Patti Smith: Twelve (2007)

summer 2010Io per natura sono un tipo pigro e, ultimamente con l’età, anche un po’ orso. Arrivo tardi sulle novità e non potrei definirmi molto milanese in questo senso.
Sempre più devo aspettare stimoli indipendenti dalle mie ricerche ed ecco che qualche giorno fa incappo in un disco del 2007 che già sicuramente tutti conosceranno e che per me invece è stata una sorta di miracolo.

Si tratta di “Twelve” di Patti Smith.
Evidentemente una raccolta in cui la Patti si diverte a comunicarci la sua visuale del rock con tutta la sua intensa classe di interprete.

Onestamente non sapevo nemmeno che esistesse.
L’ho scoperto in rete mentre stavo cercando qualche esecuzione alternativa di “Changin of the guards” di Bob Dylan. Brano che adoro.
Che ti trovo?
Un intero disco di covers targate Patti Smith che, oltre alla canzone del menestrello di Duluth, ci mette anche “Are you experienced” di Hendrix, “Everybody wants to rule the world” dei Tears for Fears e “Pastime Paradise” di Stevie Wonder.
Mica finita!
Ci sono anche “Gimme Shelter” degli Stones che io conservo come un gioiello nella versione dei Grand Funk Railroad, “White rabbit” dei Jefferson Airplane, “Smells like teen spirit” dei Nirvana e “Whithin without you” dei Beatles!

Non solo la “storia del rock” insomma, ma un percorso musicale consapevole ai confini dell’anima selezionato da una delle più grandi personalità che il rock abbia mai avuto.
Altro che "mondiali del calcio!
Qui si parla di emozioni fortissime!

Solo a guardarne la scaletta rimango basito e subito mi assale la curiosità su come questa fenomenale donna abbia interpretato quei capolavori che ha selezionato di persona.
La “sacerdotessa del punk”, una ragazza che ha subito un dolore tremendo quale perdere il suo compagno (Fred “Sonic” Smith degli MC5) in giovane età, che ha continuato a fare il suo mestiere contro tutto e tutti e che ora, a 64 anni si misura con certi monoliti del rock che farebbero rabbrividire qualunque spocchioso mocciosetto da reality show.

world cup 2010Ci riesce alla perfezione. E ve lo spiego io l’arcano.

Per fare Rock’n’Roll, per riproporre coscientemente il suono di un malessere generazionale (“Gimme Shelter”), degli acidi che ti sovvertono il Dna (“White rabbit”, altro che anfe da dilettanti), di certe esperienze esotiche (“Within, Whithout You”), delle lotte dei fratelli neri (“Pastime Paradise”), dei suoni del vento nelle immense praterie di Tulsa o di Laredo (“Helpless” di Neil Young), delle nuove frontiere del suono e della società (“Everybody wants to rule the world”), bisogna aver fatto un percorso.
Bisogna aver interiorizzato tutto ciò quelle note hanno significato e provocato nel corso di lustri di storia.

Occorre astrarne il profumo della vita e accettarne il sacrificio della morte: il terribile prezzo del progresso che anche il Rock’n’Roll ha dovuto pagare per migliorare questa società.
E Patti Smith di dolori ed intensità ne sa qualcosa.
E ci parla diritto al cuore.

E sin dal primo brano, quello di Hendrix, si rimane stupiti non solo per quella sequenza di note che ci chiede: "ma tu... sei pronto per fare una grande esperienza?", ma anche per l’azzeccatissima scaletta succesiva, che esige un profondo coinvolgimento in mondi misteriosi.

La musica e gli arrangiamenti in se non sono nulla di particolare, ma non è questo il punto.
Il punto è che dal primo istante del disco, sapremo di poter affidare le nostre orecchie e la nostra anima all'esperienza di una delle interpreti più attendibili che siano mai esistite nell'universo del Rock.

Non aggiungo altro. Anzi, no.

Ricordatevi di caricare “Twelve” sulla vostra chiavetta USB, sul vostro Ipod, duplicatevelo, acquistatelo, clonatevelo, fate come ritenete giusto. Ma tenetevelo appresso.

Poi, in una bella situazione in agosto, magari verso le quattro di notte, su una spiaggia deserta (o nel vostro bilocale di città, come il mio) con la persona che amate, spogliatevi di tutte le vostre inibizioni, paure, pensieri, progetti, e lanciatevi in un sabba meravigliso ascoltando “Gimme Shelter” o “White Rabbit”.

Immaginatevi su quello scoglio dove la modella dei Jefferson Airplane mimava la voce di Grace Slick e A.M.A.T.E.V.I. col massimo godimento reciproco sino al mattino.
Non avete una/un partner, chissefrega. Cosa c'è di meglio dell'Estate per trovarne uno/una?

Questo è quello che JJ vi augura per una meravigliosa stagione sensazionale.

Noi, ci sentiamo a settembre più progressivi che mai.

Un caro abbraccio.

JJ

4 commenti :

V I K K ha detto...

Io già lo conoscevo e non mi dispiaceva affatto... anzi!

una buonissima estate anche a te, noi ci vediamo prossimamente.

Daniel ha detto...

E i poveri single che dovrebbero fare? Basta con questo razzismo! Ahah, naturalmente scherzo, JJ :)
Conoscevo già la cover di Changing Of The Guards, secondo me l'ultimo colpo di coda del vero Dylan, ma il resto dell'album non l'ho mai sentito. Dopo questa segnalazione così entusiasta non posso che procurarmelo al più presto.
Buone vacanze!

J.J. JOHN ha detto...

@ Vikk,
noi ci vediamo prossimamente si, come no. Marina ha già preso l'abito. Ovviamente strafigo!
Sono già commosso adesso! Huh!

@Daniel:
ti ricordi quel pezzo dei Lovin Spoonful "Summer in the city"?
"C'mon, C'mon and find a girl in the summer in the city?"
Su, coraggio!

Cmq, di "Street Legal" che anch'io reputo l'ultimo colpo di coda del Maestro, adoro alla follia anche un brano che si chiama "Baby, please stop crying".
Non so perchè, ma mi aveva colpito il fatto di essere un blues troppo veloce o un rock troppo lento...
Solo Dylan riesce a fare queste cose.

Io probabilmente andrò con Marina sulle alpi Bavaresi.
Ci spoglieremo nudi su un ghiacciaio eterno e ci faremo uno speedball ascoltando i Grand Funk e l'"Architrave Indipendente".
Non siamo mica dei dilettanti ... noi ...

Anonimo ha detto...

Di Patti Smith il mio disco preferito è Easter del 1978 .

Notevoli anche i precedenti Horses e Radio Ethiopia .

Discreto Wave del 1979

Michele D'Alvano