Claudio Lolli: Ho visto anche degli zingari felici (1976)

Ho visto anche degli zingari felici
Nella seconda metà degli anni Settanta , quelli che il milanese Gianfranco Manfredi definìzombi proletari”, erano invece per il cantautore bolognese Claudio Lolli, “zingari felici” Due modi cioè per evocare gli stessi soggetti politici ma con un taglio completamente diverso. Cupo e rassegnato per Manfredi che duramente provato dalla pesante débacle del Parco Lambro, celebrò in Zombie di tutto il mondo unitevi la morte dei Movimenti storici e dei suoi protagonisti; lucido e possibilista per Lolli che in quel cambio della guardia tra vecchie e nuove pratiche alternative vi lesse nuove prospettive rivoluzionarie, condensate appunto nel suo storico Lp Ho visto anche degli zingari felici

E non fu una contraddizione perché, mentre nella città più industrializzata d’Italia la riconversione padronale aveva violentemente azzerato la lotta di classe costringendo il contropotere all’arrocco o alla clandestinità, nella Bologna di metà decennio sbocciava invece un modello associativo del tutto nuovo, il Movimento del ’77: vivace miscuglio di spontaneismo freak, dogmatismo post-operaista e ribellismo sottoproletario con ampie componenti anarco-nichiliste. Un’orda antagonista il cui spirito dissacratorio centrifugava senza troppi complimenti Tristan Tzara, Majakovskij e il Punk, ma pur sempre nella consapevolezza di svilupparsi in una delle città più rosse d’Italia

Con queste premesse, è logico che la produzione culturale della Bologna post-76 fu quantomai articolata e mista: Radio Alice, il rock demenziale degli Skiantos, il Punk puro dei Gaznevada e quello emiliano-romagnolo dei CCCP, i violenti scontri del marzo 77 e gli strali dei Raf Punk contro il concerto gratuito dei Clash in Piazza Maggiore tre anni dopo. Il tutto passando per un’infinita serie di dibattiti, iniziative e disobbedienze diversificate

Recensione Ho visto anche degli zingari felici
FOTO: Angelo Aldo Filippin
Tutto ciò che avvenne però dopo la pubblicazione di Ho visto anche degli zingari felici (titolo mutuato da un film jugoslavo del 67), l'allora ventiseienne Claudio Lolli non poteva saperlo. Al limite poteva solo immaginare che quello strampalato coacervo di gente che si "rotolava per terra, faceva l’amore e si ubriacava di luna", avrebbe comunque prodotto qualcosa di buono
Ne fu anzi convinto, e da quella situazione ricavò il suo capolavoro: registrato ai Sax Studios di Milano, pubblicato dalla EMI italiana il 7 aprile del 1976, e venduto al prezzo politico di 3.500 lire contro le 5.000 standard. 

Accanto a Claudio, quattro membri del Collettivo Autonomo Musicisti Bologna: il chitarrista Roberto Soldati, il fiatista Danilo Tomassetta, il bassista Roberto Costa e l’ex batterista dei Tubi Lungimiranti Adriano Pedini, questi ultimi due futuri Orchestra Njervudarov.

l nuovo album di Lolli arrivava a due anni di distanza da Canzoni di Rabbia, ma a differenza del suo predecessore predilesse una dimensione musicale collettiva e più moderna, tanto che qualcuno vi scorgerà frammenti di jazz e persino di progressive.

In più, si espansero anche le tematiche: prima imperniate su un solo sentimento (la rabbia, appunto), e ora estese consapevolmente ad analisi politiche e alla critica storica: la strage dell’Italicus (Agosto), la necessità dell’opposizione totale all’ipocrisia dei potenti (Piazza bella piazza, La morte della mosca), nonché di una nuova cultura che fosse organizzazione e comunicazione ancor prima che ideologia (Anna di Francia). 

Ho visto anche degli zingari felici
BOLOGNA, MARZO 1977
Ma fu la title track il vero gioiello del disco: undici minuti di versi e musica divisi in due parti (Introduzione e conclusione) che racchiudevano l’intero Lp a mo’ di concept album
Un brano formidabile che non visse solo del suo phatos poetico , ma catapulterà nel futuro almeno trent’anni di antimperialismo

 "É vero che abbiamo bevuto il sangue dei nostri padri e non risciamo a vedere la luce /. È vero che non riusciamo a parlare o parliamo troppo / Ma è anche vero che non vogliamo pagare le colpe di chi non ha colpa e preferiamo morire piuttosto che abbassare la faccia / [Quindi], riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l'abbondanza"

Questo cantava Lolli nella primavera del 1976, madido evidentemente di speranze e fiducia

La storia però andò diversamente, e dopo tre anni in cui, pur se tra problemi di organizzazione e compattamento, Bologna fu l’epicentro della creatività italiana, il 2 agosto 1980 una nuova strage colpì vigliaccamente la sua stazione ferroviaria e l’Italia democratica tutta, spostando nuovamente il conflitto sul piano militare.  
Ma quella volta, le "mosche" che sopravvissero, avrebbero venduto cara la pelle..

31 commenti :

ugo ha detto...

be certo è risputo che questo disco èda sempre considerato il suo capolavoro ma io gli preferisco quello successivo pur esso imperniato di jazz-rock sto parlando di "disoccupate le strada dai sogni" e il primo "aspettando godot"magari più intimista ma dove si avverte la vera poetica del cantautore e comunque grazie john per averci regalato questa ulteriore scheda! ciao ugo
o

Antonio ha detto...

Analisi straordinaria... come sempre! Volevo anche dire che quella mancata "necessità di organizzare e comunicare ancor prima di colpire" fu oggetto di una delle critiche di Toni Negri al movimento del ststtantasette.... o sbaglio john?

JJ John ha detto...

No, non sbagli. A posteriori Negri pose l'accento sul fatto che, per essere efficace, l'enorme poliedricità del Movimento 77 avrebbe avuto (forse) bisogno di una maggiore organizzazione a monte delle pratiche rivoluzionarie. O di una prospettiva comune che ne omogeneizzasse tutte le sue ramificazioni.
Così però non fu: non ci furono il tempo o le opportunità per farlo. La repressione fu molto forte, e alfine prevalse uno spontaneismo non coordinato o comunque troppo individualista.
Non sta a me giudicare quel momento storico, ma almeno qualcuno la testa la alzò.

Pietro55 ha detto...

Schivo e malinconico. Io lo preferisco chitarra e voce.
Sarà perché l'ho visto diverse volte dal vivo, e in una di esse ('73?) mi fece pure tenerezza.
Se ne stava seduto in un angolo del palco e quasi sussurrava, accompagnandosi con la
chitarra.
"Apettando Godot" e "Zingari felici" sono i miei preferiti.
Bellissima recensione.

UGO ha detto...

mentre i miei preferiti pietro sono: ASPETTANDO GODOT e DISOCCUPATTE LE STRADE DAI SOGNI

claudio65 ha detto...

Complimenti a J.J. per aver inserito nel blogspot questo grande disco di musica politicamente e civilmente impegnata. La title track è sempre stupenda e non invecchia mai. Si può essere o non essere d'accordo con il contenuto delle liriche di Lolli, ma questa è grande musica a prescindere.
Riguardo al movimento del '77, io all'epoca avevo solo dodici anni ed i ricordi sono confusi. La mia impressione è che quel movimento non abbia saputo (o voluto) cogliere quei cambiamenti epocali che stavano smontando la vecchia struttura sociale del nostro paese e che, forse, solo Pasolini aveva intuito nei suoi scritti. Un certo tipo di società basata sulla divisione in classi era già morta. L'omogeneizzazione delle persone eterodiretta dalla pubblicità televisiva e dal consumismo aveva già eroso - per non dire divorato - la cosiddetta "coscienza di Classe", a cui si sarebbe ben presto sostituito un solidarismo indistinto ed onnicomprensivo. Come scrisse Pasolini in uno dei suoi formidabili "Scritti Corsari": "L'ambizione attuale delle classi subalterne è di assomigliare il più possibile ai rappresentanti classe dirigente." Pasolini scrisse queste cose nel 1973, quattro anni prima del 1977 e ventuno anni prima della "discesa in campo" di un recente ottuagenario. Forse, il tragico fallimento di quel movimento si spiega anche in questo, oltre che in una sciagurata ed autodistruttiva scelta di un confronto militare con il Sistema.

Le note di Euterpe ha detto...

Ciao John, bella analisi (sociale e musicale). Aggiungo che il disco successivo, "Disoccupate le strade dai sogni",fotografa ancora di più di questo la realtà di quegli anni (anzi di quell'anno: una canzone, "I giornali di marzo", ha nel testo proprio i titoli dei giornali del marzo 1977). Inoltre volevo farti notare che a proposito del 1977 c'è anche una canzone di De André e Bubola tratta da "Rimini" che si intitola "Coda di lupo" e che racconta la storia di un indiano metropolitano (con alla chitarra elettrica, a proposito di prog, un certo Marco Zoccheddu....); in una strofa si racconta anche la contestazione di Lama all'Università di Roma. Ma c'è un altro cantautore, Stefano Rosso, che racconta lo stesso periodo in "Bologna '77". Infine cito Finardi, che in "Cuba" nel 1978 cerca di trarre un bilancio di un intero periodo. Be' se non altro, oltre a tante lotte, quegli anni anno prodotto bella musica.
Vito

JJ John ha detto...

Grazie Vito. Prima o poi potremmo fare uno special di canzoni sul 77 che se vogliamo fu il più complesso di tutti i Movimenti antagonisti e quello di più difficile lettura.
Per quanto riguarda Lolli in effetti "Zingari" fu più che altro un album anticipatorio rispetto al 77 vero e proprio, ma a parte la sua straordinaria lungimiranza, fotografò perfettamente il passaggio tra due momenti storici: quando cioè, come dice Claudio 65, un "solidarismo indistinto e omnicomprensivo" sostituì la lotta di classe e tutto quanto vi era stato organizzato intorno a livello libertario.

Raffaello 58 ha detto...

Disco imprescindibile in assoluto del periodo d oro della musica italiana. Conservo ancora la copia in vinile con la scritta del prezzo imposto al pubblico.Ricordo un suo concerto al Palasport di Firenze pieno come un uovo e con tanta gente rimasta fuori. Oggi quanta gente richiamerebbe un suo concerto? Sono in sintonia con Ugo per quanto riguarda Disoccupate....disco musicalmente più progressivo di questo e poi contiene la splendida Da Zero e dintorni per me la sua canzone più bella. Un cordiale saluto a tutti gli appassionati Raffaello 58

Pietro55 ha detto...

Patrizio Fariselli, un po' di tempo fa, diceva che gli Area non avevano mai sposato un'ideologia precisa, perché "le ideologie quando diventano reali hanno la brutta tendenza di trattare molto male i dissidenti."
Qualcun'altro (la maggioranza dei gruppi) pensava solo alla musica, ma era attento ai bisogni della gente. Ed era innegabile che, in un modo o nell'altro, si voleva migliorare la qualità della vita.
In tanti hanno alzato la testa ed , alla fine, eccoci in questa bella società.

JJ John ha detto...

Però Sia ben chiaro Pietro: se siamo in questa "bella società" come la chiami tu, NON è stata colpa di chi ha alzato la testa allora con coraggio, abnegazione e a volte rischiando anche la sua stessa vita. E' semmai colpa di chi non ha alzato la testa nè dopo nè lo fa adesso.
E per chi non è d'accordo, stasera c'è sempre lo special su Mogol.

Pietro55 ha detto...

Io volevo dire proprio quello ma, forse, non sono riuscito a spiegarmi.
Quindi onore a chi ha alzato la testa, mentre di Mogol posso solo dire che non è il mio tipo.

Anonimo ha detto...

Un carro armato nel cantro di bologna... pazzesco.

ugo ha detto...

eh si era quello il periodo delle stragi di stato e delle lotte di classe oltre che della contrapposizione destra/sinistra!
ma su questo spero che john ci dia una risposta più esaustiva essendo lui un grande storiografo e non solo della musica ma specie delle vicende politiche di quegli anni................giusto JOHN?
ciao ugo

n.b. come puoi vedere riesco a scrivere bene pure in minuscolo anche se a volte scrivere maiuscolo mi dà più soddisfazione!

Pietro55 ha detto...

Ma non scrivi in "maiuscolo" da un pezzo, ormai, Ugo. Da quando "qualcuno" ti ha "consigliato" di non farlo più. O mi sbaglio?

ugo ha detto...

no pietro non ti sbagli però sai come funziona che a volte quando intendo lasciare il segno con le parole tendo a riutilizzare la maiuscola.
e poi credo sia solo un discorso estetico non mi trovo d'accordo su chi afferma che scrivere maiuscolo sia quasi una forma offensiva di espressione...non trovi pure tu?
non ho mai dato peso all'estetismo nella vita ho sempre o quasi badato più alla sostanza che alla forma ciao"ariete" pietro un saluto dall'"ariete" ugo

Pietro55 ha detto...

Sono d'accordissimo con te. Anche se per un bel po' ti sei divertito a bombardare Classic Rock a suon di maiuscole.
Ciao arietone

JJ ha detto...

Sul Movimento del 77 ho fatto una piccola dsamina qui:
http://classikrock.blogspot.it/2010/05/il-movimento-del-77-parte-prima.html
ma forse ne riparleremo...

enrico ha detto...

disco musicalmente bellissimo e assolutamente in sintonia col sentire comune del movimento. ciao Claudio!

claudio65 ha detto...

Diamo l'addio ad uno degli ultimi irriducibili, a uno di quelli che non si sono mai arresi! Per questo, merita comunque onore e rispetto, indipendentemente dal fatto che si condividano o meno le sue idee o piaccia più o meno la sua musica. Secondo me, con i suoi "zingari felici" Claudio Lolli ha piazzato un capolavoro immortale della canzone d'autore italiana. Sul resto, che conosco poco, non mi pronuncio. Ma basta quel capolavoro a dargli fama imperitura.

PS: insieme a Claudio se n'è andata anche la grandissima Aretha Franklin. Mentre ero in Inghilterra, ho visto uno special della BBC bellissimo, a lei dedicato. Da noi, Giusy Ferreri ed un paio di improponibili rappers hanno colpito la povera defunta nella tomba, come novelli Maramaldi, destando scalpore e raccapriccio per come hanno distrutto i suoi brani leggendari. Davvero, non c'è più rispetto, pardon ... "Respect".

ugo ha detto...

ciao claudio sono ugo mi permetto di consigliarti almeno altri due dischi del grande LOLLI io direi il primo ASPETTANDO GODOT dove la poesia triste e realistica del ns. si esalta in tutta la sua bellezza e poi il disco uscito l'anno dopo gli zingari felici ossia quel DISOCCUPATE LE STRADE DAI SOGNI dove le utopie e i sogni vengono esaltati in un disco dai toni jazz e dalle liriche acide e politiche che esaltano stavolta la vena ideologica dell'artista...il resto è comunque apprezzabile perlomeno fino al disco del 1988 semplicemente titolato CLAUDIO LOLLI dopo il quale pure io lo perso di vista riguardo il resto della sua produzione chiederemo lumi al ns. grande JOHN che ne sa una più del diavolo ciao ugo

claudio65 ha detto...

In questi giorni di vacanza, con le scene terribili del crollo del Ponte Morandi ancora negli occhi, mi sono preso la briga di ascoltare qualcosa si Claudio Lolli, per saperne più di lui. Ebbene, ho apprezzato uno straordinario testimone dei suoi tempi, ma anche dei nostri tempi. Un acuto osservatore della realtà, trasfigurata nella poesia. Mi ha impressionato per la sua crudezza, ma anche per la sua sincerità: "Morire di leva" (e qualcuno sta parlando addirittura di ripristinare la Leva obbligatoria ... no comment), poi la bellissima "Michel" e la pungente e satirica: "Borghesia" (quel tipo di Borghesia di cui parla Lolli è una condizione dell'anima, non uno stato sociale) e la struggente "Villeneuve" dove Lolli racconta di uno dei miti assoluti della mia gioventù, il "Canadese volante", forse l'ultimo uomo in carne ed ossa ai comandi di una monposto di Formula 1, prima che arrivassero i piloti-robot e l'elettronica la facesse da padrona. Ascoltarlo mi ha fatto commuovere e pensare. E' proprio vero che i migliori se ne vanno sempre via per primi, ahimé e lasciano un vuoto che solo la loro musica riesce - parzialmente - a riempire.

PS: io non ho mai condiviso le sue idee politiche, ma un poeta è un poeta e non può essere valutato per le idee che ha (ognuno ha le proprie e non sono sindacabili, almeno speriamo che restino tali, con i tempi che corrono ...)

Anonimo ha detto...

Grandissimo disco, per me il migliore di Lolli !

Musicalmente eccellente ed emotivamente coinvolgente , con liriche intense e disincantate ma meno malinconiche e lugubri dei tre notevoli precedenti lavori .

Notevole anche il disco successivo Disoccupate le strade dai sogni , stilisticamente ancora più complesso e vibrante

Poi a partire dagli anni 80 Lolli non mi ha più convinto come prima

Michele D'Alvano



Anonimo ha detto...

Tutto sommato interessante anche il disco Extranei, dotato di una bella copertina .

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riguardo ai primi tre grandissimi dischi di Lolli, ho una netta predilezione per Canzoni di rabbia , con brani come Vent'anni , Donna di fiume e Dalle capre che mi emozionano ad ogni ascolto

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Carini anche Antipatici antipodi del 1983 e l'omonimo del 1988

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Agosto, Primo Maggio di festa e La morte della mosca sono i miei brani preferiti di Ho visto anche degli zingari felici, davvero un gioiello che ascolto sempre con grande emozione !

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Di Lolli dignitosi anche i dischi Nove pezzi facili del 1992, Intermittenze del cuore del 1997, Viaggio in Italia (con Paolo Capodacqua) del 1998, Dalla parte del torto del 2000 e Il grande freddo del 2017

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Ascoltabile anche il disco La scoperta dell'America del 2006

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Notevoli Aspettando Godot del 1972 e Un uomo in crisi del 1973

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Personalmente, trovo Lolli come autore superiore in tutto, consapevolezza, scientificità, analisi e tematiche, mentre la musica mi sembra a volte un po' diciamo "inferiore" al resto. Soprattutto però credo che lolli fosse un uomo e un artista onesto e sincero, e in questo secondo me non ha eguali, in un contesto in cui tutti sono stati, chi molto più e chi molto meno, dei gran paraculo.

Simone