Arcade Fire: Milano, Arena Civica, 05.07.2011
SERIE: I CONCERTI DI JOHN
CRONACA SEMISERIA DI UN CONCERTO MOLTO ASSETATO.
“Ciao JJ, ho un biglietto per gli Arcade Fire, vieni? Semmai mi offri una birra”
“Ah, caspita, vengo si!”
Ed eccomi col mio caro amico a prendere una birra in Brera e verso le nove di sera al Parco Sempione in direzione Arena di Milano.
Biglietti alla mano, “tribuna”, euro 40 cad. Che non è poco anche se si considera comprensivo di un 12-15% di prevendita che ti fa girare non poco le scatole.
Primo: perchè non te la restituiscono se il concerto va a all’aria. Secondo perchè sei praticamente obbligato a pagarla visto che nel 99% dei casi i botteghini non servono più a nulla.
Comunque sia, arriviamo davanti all’Arena Civica e scorgiamo una fila immensa di futuri spettatori che in modo ordinato e composto, aspettano di entrare dagli unici due strettissimi ingressi aperti per il parterre.
Io e il mio compare ci mettiamo a sghignazzare: “tanto noi siamo in tribuna, ha, ha... fatevela voi la fila, ha.. ha.”.
Peccato che per accedere alla tribuna ci fosse poco più in la un’altra coda, ancora più gigantesca della prima: almeno 200 metri di gente (non esagero) che lentamente si dirigeva questa volta verso l’unico ingresso aperto per la tribuna. Altro che sghignazzate.
Risaliamo il fiume umano e ci troviamo praticamente all’ingresso del parco.
Fortuna volle che qualcuno dell’organizzazione decide di aprire finalmente un secondo cancello e la tortura si dimezza.
Becchiamo un posto centrale sulle storiche gradinate della location - inaugurata nel 1807 nientemeno che da Napoleone - e ammiriamo lo stupendo palco su cui già da un pezzo stanno suonando i White Lies: un misto tra gli Interpol e Billy Bragg.
Intanto il mio occhio clinico adocchia nel prato un bel bar (anzi due), il gazebo del merchandising delle star della serata e soprattutto, una specie di postazione che vende dischi! La ressa però è notevole e decidiamo ingenuamente di farci un salto dopo.
Gli Arcade Fire cominciano puntualissimi e per me che non li conoscevo, si sono rivelati una piacevole sorpresa.
Tre giganteschi schermi di cui due più piccoli in altro e uno enorme in mezzo fanno da cornice ai ragazzi che sono in forma smagliante.
Le immagini mischiano video pre-prodotti di sapore psichedelico e al live set: davvero una bella trovata.
Il parterre (il prato insomma) contiene almeno 2500 persone di cui perlomeno la metà ha il telefonino acceso per catturare un ricordino della serata. Ottimo.
Mi ricordo il concerto dei Kraftwerk a Torino dove c’era più security che spettatori e per fare uno straccetto di ripresa dovevi essere uno 007...
Verso la mezz’ora del concerto però, malgrado l’indubbia bellezza dello spettacolo, comincia a venirci una fastidiosa sete boia. In tribuna ci sono si dei venditori con le loro casse termiche piene di birra che passano tra il pubblico, ma io 5 euro e cinquanta per una lattina di Pe**ni non li pago manco morto. Soluzione: si va al bar del parterre dove nel frattempo non c’è quasi più nessuno.
Del resto, penso io, i prezzi del biglietto sono identici sia di qua che di là, per cui basterà mostrare il biglietto alla security, dire loro che vado un momento al bar per prendere due freschissime birre alla spina per poi tornare disciplinatamente al mio posto. Come no...
“Lei non può entrare nel prato!” “Come scusi?” “Lei non può entrare nel prato.”
“Ma guardi che vado giusto a prendere due birre poi torno. Vuole che le lasci un documento?”
“Lei non può entrare nel prato!!!.” Arjdaie! Ma sa dirmi solo questo lei?
Non cosa avrei fatto se fossi stato più giovane, ma di sicuro non sarebbe finita lì. Però tra l’altro ho anche una gamba un po’ malandata e quindi sono anche militarmente poco efficace. Insomma: niente birra.
Tentativo ad un altro cancello: stessa risposta. Morale: becchiamo un ragazzo gentilissimo al di là delle sbarre e finalmente possiamo goderci lo show idratati a dovere.
Quindi: per chi va a vedere il Milano Jazzin Festival che durerà ancora a lungo, sappia che a patto di cambiamenti: sulle tribune ci si siede ma non si beve. Sul prato si beve ma non ci si siede. A voi la scelta. (P.S.: e ricordatevi l'anti-zanzare!!!)
Sugli Arcade Fire nulla da dire: bravissimi. Un bell’organico, un muro sonoro impressionante e una vitalità da far invidia ai Modena City Ramblers di quindici anni fa.
Alla lunga però, ho scoperto che non è il mio genere: da buon progressivo amo ascoltare centomila note in maniera compattata, non tre accordi espansi fino alla saturazione.
Questa però è solo una mia personalissima opinione.
Per il resto, una lunga e felice carriera agli Arcade Fire e davvero tanti complimenti alla band!
All’organizzazione, un bel cartellino giallo.
1 commento :
Gruppo interessante
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