (parole dello stesso Giombini) da parte delle masse giovanili: la stessa che poi è entrata nella cultura e nella storia contemporanea a partire dalla metà degli anni ’60.
Mi chiedo se questo sia “banale” o “erroneo”.
Musicalmente poi, le mie osservazioni non riguardavano il dibattito interno alla chiesa cattolica tra modernisti e tradizionalisti.
Esse erano volte esclusivamente a non confondere la derivatività della “musica di fede giovanile” post ’66 o “ad uso liturgico” (cfr: Giombini) con le espressioni più antagoniste del Rock, del Beat e del Prog.
Per quanto riguarda l’accostamento tra sacro e “pornosoft”, si sappia che non è stato solo “qualche monsignore” a rilevarlo, ma anche autorevoli scrittori laici in tempi molto più recenti: ad esempio, il mio collega Alessio Marino che chiese quelle stesse delucidazioni a Maddalena Romeo Boni, non ottenendo curiosamente alcuna risposta (“Beati voi - Vol.1”, Beat Boutique edizioni, 2007).
Respingo pertanto l’accusa di “pseudomoralista”, aggiungendo che la Boni poteva anche essere meno evasiva.
Comunque, ringrazio per aver precisato che uno dei miei tre paralleli era prescindibile, ma volendo, posso aggiungerne altri.
Infine, non metto in dubbio che Giombini non fosse un “musicista d'avanguardia” (come confermò egli stesso), ma un “grande e convinto innovatore nel campo a lui più congeniale”.
Solo nel suo però.
Annevarare “Transvitaexpress” nel Prog o la “Messa dei giovani” nel Beat, quello si, è degno di tutti gli svilenti aggettivi che il lettore anonimo ha riservato al mio lavoro.
Vorrei ripetere (anche se già chiaro) che la critica da me espressa ieri verso la scheda di John non era volta a propugnare l'inquadramento delle composizioni di Giombini in una o altra tendenza musicale, sia essa il beat, il progressive, il rock o non so quale altra.
Sul punto non posso che cedere il passo a John, la cui indubbia competenza bene emerge dai suoi scritti.
Ma è' proprio questa valente statura che rende imperdonabile la baldante sicurezza esibita nell'esprimere una preconcettuale e un poco altezzosa valutazione negativa su un'autore superficialmente conosciuto.
Purtroppo i pregiudizi regnano ovunque ...
Quando le mie analisi vengono condivise, allora sono un critico “indubbiamente competente e di valente statura”. In caso contrario, baldante e altezzoso. Fin qui, devo rassegnarmi.
Però, che mi si dia del “prevenuto” senza neppure argomentare le mie spiegazioni, questo lo trovo scorretto, specie se le critiche mi vengono mosse in forma anonima.
Gradirei per questo post il ripristino di un dibattito più diadico, com'è normale per questo sito.
Sperimentazione da convento, mai tollerato
Michele D'Alvano
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